[Video sottotitolato in italiano] Comprendere la meta della ricerca Monte Sahaja, luglio 2014 [Mooji] Qual è la meta del ricercatore? Questo è molto importante e dovrebbe esserlo fin dall’inizio, prima di pensare d'intraprendere un cammino, un viaggio spirituale. Fin dall’inizio ci dovrebbe essere un senso di cosa si stia cercando. Occorre avere molta chiarezza su questo: è per la conoscenza, per l’esperienza? È per la fama? Per ottenere poteri spirituali? Per compiere miracoli? Per realizzare la verità, al punto di diventare una cosa sola con essa: tu e la realizzazione diventate la stessa cosa? È per poter avere una vita migliore nell’aldilà? Per diventare un insegnante, un guru? Dobbiamo veramente riflettere su queste cose. Qual è lo scopo della tua ricerca? Certo, puoi cominciare senza averne idea, senza una chiara intenzione; segui semplicemente gli accadimenti e crescendo assumi una particolare forma; pure questa è una possibilità. Credo però, che molti ricercatori, dopo anni di pratica, se venisse loro chiesto: "Hai un’idea di cosa stai cercando?"... direbbero comunque che, dopo tanti anni, le mete cambiano: si può iniziare con un obiettivo e poi passare a un altro. Se cerchi solo esperienze, quelle vanno e vengono, ogni esperienza è collegata al tempo: ha un inizio e anche una fine. Quindi, è molto importante fare chiarezza, o avere un senso di ciò che è importante e di dove stai andando. Allora… Qui, l'obiettivo è di risvegliarsi a ciò che siamo sempre stati, non di evolvere per diventare qualcosa: questa è un'altra prospettiva. Non voglio essere troppo rigido con la terminologia, potremmo pure dire che stai crescendo, ti stai trasformando in qualcosa, come fa il bruco quando diventa farfalla: è un modo per spiegarlo. Oppure si potrebbe dire che ci si spoglia dai vari strati di condizionamenti, idee e identità per tornare allo stato originale, antecedente, per così dire, all'acquisizione di tutte le idee su noi stessi e sul mondo, che non sono stabili. Qui, ci concentriamo soprattutto su ciò che è sempre presente, perché se la verità è reale e infinita, lo deve essere sempre. Se è infinita, vuol dire che è presente anche adesso, qui, ora. Potresti chiedere: "Se è qui, ora, come mai non ne sono consapevole?" e mi verrebbe da risponderti che in realtà, tu sei Quello, ma credi di non esserlo; non ne sei consapevole, per così dire, perché ritieni di essere il corpo-mente, l’espressione dinamica che chiamiamo vita, le convinzioni, l'identità e via dicendo. Questi non sono fattori stabili, sono mutevoli, e tu sei dietro a tutti questi, li osservi, perciò non puoi essere ciò che muta: lo scoprirai molto presto, nel satsang. Andrai sempre più a fondo nell'esperienza, e questo significa che potrai confermare per conto tuo, non credere e basta, non immaginare, bensì percepire e fare chiarezza, confermare tramite la tua esperienza diretta: questo è il fattore più importante, altrimenti è solo speculazione; diventa una questione di opinioni. Devi parlare dal tuo essere, devi essere ciò che cerchi, alla fine. Ora, se quel 'alla fine' sia questione di vite o di anni, si vedrà. Dico che, ciò che stai cercando, è senza tempo, è eternamente qui, sempre presente. In realtà, non sei più grande di ciò che cerchi: tu, colui che cerca, se hai la convinzione di essere la persona, non sei più grande di ciò che cerchi. Infatti, la persona che cerca qualcosa è subito osservata dal tuo luogo autentico dove sai cosa sia la ricerca e sai cosa sia l'intenzione. Capisci? Quindi, in un certo senso, è pazzesco: tu sei già qui! Però, ciò che sei, sembra intrecciato col sé che hai imparato a essere, coi concetti, che sembra inscindibile: "Io sono qui, ma è tutto mischiato: mente, sensazioni, ricordi". Tutto questo, nella vera scoperta del Sé, viene chiarito e ci si libera dall’influenza della mente psicologica. Questa è la cosa più importante. Come dicevo, puoi iniziare con una ricerca molto ingenua, diciamo, per poi maturare fino al punto in cui tutto diventa chiaro, inaspettatamente. Ti mando ogni benedizione. Qualsiasi cosa ti porti alla ricerca, e se la ricerca è autentica per te ne farai l'esperienza: deve anche essere viva, piena di amore: l’amore è un grande sostegno nella ricerca. Non necessariamente l’amore che ha bisogno di riflettersi in un oggetto da amare, ma l’amore che è gioia dell'essere, il senso di completezza, di unità dell’essere, che sorge in questa forma come amore universale: non sceglie, è come il sole che splende senza prediligere i prati fioriti ai luoghi sporchi; risplende su tutto in egual misura. In modo simile, il tuo cuore si apre, diventa molto generoso, non è più incline alla separazione e al giudizio: queste cose cominciano a dissolversi e si integrano nell'unità, nella pienezza. Non si tratta delle cose tangibili, è un sentimento spirituale che include tutto. Non può essere descritto a parole, e questo è un bene, altrimenti continueremmo ancora a riporre troppa fiducia nelle parole. Le parole devono aprirsi e mostrare il loro significato interiore, così che la loro 'buccia' venga eliminata e il loro nocciolo tenero, ovvero la loro anima, sia vivo. È come guidare un'auto, che è una cosa meccanica, non ha un'anima; sei tu a essere l’anima dentro l'auto. Allo stesso modo devi trovare l'anima all'interno della macchina corporea; è quella che devi trovare. Non puoi dire: "Sono la mia auto", puoi dire: "La amo, ma non sono la mia auto". Tu sei l’anima nell'auto: puoi scendere e salire su un'altra. Devi scoprire chi è il conducente all'interno della macchina corporea. Va bene così, per ora. Grazie. Se la verità è reale e infinita, lo deve essere sempre; se è infinita, vuol dire che è qui, ora; è sempre presente. Tu devi essere ciò che stai cercando. Quello che stai cercando è senza tempo, eternamente qui, sempre presente.