Sono qui stasera per augurarvi un completo e totale fallimento. Voglio che tu fallisca, e voglio che tu fallisca. E tu, nelle file posteriori, non ti ho dimenticato. Voglio che tu fallisca. Voglio che tutti voi qui presenti falliate. Ora, in quanto padre e preside di scuola elementare, mi auguro lo stesso per tutti i miei bambini. Non solo mi auguro che falliscano, ma li incoraggio a farlo. Il motivo è semplice. Credo che la società consideri i fallimenti in maniera completamente sbagliata. La maggior parte delle persone pensano siano definitivi, una conclusione, un riflesso di chi e cosa sono. In poche parole, la gente pensa che il fallimento faccia schifo. Ma non è colpa loro. Ci è stato inculcato in testa sin dai primi giorni di scuola. Qualcuno di voi ricorderà di essere tornato a casa dall'asilo senza una stellina per non aver padroneggiato l'ABC. O forse era un'insufficienza a un compito a casa, o probabilmente un voto sotto la media a un test standardizzato. Il fallimento è considerato terrificante e, peggio ancora, determinante. Io credo che questo atteggiamento mandi un messaggio pericoloso e distruttivo che ci dice che il fallimento è un male che va evitato a ogni costo. E io vi dico che quel messaggio è sbagliato così com'è sbagliata la nostra idea di fallimento. Dopotutto la storia è piena di fallimenti famosi, dallo studente al quale i professori dissero che era troppo stupido per imparare, Thomas Edison, al giornalista licenziato dal suo editore perché non aveva immaginazione e buone idee, Walt Disney. E ovviamente questo signore, forse il più famoso fallito di tutti, che fallì nella sua candidatura al parlamento, fallì negli affari, fallì come candidato per il Congresso, e fallì due volte come candidato al Senato, ma superò tutto questo e cambiò il mondo come 16esimo presidente degli USA, Abraham Lincoln. Ora, ovviamente, non tutti i fallimenti possono essere così famosi. Io ho fallito molte volte nella mia vita, e scommetto che anche voi abbiate la vostra storia da raccontare. La storia che vi racconto stasera riguarda la mia istruzione. Io ho fatto tranquillamente elementari e medie, prendendo solo 10 o 9, sempre pensando di essere tra i più intelligenti della classe. Poi sono arrivato alle superiori. Ricordo con precisione il corso di matematica del Prof. Malone perché fu lì che presi i miei primi 7, e poi seguirono i 6 e i 5 . Non avevo imparato a fare i conti con la scuola, e con nient'altro. Quindi ho iniziato ad allontanarmi da quel settore in cui prima eccellevo. Ho finito le superiori, mi sono iscritto all'Università statale di Montclair, New Jersey, per poi abbandonarla dopo appena un mese. Scusate mamma e papà. Vi voglio bene. Non volevo essere associato a qualcosa che mi facesse sentire inutile. Dopo 11 anni di ricerca interiore, scelte sbagliate e molte difficoltà, ho conseguito la laurea in educazione primaria facendo finalmente qualcosa che mi appassionasse davvero giorno dopo giorno. Ci sono voluti anni di fallimento per aprirmi la strada del successo. Non voglio che i nostri bambini aspettino così tanto. Perché questi esempi, più o meno famosi, ci insegnano che non c'è motivo di temere il fallimento. Non è un tratto caratteriale; è un evento. Non è una fine, è un'opportunità per imparare, esplorare, migliorare. E cosa più importante, non è il contrario di successo, come molti pensano; bensì una sua componente. Essere capaci di combattere, rimettersi in piedi, e rimettersi in carreggiata è già un successo. E dobbiamo insegnalo ai nostri bambini, In effetti io credo che tra tutte le cose che dovremmo insegnare nelle nostre scuole la più importante di tutte e insegnare ai bambini a fallire, mostrare loro che fallire non è sbagliato. Sapete la famosa frase sulla morte e sulle tasse? Niente di più sbagliato. C'è un'altra cosa certa nella vita: il fallimento. Ognuno di noi fallirà, ma essere capaci di accettarlo, imparare da esso e andare avanti è una lezione che tutti noi dobbiamo imparare. E non si è mai troppo giovani per imparare. Perciò incoraggiare e accettare il fallimento è il cambiamento più importante di cui oggi l'istruzione ha bisogno. Quello che avviene nelle scuole precede il fallimento, e non fa che condannare lo studente a fallire ancora. O, peggio ancora, di restare bloccato lì e avere ancora più timore di riprovare il giorno dopo, e che peccato che sarebbe, perdere delle opportunità per essersi sentiti etichettati come falliti. Ma immaginate se le scuole iniziassero a insegnare il fallimento per ciò che è, una fermata lungo la strada del successo, un momento di pausa, riflessione e reinvenzione. Che ne pensate? Un evento che pullula di opportunità per acquisire conoscenza, approfondire la comprensione, e preparasi emotivamente e intellettivamente a vivere. Cosa ve ne pare di questo? Sembra essere la definizione della parola "istruzione". Quindi, quello che voglio dirvi è che istruzione e fallimenti sono sinonimi. Accettando questa verità, diamo alla scuola l'incredibile opportunità non solo di cambiare ciò che succede tra le propre mura ma anche nella società, promuovendo un cambiamento in tutti noi. Quindi stasera sto difendendo l'inclusione esplicita del fallimento in tutti i curriculum scolastici, di ogni ordine e grado. Cosa ve ne pare? Non sto chiedendo ai professori di sottoporre test o materiali mai trattati finora, ma ci sono dei modi per fornire intensamente delle esperienze agli studenti, per imparare e crescere dal fallimento. Lasciatemi fare un esempio di qualcuno che credo sia sulla strada giusta. Il suo nome è Edward Burger. È un professore di matematica al Williams College. Il professor Burger dice agli alunni che se vogliono avere una A, devono fallire regolarmente, perché basa il 5% del voto finale sulla qualità del loro fallimento. Devono svelare, accettare, discutere e riflettere sul proprio fallimento. Amo questa pratica perché li incoraggia alla creatività e ad assumersi dei rischi E non è forse ciò di cui abbiamo bisogno nel mondo in cui viviamo oggigiorno? Il mondo cerca disperatamente innovatori e innovazioni. Se penso in questa prospettiva, immagino alcuni aspetti del nostro mondo che non sarebbero qui senza qualche tipo di fallimento, come l'ingegnere della 3M che tentava di creare un adesivo superforte, e invece ottenne l'esatto opposto, un adesivo che si attaccava a malapena e si staccava facilmente, e così nacquero i post-it. O Alexander Fleming, che una notte, nel suo laboratorio, prima di andare via, dimenticò di rimuovere per bene i batteri dalle piastre di Petri. Lasciò la città e al suo ritorno, notò della muffa che bloccava la crescita dei batteri, e così scoprì la penicillina. E Wilson Greatbatch? Voleva creare una macchina per registrare il battito cardiaco ma tirò fuori dalla cassetta degli attrezzi un pezzo sbagliato. Lo collegò nel circuito, e si rese conto di aver creato un suono molto simile a quello del battito del cuore, e così inventò il pacemaker. Oggi vengono impiantati più di mezzo milione di pacemaker l'anno. Un errore niente male. Pensando in questa prospettiva, in uno schiocco di dita, vorrei cambiare il modo in cui percepiamo il fallimento. Ma all'inizio bisogna volare basso. Eccovi un esempio preso dalla mia scuola che spero illustri questo approccio. Era il nostro primo "STEM day" e i bambini di una quarta elementare tentavano di fare una teleferica per tirare una biglia in un bersaglio usando un bicchiere di carta, graffette scotch e corda. Guardavo quei bambini e bambine costruire i loro marchingegni e dopo ogni tentativo fallito si consultavano, facevano un paio di cambiamenti e riprovavano. Quando il gruppo di Sofia fallì per la quarta volta, lei mi si avvicinò e disse: "Signor Peters, hashtag, la sfida è vera." (Risate) Io adoro questo tipo di spirito perché mi dimostra che Sofie e i suoi compagni di classe non erano di fronte a un fallimento ma nel bel mezzo di una sfida aperta. Non si sentivano sconfitti o sminuiti perché non colpivano il bersaglio. Erano motivati e ispirati a proseguire nella propria sfida. Dobbiamo essere in prima linea nel creare questo tipo di opportunità per i nostri studenti. Prima incontreranno e impareranno dai propri fallimenti, prima avremo degli studenti e individui capaci di superare ogni ostacolo a modo loro e gestire ogni avversità di fronte alla quale si troveranno. Vorrei potervi raccontare un lieto fine hollywoodiano sui tentativi di Sofia e del suo gruppo, ma non è questo il caso. Tentarono in ogni modo ma non riuscirono a colpire l'obiettivo. Ho perso il conto del tempo e dei molti tentativi che fecero quel giorno, e, nonostante tutto, non furono nemmeno vicini al successo. Stando a ogni definizione, avevano fallito. Tuttavia, c'è speranza, perché quel giorno, prima di uscire dalla classe, ho visto Sofia e il suo gruppo avvicinarsi al maestro, pregandolo di poter saltare la ricreazione, l'indomani. Questi bambini erano disposti a rinunciare al proprio tempo libero per poter tentare ancora. Se non è questa la definizione di successo allora non so quale sia. Ci sono tanti modo per poter creare questo tipo di opportunità per gli studenti, ma l'aspetto più importante è la mentalità con la quale gli adulti e gli educatori affrontano il fallimento. Nella mia scuola io parlo con i miei insegnanti di questo concetto, e chiedo loro di tornare in aula e celebrare, condividere e imparare dai propri fallimenti e da quelli degli studenti. Insegnanti e studenti devono correre dei rischi liberamente e senza paura. Spesso la mancanza di fondi nelle scuole ostacola i cambiamenti necessari, così come forniture e risorse che non sono sempre accessibili. Ma questo cambiamento non ha bisogno di tutto ciò. Ha solo bisogno di qualche cambiamento qua e là, il modo in cui si pensa e ci si sente riguardo al fallimento. Questo cambiamento è grandioso anche perché si può celebrare il fallimento nello STEM day, non importa se siete a lezione di matematica in terza elementare o di storia alle superiori o a un corso di laurea magistrale, si può festeggiare, condividere e imparare da un fallimento ogni giorno, in ogni singola lezione. Iniziamo a vederla sotto quest'ottica. Dobbiamo iniziare a inserire le parole "non ancora" nel vocabolario, sia in quello dei nostri studenti che nel nostro, nei nostri e nei loro obiettivi, tipo, "Non hai ancora raggiunto questo obiettivo, ma con sforzi e analisi, con cura e impegno, si possono superare tutti gli ostacoli e raggiungere il successo." Vorrei poter stare qui, di fronte a voi e dire: "Mi auguro il vostro successo, e voglio mettervi il mondo in mano." Ma non sarà così, perché io voglio che conosciate la lotta. Voglio che viviate la frustrazione di non poter risolvere i vostri problemi, o trovare una soluzione al primo tentativo, o al secondo, o anche al quattordicesimo. Io voglio che ognuno di voi fallisca. Fallisca magnificamente. Fallisca spettacolarmente. Fallisca gloriosamente, straordinariamente, incredibilmente. Fallire non è solo un'opzione; il fallimento è la condizione necessaria per arrivare al successo. Grazie. (Applausi)