[cinguettio] [Musica] Il modo in cui facevo arte prima di sapere fosse arte, era come fare case. Cercare di trovare casa. La Florida è già strana di suo piena di contraddizioni e strati di caos. Crescendo, c'era molta energia e i miei genitori erano completamente in balìa. Credo che da questa idea, la fuga dalla realtà diventa necessaria. È interessante perché vedo molto di ciò nel mio lavoro ancora oggi. Si ripresentano le stesse cose. ["Case digitali di Rachel Rossin"] Ho iniziato a programmarle quando avevo circa otto anni. Usavo la riga di comando e se digitavo "stampa", allora stampava. O creavo arte ASCII, ovvero disporre lettere in un formato digitando il tasto "enter" più volte. Giocavo. Quando uscì Windows 95, iniziai ad aprire i pacchetti EXE. Così vedevo il back-end. Aprivo video giochi. Aprivo i video giochi preinstallati, come il Solitario. Cercavo di capire come aprirlo e poi cercavo di ripararlo dato che era il computer di famiglia. Si tratta di rompere le cose, penso sia il modo migliore per imparare. [Click con il mouse] --Ecco, ora che siete qui, non funziona niente. --Devo calibrarlo. Lo strumento migliore per l'animazione è il motion capture perché voglio vedere qualcosa di vivente dietro solitamente è piuttosto sterile. --È buffo perché è come... --Se lavorassi con il modo in cui si rompe. Come se lo avessi manipolato per vivere nella mia mano. --L'algoritmo sta cercando una figura umanoide --usando il motion capture marcato. --Invece ha l'unica cosa a cui si può aggrappare: --le mie dita. Quando iniziai a giocare, Salvavo le attività, come i modelli 3D. Perciò potenziai la libreria da quando ero piccola e recuperato molte risorse da quegli hard disk. ["Skinsuit," 2019] Il primo avatar che usai consciamente era un maschio generico cercava di trovare una neutralità in Internet. Ed è ciò che ha portato alla "Man Mask". Stavo ripensando a quando giocavo a Call of Duty, usai quell'avatar maschio per vivere lì. Era sicuro-- cerchi di trovare un punto neutrale. [Musica strumentale] C'è questo avatar virtuale che ho tenuto in studio per me Un'arpia, metà umana, metà uccello. Lei... Rappresenta come mi sento in due posti contemporaneamente. Parla ad una realtà che molti sentono, è molto più del nostro spazio cognitivo ed emozionale virtuale. Ehm... Ma è ancora... legato a un "involucro mortale". [ROSSIN] - L' hai preso? [ASSISTANT] - Sì. [ROSSIN]Si chiama "I'm my loving memory". Il lavoro è fatto di otto pezzi di plexiglass che ho formato e un pezzo AR d'accompagnamento. Prima i dipinti dipinti digitali. Vengono da rendering 3D, spazi completamente virtuali. Poi stampati sul plexiglass solo stampa UV. L'UV funziona incorporato al plexiglass, così posso scaldarlo e poi modellarlo. Agiscono tanto quanto le impronte del mio corpo. Uso fisicamente il mio corpo per modellarle. E... Penso a loro come... Si, come scudi. Il modo in cui viene installato il lavoro è importante che venga mostrata l'ombra perché il pezzo AR si fonde con le ombre fatte di plexiglass. E... Quando entri nell'impianto, vedi le sculture e poi vedi questa finestra che è il pezzo AR. Una volta che lo fai partire, si apre questa scena di fronte a te. Si ritorna sempre alla mia incarnazione e come ancorare questo spazio astratto nella dimensione in cui sono. È bello come, in molti modi, il lavoro non cambia, semplicemente... è diverso. Il cuore rimane li in vari modi. ["siamo tutti connessi"] - Bene.