Buonasera. Mi chiamo Vincent Couronne, e vi domanderete cosa ci faccio qui, perché di solito quando parlo tendo a balbettare. I miei studenti lo sanno. E poi quando parlo in pubblico ho dei vuoti di memoria. Quindi ho dovuto scrivere il mio discorso, salvo che quando sono stressato, tendo a tremare, dunque non posso avere delle carte in mano, sennò immaginatevi cosa succederebbe! Poi, vi domanderete cosa ci faccio qui, perché questa è una conferenza sui Big Data, e io sono un giurista. È una conferenza TED, eppure non ho le slide. Ma se sono qui, è perché c'è un'idea che voglio condividere assolutamente. Per iniziare, ho bisogno di voi. Vi faccio una domanda. Alzate la mano chi, tra di voi, ha già votato. Bene, è abbastanza rassicurante. Tra coloro che hanno già votato, alzi la mano chi è stato deluso perché un politico non ha mantenuto una delle sue promesse. (Risate) Ecco, questo è più inquietante per questo scopo. Ebbene, vediamo cosa vi dirò perché dovrebbe interessarvi. Una premessa: quello che vi dirò sono questioni tecniche legali. Non si tratta di esprimere un'opinione politica o un'altra. Vi presenterò dei fatti sociali o internazionali. Ad esempio: cosa pensate di un candidato alle elezioni presidenziali che propone di uscire dalle zona euro senza uscire dall'Unione Europea? Giuridicamente, è impossibile. Cosa pensate di un altro candidato alle elezioni presidenziali, che propone di proibire ai parlamentari tutte le attività di lobbying? È in parte impossibile e quindi solo parzialmente fattibile. Ma guardiamo un po' più lontano. L'Italia, la Polonia, l'Austria, il Brasile: in tutto il mondo, ci sono gruppi che non credono più alla democrazia o che arrivano al potere erodendone i principi. Chi ne soffre, o ne soffrirà, alla fine? Io, voi, i cittadini. Sono i cittadini che poco a poco rinunciano alle loro libertà perché non ci credono più, non ci trovano più interesse. Poco a poco, i cittadini lasciano che il loro stato di diritto si eroda. Ma cos'è lo stato di diritto? È il fatto che tutti noi siamo soggetti alla Legge, e alla stessa Legge. Noi tutti dovremmo rispettare la Legge. Dico "dovremmo" perché immagino che ci sarà qualcuno, qui, che non ha pagato il parcheggio stasera. Ma ascoltate lo stesso: questo obbligo, il fatto che siamo tutti soggetti alla Legge, ha un vantaggio: ovvero, ripeto, ne siamo tutti soggetti: le imprese, i sindacati, ma anche gli eletti, sono soggetti alla Legge. Immaginatevi, un Governo capace di fare assolutamente tutto, assolutamente tutto quello che vuole senza essere soggetto alla Legge? Se siete qui stasera, è perché siete potuti uscire di casa, camminare liberamente per strada; e se posso esprimere le mie opinioni, è grazie al Diritto. Se siamo qui, è perché potremo uscire da questa conferenza insieme, alla fine, senza temere che il mondo sia cambiato radicalmente, nel frattempo. Non sarà proibito, tutto a un tratto e in maniera arbitraria, indossare un cappello, per esempio, esprimere un'opinione, o essere di origine straniera. Il Diritto è l'architettura della democrazia. Senza di lui, tutto crolla. Il cittadino deve poter riconquistare i suoi diritti. Con quali mezzi? Ora che abbiamo giocato un po' a farci paura, proviamo a rassicurarci, se volete. Con quali mezzi? Ebbene, i dati sono una risorsa tanto abbondante quanto preziosa, e alcuni in questo senso hanno già fatto progressi. Recentemente, ho incontrato Timothée. Timothée è un ragazzo incredibile. Con qualche amico, Timothée ha creato Datagora, un sito Internet che aggrega dati statistici pubblici: le cifre della disoccupazione, le cifre dell'immigrazione, o i risultati di un'elezione. Li aggregano, li ordinano, e li mettono a disposizione del pubblico affinché tutti possano capirli e possano stare sicuri che non si dicano loro delle sciocchezze, affinché tutti possano riflettere, anticipare e poi votare con cognizione di causa. Il dato serve anche a questo. Serve a poter agire in maniera pertinente. Ed io in tutto questo, cosa ci faccio qui? Due anni fa, con Joachim, un amico designer, abbiamo creato il sito "Les Surligneurs" [gli Evidenziatori]. E cosa fanno, gli Evidenziatori? Evidenziano! Evidenziamo il discorso politico con l'evidenziatore del Diritto. Siamo un collettivo di giuristi universitari, che verificano il dibattito pubblico, e che dicono, ogni volta che un politico fa un errore, dice qualcosa che non è conforme alla realtà del Diritto, o fa una promessa che non si può mantenere, noi diciamo perché. E spieghiamo anche le conseguenze, se mai questa promessa dovesse essere realizzata. In due anni, abbiamo pubblicato centinaia di articoli e abbiamo lavorato con dei media di alto livello. Questo può bastare, tuttavia? Noi pensiamo che no, non possa. Pensiamo che si possa andare più in là, fare qualcosa di più semplice, accessibile e democratico, grazie, di nuovo, ai dati. Pensiamo che, grazie ai dati, possiamo in particolare misurare l'impatto che questi errori hanno sui cittadini. In che modo? Vi sorprenderò, ma prima di tutto grazie all'uomo. Perché sta all'uomo continuare a dire: "Quello che dite è falso, e vi spiegheremo perché" "Quello che promettete è impossibile, ma forse un'altra via è possibile." Ê l'uomo che deve restaurare il legame tra il cittadino e la politica. Qui il dato non è che un mezzo al servizio di questo legame. E naturalmente è l'uomo che deve mantenere il controllo del Diritto e della Democrazia. Inoltre, creiamo un algoritmo, capace di misurare questo impatto degli errori sui cittadini. Allora, non siamo stupidi. Qui tutti sappiamo che gli algoritmi non sono neutri. Hanno pregiudizi che ne influenzano la sincerità. È quindi necessario ridurre al minimo la distorsione di questo algoritmo. Misurare la visibilità di una proposta, o di un errore, sui social network è molto facile. Ad oggi, l'analisi dei dati riesce a farlo molto bene. Una falsa promessa sulle pensioni, in compenso, se è annunciata durante un programma, diciamo, di infotainment in prima serata rivolto ai giovani ha più o meno possibilità o più o meno impatto rispetto a quando è annunciata - ancora, immaginiamo - durante un programma domenicale rivolto ad un pubblico più anziano? E sì, avrete capito, il pubblico va preso in considerazione se vogliamo fare le cose per bene. E bisogna fare in modo che i cittadini si fidino di questo algoritmo. In che modo? Facendo in modo che sia aperto e trasparente affinché tutti possano controllarlo e verificarlo, e ricevere tutte le critiche per limitare i bias. Se riusciamo a fare in modo di ridurre al minimo i pregiudizi dell'algoritmo, potremo riuscire a classificare i politici in funzione della credibilità dei loro discorsi. E alla fine, la cosa abbastanza straordinaria è che rivelerà, di fatto, le scelte sociali che facciamo da decenni, perché chi si ritroverà agli ultimi posti della classifica, perché sarà lì in basso? A causa delle scelte fatte nel corso di decenni! Per esempio, perché non riformare l'asilo politico? Perché non possiamo riformare la presunzione d'innocenza? Perché non possiamo eliminare o privare qualcuno della sua proprietà senza una ragione valida? Questa classifica mostrerà, indirettamente, anche le scelte che facciamo nella nostra democrazia che sono suscettibili al cambiamento. Sono preoccupato riguardo la capacità delle democrazie di poter superare le sfide che viviamo in questo momento, perché la mia esperienza di insegnante mi mostra che i giovani d'oggi sono più inclini a impegnarsi di ieri. Grazie ai social network i gruppi si organizzano e si strutturano per impegnarsi. E se ascoltiamo il filosofo Edgar Morin, che aveva previsto il maggio del 1968, oggi dice che vede affiorare delle nuove solidarietà, dei nuovi modi di impegnarsi, grazie ai social network; e lo vediamo tutti i giorni. Ma molti di quelli che sono sui social network non sanno come impegnarsi. Con "Les Surligneurs" proponiamo loro di fare una scommessa sul futuro. Perché "Les Surligneurs" non aiuteranno solo i cittadini, ma aiutano soprattutto il politico, perché invece di fare scelte in funzione dei sondaggi, che ordina a ciclo continuo, ai quali non abbiamo molto accesso e che pure utilizzano i dati, noi rendiamo questa classifica pubblica, davanti agli occhi di tutti, compresi i politici. Penalizziamo la demagogia e valorizziamo la ragione. Ma attenzione: questo algoritmo deve essere anche aperto, perché ciò che è falso in Diritto non è per forza falso in Economia, o non è per forza falso in Sociologia. Avere un algoritmo aperto permetterà a tutti di comprenderlo e di elaborare ragionamenti e classifiche secondo il proprio settore. Ecco dunque un vero dibattito democratico basato sulla ragione. Adesso bisogna passare all'azione. E per costruire tutto questo, abbiamo bisogno di ricercatori, di matematici certamente, sicuramente di giuristi; ma abbiamo anche bisogno, per scovare tutti questi pregiudizi, di ricercatori in comunicazione, linguisti, neuroscienziati... E se vi ho convinto della centralità del Diritto nelle nostre democrazie, e che le democrazie siano in pericolo, parlatene con chi è vicino a voi. Parlate dei Surligneurs, condividete i nostri articoli: sono per tutti. Andate a vedere Datagora, ciò che fanno è formidabile. I dati non devono essere solo una risorsa per qualche azienda della Silicon Valley che guadagna sulle nostre vite private, o per qualche gruppo che vuole influenzare i voti. Spero abbiate capito che i dati, utilizzati da e per i cittadini, possono migliorare la politica, e dunque il futuro, per il meglio. Non dimenticatevi mai che la democrazia è il potere del popolo dal popolo e per il popolo. E per la prima volta nella storia, forse è possibile realizzarla davvero. Vi ringrazio. (Applausi)