[Omer Fast: "Continuità"] Questi momenti sono magici in un film, quando c'è una sorta di linearità in moto che approccia a qualcosa e lo rivela. Ma io sono interessato a quello che accade nel mezzo. Con sempre più domande e domande, si crea, in un certo qual modo, una confusione produttiva. E penso sia quello che io ricerco. Avevo una commissione per dOCUMENTA e anche loro erano in procinto di mostrare questo in TV. Ho iniziato a pensare a questo film per la TV e alla nozione di questo interno domestico che è il fulcro della TV-- o almeno lo è per me--e a quel tipo di ossessioni della classe media di mostrare la famiglia, mostrare il salotto e mostrare il tipo di dinamica all'interno di una famiglia in particolare. E volevo fare tutto questo nel contesto di un "ritorno a casa"-- e quello è, ostentatamente o in modo topico, il coinvolgimento della Germania in Afghanistan. Però non c'è quel tipo di classico sviluppo della storia. Non si raggiunge un climax specifico, né un epilogo. C'è una ripetizione di scene e di luoghi. È tutto incredibilmente formalizzato. Avere la TV come medium per la storia ha dettato molte delle scelte che ho fatto. Ci sono due genitori della classe media, che materialmente stanno bene, ma qualcosa nella loro relazione si è spento. C'è questo trauma, ma non è il trauma a cui si pensa di solito. È un trauma connesso alla vacuità. C'è questa sorta di deserto suburbano. C'è quest'angoscia tipica della classe media, che provano queste persone e cercano di riempire questo vuoto in qualche modo-- e quel modo lo trovano nella giovinezza. C'è questo vuoto nella loro relazione che colmano attraverso una coreografia. Provano a parlare di questo "ritorno a casa"-- il ritorno del figlio-- che non avviene mai. Loro pagano questi giovani, che sono dei prostituti, danno loro del denaro per andare da loro e recitare. Questi uomini, che offrono il loro corpo a questi due genitori, sono una sorta di metafora de giovani, i cui corpi sono utilizzati per gli affari di Stato.