Credo che la depressione sia una
delle parole maggiormente fraintese
nell'intera lingua inglese.
Ed ecco il problema:
la depressione ha due significati
completamente diversi,
a seconda del contesto.
Nelle conversazioni quotidiane,
quando le persone dicono
di essere depresse,
usano la parola depressione
come sinonimo di tristezza.
È una normale reazione umana
"alle fionde e alle frecce
del destino oltraggioso" (Shakespeare).
In quel senso, tutti noi conosciamo
il dolore della depressione.
Tuttavia, in un contesto clinico,
la depressione è la forma abbreviata
di una malattia devastante.
Ci siamo capiti? Ecco qui, ok.
Di una malattia devastante.
Il termine tecnico con cui
ci riferiamo ad essa è
Grave Disordine Depressivo.
Questa è una malattia che
depriva le persone
del loro sonno ristoratore,
le depriva della loro energia,
della loro concentrazione,
della capacità di attenzione,
della loro memoria,
della loro libido, della capacità
di provare il piacere della vita.
Per la maggior parte degli individui,
li priva della loro capacità
di amare, lavorare e giocare.
Li può persino privare
del loro desiderio di vivere,
e vi dirò il perché.
Ora sappiamo che
la depressione accende
il circuito del dolore del cervello
a un punto tale che
gli individui maggiormente depressi,
se voi ci parlate,
e loro abbassano la guardia,
ve lo diranno, come l'hanno detto a me,
centinaia di volte:
è tormento.
È agonia.
È tortura.
E molti iniziano a guardare alla morte,
come una buona via di fuga.
La depressione è il principale
responsabile di un suicidio,
che ora si estende a più di
1 milione di vite ogni anno nel mondo.
Ora, so cosa state pensando
probabilmente a questo punto:
questo discorso sarà veramente...
(Risate)
Sapete... deprimente.
Allora sto per darvi
una piccola anticipazione:
non lo è! Davvero!
La depressione, tuttavia,
è un nemico pericoloso.
Ma quello che ho scoperto nei miei 20 anni
di ricerca e di lavoro clinico
è che si tratta di un nemico
che si può sconfiggere.
Questa è la buona notizia,
e questa è la notizia
su cui voglio focalizzare
questo discorso stasera.
Ma prima, qualche altra cattiva notizia:
la depressione ora
è un'epidemia globale.
Infatti, se guardiamo agli Stati Uniti,
scopriamo che quasi
un americano su quattro,
proverà il dolore agonizzante
e debilitante della depressione
prima che raggiunga i 75 anni.
E andrà peggiorando.
La percentuale della depressione
sembra aumentare
generazione dopo generazione.
Così, ogni gruppo di nascite successive
avrà maggiori probabilità di depressione,
rispetto al precedente.
Ora, vorrei che guardaste questo grafico.
Abbiamo quattro generazioni diverse
su questo grafico.
La linea verde a destra,
è la generazione americana più vecchia.
E prima che arrivino
ai loro 60 e 70 anni,
avranno per tutta la vita una percentuale
di depressione del 10%.
È orribile, ma è molto più bassa
di ogni generazione successiva.
Ora guardate la linea
che mi sconvolge maggiormente:
quella all'estrema sinistra.
Sono i nostri americani adulti
più giovani.
Vedete cos'è successo?
Prima che raggiungano i 25 anni,
hanno già una percentuale di
depressione del 25%.
Ricordate, stiamo parlando
di una malattia potenzialmente
letale e debilitante.
Se non controllata, è una malattia
che può causare danni al cervello.
E se prendiamo quella linea,
prima che raggiungano i 50 anni,
la percentuale di depressione
sarà già oltre il 50%.
Che sta succedendo nel mondo?
Cosa sta scatenando quest'epidemia?
Che possiamo fare?
Che cosa provoca la depressione?
Bene, per certi versi,
quando facciamo questa domanda,
dobbiamo affrontare una risposta
che è molto complicata.
Ci sono stati, letteralmente,
migliaia e migliaia
di studi pubblicati
che hanno identificato
una vertiginosa serie di fattori
implicati nell'esordio
della depressione:
biologici, psicologici,
culturali, sociali, comportamentali.
Ma se ci addentriamo in questa complessità
quello che scopriamo,
è che c'è un percorso sottostante comune.
Una causa primaria.
Un evento scatenante.
Io lo chiamo la reazione impazzita
allo stress del cervello.
Conosciamo tutti la reazione allo stress,
la immaginiamo come
la reazione di "attacco o fuga"
nella sua forma più estrema.
Vorrei che voi pensaste a questa reazione.
Ma soprattutto, a come si è evoluta
e adattata per esserci d'aiuto.
La reazione di attacco o fuga
è stata concepita
principalmente per aiutare i nostri antenati
quando dovevano affrontare dei predatori,
o altri pericoli fisici.
Di cosa avevano bisogno?
Di un'intensa attività fisica
che durasse pochi secondi,
o pochi minuti,
o, in casi estremi, poche ore.
È una reazione molto dispendiosa.
Ma va bene, se si interrompe quando deve.
Qui sta il problema.
Per molti americani, europei,
e le persone
del mondo occidentale,
la reazione allo stress va avanti
per settimane,
e mesi, e anno dopo anno.
E quando succede,
è davvero tossica
per il corpo e il cervello.
È distruttiva per i circuiti neurali
del cervello
che usano sostanze neurochimiche
di cui avrete sentito parlare,
come la dopamina e la serotonina,
l'acetilcolina, il glutammato.
Questo disturbo può portare
direttamente alla malattia depressiva.
Può anche davvero danneggiare il cervello,
se tralasciata per molto tempo.
Soprattutto le regioni del cervello
come l'ippocampo
che è coinvolto nel consolidamento
della memoria e la corteccia frontale.
Scatena anche una reazione infiammatoria
nel corpo e nel cervello.
Ecco cosa abbiamo imparato
della depressione:
il cervello infiammato è
un cervello depresso.
Questo è davvero interessante,
perché gli epidemiologi
hanno identificato un numero,
una grande costellazione di malattie
che sono incontrollate ed epidemiche
in tutto il mondo civilizzato.
Guardate questa lista:
arteriosclerosi,
diabete,
obesità,
allergie,
asma,
varie forme di cancro,
sono tutte malattie infiammatorie.
Sono tutte malattie epidemiche
nel mondo industrializzato e moderno,
ma pressoché inesistenti
negli attuali gruppi di aborigeni.
Credo che dovremmo aggiungere
la depressione,
la depressione clinica,
a questa lista.
Ha tutti gli elementi tipici
di una malattia della civilizzazione.
E sapete cosa significa?
È una malattia dello stile di vita.
Prendete in considerazione l'esperienza
del popolo Kaluli,
dell'altopiano della Papua Nuova Guinea.
Sono stati studiati in modo approfondito,
dall'antropologo Edward Shieffelin.
Ha dedicato più di 10 anni tra i Kaluli.
Una delle sue domande era,
con quale frequenza i Kaluli sperimentano
il nostro stesso tipo di malattia mentale?
Sicuramente ne ha scoperte alcune forme.
Ha intervistato più di 2000
membri dei Kaluli,
interrogandoli a lungo
sulla loro esperienza
di depressione clinica.
E sapete che cosa ha scoperto?
Un solo caso marginale su 2000!
Questo porta una percentuale
di depressione clinica,
che è circa 100 volte
più bassa della nostra.
E ora vi dirò perché lo ritengo
un dato eccezionale.
Perché, tra le altre cose,
i Kaluli conducono una vita molto,
molto difficile.
Veramente!
Hanno tassi alti di mortalità infantile.
Hanno tassi alti
di infezioni da parassiti.
Hanno tassi alti di morti violente.
Ma non diventano
clinicamente depressi.
Provano dolore, assolutamente.
Ma non vengono piegati.
Che cosa li protegge?
Lo stile di vita.
In particolare, i Kaluli vivono una vita
molto simile a quella
dei nostri antenati
nel periodo del Pleistocene,
che è durato 1,8 milioni di anni.
Sapevate che il 99,9%
dell'esperienza umana e pre-umana
era vissuta in un contesto di
cacciatori e raccoglitori?
Che cosa significa?
Molte delle pressioni
della selezione naturale
che hanno forgiato e formato
i nostri genomi
appartengono al Pleistocene.
Noi ci siamo adattati molto bene
a quel tipo di ambiente
e quel tipo di vita.
Non dico che non ci siano stati
cambiamenti da allora.
Perché, naturalmente,
tra i 10 e i 12,000 anni fa,
abbiamo avuto l'invenzione
dell'agricoltura.
E c'è stata anche la selezione genetica
in quel periodo.
Ma é stata una cosa marginale.
Cosa è successo invece 200 anni fa,
con la rivoluzione industriale?
È stata chiamata
"il cambiamento radicale dell'ambiente".
Mi piace questo termine.
È come se la vita
dell'America moderna e dell'Occidente
si sia radicalmente interrotta
da tutto ciò che c'era prima.
Il nostro ambiente è cambiato
radicalmente,
ma quanto è cambiato il genoma umano
negli ultimi 200 anni?
Non è cambiato.
Non lo è. Sono otto generazioni.
Non è un tempo sufficiente.
Che cosa significa?
C'è una profonda incompatibilità
tra i geni che abbiamo,
i corpi e i cervelli
di cui siamo costituiti,
e il mondo in cui ci troviamo.
Ve lo dirò nel modo
più conciso possibile:
non siamo mai stati progettati,
non siamo mai stati progettati per questo.
Non siamo mai stati progettati
per la vita sedentaria, al chiuso,
isolati socialmente, privati del sonno,
nutriti coi fast-food,
al passo frenetico della vita moderna.
Il risultato?
Un'epidemia di depressione.
Ora, io sono un ricercatore
sulla depressione.
Sono stato formato
con la psicoterapia tradizionale.
Ho imparato tutto
sui farmaci antidepressivi.
Voglio dirvi fin dall'inizio:
non sono contro i farmaci.
Io ritengo che si debba combattere
la depressione
con ogni possibile strumento
che abbiamo a disposizione.
Ma sapete una cosa?
Se combattiamo questa epidemia
solo con i farmaci,
non la debelleremo.
Per lo meno, non l'abbiamo fatto finora.
Quanto pensate sia aumentato
l'uso degli antidepressivi
negli ultimi 20 anni?
(Risate)
Volete indovinare?
(Risposte indistinte dal pubblico)
Mi piace questo indovinello.
1700%? È salito più del 300%.
Ci siete andati vicino.
(Risate)
Più del 300%!
E cosa è successo
alla percentuale della depressione
nel frattempo?
Ha continuato ad aumentare.
Un americano su nove sopra i 12 anni
prende un antidepressivo.
Uno su nove!
In questo momento,
uno su cinque,
secondo certe stime,
li ha provati a un certo punto.
Abbiamo risolto l'epidemia?
No, non l'abbiamo neanche intaccata.
La risposta, io credo,
è cambiare lo stile di vita.
Vedrete dietro di voi
una lista di sei elementi
sullo stile di vita.
Quando io e il mio gruppo di ricerca,
sette anni fa, abbiamo avuto
questa epifania
ci siamo riuniti e abbiamo setacciato
la letteratura sulla depressione,
facendo la domanda:
cosa stanno facendo i Kaluli
che li sta proteggendo?
Di specifico, basato su tutto ciò
che sappiamo sulla depressione.
Che facevano i nostri antenati
che li proteggeva?
Abbiamo trovato velocemente
sei fattori
che cambiano la chimica neurale.
Sei fattori che sono riconosciuti
come antidepressivi.
Sei fattori che possiamo recuperare
e intrecciare nel tessuto
della nostra vita quotidiana attuale.
Per proteggere noi stessi
da questa devastante malattia.
E così abbiamo creato
un nuovo programma di cura.
È molto ambizioso, devo ammetterlo.
Pensavo che avrebbe funzionato?
Non ne ero molto sicuro.
Sapete una cosa?
Non ho studiato come psicoterapeuta,
come un ricercatore interventista.
Studiavo la psicopatologia
della neuroscienza di base.
Ma volevo vedere quest'epidemia
ridotta in ginocchio.
Volevo curare le persone
che sapevo avevano già provato di tutto,
ed erano ancora depresse.
E così, con grande trepidazione,
abbiamo deciso di creare questo programma.
I risultati hanno superato
i miei sogni più reconditi.
Ci sono sei elementi importanti.
Li passerò in rassegna più veloce
che posso nel tempo che ci rimane.
Il primo è l'esercizio.
Ora, l'esercizio ci fa bene.
Quanti di voi...
Posso vedere le vostre mani?
Quanti di voi sono venuti qui oggi
sapendo che l'esercizio
è veramente una cosa buona per noi?
Giusto? Tutte le mani si alzano.
Ora, il vostro comportamento è cambiato?
Per alcuni si.
Tutti sanno che l'esercizio fa bene.
Ecco il problema:
molte persone hanno problemi
a metterlo in pratica.
E sapete una cosa?
Molta gente non capisce
quanto faccia bene l'esercizio.
Vi dirò qualcosa che può sembrare
un po' discutibile,
e non parlo in modo metaforico:
l'esercizio è una medicina.
L'esercizio è letteralmente una medicina.
Modifica il cervello e il corpo
in modi benefici
che sono più potenti
di ogni tipo di pillola.
Si, l'ho detto.
Più potenti di ogni pillola.
Infatti, sto per dire qualcosa di
ancora più controverso.
Se potessimo prendere gli effetti
neurologici e psicologici dell'esercizio
e metterli in una pillola
tutti gli effetti benefici
dei neuro segnali nel cervello,
gli effetti anti-età fino al livello
dei cromosomi
in ogni cellula del vostro corpo,
gli effetti del potenziamento
della lucidità mentale,
io credo, ditemi se pensate
che sono pazzo,
io penso che questa pillola sarebbe
il farmaco più venduto di tutti i tempi.
E penso che la gente pagherebbe
ogni prezzo per averlo.
Però c'è un problema.
Non facciamo esercizio.
Non lo facciamo.
Il CDC ci dice che il 60%
degli adulti americani
non fa attività fisica in modo regolare.
Tuttavia, se osserviamo i gruppi
di cacciatori-raccoglitori,
fanno quattro o più ore di
attività energiche ogni giorno.
Infatti assomigliano
ad atleti professionisti,
persino quando arrivano
alla mezza età e oltre.
Ecco la cosa che amo tuttavia:
se glielo chiedi,
ti diranno che non fanno esercizio.
Non lo fanno! Non si allenano.
Allenarsi sarebbe da pazzi per loro.
Che cosa fanno? Vivono!
Loro vivono!
Ecco il...
(Risate)
Lo so, piace anche a me.
Ecco lo sporco piccolo segreto
della faccenda.
E voglio che sappiate, se non vi ricordate
niente di questo discorso:
che l'esercizio non è naturale.
Siamo fatti per essere
fisicamente attivi
al servizio di obiettivi flessibili.
Non siamo fatti per l'esercizio.
Quando mettete un topo su un tapis roulant
e lo fate andare fino a quando
si muoverà più velocemente
di quanto voglia muoversi,
sapete cosa farà, se lo lasciate?
Si metterà accovacciato e il tapis roulant
inizierà a indossare la pelliccia
e la pelle del suo fondoschiena.
È come se provasse il nostro dolore,
giusto?
(Risate)
Quando sei davanti
a un attrezzo da palestra,
c'è una parte del tuo cervello
che sta gridando
"Non farlo! Non andrai da nessuna parte
su quella cosa!"
(Risate)
Come risolviamo questo dilemma?
Nel nostro programma di cura,
abbiamo fatto due cose.
Abbiamo reso l'esercizio naturale
e l'abbiamo reso sociale.
Qual è l'attività più naturale al mondo?
Camminare!
E indovinate cosa?
Camminata rapida, la conoscete?
Quando siete in ritardo per l'autobus
o state perdendo l'aereo.
Quella camminata porterà
il battito fino alla soglia aerobica,
e lì è dove deve stare.
In base alla vostra età, il vostro battito
deve essere tra 120 e 150.
Questo è abbastanza per migliorare
i segnali
nei circuiti della dopamina,
nei circuiti della serotonina.
È stato testato contro lo Zoloft
per due volte.
Nel lungo periodo, ha vinto.
A quale dose?
Trenta minuti, tre volte a settimana.
È una dose bassa,
ma può cambiare la tua vita.
Ora, vorrei avere il tempo
di parlare di tutto il resto
di cui dovremmo parlare,
ma vi dirò solo un'altra cosa:
grassi Omega-3.
Sapevate che il vostro cervello
è fatto per la maggior parte di grasso?
Sapevate che il cervello è fatto al 60%
di grassi in peso secco?
Quindi se qualcuno vi chiama
testa grassa...
(Risate)
...forse vi stanno facendo un complimento.
(Risate)
Bene, ecco il punto:
i nostri corpi possono produrre
tutti i grassi che ci servono,
con due eccezioni:
sono chiamati grassi essenziali.
Li avete già sentiti,
gli Omega-6 e Omega-3.
Rivestono dei ruoli complementari
nel corpo e nel cervello.
Gli Omega-6 sono infiammatori.
Gli Omega-3 sono antinfiammatori.
Ci servono in equilibrio.
Siamo concepiti per averli in equilibrio.
Omega-3 vengono da graminacee e piante
alghe e dagli animali che li mangiano.
Omega-6 dai cereali, noci
semi e animali che li mangiano,
che è, comunque, molta della
nostra fornitura di carne.
I nostri antenati cacciatori-raccoglitori
assumevano Omega-6 e Omega-3
in equilibrio ottimale,
che è pressappoco 1-1.
Possiamo fare bene 2-1.
Possiamo andare bene persino a 3-1.
Ma indovinate un po'?
La moderna dieta americana,
permeata di fast-food,
e cibo confezionato,
e carne nutrita con cereali...
Vedete il rapporto lì?
17 a 1!
Le cose sono sproporzionate.
È altamente infiammatorio.
È altamente depressivo.
Questo ci suggerisce ovviamente che
se potessimo integrare con Omega-3,
quello potrebbe essere un antidepressivo.
Indovinate cosa?
Più di una dozzina di test di ricerca
hanno dimostrato che questo è il caso.
Qual è la dose di antidepressivo,
e vi lascerò con questo,
speranzoso, importante suggerimento.
La ricerca migliore indica che
c'è una specifica molecola di Omega-3
chiamata EPA.
E a quella dose, una dose piuttosto alta,
di 1000-2000 mg al giorno
è un antidepressivo.
Molti dei nostri pazienti
hanno avuto benefici notevoli,
non solo rispetto alla depressione,
ma altre patologie infiammatorie.
La mia storia, quando ho iniziato
i supplementi di Omega-3,
diversi anni fa,
le tendiniti nel ginocchio sono scomparse,
e ho iniziato a correre di nuovo
sui campi da basket.
È passata la secchezza oculare,
e ho potuto mettere le lenti.
È un aiuto notevole alla salute,
in diversi modi.
Ora, per quelli che vogliono più dettagli
su questo programma di cura,
devo tagliare corto,
perchè ho finito il mio tempo.
Ma c'è molto ancora
da condividere con voi.
Non parlerò davvero di mucche.
(Risate)
Siamo concepiti come specie molto sociali.
Siamo concepiti per legarci.
Sapevate che il tempo faccia a faccia,
il tempo di presenza fisica
delle persone che amiamo,
in verità frena
la nostra risposta allo stress?
Sapevate che i nostri antenati
passavano tutto il giorno,
ogni giorno, in compagnia
di chi amavano?
Dei loro amici?
Pensate al tempo in persona
che condividevano con le persone
più importanti.
E noi cosa abbiamo fatto?
Abbiamo scambiato il tempo della presenza
con il tempo dello schermo.
Il tempo della presenza per Facebook,
è meglio?
(Risate)
E il risultato è devastante.
Il risultato è devastante.
Siamo nati per essere connessi.
Ne abbiamo bisogno.
Nel nostro protocollo di cura
lavoriamo molto, molto sodo
per aiutare ogni individuo depresso
a resistere all'impulso di isolarsi.
Perché, quando siete malati,
il vostro corpo vi dice
di chiudervi e allontanarvi.
Quando state male fisicamente
per l'influenza, è adattamento.
Quando avete la depressione clinica
é la peggior cosa al mondo
che possiate fare.
Anche se ogni fibra del vostro essere
vi sta dicendo il contrario.
Abbiamo tanti buoni risultati
nei nostri dati
e, come ho detto, hanno superato
ogni nostra aspettativa.
Molti dei pazienti che sono venuti da noi
hanno provato le medicine
e non sono stati meglio.
Molti di loro hanno provato
la terapia tradizionale
senza avere una risposta.
La maggior parte è stata meglio,
poiché hanno provato il desiderio
di cambiare il modo di vivere.
Abbiamo avuto un uomo, un anno e mezzo fa,
che aveva combattuto la depressione
per 41 anni.
Consecutivamente.
Ed è stato uno dei giorni più belli
della mia vita
quando è arrivato ad un incontro,
dopo 14 settimane,
si è guardato intorno
con le lacrime agli occhi e ha detto,
"Ecco come mi ricordavo che era,
essere liberi".
Può succedere!
Stiamo ancora lavorando
per migliorare questo programma.
Stiamo lavorando per migliorarlo.
Vorrei avere più tempo per esporvi
alcune cose che stiamo imparando.
Per quelli che vogliono imparare di più
vi invito ad andare sul nostro sito.
Abbiamo molti dettagli.
Vi auguro una vita di gioia e
libera dalla depressione.
Grazie.
(Applausi)