Chris Anderson: Joia, sia tu che Partners in Health avete combattuto battaglie per decenni, combattuto epidemie. Forse, per avere un po' di contesto, potresti farci qualche esempio. Joia Mukherjee: Sì, Partners in Health è una no profit globale da più di 30 anni. Abbiamo iniziato a Haiti in un quartiere di squatter, persone sfollate. Quando parlavamo con loro, volevano sanità e istruzione, case, posti di lavoro. E quello ha alimentato il nostro lavoro, quella vicinanza alla gente che soffriva. Se pensate alla salute e ai poveri, la sofferenza è sempre sproporzionata per persone che storicamente sono emarginate, come le comunità che serviamo a Haiti. Abbiamo sempre cercato di fornire assistenza ai più poveri sulla terra. Siamo stati lanciati in un dialogo internazionale su quanto fosse possibile fare per le tubercolosi resistenti ai trattamenti, per l'HIV. E ancora per la chirurgia, per il cancro, per la salute mentale, per malattie non comunicabili. Crediamo sia possibile, e faccia parte dei diritti umani essenziali. Quando il COVID è iniziato, abbiamo visto immediatamente una minaccia alla salute della gente più povera. Partners in Health ora lavora in 11 paesi, cinque sul continente africano, America Latina e Caraibi, così come nella ex Unione Sovietica. Abbiamo preparato immediatamente l'allargamento dei test, il tracciamento dei contatti, il trattamento, le cure e abbiamo visto che negli Stati Uniti non veniva fatto in quel modo. Di fatto, stavamo fermi ad aspettare passivamente che la gente si ammalasse per trattarla in ospedale. Quel messaggio è arrivato al governatore del Massachusetts, e abbiamo iniziato a sostenere lo stato nel tracciamento dei contatti COVID, con l'idea precisa che ci avrebbe aiutato a identificare e aiutare le comunità più vulnerabili. CA: È davvero ironico che dopo decenni di esperienza nei paesi in via di sviluppo e altrove, sia stato visto come un bisogno da portare negli USA. In particolare portare l'esperienza nel tracciamento dei contatti. Parlaci un po' del tracciamento dei contatti, perché è così importante, e quale sarebbe un sistema di tracciamento perfetto? JM: Prima, voglio dire che si vuole sempre, in qualunque malattia, si vuole prevenire, diagnosticare, trattare e curare. Così dovrebbe essere un approccio completo, e quel "curare" per noi, significa fornire supporto sociale e supporto materiale per far accedere la gente alle cure di cui ha bisogno. Che sia trasporto o cibo. Osservando l'approccio completo di una malattia infettiva, parte della prevenzione è sapere dove si sta diffondendo la malattia e come si sta diffondendo e in chi, in modo da dare risorse alle aree più a rischio. Il tracciamento dei contatti è un elemento essenziale della salute pubblica e significa che per ogni nuova persona a cui viene diagnosticato il COVID o qualunque malattia infettiva, si indaga e si contano le persone con cui è entrata in contatto, si chiamano quei contatti e si dice: " Sei stato esposto”, o si dice loro, "Sei stato esposto, ci sono cose che devi sapere. Prima di tutto, come stai? Hai bisogno di cure?" E facilitare questo. "Secondo, queste sono le informazioni che devi sapere per stare al sicuro. Sulla quarantena, sulla prevenzione”. Di nuovo, vale per qualunque malattia infettiva, dall'Ebola, al Colera, a malattie sessualmente trasmissibili come l'HIV. E poi diciamo: "Ok, sapendo quello che sa ha i mezzi per proteggersi?" Perché spesso i più vulnerabili non hanno i mezzi per proteggersi. Qui entra in gioco questa risorsa e l'equità diventa critica nel fermare la malattia e far arrivare informazioni e risorse a chi ne ha più bisogno. CA: In una pandemia, la gente che ne ha più bisogno, i più vulnerabili, come dici, sono probabilmente anche... qui la malattia si dffonde molto. Farlo è nell'interesse di tutti. Non è solo di fare la morale che dobbiamo aiutare la gente. È nell'interesse di tutti noi, giusto? JM: Sì. Sì, siamo una umanità, e qualunque malattia, qualunque infezione si diffonda è una minaccia per tutti noi. Ed è uno degli elementi, l'imperativo morale, l'imperativo epidemiologico, che se non riesce a controllare queste malattie ovunque, è una minaccia ovunque. Così, mentre guardiamo alla società che vorremmo, la salute è qualcosa che dà a tutti noi un grande ritorno sull'investimento. CA: Alcuni paesi sono stati in grado di utilizzare il tracciamento dei contatti fermando quasi la pandemia, prima che decollasse nel paese. Gli Stati Uniti non sono stati capaci, e alcuni si sono fatti l'idea che il tracciamento dei contatti è diventato irrilevante, che la strategia era la mitigazione, chiudendo tutto. Sei contraria a questo, che anche in un processo di chiusura il tracciamento dei contatti ha un ruolo chiave. Aiutaci a capire la dimensione, quando ci sono tanti casi, la scala del tracciamento, entrambi i casi e tutti coloro che potrebbero avere avuto contatti e i loro contatti. Diventa rapidamente un grosso problema. JM: È enorme. CA: Che tipo di di forza lavoro è necessaria per fare la differenza al punto in cui sono gli Stati Uniti? JM: È enorme. La scala è enorme, e non dovremmo prenderlo alla leggera. Non lo facciamo a Partners in Health. Siamo disponibili a cercare di capirlo, e penso sempre che se possiamo fermare l'Ebola in alcuni paesi poveri del mondo, dovremmo farlo anche qui, ed era troppo tardi quando morivano 28.000 persone per l'Ebola? Certo, è sempre troppo tardi. Avremmo dovuto iniziare prima, ma non è troppo tardi per essere incisivi. Ci sono tre aspetti di tempo e dimensione. Uno, prima si inizia, meglio è, giusto? È quello che abbiamo visto in Ruanda. Sono passati dai test precoci e tracciamento dei contatti, i primi due casi entrati nel paese il 15 marzo, e in un mese, grazie al tracciamento dei contatti, isolamento e tanti test, hanno collegato quel caso a 134 persone. È notevole, davvero notevole. Nello stato della Georgia, sede del CDC, popolazione simile, circa 12 milioni, dai primi due casi il primo mese quei casi sono diventati 4400. In Belgio, popolazione simile, quei due casi sono diventati 7400. Bisogna dimensionarlo per fermarlo. Prima lo si fa, maggiori sono i benefici alla società e anche ad altre persone a cui servono servizi sanitari: donne incinte, gente con fratture perché i servizi stessi negli Stati Uniti sono stati rallentati dal COVID. Il primo punto è, è sempre tardi, ma non è mai troppo tardi. Perché? Perché le popolazioni vulnerabili sono bersagli facili, quindi immagina se uno dei tuoi contatti fosse un infermiere che lavora in una casa di cura. Sappiamo che un infermiere può diffonderlo in tutta la casa di cura. È importante identificare quella persona come contatto e assicurarsi che lui o lei può rimanere in quarantena? È importantissimo. Quindi è difficile dire: "Non ne vale la pena se è solo una persona, due persone”. Ogni vita conta, e anche tutti i suoi contatti nella comunità di quella persona. Questa è un cosa. Secondo punto sulla dimensione: alla gente serve lavoro ora. Vuole essere parte della soluzione, e la frustrazione che vediamo, il movimento anti-lockdown, viene dalla rabbia e dalla frustrazione e dal sentimento: "Cosa possiamo fare?" Questo dà alla gente la sensazione di essere parte della soluzione e può fornire migliaia di posti di lavoro. E poi terzo, direi, riaprire le scuole, le chiese, i luoghi di lavoro, dobbiamo sapere dove si diffonde il virus in mondo da non continuare sulla stessa strada. Il tracciamento dei contatti ci dà la piattaforma per controllare, ma anche per identificare i focolai in tempo reale, e reagire prontamente. Ci sono molte ragioni per portarlo su larga scala. Anche se è tardi. CA: Specialmente con questa pressione per tornare a lavorare, il tracciamento dei contatti deve far parte della strategia, o è la ricetta per un altro disastro tra qualche settimana. Qualunque cosa sia stata fatta durante il processo di mitigazione. JM: Esattamente. Esattamente, per questo è così importante, Chris, e qualcosa che vogliamo davvero fare diversamente negli Stati Uniti. Quali sono le infrastrutture sanitarie a lungo termine che servono per proteggerci dalla seconda ondata, dalla terza ondata e in futuro, per future pandemie? CA: Whitney, Whitney Pennington Rodgers: su quel punto, abbiamo una domanda da uno dei nostri utenti anonimi della comunità, sul perché il tracciamento dei contatti non fa già parte del sistema sanitario. Sembra che abbia molto senso, è un modo di rallentare la diffusione della malattia. Puoi parlarne un po'? JM: Penso che molti abbiano detto, e non sono un politico, che la nostra infrastruttura sanitaria americana è costruita sul trattamento e non sulla prevenzione. È costruita su procedure e non per fare stare bene le persone. In parte è guidato dal profitto e in parte per necessità, ma penso che dovremmo ripensare come fornire cure in questa situazione. WPR: "C'è paura e sospetto sulla privacy e il tracciamento dei contatti. Come possiamo dare fiducia facendolo?" JM: Sì, bella domanda, penso ci sia paura per la privacy e in parte viene dall'idea che abbiamo del tracciamento dei contatti. Credo sia il motivo per cui l'abbiamo tanto a cuore, se si parte dall'idea che sono cure e si stanno cercando risorse, informazioni e aiuto per le persone, sembra molto diverso dalla ricerca dei malati e delle minacce. In sostanza, ed è il motivo per cui ci fa piacere essere a questo TED oggi, è che si tratta di comunicazione, giusto? Non si tratta di sorveglianza, è comunicazione, assistenza e supporto. Questa è una cosa. E sentiremo i colleghi sul fronte tecnologico. C'è modo di aggiungere tecnologia anche alle cure, può essere una risorsa per assistenza e comunicazione. Ma ci sono modi per proteggere la privacy delle persone pur fornendo le cure, e la sanità pubblica ha tante leggi a supporto. Tutto viene fatto nel quadro della normativa statale. Parte della comunicazione a questo riguardo, è del modo in cui ci prendiamo cura l'uno dell'altro, come ci prendiamo cura dei più vulnerabili. E inquadriamo il tracciamento dei contatti come cure, allora il discorso è diverso. CA: Mm. Allora, Joia, puoi entrare nei dettagli di quello che consigli di fare al Massachusetts sul tracciamento dei contatti. Dacci un senso della dimensione. JM: Sì, la dimensione... grazie. Ora siamo in grado di fare 10.000 chiamate al giorno ai contatti. Ogni nuovo caso che arriva, qualcuno indaga per telefono, e quelle indagini significano scrivere i nomi e i numeri delle persone che sono entrate in contatto durante la malattia e un paio di giorni prima. Con quei numeri, i tracciatori di contatti. Lì abbiamo raddoppiato la forza lavoro e ci siamo allargati, più che raddoppiato, per sostenere il dipartimento di sanità pubblica per fare il tracciamento dei contatti. Abbiamo 1700 persone a tempo pieno, più benefit, per chiamare quei contatti e chiedere: "Sta bene? Questa è l'informazione che le serve”, e poi, la parte più importante, quando qualcuno non ha l'informazione, abbiamo un altro gruppo di persone che chiamiamo coordinatori, che aiutano quella persona, quel contatto, a fare le cose che servono per proteggersi. Può essere la consegna della spesa, oppure l'adesione alla disoccupazione, oppure cercare di portarli dal medico o a fare il test. Quella è la parte di cure. Questo trasforma il distanziamento sociale da molto regressivo, guardami nella mia bella casa, distanziamento sociale, a qualcosa di progressivo e fare attenzione a chi ha bisogno di risorse. La dimensione è enorme, con 1700 impiegati per fare questo, ma sono in contatto con le banche del cibo locali, le chiese e i servizi e anche i centri di assistenza. CA: Grazie mille, Joia.