FIRELEI BÁEZ:
Nelle relazioni di potere
è la vittima che cerca
di risolvere la situazione.
Non intendo illustrare il vittimismo,
ma sovvertirlo.
In ogni mio dipinto la libertà
sta nel corpo che muta.
Il moto costante dei corpi
permette allo spettatore
di cambiare l'idea di potere
riconsiderando il mondo che lo circonda.
Così la bellezza diventa rivoluzione.
[Firelei Báez: AN OPEN ORIZON (or)
THE STILLNESS OF A WOUND]
Se fosse per me,
sarei un'eremita in qualche monte
a picco sul mare,
(Risata)
avrei uno spazio enorme
con le finestre spalancate,
fregandomene se piove dentro.
È il mio sogno.
(Canto corale)
[Firelei's Studio, BRONX (NY)]
Ricordo che l'ho sempre fatto.
Una volta forse a 6 anni,
dei bambini mi fecero disegnare
"mariquitas" estremamente decorate.
Avevano gonne da ballo elaborate
e pettinature assai complesse.
Il corpo è il mio tema ricorrente.
Trascorsi la prima infanzia
a Loma de Cabrera,
paese al confine tra Haiti
e la Repubblica Dominicana.
[VOCE D'ARCHIVIO:
"Navigando dritto
dall'estremità sud-est di Cuba
si giunge alla seconda isola più grande
del romantico arcipelago.]
Ci sono stereotipi di ciò
che consideriamo caraibico,
ma guardando oltre
si può arrivare a qualcosa di meglio.
Uno dei motivi per cui
ho lavorato a questi dipinti
è stato osservare le prime
illustrazioni scientifiche
su flora e fauna del Nuovo Mondo.
Mi sono ispirata a Carlo Linneo,
colui che ha fondato
il metodo scientifico moderno
basato su osservazione e categorizzazione.
Molto del suo lavoro era tuttavia
completamente privo di senso.
Equiparava i corpi neri e marroni
del Nuovo Mondo
con la bestialità.
Descriveva la gente del Nuovo Mondo
simile a cannibali o vampiri
e partendo da questa fallibile visione
ne ho fatto qualcosa di nuovo.
Osservando le "ciguapas"
dei miei dipinti
invito lo spettatore a patteggiare
con le sensazioni che prova
davanti a un corpo femminile.
[CIGUAPA: Creatura mitologica
del folklore dominicano]
La ciguapa è una maga.
Una seduttrice.
Chi cade nella sua rete
si perde e scompare per sempre.
Il suo aspetto è ambiguo:
va dalla mangusta
alla donna più attraente
o perfino alla più orribile.
La cosa certa sono
i suoi piedi rivolti all'indietro,
se ne segui le impronte
sbaglierai direzione.
Ha una chioma di capelli lucenti.
Doveva intimorire a tal punto
da stare buoni e diventare educati.
La storia di solito le presenta
come creature femminili lascive,
lussuriose e ingannevoli,
mentre sono altamente indipendenti,
dotate di auto-controllo
ed estremamente sensibili.
Chi vorrebbe essere così?
Usare quell'immagine è stato emozionante,
è emblema di cose
etichettate come abiette,
sgradite,
che vengono trasformate
in qualcosa di bello
che suscita ammirazione.
[Ciguapa Antellana, HARLEM, 2018]
Ultimamente ho sentito mia zia:
"Non avrei mai detto
che saresti diventata un'artista"
Mi ha cresciuta
quando avevo 7 anni.
Lo vedeva come improbabile
perché quando provavo
a cucire insieme pezzi di carta
l'ago affondava nelle mie dita.
Cucivo anche le mie dita,
ma dovevo rilegare il mio libro:
"Ce la farò, sarà perfetto."
Non ricordo se mi chiamavano
"la demolitrice" o "la rogna".
(Risata)
Per me la pittrice
è una persona molto composta,
quasi una "gentildonna".
Io mi sento un meccanico invece.
Mia madre sa cucire benissimo,
crea cose davvero notevoli,
ma intrappolata in 100 ore
di lavoro settimanali
fa solo cose essenziali.
È una precaria.
Niente di quello che costruiamo
dura in eterno.
Ho cercato di rompere questo ciclo
insegnando ai miei nipotini
a ritenersi parte di un ciclo
più lungo prima di loro
e lunghi cicli dopo di loro,
e che ogni scelta è dettata
da chi ameremo in futuro
o chi abbiamo amato.
Compiere qualcosa di nuovo
è sempre alla nostra portata.
È estenuante
ma senza limiti.