In ogni gruppo di amiche
c'è quella divertente,
c'è quella da cui andare
per farsi un bel pianto,
e c'è quella che dice di lasciar correre
se hai passato una brutta giornata.
E questo gruppo non era diverso.
Tranne che questa era una comunità
di donne all'avanguardia,
che si erano riunite
prima per essere colleghe,
poi amiche, e infine famiglia,
nel posto meno probabile:
sul campo di battaglia
delle Operazioni Speciali.
Il valore e l'amicizia di questo gruppo
di donne erano consolidati
non solo da ciò che avevano visto
e compiuto in pericolo estremo,
ma dal fatto che si trovavano lì
in un momento in cui le donne,
se non altro ufficialmente,
erano bandite
dal combattimento sul campo,
e l'America non aveva idea
che esistessero.
La storia comincia quando
i leader delle Operazioni Speciali,
uomini messi alla più dura prova
negli Stati Uniti, hanno dichiarato:
«Abbiamo bisogno che le donne
ci aiutino in questa guerra.
L'America non troverà mai il modo
di metter fine alle sue guerre»,
sostenevano.
«C'è bisogno di più informazioni
e di più intesa».
E come tutti sanno,
se si vuole capire cosa accade
in una comunità o in una casa,
si parla con le donne,
sia che si tratti
del Sud dell' Afghanistan,
o del Sud della California.
Ma in quel caso gli uomini
non potevano parlare con le donne,
perché in una società conservatrice
e tradizionale come quella afghana,
sarebbe stata una grave offesa.
Perciò lì c'era bisogno
di soldati donne.
Il che significava, in tempo di guerra,
che le donne reclutate per il servizio
al fianco dei Ranger dell'Esercito
o dei Navy SEAL,
avrebbero visto il tipo di scontri
vissuto da meno del 5 %
di tutti i militari degli Stati Uniti.
Meno del 5 %.
Perciò la chiamata fu inviata.
"Donne soldato:
entrate a far parte della storia.
Unitevi alle Operazioni Speciali
sul campo in Afghanistan."
Siamo nel 2011.
E dall'Alabama all'Alaska,
un gruppo di donne che da sempre
voleva fare qualcosa che contasse,
accanto ai migliori tra i migliori
e per fare la differenza
per il loro Paese,
rispose alla chiamata al servizio.
Per loro non era questione di politica;
volevano servire con uno scopo.
Così, le donne che andarono
in North Carolina
per contendersi un posto
in quei gruppi
che le avrebbero messe in prima linea
nelle Operazioni Speciali,
arrivando, trovarono
in men che non si dica, una comunità
come non ne avevano mai viste prima,
piena di donne forti
e in forma come loro
e desiderose
di fare la differenza.
Non dovevano scusarsi
per chi erano,
e anzi, potevano andarne fiere.
E ciò che scoprirono una volta lì
fu che, all'improvviso,
c'erano tante persone come loro.
Come disse una di loro :
«Era come guardarsi intorno e capire
che c'era più di una giraffa allo zoo».
In questo gruppo di fuoriclasse
c'era Cassie,
una giovane donna che riuscì a essere
cadetto del ROTC,
membro di un'associazione studentesca
e specializzata in Studi sulla Donna,
tutto in una persona.
Tristan, stella dell'atletica leggera
a West Point,
che correva e marciava
sempre senza calzini,
e l'odore delle sue scarpe lo provava.
(Risate)
Amber, tipo 'Heidi', che aveva sempre
voluto stare in Fanteria,
e quando scoprì che le donne
non potevano,
decise di diventare
funzionario nei Servizi Segreti.
Prestò servizio in Bosnia,
poi aiutò l'FBI
nelle retate antidroga in Pennsylvania.
E poi c'era Kate,
giocatrice di football a scuola,
per tutti i quattro anni,
ma che in verità voleva ritirarsi al primo
per entrare nel coro,
ma quando i ragazzi le dissero
che le ragazze non giocano a football,
decise di restare per tutte le ragazzine
che sarebbero venute dopo di lei.
Per loro, la biologia
aveva dato forma a parte del destino,
e messo, come disse una volta Cassie,
«tutto ciò che è nobile
fuori portata delle ragazze».
Eppure, ecco un'opportunità
per servire coi migliori
in una missione importante
per il proprio Paese,
non malgrado il fatto
che fossero donne,
ma proprio grazie a questo.
Queste donne, per molti aspetti,
erano come le donne di ogni parte.
Si truccavano,
e infatti crearono dei legami
nelle toilette grazie a eyeliner e matite.
Portavano anche
giubbotti antiproiettile.
Si caricavano 20 kg
sulle spalle,
salivano su un elicottero
per un'operazione
e poi tornavano e guardavano
il film "Le amiche della sposa".
(Risate)
Indossavano anche una cosa
che si chiama Spanx,
perché, come notarono subito,
le uniformi maschili erano larghe
dove avrebbero dovuto essere strette,
e strette
dove serviva che fossero larghe.
Lane, veterana della guerra in Iraq,
la vedete alla mia sinistra,
decise di andare su Amazon
e ordinare alcune paia di Spanx
per la sua base,
così da entrare meglio nei pantaloni
quando andava in missione ogni notte.
Queste donne si riunivano
in video conferenza
per tutto l'Afghanistan,
dalle loro varie basi,
e parlavano di come si sentivano
a essere le uniche
a fare ciò che facevano.
Si scambiavano battute,
parlavano di cosa funzionasse
e cosa no,
di cosa avevano imparato a fare bene,
e in cosa migliorare.
E parlavano delle situazioni
più superficiali dell'essere donne
in prima linea in Operazioni Speciali,
incluso lo She Wee,
un aggeggio che consente
di fare pipì come i maschi,
ma con una percentuale di precisione,
in questo caso, di appena il 40% .
(Risate)
Queste donne vivevano
con la "e".
Hanno dimostrato che si può essere forti
e anche femminili,
che si possono mettere il mascara
e il giubbotto antiproiettile.
Si può amare il CrossFit
e adorare il punto croce,
si può amare arrampicarsi fuori
da un elicottero e preparare i dolci.
Le donne vivono con la "e"
ogni santo giorno.
E queste donne hanno portato
questo aspetto anche in missione.
Su quel campo di vita e di morte
non hanno mai dimenticato
che essere donne
poteva averle messe in prima linea,
ma essere soldati era ciò
che confermava loro di essere lì.
Ci fu la notte in cui
Amber uscì in missione,
e parlando con le donne della casa
capì che un tiratore
era barricato in un agguato
alle forze afghane e americane
che aspettavano di entrare nella casa.
Un'altra notte Tristan scoprì
che c'erano pezzi
che componevano esplosivo
tutt'intorno alla casa
dove loro si trovavano,
e infatti, l'esplosivo era
lungo il percorso tra dov'erano
e dove dovevano andare quella notte.
Ci fu la notte in cui un'altra
compagna diede prova di sé
a una decisamente scettica
squadra di SEAL,
trovando l'ordigno
che stavano cercando
impacchettato
in un pannolino bagnato.
E ci fu la notte in cui Isabel,
un'altra loro compagna,
trovò le cose che stavano cercando,
ed ebbe un Impact Award dai Ranger,
che dissero che senza di lei
le cose e le persone
che cercavano quella notte
non sarebbero mai state trovate.
Quella notte, così come molte altre,
uscirono per mettersi alla prova
non solo l'una per l'altra,
ma per tutte coloro
che sarebbero venute dopo.
E anche per gli uomini
accanto ai quali erano in servizio.
Si parla tanto di come dietro
un grande uomo ci sia
una grande donna.
In questo caso,
accanto a queste donne c'erano uomini
che volevano vederle vincere.
Il Ranger che le addestrò
aveva prestato servizio in 12 reggimenti.
E quando gli dissero
che doveva addestrare delle ragazze,
non aveva idea di cosa aspettarsi.
Ma alla fine di 8 giorni con queste donne
nell'estate del 2011,
disse a un collega Ranger:
«Abbiamo appena assistito alla storia.
Loro possono benissimo essere
le nostre Tuskegee Airmen».
(Applausi)
Il cuore di questa squadra
era una persona
che tutte chiamavano "il nostro meglio".
Era una bionda minutina e dinamica,
che a stento arrivava a 1,60 m,
un folle mix
tra Martha Stewart
e il Soldato Jane.
Era una che amava preparare
il pranzo per suo marito,
il suo amore del ROTC alla Kent State,
che l'aveva spinta
a dare il meglio di sé,
a credere in se stessa,
e a spingersi oltre ogni limite possibile.
Era anche entusiasta di portare 20 chili
in spalla e correre per chilometri,
e amava essere un soldato.
Era il tipo da avere la macchina del pane
nell'ufficio a Kandahar,
che infornava pane all'uvetta,
poi andava in palestra
e se ne usciva con 25 o 30 trazioni
alla sbarra.
Era il tipo che, se ti serviva
un altro paio di stivali
o un pasto fatto in casa,
era nella selezione rapida.
Perché mai e poi mai si vantava
di quanto fosse brava,
ma si faceva conoscere
attraverso le sue azioni.
Era conosciuta per prendere
la strada più difficile,
la migliore e non quella più facile.
Ed era conosciuta anche
per arrampicarsi su funi di 4 metri
usando solo le braccia,
per poi filarsela scusandosi,
perché sapeva che doveva usare
sia le braccia che le gambe,
come le avevano insegnato i Ranger.
(Risate)
Alcuni dei nostri eroi tornano a casa
per raccontare le loro storie,
e altri no.
E il 22 Ottobre 2011
il Primo Tenente Ashley White
fu uccisa insieme a due Ranger,
Christopher Horns
e Kristoffer Domeij.
La sua morte gettò questo programma,
fatto per restare in ombra,
sotto i riflettori pubblici.
Perché dopo tutto,
il divieto a combattere per le donne
restava ancora dov'era.
E al suo funerale
il capo delle Operazioni Speciali arrivò
per dare una pubblica testimonianza
non solo del coraggio di Ashley White,
ma di tutta la squadra di sorelle.
«Non sbagliatevi», disse,
«queste donne sono guerrieri,
e hanno scritto un nuovo capitolo
su cosa significhi essere una donna
nell'Esercito degli Stati Uniti.»
La madre di Ashley
è un'insegnante di sostegno
e autista del bus della scuola,
che per di più cucina biscotti.
Non ricorda molto di quella serie
di giorni traumatici,
in cui il dolore, un enorme dolore,
si mischiò all'orgoglio.
Ma ricorda un momento.
Una sconosciuta con una bambina
tra le braccia andò da lei
e disse: «Signora White,
oggi ho portato qui mia figlia,
perché volevo sapesse cos'è un eroe.
E volevo che sapesse
che gli eroi possono anche essere donne».
È ora di celebrare
tutte le eroine non celebrate,
che scavano nel loro intimo
e trovano il coraggio e la grinta
di andare avanti e spingersi al limite.
Questo improbabile gruppo di sorelle
si è legato per la vita e oltre,
diventando difatti parte della storia.
Hanno spianato la strada per tante
che sarebbero venute dopo,
così come sono state al fianco
di chi era venuto prima.
Queste donne hanno mostrato che guerrieri
lo si è in ogni forma e taglia
E che anche le donne
possono essere degli eroi.
Grazie mille.
(Applausi)