Dodici anni fa, sentii una frase
che cambiò realmente la mia vita.
Ero in Africa centrale,
seduto attorno a un falò,
e la frase era:
"Tredici gorilla morti".
Allora non lo sapevo,
ma quella frase diede il via
a un lungo percorso di ricerca.
Una ricerca per capire l'ecologia
e la biologia evolutiva
di virus pericolosi.
Esiste l'ecologia dei virus?
Sì.
Un virus può evolversi?
Sì.
Perché dovremmo preoccuparcene?
Perché sono argomenti
strettamente correlati
al probabile rischio di morte
di decine di milioni di persone,
in caso di nuove malattie pandemiche.
La ricerca mi ha spinto
fuori dalla mia comfort zone.
Fino ad allora, infatti, mi occupavo solo
di animali grossi,
animali che possiamo vedere.
Poi sono finito in questo accampamento.
Eravamo nel bel mezzo di una foresta
nel Gabon nord-orientale
e due ragazzi del posto
stavano parlando del virus Ebola.
Parlavano di quando l'Ebola
aveva colpito il loro villaggio,
situato a pochi chilometri da lì.
Fu un'epidemia terribile,
uccise in modo crudele
molti dei loro parenti e dei loro amici.
I loro ricordi erano traumatici,
ma io cercavo di fargli comunque
raccontare l'accaduto.
Uno dei due disse:
"Sai, oltre alla miseria e alla morte,
c'era qualcos'altro nel nostro villaggio,
qualcosa che, allora, ci sembrò strano.
Qualcosa che abbiamo visto.
Erano tredici gorilla ammassati
che giacevano morti nella foresta".
Tredici gorilla morti, ammucchiati.
Credo di essere rimasto a bocca aperta.
Scrissi quella frase sul mio quaderno.
Sapevo già qualcosa sull'Ebola.
In particolare, sapevo
che uccide gorilla, scimpanzé,
ed esseri umani.
Ma sentire quella frase pronunciata
dove l'Ebola mieteva vittime,
ebbe un effetto immediato.
Era l'inizio della mia ricerca
nell'ambito della cosiddetta "zoonosi".
È un termine piuttosto tecnico,
ma si può definire facilmente.
Si tratta di un'infezione
che si trasmette dagli animali all'uomo.
Può essere un virus
come l'Ebola o il Marburg,
oppure un batterio come quello
che causa la malattia di Lyme.
Una volta trasmesso all'uomo,
se si propaga e genera la malattia,
avviene, di fatto, un processo zoonotico.
Nello strano campo della medicina,
non è certo un argomento marginale.
Al contrario, è centrale.
Il 60% delle malattie infettive
che colpiscono l'uomo sono zoonotiche.
La peste bubbonica è zoonotica
perché si trasmette dai roditori.
L'AIDS ha origini zoonotiche
perché è causato da un virus
che fu trasmesso
da uno scimpanzé a una persona,
nel 1908 circa, la data non è precisa.
Il virus Hendra è molto pericoloso.
Si trasmette dai pipistrelli ai cavalli
e li uccide.
In seguito, si trasmette
dai cavalli alle persone e le uccide.
Le zoonosi, visti
i loro effetti pericolosi,
hanno una loro utilità:
ci ricordano che esiste un legame
tra l'uomo e le altre specie.
E un aspetto che ci lega a loro
è appunto la malattia.
Le malattie umane e quelle animali
sono le stesse.
Pertanto, la zoonosi tende a riconfermare
un'antica verità darwiniana
che è, probabilmente, la più cruda:
noi esseri umani siamo animali,
facciamo parte della natura
e non siamo né distanti,
né superiori a essa.
Ci sono molte new entry
nella tetra lista delle zoonosi.
Sono prevalentemente virus
che hanno causato epidemie,
una dopo l'altra,
negli ultimi cinque o sei decenni:
il Machupo, in Bolivia, nel 1961,
il Marburg, collegato all'Ebola, nel 1967,
l'Ebola stesso si manifestò nel 1976,
l'HIV, identificato nel 1981,
l'Hanta, negli Stati Uniti, nel 1993,
l'Hendra, in Australia, nel 1994,
l'Aviaria, a Hong Kong, nel 1997,
il Nipah, in Malesia, nel 1998,
il West Nile, a New York, nel 1999,
e la SARS, diffusasi dalla Cina, nel 2003.
Potete farvi un'idea.
È stata una raffica di nuovi virus
che si sono sviluppati negli ultimi anni.
Da dove si sviluppano allora?
Ognuno dei nuovi virus zoonotici
ha alle spalle una storia misteriosa:
possiamo supporre che l'infezione passi
da alcuni animali all'essere umano.
Ma quali animali?
Usiamo un altro termine tecnico:
ogni specie permanentemente abitata
da un parassita zoonotico,
di cui non si accorge,
e che non causa sintomi,
viene definita "serbatoio naturale".
I pipistrelli sono i serbatoi naturali
del virus Hendra.
Il serbatoio naturale dell'Ebola
non è stato ancora identificato,
ma sappiamo che anche quello del Marburg,
parente dell'Ebola, sono i pipistrelli.
Infine, gli Hantavirus
sono trasmessi dai roditori.
Vi introduco l'ultimo termine:
quando un virus zoonotico
si trasmette dal proprio serbatoio
alla sua prima vittima umana,
avviene un "salto di specie".
Questo è Geoffrey Platt in quarantena.
Salto di specie.
Adesso abbiamo le basi,
i concetti e i termini chiave:
zoonosi, serbatoio naturale
e salto di specie.
Solo con questo, potrete capire
di più sul futuro delle malattie infettive
rispetto al 99% della popolazione.
Datevi una pacca sulla spalla
e a novembre fatevi l'antinfluenzale.
(Risate)
Perché avvengono i salti di specie?
Perché alcuni si diffondono
velocemente nel mondo?
La risposta è in due parole:
sconvolgimento e collegamento.
Sempre più spesso l'essere umano
sconvolge complessi ecosistemi selvatici
che ospitano
innumerevoli creature diverse.
Per ognuna di queste specie animali
o vegetali di quei luoghi
esiste probabilmente
almeno un virus specifico.
La deforestazione, gli incendi,
la costruzione di strade e insediamenti,
l'uccisione della selvaggina
e tutte queste azioni, tendono a liberare
i nuovi virus dai serbatoi naturali,
dando loro la possibilità
di contagiare gli esseri umani.
Sconvolgimento.
Una volta avvenuto il contagio,
una volta che penetrano,
si moltiplicano, si adattano
e trovano nuovi canali
di trasmissione tra le persone,
possono viaggiare veloci come un aereo,
e uccidere, così, milioni di persone.
Sette anni fa, il National Geographic
mi chiese un servizio su questo tema.
Mi mandarono in Africa centrale
ma anche in vari altri luoghi.
L'incarico della rivista
si trasformò in un libro.
E finalmente, questo libro
è stato pubblicato in autunno [2012].
È una raccolta di idee scientifiche
e di alcune storie raccapriccianti,
ma anche la storia di questa ricerca,
la mia ricerca per capire
le realtà umane e le dinamiche
delle malattie zoonotiche.
Dall'accampamento in Africa centrale
fino ad arrivare a oggi,
la ricerca ha compiuto
12 anni, 8 mesi e 11 giorni.
I chilometri non li ho contati.
Il vero impegno, però, è appena iniziato.
Il vero impegno sta nel provare
a persuadere voi e gli altri
del vero significato
delle malattie zoonotiche.
Il vero messaggio non è solo prevenire
il contagio dell'essere umano,
ma anche riconsiderare
quella verità darwiniana di base.
Il vero messaggio
è che tra esseri umani, gorilla,
scimpanzé, scimmie, cavalli,
roditori, pipistrelli e virus,
siamo tutti coinvolti.
Grazie.
(Applausi)