Iniziamo con una buona notizia,
la quale ha a che fare con ciò che sappiamo per certo,
basandoci sulla ricerca biomedica,
che ha effettivamente influito sugli esiti
di molte malattie gravi.
In primis la leucemia,
leucemia linfoblastica acuta, LLA,
il tipo di cancro più comune tra i bambini.
Quando ero uno studente,
il tasso di mortalità si aggirava attorno al 95 percento.
Oggi, circa 25-30 anni dopo, si parla
di un tasso di mortalità ridotto dell'85 percento.
Ogni anno seimila bambini
che prima sarebbero morti a causa
di questa malattia vengono curati.
Se volete vedere cifre incredibili,
guardate quelle relative alle malattie cardiovascolari.
Le malattie cardiovascolari erano le più letali,
specialmente per gli uomini sulla quarantina.
Oggi si assiste a una riduzione
del 63 percento nella mortalità
per malattie cardiovascolari...
si parla di 1,1 milioni di vite salvate ogni anno.
L'AIDS, incredibilmente, è stata definita,
il mese scorso, una malattia cronica,
il che significa che se un ventenne contrae l'HIV
vivrà presumibilmente non settimane,
mesi o un paio d'anni,
come si diceva solo dieci anni fa,
ma ci si aspetta che viva decenni,
e morirà probabilmente a 60-70 anni
per altre cause concomitanti.
Sono cambiamenti davvero straordinari
legati alle previsioni per le malattie più letali.
E una in particolare
della quale probabilmente non siete a conoscenza, l'ictus,
è stato, assieme alla cardiopatia,
una delle malattie più letali in questo paese,
ma ora sappiamo che
se si riesce ad arrivare al pronto soccorso
entro tre ore dall'inizio dell'attacco,
circa il 30 percento delle persone riuscirà a tornare a casa
senza alcuna disabilità.
Storie incredibili,
storie dall'esito positivo,
che ci portano a capire
qualcosa riguardo le malattie che ci ha permesso
di scoprirle e intervenire prima.
Individuazione anticipata, intervento anticipato,
questo è il motivo di questi successi.
Sfortunatamente non ci sono solamente buone notizie.
Parliamo ora di un'altra storia
che ha a che vedere col suicidio.
Il quale, non è, di per sé, una malattia.
È uno stato, o una situazione
che porta alla morte.
Quello che forse non sapete è quanto sia diffuso.
Ci sono 38 000 suicidi ogni anno negli Stati Uniti.
Ossia uno ogni 15 minuti.
È la causa di morte più comune tra persone
tra i 15 e i 25 anni.
È qualcosa di incredibile se si pensa
che è due volte più comune dell'omicidio
e in quanto causa di morte, più comune
degli incidenti stradali mortali in questo paese.
Quando si parla di suicidio,
bisogna considerare il contributo medico,
poiché il 90 percento dei suicidi
è collegato a malattie mentali:
depressione, disturbo bipolare, schizofrenia,
anoressia, disturbo borderline di personalità.
C'è una lunga lista
di disturbi che concorrono,
e come ho detto prima, spesso in giovane età.
Ma non si tratta solo della mortalità data da questo disturbo.
Si tratta anche della morbilità.
Se osserviamo la disabilità,
misurata dall'Organizzazione mondiale della sanità,
con uno strumento chiamato Disability Adjusted Life Year,
una sorta di indicatore che solamente
un economista potrebbe inventarsi,
ed è un modo per capire cosa viene perso
in termini di disabilità causate da problemi medici,
e come potete vedere, praticamente il 30 percento
di tutte le disabilità causate da problemi medici
possono essere attribuite a disturbi mentali,
sindromi neuropsichiatriche.
Penserete che questo non abbia senso forse.
In effetti, il cancro sembra decisamente più serio.
Le cardiopatie sembrano decisamente più serie.
Ma come potete notare si trovano in fondo a questa lista,
perché stiamo parlando di disabilità.
Cosa causa la disabilità in questi disturbi
come la schizofrenia, il bipolarismo e la depressione?
Perché si trovano ai primi posti?
Ci sono tre ragioni possibili.
La prima è che sono altamente diffusi.
Circa una persona su cinque soffre di uno di questi disturbi
nel corso della vita.
La seconda ragione, ovviamente, è che per alcuni
questi disturbi diventano altamente disabilitanti,
parliamo di circa il 4-5 percento, forse uno su venti.
Ma ciò che fa aumentare queste cifre,
questa alta morbilità,
e in un certo qual modo l'alta mortalità,
è il fatto che si palesino in giovane età.
Il 50 percento a 14 anni,
il 75 percento a 24 anni,
una situazione molto diversa da quella riscontrabile
per il cancro o le cardiopatie,
il diabete, l'ipertensione -- la maggior parte delle malattie
che crediamo siano causa di morbilità e mortalità.
Questi sono i veri disturbi cronici dei giovani.
Ho iniziato col dirvi che ci sono delle buone notizie.
Questa non era una di quelle.
Questa è forse la parte più difficile,
e in un certo senso è una mia personale confessione.
Il mio lavoro è assicurarmi che vengano fatti progressi
nel trattamento di questi disturbi.
Lavoro per il governo federale.
In effetti, lavoro per voi. Voi pagate il mio stipendio.
E forse a questo punto, ora che sapete cosa faccio,
o meglio cosa non sono riuscito a fare,
penserete che dovrei essere licenziato,
e io lo capirei.
Quello che voglio farvi capire,
la ragione per cui sono qui
è dirvi che credo che le cose stiano
per cambiare notevolmente
per quanto riguarda questi disturbi.
Finora vi ho parlato di disturbi mentali,
malattie della mente.
Questo è diventato un termine
decisamente impopolare ultimamente,
e la gente crede che, quale che sia il motivo,
è politicamente corretto usare il termine
"disturbi comportamentali",
e parlare quindi di disturbi del comportamento.
Mi sembra giusto.
Si tratta di disturbi del comportamento,
e si tratta di disturbi della mente.
Ma ciò che vorrei farvi capire
è che entrambi i termini,
che sono stati utilizzati per un secolo o più,
sono ora un ostacolo per il progresso,
che ciò di cui abbiamo concettualmente bisogno
per progredire
è considerare questi disturbi come disturbi del cervello.
Ora, alcuni di voi penseranno,
"Oh mio dio, ci risiamo.
Adesso ci parlerà di squilibri biochimici
o di medicinali
oppure di qualche concetto semplicistico
che trasformerà la nostra esperienza soggettiva
in molecole, o magari in una sorta di
conoscenza piatta e unidimensionale
di ciò che significa soffrire di depressione o schizofrenia".
Il cervello è tutto fuorché
unidimensionale, semplicistico o riduzionista.
Dipende, chiaramente, in quale scala
o a quale portata si voglia pensare,
ma si tratta di un organo dalla surreale complessità,
e stiamo solo iniziando a capire
come studiarlo, che si pensi
ai 100 miliardi di neuroni presenti nella corteccia
o ai 100 trilioni di sinapsi
che formano i collegamenti.
Abbiamo appena iniziato a capire
come prendere questa macchina estremamente complessa
che compie un lavoro straordinario
di elaborazione delle informazioni
e come usare le nostre menti per comprendere
questo cervello così complesso
che sostiene le nostre menti.
In effetti è un crudele trabocchetto dell'evoluzione
il fatto di non avere un cervello
che sia programmato così bene da comprendere sé stesso.
In un certo senso, ci si sente più sicuri
quando si studiano comportamento o cognizione,
ovvero qualcosa che si può osservare,
che in effetti sembra più semplicistico e riduzionista
rispetto a questo organo complesso e misterioso
che stiamo iniziando a cercare di comprendere.
Già nel caso delle malattie del cervello
di cui vi ho parlato,
come depressione, disturbo ossessivo compulsivo,
disturbo post traumatico da stress,
sebbene non si sia compreso a fondo
come queste si sviluppino
o in che modo si comporti il cervello con queste malattie,
siamo stati in grado di identificare
alcune differenze relative ai collegamenti,
o in quali modi
si differenzia il circuito cerebrale
nelle persone che soffrono di questi disturbi.
Lo chiamiamo il connettoma umano,
e si può pensarlo
come allo schema elettrico del cervello.
Approfondiremo il concetto tra pochi minuti.
Ciò che è importante è che si inizia a osservare
le persone con questi disturbi, uno su cinque tra di noi
che lottano in qualche modo,
si può notare che c'è una grande varietà
di modi in cui il cervello è programmato,
ma ci sono alcuni schemi prevedibili, e quegli schemi
rappresentano fattori di rischio
per sviluppare uno di questi disturbi.
È un po' diverso rispetto al modo
in cui vediamo i disturbi del cervello
come la malattia di Huntington,
il morbo di Parkinson o l'Alzheimer
in cui una parte della corteccia viene distrutta.
Qui si parla più di ingorghi, o alcune volte di deviazioni,
o altre volte di problemi tra le connessioni delle cose
e il modo in cui il cervello funziona.
Si può paragonare, se volete,
da un lato, a un infarto miocardico, un attacco di cuore,
in cui c'è la necrosi del tessuto miocardico,
e dall'altro una aritmia, in cui l'organo
semplicemente non funziona
a causa dei problemi di comunicazioni in esso.
Entrambi possono uccidere; solamente in uno di questi
si troverà una lesione grave.
Mentre riflettiamo su questo, è meglio parlare
più approfonditamente di un disturbo in particolare,
ovvero la schizofrenia,
perché ritengo sia un buon esempio
per aiutare a comprendere perché vederla come
una malattia del cervello sia importante.
Queste sono TAC fatte da Judy Rapoport e i suoi colleghi
al National Institute of Mental Health
dove sono stati studiati bambini che hanno sviluppato
la schizofrenia molto presto,
e potete vedere in alto
che ci sono aree in rosso o arancione, giallo,
in cui c'è meno materia grigia,
e avendo seguito questi bambini per oltre cinque anni,
confrontandoli con altri della stessa età
del gruppo di controllo,
potete notare che, in particolare in aree quali
la corteccia prefrontale dorsolaterale
o il giro temporale superiore,
c'è una perdita ingente di materia grigia.
Questo è importante, se si prova a fare uno schema,
si può pensare al normale sviluppo
come a una perdita di massa corticale,
perdita di materia grigia corticale,
e ciò che accade con la schizofrenia
è che si manca quel segno,
e a un certo punto, dopo averlo mancato,
si oltrepassa la soglia, ed è quella la soglia
che ci fa dire, "questa persona soffre di questo disturbo,
perché ha dei sintomi comportamentali
con allucinazioni e manie".
È qualcosa che possiamo osservare.
Ma se guardate attentamente vedrete
che è stata tracciata un'altra soglia.
Una soglia relativa al cervello è stata tracciata prima,
forse non tra i 20 e i 22 anni,
ma addirittura verso i 15-16 anni si può iniziare a vedere
che la traiettoria dello sviluppo è piuttosto diversa
a livello del cervello, non a livello del comportamento.
Perché questo è importante? Prima di tutto perché
quando si tratta di malattie del cervello,
il comportamento è l'ultima cosa da cambiare.
Lo sappiamo perché per l'Alzheimer,
il Parkinson e l'Huntington è così.
Nel cervello avvengono cambiamenti un decennio o più
prima che siano evidenti i primi segni
del cambiamento comportamentale.
Gli strumenti di cui siamo ora in possesso
ci permettono di identificare
questi cambiamenti nel cervello
molto prima che i sintomi emergano.
Torniamo dove avevamo cominciato.
Le novità positive in medicina
sono l'individuazione anticipata, l'intervento anticipato.
Se aspettassimo che arrivi l'attacco di cuore,
sacrificheremmo 1,1 milioni di vite
ogni anno in questo paese per le malattie cardiache.
È esattamente ciò che facciamo oggi
quando decidiamo che chiunque abbia
una di queste malattie del cervello,
disturbi dei circuiti cerebrali,
soffra di un disturbo del comportamento.
Aspettiamo finché il comportamento non diventa evidente.
Questa non è individuazione anticipata.
Non è intervento anticipato.
Per essere chiari, non siamo ancora pronti per tutto questo.
Non possediamo tutti i dati. Non sappiamo nemmeno
quali strumenti avremo,
e neppure cosa cercare precisamente
in ogni caso per essere in grado
di intervenire prima che il comportamento diverso
si manifesti.
Ma questo ci mostra in che modo dobbiamo pensare,
e dove dobbiamo dirigerci.
Ci arriveremo presto?
Io credo sia qualcosa che succederà
nel corso dei prossimi anni, ma vorrei terminare
con una citazione riguardo a come prevedere
come questo accadrà,
di una persona che ha pensato molto ai cambiamenti
nelle idee e cambiamenti nella tecnologia.
"Sopravvalutiamo sempre i cambiamenti
che si verificheranno
nei due anni successivi, ma sottovalutiamo
quelli che accadranno nei prossimi 10". -- Bill Gates.
Grazie mille.
(Applausi)