Voglio essere letto
Il funzionario governativo Eduard Douwes Dekker
è testimone dello sfruttamento e dell'oppressione
della popolazione delle Indie Olandesi.
Si licenzia e scrive sotto lo pseudonimo "Multatuli" un libro carico d'indignazione:
"Max Havelaar"
In un mese il libro è pronto e chi nelle Indie
non ha voluto ascoltarlo, ora è costretto a farlo.
"Ma Vostra Eccellenza ha punito il sistema che abusa del potere, saccheggia, uccide
e schiaccia i poveri di Giava? Questa è
la mia denuncia e arriverà fino in cielo!
I fiorini sottratti col Vostro benestare al salario degli
Indonesiani sono sporchi di sangue, Eccellenza!
Vi chiedo ancora una volta di ascoltarmi.
Stanotte, domattina, non importa!
E ancora una volta non lo chiedo per me
stesso, ma per la causa che porto avanti.
Quella della giustizia e dell'umanità,
nonché di una politica giusta.
Peter van Zonneveld: Multatuli non voleva tanto
la fine dell'amministrazione coloniale delle Indie.
Piuttosto voleva che fossero ben
amministrate dagli olandesi,
che la popolazione ricevesse
protezione contro lo sfruttamento,
esercitato talvolta dalla stessa nobiltà locale.
Non era un anticolonialista, ma voleva che
la popolazione fosse trattata in modo giusto.
Riteneva che fosse compito dei funzionari olandesi
proteggere la popolazione contro lo sfruttamento
sia da parte degli olandesi, che della nobiltà locale.
Mi fai fare una figuraccia!
Come ha potuto?
Hey, i bianchi devono restare uniti!
Dobbiamo restare uniti!
Non puoi mettermi le mani addosso
davanti a queste scimmie nere!
Se lo dici ancora te ne do un altro!
Il funzionario Douwes Dekker crea Max
Havelaar, facendo di sé una sorta di supereroe.
Mette Max Havelaar su un piedistallo.
Il protagonista del libro fa cose che
lo scrittore non ha fatto nella realtà.
Esagera un po' con l'obiettivo di
dare ancora più forza al messaggio.
Tanto più grande la simpatia del lettore
per Max Havelaar e la sua causa,
quanto più egli sarà propenso a condividere
e portare avanti le sue posizioni.
Marita Mathijssen: Multatuli era uno scrittore assolutamente sconosciuto.
Ha scritto "Max Havelaar" e voleva che vendesse.
Quindi doveva agganciare il pubblico in qualche modo.
E' un capolavoro, coi suoi punti deboli.
O meglio, quelli che in un romanzo
normale giudicherei punti deboli,
rendono questa storia più curiosa,
più sorprendente, più sconvolgente.
E' di una bellezza sconvolgente.
Non riesco a definirlo altrimenti.
Si è anche reso conto che quel libro era pericoloso.
Ha scritto che avrebbe potuto causare
rivolte per le strade e nei bar.
Le fasce più basse della popolazione, i poveri,
i lavoratori avrebbero potuto ribellarsi
mossi dalla critica contenuta nel suo libro.
Ha perciò cercato di placare la
rabbia di cui era carico il libro,
di soppesarlo, renderlo più cauto.
"Perché il mio libro io lo dedico a Voi, Guglielmo III,
sovrano del magnifico regno d'Insulindia,
che si snoda a cavallo dell'Equatore
come una collana di smeraldi ...
Laggiù oltre trenta milioni di Vostri sudditi subiscono
abusi, sono dissanguati nel VOSTRO nome.
Mosso dalla fiducia mi permetto di chiederVi:
E' davvero questa la Vostra volontà di sovrano?"
"Max Havelaar" è apparso nel 1860 e da allora credo che nessun funzionario olandese
sia partito per le Indie senza averlo in valigia.
Al tempo, "Max Havelaar" ha
davvero lasciato il segno,
molti funzionari si recavano nelle
Indie animati dagli ideali di Multatuli
e si prese coscienza che le colonie non
erano fatte solo per essere dissanguate.
Bisognava anche dare qualcosa in cambio.
E' questa l'eredità di Multatuli.