Caro rispettato Thay
cara sorella
perché c'è solo una sorella monaca qui
e cari amici
oggi è giovedì 1 dicembre 2016
siamo al New Hamlet
questa mattina, quando è sorto il sole
ho guardato fuori
la prima cosa che ho notato è stato il
cielo azzurro
ed immediatamente mi è venuta
in mente una canzone
"La mente è un limpido cielo blu"
C'è qualcuno qui conosce la canzone?
alcuni, più di uno
forse la possiamo cantare in inglese
e in francese
la mente è un limpido cielo blu
la mente è un limpido cielo blu
i pensieri vengono, i pensieri vanno
la mente è un limpido cielo blu
in francese
l'’ésprit est un ciel tout bleu
l'’ésprit est un ciel tout bleu
les pensées vont et viennent,
l’ésprit est un ciel tout bleu,
grazie molte
in questo ritiro invernale
stiamo esaminando il nobile
ottuplice sentiero
abbiamo già esaminato della retta visione
e abbiamo iniziato ad esaminare
il retto pensiero
oggi vorrei condividere un po' di più
sul retto pensiero e sul pensiero in generale
c'è cosi tanto da dire che ho
difficoltà a scegliere di che cosa parlare
il Dharma è profondo e amorevole
il punto non è di cosa parlare,
ma su cosa condividere
vorrei iniziare condividendo alcune
esperienze personali
che riguardano la mente ed il pensiero
quando ero giovane, attorno ai
vent'anni
sono stata colpita da
forti episodi di emicrania
e ho trovato un modo per guarire la
mia emicrania
l'unica cosa che potevo fare quando avevo
l'emicrania era
sdraiarmi - ma non completamente, un po'
sollevata -
tenere la stanza completamente al buio
e con un po' di aria fresca
se c'era anche solo un po' di luce, questa
avrebbe peggiorato l'emicrania
non potevo sopportare l'incenso:
l’incenso, o un profumo forte,
andavano direttamente su dal naso fino
alla testa peggiorando la mia emicrania
un giorno mentre ero sdraiata nella stanza
buia
al fresco, senza rumori o odori,
né luci
ho notato che se la mia mente era molto
tranquilla e calma
il dolore si calmava
e potevo effettivamente essere e consapevole dei pensieri
che passavano come nuvole nel cielo
e di tanto in tanto era come se 'afferrassi'
una nuvola ed entrassi in relazione con essa
cioè era come se saltassi
su quel pensiero
e nel minuto - o nel secondo in cui facevo questo
mi veniva un dolore in testa,
come un lampo,
ed era così doloroso che mi dicevo:
"Non pensare"
e immediatamente lasciavo andare
e tornavo a questo spazio dove
potevo vedere le nuvole cha passavano
all'epoca non meditavo "ufficialmente"
quindi volevo dare parole
a questa esperienza
e dopo averla sperimentata
per la prima volta,
lo facevo più volte quando
emergeva l’emicrania:
mi sdraiavo in una stanza buia
e andavo in questo spazio dove potevo
osservare le nuvole
o piuttosto, dove ero consapevole
dei pensieri che passavano nella mente
e ogni volta che mi coinvolgevo con un
pensiero
mi dicevo: "Non pensare", e tornavo
immediatamente a quell'altro spazio
Quindi ho pensato: ho scoperto
che ci sono due modi di pensare,
e uno l'ho chiamato pensiero passivo
i pensieri che vanno e vengono
come le nuvole nel cielo
l'altro tipo di pensiero l'ho chiamato
pensiero attivo
quando mi sentivo coinvolta in uno dei
pensieri che mi passavano per la mente
Ogni volta che avevo un emicrania,
praticavo – ora direi così -
e lentamente i periodi tra un emicrania e
e l'altro si allungarono
non era più ogni due settimane ma una
volta al mese, ogni due mesi
e improvvisamente una volta ho pensato
“oh, non ho più avuto l’emicrania da sei mesi”,
e poi un intero anno
e poi ho dimenticato completamente
di aver mai avuto delle emicranie.
questa è un'esperienza che ho fatto con
l'emicrania
o con il pensiero
poi mi sono iscritta ad un gruppo
che praticava meditazione
l'insegnante parlava di diversi tipi
di scuole di meditazione
e un giorno parlò del fatto che
nella tradizione zen giapponese
i praticanti non pensano, - questo è zen,
non pensi -
così pensai
"io so come si fa e penso
che andrò in Giappone"
non avevo mal di testa e quindi non so
quanto fossi motivata al non pensare
tornerò su questo più tardi
quindi [questa è] un esperienza con il pensiero che
ho chiamato pensiero passivo e attivo
man mano che continuavo
la mia pratica di meditazione
sono tornata lentamente a
focalizzare la mente su una sola cosa
il mio respiro
e usavo parole per accompagnare il mio
respiro, come: inspiro/espiro
questo è stato prima di
venire a Plum Village
“inspiro, espiro”, finché la mia mente
si focalizzò soltanto su “inspiro, espiro”,
poi lasciavo andare spontaneamente
[le parole] “inspiro, espiro”
e restavo ancora in questo spazio dove
i pensieri semplicemente passano.
Alcuni anni dopo, e dopo altre
esperienze di vita
stavo facendo un ritiro silenzioso
di un mese
avevo avuto dei momenti difficili nella
mia vita
e quando praticavo la meditazione seduta
mi sforzavo veramente di concentrarmi.
e ogni volta che notavo che la mia mente
vagava, dicevo: no, torna indietro,
questo è l’argomento, è su questo che
mi sto focalizzando, la meditazione”.
Dopo una settimana di quel ritiro
silenzioso di un mese,
ogni volta che andavo a sedermi sul cuscino
immediatamente mi veniva un mal di testa lancinante
e ci sono volute alcune meditazioni sedute
scoprire che avevo creato un conflitto
in me stessa, mi sforzavo
non stavo guardando quello che sorgeva
nella mente,
lo sopprimevo e cercavo con forza di
focalizzarmi sull'inspirazione e sull'espirazione
per porre rimedio a questo decisi,
che ogni volta
che praticavo la meditazione seduta avrei
lasciato che la mia mente andasse dove voleva andare
lasciandola vagare in qualunque luogo
restando semplicemente
consapevole di dove andava
se era lì, se stava pensando al domani, se
stava pensando al giorno prima,
oppure magari se era spaventata da qualcosa
che stava succedendo in sala…
Dopo alcuni giorni in cui facevo così,
- e alcuni giorni significava parecchie
sessioni di meditazione seduta -
ho potuto andare, sedermi sul cuscino
e concentrarmi
tornare al respiro e davvero
respirare con gioia.
Un altra esperienza, è qualcosa che può
capitare anche ad altri qui tra noi:
ho avuto un periodo di depressione
ero realmente sorpresa perché amo
la natura
e passavo del tempo in natura
ma immusonita
non consapevole di niente,
ma fuori dalla casa dove vivevo,
c'erano due bellissimi alberi di
ciliegio
era aprile ed erano entrambi fioriti,
completamente fioriti
uno con fiori bianchi e l'altro rosa
quindi pensai: “Quei due
alberi di ciliegio,
ogni volta che li guardo, ogni anno
in aprile , li guardo con gioia,
ma ora esco, li vedo, e dico
‘uffa e allora?’
Forse li guarderò e mi fermerò
semplicemente per un attimo a guardarli,
solo a guardarli;
so che c’è gioia in quegli
alberi di ciliegio,
l'ho sperimentato questo per molti anni".
Quindi lo facevo ogni volta che uscivo
dalla casa, guardavo gli alberi,
li guardavo semplicemente,
e dopo non molti giorni sono uscita
li ho guardati, ho detto “oh!”,
[poi di nuovo] “uffa”,
un momento in cui ho detto “bellissimo”,
poi basta, proprio un secondo,
ma nel secondo in cui avevo di nuovo
sperimentato la gioia, ho capito
che c’era gioia negli alberi di ciliegio
e ho continuato a farlo.
E dopo che i ciliegi avevano smesso di
fiorire, ho guardato altre cose
attorno alla casa, cose che amavo
e dopo poco tempo
mi sentivo già molto meglio
all'epoca ho anche realizzato
che in tutte le meditazioni
sedute che avevo fatto,
concentrare la mente, essere in questo regno
dove in cui i pensieri passano come nuvole
in realtà non avevo imparato
molto della mia mente
così ho iniziato a cercare luoghi in cui
praticare, sono arrivata a Plum Village
e qui ho trovato quello
che stavo cercando.
A Plum Village noi pratichiamo yoniso
manaskara che significa "attenzione appropriata"
portare l'attenzione alle cose che
nutrono il nostro benessere
che ci aiuteranno ad aiutare gli altri a
nutrire il loro benessere
prestare attenzione in un modo che ci aiuterà
a guarire e a trasformare la nostra sofferenza
e condividerlo con altri, in modo che anche loro
possano trasformare e guarire la loro sofferenza.
Mi sono resa conto che
quando uscivo dalla casa
e guardavo agli alberi di ciliegio
stavo praticando yoniso manaskara,
anche se non ne sapevo nulla
ufficialmente,
quindi, quando osserviamo la nostra mente
poniamoci la domanda
quale è l'attuale inclinazione della
nostra mente
quale è l'attuale tendenza della nostra
mente
vediamo delle possibilità
o vediamo dei problemi
le situazioni che incontriamo
durante la nostra vita quotidiana,
tendiamo a vederle come difficoltà o come
opportunità, come possibilità?
il Buddha disse:
"Qualunque cosa frequentemente pensiamo
diventa l'inclinazione della nostra mente
“Qualunque cosa noi pensiamo
o su cui riflettiamo frequentemente
diventa l’inclinazione della nostra mente”.
E come possiamo sapere qual è
l’inclinazione della mente, come lo scopriamo?
Come scopriamo questa inclinazione
della mente?
Il discorso sul modo migliore
per vivere soli
il Buddha insegnò le seguenti cose sul
modo migliore per vivere soli
Non inseguite il passato
Non perdetevi nel futuro
Il passato non c’è più
il futuro non è ancora arrivato
Osservando a fondo la vita così com’è
proprio qui e ora,
il praticante dimora
nella stabilità e nella libertà
Dobbiamo essere diligenti oggi,
domani sarebbe troppo tardi:
la morte arriva inaspettata.
Come si può scendere a patti con essa?
Il saggio ciama una persona
che dimora
nella presenza mentale notte e giorno
“colui che conosce il modo migliore
per vivere soli”
che cosa si intende con
inseguire il passato?
Quando noi consideriamo come
era il nostro corpo in passato,
come erano le nostre sensazioni in passato
come erano le nostre percezioni in passato
come erano le nostr formazioni mentali in passato
come era la nostra coscienza in passato
quando consideriamo queste cose
e la nostra mente è oppressa
e attaccata a queste cose
che appartengono al passato
allora quella persona sta
inseguendo il passato.
Non dice che non possiamo pensare
al passato,
dice: "siate consapevoli di come pensate
al passato",
possiamo pensare al passato,
possiamo osservare a fondo le
esperienze del passato
e capire come quelle esperienze sono
venute in essere
e quello che possiamo aver imparato da
quelle esperienze
quindi pensare al passato
è qualche cosa che io talvolta chiamo
"un tentativo di riscrivere la storia",
ho passato molte ore a cercare di farlo,
ma non sono riuscita a cambiare nulla,
non sono andata lontano...
Perciò, quando notiamo questa tendenza,
la pratica è esserne consapevoli
e tornare al momento presente.
Tornare al momento presente per
praticare yoniso manaskara
l'attenzione appropriata
e nutrirci in un modo
da trovare pace e calma
quando la nostra mente è calma ed in pace
abbiamo chiarezza
e possiamo praticare yoniso manaskara
e vedere le cose del passato
e osservare a fondo come sono successe,
e non ne saremo trascinati via.
Il Buddha continua così:
"Quando consideriamo il modo
in cui era il nostro corpo in passato,
le nostre sensazioni in passato,
le percezioni in passato,
le formazioni mentali in passato,
la coscienza in passato
quando consideriamo queste cose,
ma la nostra mente non é schiava né
attaccata
a queste cose che appartengono al passato
allora non stiamo inseguendo il passato.
Quindi guardare a fondo come sono
successe queste cose,
è guardare nel passato senza
inseguire queste cose
che appartengono al passato.
Cosa si intende per perdersi nel futuro?
Quando consideriamo il modo in cui
il nostro corpo sarà in futuro,
come saranno le sensazioni, le percezioni,
le formazioni mentali, la coscienza,
quando consideriamo queste cose
e la nostra mente è oppressa e fa
sogni a occhi aperti su queste cose
che appartengono al futuro, allora
ci stiamo perdendo nel futuro.
Questi sono gli scenari
che riguardano il futuro.
Ho scritto molti scenari sul futuro
e forse non sono l'unica.
A seconda dell'inclinazione della nostra
mente,
questi scenari sono scenari di disastro,
oppure sono eventi splendidi, fantastici.
gli scenari disastrosi ci causano
molta paura
ci rendono spaventati del futuro
e ci portano via la capacità
di essere nel momento presente.
Quando arriva il momento
presente nel futuro,
cioè quando il momento presente
diventa futuro -
visto che abbiamo programmato
la nostra mente pensando
che sarebbe stato un disastro,
oppure abbiamo completamente
sopravvalutato il futuro -
quando esso diventa presente
e siamo davvero messi davanti a
quello che sta succedendo nel presente,
potremmo cadere di colpo sul pavimento
o potremmo non essere in grado di
vedere che cosa sta succedendo davvero,
e come per lo scenario disastroso
non saremo in grado di reagire in modo
da dare una risposta appropriata alla
situazione.
Poi continua: “Cosa significa non essere
catturati dal presente,
cosa significa non perdersi nel presente?
Quando noi pensiamo:
questo corpo è me;
io sono questo corpo
Queste sensazioni sono me
io sono queste sensazioni
Questa percezioni sono me,
io sono queste percezioni,
questa formazione mentale è me,
io sono questa formazione mentale,
questa coscienza è me,
io sono questa coscienza,
allora siamo sopraffatti dal
presente”;
quando facciamo il contrario
non siamo catturati dal presente.
Il retto pensiero significa
retta visione
il retto pensiero deriva dalla
visione
e retta visione significa
vedere la natura dell'interessere di
tutto ciò che è
vedere la natura impermanente e di non sé
di tutto ciò che è
vedere che il se è fatto di elementi
di non se.
Abbiamo un canto bellissimo
che si chiama
"Il sutra della visione profonda che ci
conduce all'altra riva"
conosciuto anche come
"Sutra del Cuore"
quando leggiamo il Sutra del Cuore,
o lo cantiamo,
possiamo essere molto colpiti
dalla visione veramente profonda
degli esseri illuminati
che hanno composto questo testo.
La visione profonda che ci porta
all'altra riva
è una pratica
è una guida alla pratica
Corpo, sensazioni, percezioni, formazioni
mentali
e coscienza
sono vuote di un sé separato;
non sono entità con un sé separato
quando abbiamo realizzato questo
allora abbiamo il retto pensiero
Quindi come scopriamo qual è l'inclinazione
della nostra mente?
Se vogliamo imparare a conoscere la mente
dobbiamo osservare la mente
e possiamo farlo durante la meditazione
seduta,
ma non solo durante la meditazione
seduta,
possiamo farlo anche nella nostra vita
quotidiana
naturalmente quando sediamo
possiamo osservare
quali sono i nostri pensieri
e quando vediamo un pensiero
possiamo dire: bene,
qual è la natura di questo pensiero?
In altre parole:
che cosa sto pensando e come sto
pensando a qualcosa,
come sto pensando quello che sto pensando?
Di nuovo, vedo possibilità
o vedo dei problemi?
Il mio pensiero esprime la
visione profonda
che non sono
un’entità senza un sé separato,
oppure il mio pensiero esprime
l'esperienza di essere catturata dall'idea
di essere un'entità con un sé separato?
Di essere catturata dall'idea di avere
un se separato
che non ha niente a che fare con
nessun altro?
Forse possiamo ascoltare un
suono di campana.
Quindi, quando stiamo pensando
a qualcosa che è accaduto nel passato
qualche cosa che abbiamo fatto,
qualcosa che abbiamo detto,
qualcosa che abbiamo fatto o detto
di cui non siamo veramente contenti,
e ci biasimiamo, e ci incolpiamo
tutto il tempo
ci giudichiamo,
ci diciamo che siamo cattivi,
terribili
- questo è quello che chiamiamo
dialogo interiore
è un modo di parlare a noi stessi,
molto negativo;
abbiamo sviluppato la tendenza
nella nostra mente
a parlare a noi stessi in modo negativo
Nel 1990 nel primo ritiro dei 21 giorni
dal 6 di giugno sino alla fine di giugno,
Thay ci diede da fare una meditazione di
gentilezza amorevole.
Ho portato i miei appunti dell'epoca
è una buona idea tenere gli appunti e
riguardarli di tanto in tanto
[per ricordare] che cosa Thay ci
ha insegnato
e che cosa davvero pratichiamo,
di tutte le cose che abbiamo ricevuto.
Thay ci diede una meditazione sulla
gentilezza amorevole
e ci chiese di osservare a fondo
come siamo diventati.
Una meditazione di maitri, che facciamo
prima per noi stessi
e poi per gli altri,
e Thay ha detto:
Prima di tutto visualizza te stesso,
visualizza il tuo fisico, il tuo corpo
vedi te stesso,
così come sei ora,
guarda il tuo stato di salute
così come è adesso, e poi guarda il tuo
stato di salute com'era
all'epoca di un particolare evento della
tua vita di cui non sei molto contento;
poi osserva il tuo stato mentale
com'è ora,
e ricorda com'era all'epoca di
quell'episodio;
osserva anche la tua situazione economica,
nella vita,
così come è ora
e com'era all'epoca di quell'evento;
poi osserva la tua situazione sociale
così com'è ora e com'era
all'epoca di quell'evento.
Allora capirai
che qualunque siano state
le tue azioni all'epoca,
sono state così per tutte quelle
cause e condizioni:
la tua salute fisica,
il tuo benessere mentale,
il tuo ambiente sociale,
la tua situazione economica
tutti quegli elementi sono le condizioni
che ti hanno formato a quell'epoca.
In questo modo
possiamo acquisire una migliore
comprensione
del perché abbiamo pensato, detto, e fatto
qualunque cosa abbiamo fatto,
così possiamo generare comprensione e
compassione per noi stessi.
Inoltre un elemento importante è questo:
all'epoca abbiamo avuto accesso a
qualunque tipo di insegnamento
che ci aiutasse a capire noi stessi?
Questo è un elemento chiave,
e capendolo possiamo anche capire che,
considerando tutte quelle condizioni,
abbiamo fatto del nostro meglio.
Qualche volta si dice: " non avrei dovuto
dire quello,
non avrei dovuto fare quello",
si, adesso abbiamo la visione profonda
che forse non è stato il modo più abile
di agire,
adesso,
ma in quel momento non avevamo quella
intuizione profonda,
non sapevamo come reagire
a quella situazione
no sapevamo come guardarla
per capirla,
ed è così che sorge la compassione.
Poi Thay ci ha chiesto di fare
la stessa cosa
per gli altri.
Per quello che riguarda il nostro
ambiente sociale
ci è stato anche chiesto di considerare
com'è stata la nostra infanzia,
come siamo stati condizionati dalla nostra
infanzia.
Questo è successo 26 anni fa,
io penso che possiamo riscrivere quella
meditazione
e inserire tutti gli elementi
che nel frattempo abbiamo già capito,
per esempio l'importanza dell'innaffiare
in modo selettivo i semi della nostra
coscienza deposito attraverso
yoniso manaskara, l'attenzione appropriata.
L'inclinazione della nostra mente
è fondamentalmente un espressione
della manifestazione dei semi più forti
della nostra coscienza deposito;
i semi che emergono di più,
questi sono l'inclinazione
della nostra mente;
quindi se non siamo tanto felici
dell'inclinazione della nostra mente,
controlliamo per vedere quali semi
stiamo innaffiando in noi nella giornata.
Pratichiamo la consapevolezza dei pensieri
che emergono
e quando vediamo che un certo pensiero
è un pensiero
che non porta benessere a me stesso
o agli altri,
pratichiamo quello che viene chiamato
"cambiare il piolo" o cambiare la traccia di un CD,
non so come lo chiamate adesso,
o un MP4, di qualunque cosa si tratti,
cambialo, ascolta qualcos'altro,
scegli qualcos'altro.
Per essere in grado di scegliere, dobbiamo
essere in grado di tornare
al momento presente,
essere nel momento presente
ed è questo che facciamo quando
ascoltiamo la campana.
Quando ascoltiamo la campana,
che ascolteremo tra un attimo,
portiamo la mente a casa nel corpo,
diventiamo consapevoli che il nostro corpo
respira,
che siamo vivi
e possiamo semplicemente dire:
bene, cosa sto pensando?
Qual è la tendenza della mia mente
proprio in questo momento?
Qual è l'inclinazione della mia mente
espressa da questo pensiero?
Forse possiamo ora ascoltare un suono
della campana
e fare esattamente questo.
Una domanda: quando stavamo tornando a
casa in noi stessi
diventando consapevoli dei nostri pensieri,
stavamo praticando yoniso manaskara?
Che cosa avrebbe dovuto essere
yoniso manaskara
in quel momento?
"Non dovrei pensare a quella cosa"
sarebbe definibile come yoniso manaskara?
Non necessariamente.
Qualunque cosa io stia pensando,
questo è quello che sto pensando
e va bene,
il punto fondamentale è che io lo sappia,
questo è yoniso manaskara.
Quindi quando ascoltiamo il suono
della campana,
pratichiamo il tornare a noi stessi,
diventiamo consapevoli di quello che
stiamo pensando
e abbracciamolo con gentilezza
amorevole
parliamo a noi stessi in modo amorevole:
questa è attenzione appropriata.
Poi potremmo dire:
"Quel pensiero che è emerso,
è emerso perché il seme di quel pensiero
è molto forte";
quando nell'arco della giornata divento
consapevole
di quel tipo di pensiero che emerge,
posso dire: " Bene posso pensare
a qualunque cosa io stia pensando,
ma in modo diverso?".
Vediamo qualcuno,
per esempio vedo una delle mie sorelle
che attraversa la sala da pranzo
mette qualcosa sul tavolo
e poi esce dalla sala da pranzo,
e il mio pensiero è questo:
" Sta lasciando le cose in giro,
non è il posto per lasciare le cose".
Questo pensiero da dove arriva?
Questa è una mente giudicante,
ma posso anche pensare:
"Sta andando da qualche parte
ha messo lì le cose per qualche motivo,
probabilmente ha un buon motivo per
metterle lì,
tornerà e le raccoglierà,
e altrimenti posso sempre prenderle io e
metterle dove devono andare",
va bene, no?
In questo modo sto innaffiando
un altro seme
il seme della comprensione,
della gentilezza amorevole
e della compassione,
e più innaffiamo quel tipo di seme
e più emergerà e diventerà
l'inclinazione della nostra mente,
il che è meraviglioso per noi stessi
e per gli altri.
Il corpo e la mente
con cui viviamo la nostra vita quotidiana
è lo stesso corpo e mente
che portiamo sul cuscino quando
pratichiamo la meditazione seduta
qualche volta diciamo:
"mi siederò, voglio avere un po' di pace"
e andiamo, agitati, camminiamo
molto velocemente
verso l'angolo tranquillo in cui sederci,
e mentre ci sediamo possiamo
ancora sentire
questa energia nel corpo,
questa irrequietezza,
questa agitazione nella nostra mente
ed è qui che subentra di nuovo
la pratica di abbracciare.
"Bene, sono qui,
il mio corpo non è ancora calmo,
la mia mente non è ancora calma,
l'abbraccerò e starò con lei".
Ispirando, sono consapevole del corpo/
Espirando, lascio andare la
tensione nel corpo.
Inspirando, sono consapevole delle
mie formazioni mentali/
Espirando, calmo le mie formazioni mentali.
Calmare le formazioni mentali.
per esempio l'agitazione, l'irritazione,
forse la rabbia,
respirando e abbracciandole con
il nostro respiro:
possiamo farlo come pratica mentale,
essendo consapevoli di quello
stato mentale
ed abbracciandolo con il nostro respiro.
Possiamo anche controllare
per vedere dove questa agitazione,
questa irritazione, questa rabbia
si esprime come sensazione fisica
nel mio corpo:
è un senso di tensione al petto,
al plesso solare?
Nell'addome, nelle spalle?
Qualunque cosa ci sia nella mente
è anche nel corpo,
quello che c'è nel corpo è nella mente.
Se scopriamo che pratichiamo,
che cerchiamo di praticare,
abbracciando la formazione mentale
ad un livello mentale,
continuiamo ad essere trascinati via dalla
narrazione
e forse investiamo più energia
nella storia,
rendendo così ancora più forte la
formazione mentale,
allora potrebbe essere bene
controllare dove e come si esprime
nel corpo
e respirare con quella sensazione fisica.
Ogni volta che la nostra mente vaga
verso la storia
diciamo: "sto respirando con te"
prendendoci cura della sensazione fisica.
Nella mia esperienza,
quando la sensazione fisica si calma,
quando in un certo senso si scioglie
e se ne va, miracolosamente
anche l'agitazione nella mente si calma,
e allora sono pronta a guardare
come si è verificata,
cosa è successo davvero.
Forse possiamo goderci un altro
suono di campana
Il retto pensiero vuol dire anche essere
consapevoli dell'impermanenza;
c'è una frase che uso quando
vengo catturata dal pensiero
che le cose resteranno così per sempre.
Quando mi trovo in una situazione
che ritengo difficile, mi dico:
"anche questo passerà"
e questo mi dà energia,
non sono più persa nella disperazione.
Quando sono in una situazione che mi piace
davvero molto:
essere con il sangha,
un tempo meraviglioso,
un bel ritiro,
mi dico:
"anche questo passerà"
e così no spreco il mio tempo
e me lo godo davvero,
mi permetto di esserne nutrita:
questa è l'impermanenza.
Il retto pensiero è anche espressione
del non sé,
è sapere che la felicità non è una
questione individuale.
Quando mia sorella non è felice,
per quanto io mi sforzi
non posso essere felice;
in qualche modo il suo dolore
è il mio dolore,
benché io non voglia necessariamente
accettarlo,
ma la mia esperienza è
che non posso essere felice davvero.
Il tempio cinese Bailin
è un tempio dove un maestro chiese
ad un praticante:
"Hai visto l'albero di cipresso nel cortile"
E' un koan. Sul cancello di entrata ci sono
due parole in cinese
"non due",
non dice uno, dice "non due"
penso che mia sorella ed io non siamo due,
non siamo esattamente uno,
ma non siamo due,
e questo mi aiuta, se ho una difficoltà,
a sedermi e a pensare qual è veramente
questa difficoltà, che cos'è,
qual è "il problema"?
Qualche volta noto che sto cercando
la risposta al di fuori del problema,
come se da una parte ci
fosse il problema e la soluzione
fosse da un'altra parte,
ma ho scoperto che se voglio conoscere la
soluzione al problema,
devo guardare a fondo il problema,
questo è l'unico luogo dove
posso trovarla,
"non due" soluzione/problema,
"non due" cose separate;
non sé, non-due è il non sé,
e [devo] praticare
questo nella vita quotidiana
con la calligrafia di Thay
"La felicità non è una questione individuale".
Poi trovo un modo di comunicare
con la sorella
per arrivare alla pace,
per arrivare di nuovo alla pace.
Non due, non sé, è retto pensiero.
Thay ci ha posto tre domande in passato
per aiutarci a praticare yoniso manaskara,
l'attenzione appropriata
e il retto pensiero.
La prima è una calligrafia che mi piace davvero,
ce l'ho sullo schermo del mio laptop
"Sei sicuro?"
Sei sicura che siete davvero due persone
completamente diverse
che non hanno a che fare
l'una con l'altra?
Sei davvero sicura che
la salute della Terra non ha niente
a che fare con la tua salute?
Penso che tutti noi sappiamo già
qual è la risposta a questa domanda:
Sei sicura?
Sei sicuro che la difficoltà che hai è
tutta colpa dell'altro e non tua?
Sei davvero sicura?
Anche se sei davvero sicura
controlla di nuovo,
questo è quello che Thay ci consiglia
di fare
La seconda domanda è: "Che cosa sto facendo?"
Quello che sto facendo è innaffiare
i semi positivi?
Siamo consapevoli di quello che stiamo
facendo fisicamente?
Se siamo consapevoli di quello
che stiamo facendo
potremmo anche essere consapevoli
di come lo stiamo facendo
e a Plum Village la nostra pratica è
di fare tutto in presenza mentale,
per coltivare l'energia della presenza
mentale
in modo da poter essere consapevoli
del nostro pensiero,
delle nostre parole e delle nostre azioni.
La terza è: "Ciao energia dell'abitudine,
stiamo pensando in un modo
che innaffi i semi della sofferenza in noi
stessi e negli altri?"
La nostra parola, la nostra azione
nasce dal nostro pensiero,
il nostro pensiero nasce dalla
nostra visione.
La quarta è:
"Generare la mente d'amore,
il profondo desiderio di coltivare
la comprensione
e la compassione"
Queste sono le quattro domande che
Thay ci ha dato molti anni fa.
C'è una pratica che mi piace molto,
è il Toccare la Terra.
Mi piace praticare il Toccare la Terra,
i Cinque Toccare la Terra
Chi non ha ancora praticato i Cinque
Toccare la Terra
li può trovare nel libro dei canti
e li può trovare anche sul sito di
Plum Village
I Cinque Toccare la Terra ci aiutano
a capire noi stessi e gli altri;
per me questa è una pratica che porta a
ricominciare da capo e alla guarigione
ristabilendo relazioni, relazioni sane
mi è piaciuta molto anche la pratica
dei Tre Toccare la Terra;
di nuovo se non la avete praticati
li trovate nel libro,
se avete praticato il toccare la terra con
Sister Chan Kong,
avete avuto la combinazione dei tre e dei
cinque
insieme e anche di più,
ma potrebbe piacervi vedere da dove
vengono
quindi il Toccare la Terra di
Sister Chan Kong
è nato dalla sua esperienza dei tre e
dei cinque Toccare la Terra.
I Tre Toccare la Terra mi hanno aiutato a
vedere che sono
la continuazione dei miei antenati,
e che loro sono molto
presenti dentro di me.
Io pratico per loro, per guarirli,
e prendo rifugio in loro
quando ho bisogno di forza.
Proprio nel momento
in cui dirigiamo la nostra attenzione a
ciò che è integro,
sano
e che porta al nostro benessere e
al benessere degli altri,
allora stiamo praticando yoniso manaskara,
e c’è un modo di dire che conosciamo tutti
e possiamo applicare
questo modo di dire a yoniso manaskara:
"Non c'è una via per yoniso manaskara,
yoniso manaskara è la via".
Yoniso manaskara è la via per rendere
il nostro dialogo interiore integro, pieno
di comprensione e compassione
e anche per rendere le nostre interazioni
con gli altri
piene di compassione e comprensione.
Infine, qualcuno ha chiesto:
"Che cosa faccio?
Io dubito, dubito così tanto,
sono indeciso non so se fare
questo o quello, cosa devo fare?
Devo fare questo oppure devo
fare quell'altro? Ho un problema."
Di nuovo, cerchiamo sempre di trovare
la risposta a quella domanda
da qualche altra parte, al di fuori del
momento presente.
Per sapere cosa fare, la cosa migliore
nella mia esperienza
è di tornare al momento presente.
Qualche volta uno dei nostri amici dice:
non so se devo stare a Plum Village o se
devo andare da un'altra parte,
fare qualcosa di diverso,
se devo tornare qui oppure no;
siamo a Plum Village e la cosa migliore
da fare per capire
se dobbiamo restare o andarcene,
è di essere al 100% a Plum Village
(lo ripete).
Facciamo questo e sapremo se dobbiamo
restare o andarcene.
ma finché non siamo qui al 100%
non lo sapremo.
Magari potremmo andare,
stare da un altra parte e dire:
"Ma devo tornare indietro a Plum Village?
O forse dovrei restare qui?"
Stessa cosa, se te ne vai,
vai e stai al 100% dove sei,
e saprai se è il posto per te,
oppure se magari desideri tornare
a Plum Village.
Quindi possiamo praticare l'osservazione
del "problema"
e troveremo lì la soluzione,
perché non sono due
[problema e soluzione non sono due].
Quindi come pratica, soprattutto per il
vostro tempo qui a Plum Village,
praticate alla luce delle parole del Buddha:
"Ogni cosa che frequentemente pensiamo,
o su cui riflettiamo,
diventa l'inclinazione della nostra mente."
Quando ascoltiamo il suono della campana
non limitiamoci a fermarci,
godiamo del nostro respiro
e diciamo: qual è l'inclinazione della
mia mente?
Che tipo di seme c'è qua sotto?
Forse invece di innaffiare quel seme
posso stare più attenta
ad innaffiare un altro seme
Quando camminiamo diventiamo consapevoli
di ciò che stiamo pensando,
potremmo essere consapevoli di ciò che
stiamo pensando, dell'inclinazione
forse posso lasciare quel pensiero
da parte
e stare con i miei passi.
Thay dice:" quando camminiamo,
investiamo il 100% nel camminare
e fermiamo la nostra RPC
la nostra Radio del Pensiero Continuo."
Ci ho pensato e mi sono detta:
che cosa di sta dicendo di smettere
di fare Thay?
E sono tornata alla mia esperienza del
pensiero attivo e del pensiero passivo,
e ho pensato: forse Thay intende quello
che io avevo chiamato "pensiero attivo";
posso lasciare andare
i pensieri che io elaboro
e ritornare ai miei passi,
i pensieri passano semplicemente come le
nuvole nel cielo;
non sono questi che io voglio fermare,
se facessi questo, creerei un conflitto,
si calmeranno da soli.
Se io continuo a tornare ai miei passi
e a gioire dei miei passi,
i pensieri possono stare da qualche parte
sullo sfondo
e va bene.
lo stesso quando mangio,
quando pulisco il pavimento
-cosa che talvolta faccio se nessuno
sta guardando,
perché se stanno guardando
magari mi portano via la scopa,
perché le sorelle anziane non devono
spazzare il pavimento, lo fanno le sorelle giovani.
Quindi quando ho l'occasione di spazzare
il pavimento,
che è una cosa che mi piace fare,
qualunque cosa stia facendo,
qualunque azione fisica,
cerco di portare sempre la mente
al mio corpo
e quando scopro che sono trascinata via
- per esempio da un pensiero
molto emozionante,
che alla fine magari non è emozionante
affatto -
posso lasciarlo andare e tornare
a quello che sto facendo
portando la mente a casa nel corpo.
In questo modo noi sviluppiamo
yoniso manaskara
e avremo la pace e la calma
per guardare a fondo,
per vedere la natura impermanente
e di non sé di tutto quello che è
e questo è il Retto Pensiero.
Quindi cominciamo a praticare
la consapevolezza
del nostro pensiero quotidiano,
Questa potrebbe essere la porta
per il Retto Pensiero.
Vi ringrazio tanto per essere stati qui