Prepararmi per questo intervento è stato più spaventoso della preparazione al trattamento con LSD. (Risate) "La psichedelia sta allo studio della mente come il microscopio sta alla biologia e il telescopio all'astronomia." Fu il Dott. Stanislav Grof a dire queste parole. È uno dei ricercatori di punta della psichedelia mondiale ed è anche stato mio mentore. Oggi vorrei raccontarvi come queste sostanze, usate in modo appropriato, possono potenzialmente aiutarci, aiutare a ispirarci, e forse persino aiutarci a salvarci. Negli anni '50 e '60, la ricerca psichedelica prosperava in tutto il mondo, e il suo uso sembrava avere un grande potenziale in psichiatria, psicologia, psicoterapia, neuroscienza e nello studio delle esperienze mistiche. Solo che le sostanze stupefacenti sono fuoriuscite dalla ricerca e hanno iniziato a essere usate dalla controcultura, e dal movimento che si opponeva alla guerra in Vietnam. E l'uso che ne fecero fu imprudente. Questo causò una ripercussione. Nel 1970, il governo americano criminalizzò l'uso di queste sostanze, e iniziò a chiuderne tutte le ricerche. Questo divieto si diffuse in tutto il mondo e durò per decenni, con esiti tragici perché le sostanze stupefacenti sono solo strumenti, e che i risultati siano benefici o dannosi dipende da come vengono usati. Psichedelico significa "rivelatore della psiche," e si riferisce a droghe come LSD, psilocibina, mescalina, iboga e altre sostanze. A 18 anni, ero al primo anno di università, sperimentavo LSD e mescalina, e queste esperienze mi fecero prendere contatto con le mie emozioni. Mi aiutarono in quella connessione spirituale in cui, sfortunatamente, fallì il bar mitzvah. (Risate) Quando volevo irritare i miei genitori, dicevo che mi avevano spinto loro, all'uso di sostanze, perché il bar mitzvah non era riuscito a trasformarmi in un uomo. (Risate) Ma soprattutto, la psichedelia mi fece sentire l'appartenenza a un'umanità condivisa, l'unità con tutto il vivente. Altri riferivano la stessa cosa. Ebbi la sensazione che queste esperienze avessero il potenziale di fungere da antidoto al tribalismo, al fondamentalismo, al genocidio e la distruzione ambientale. Così decisi di dedicare la mia vita al cambiamento di queste leggi e diventare uno psicoterapeuta psichedelico legale. (Applausi) Mezzo secolo dopo il divieto, siamo in pieno rinascimento globale della ricerca psichedelica. La psicoterapia con queste sostanze è molto promettente nel trattamento dello disturbo da stress post-traumatico, o PTSD, della depressione, dell'ansia sociale, nell'abuso di sostanze, nell'alcolismo. E nel suicidio. La psicoterapia con sostanze psichedeliche cerca di andare alla radice dei problemi, con poche somministrazioni, rispetto ai molti farmaci psichiatrici che sono attualmente in uso, che riducono prevalentemente i sintomi e si devono assumere quotidianamente. Le sostanze psichedelice, oggi si usano anche in neuroscienza per studiare le funzioni cerebrali e per studiare l'eterno mistero della coscienza umana. Le sostanze psichedeliche e le esperienze mistiche che producono vengono esplorate per i loro collegamenti tra la meditazione e la consapevolezza, compreso un articolo pubblicato recentemente su soggetti, meditatori zen da una vita, che presero la psilocibina nel pieno di un ritiro meditativo e mostrarono benefici a lungo termine e cambiamenti cerebrali. Come funzionano queste droghe? È stato dimostrato dalla moderna ricerca neuroscientifica che le sostanze psichedeliche riducono l'attività in quella che chiamiamo "rete di default" del cervello. È lì che creiamo il senso del sé. È l'equivalente dell'ego, e filtra le informazioni in arrivo secondo le necessità e le priorità personali. Quando si riduce l'attività del default mode network, il nostro ego passa dal primo al secondo piano, e capisce di essere solo una parte di un campo di consapevolezza più grande. È simile al cambiamento che Copernico e Galileo hanno prodotto per l'umanità usando il telescopio per mostrare che la terra non era più il centro dell'universo, ma era in realtà qualcosa che girava intorno al sole, qualcosa di più grande di se stesso. Per alcuni, questo cambio di consapevolezza è stato tra le esperienze più significative della vita. Si sentono più legati a un mondo più grande di loro. Si sentono più altruisti, e abbandonano un po' di paura della morte. Ma non tutte le droghe funzionano in questo modo. La MDMA, nota anche come Ecstasy, o Molly, funziona diversamente. Vi racconterò la storia di Marcela, che ha sofferto di stress post-traumatico per una violenta aggressione sessuale. Ho conosciuto Marcela nel 1984, quando la MDMA era ancora legale, ma iniziava a fuoriuscire dai circoli terapeutici. Marcela aveva provato l'MDMA in un quadro ricreativo, e in quel periodo, il suo trauma pervadeva la sua coscienza e intensificava i suoi pensieri suicidi. Durante la nostra prima conversazione, le spiegai che quando l'MDMA viene assunto in terapia, può ridurre la paura delle emozioni dolorose, e poteva aiutarla a superare il trauma. Le chiesi di promettere di non commettere suicidio, se avessimo dovuto lavorare insieme. E lei lo promise. Durante le sessioni terapeutiche, Marcela fu in grado di elaborare il trauma più facilmente. Eppure, fu in grado di dirmi che il violentatore le aveva detto che se avesse raccontato questa storia, l'avrebbe uccisa. E si rese conto che questo la teneva prigioniera della sua mente. Poter condividere la sua storia, e provare i sentimenti e sentire i pensieri nella sua mente, la liberò, e fu in grado di decidere che voleva andare avanti nella sua vita. Mi resi conto , in quel momento, che l'MDMA poteva essere molto efficace nel trattamento del PTSD. Oggi Marcela, 35 anni dopo il trattamento, è una psicologa, che insegna ad altri psicologi come aiutare le persone a superare il PTSD con l'MDMA. Come funziona l'MDMA? Come ha aiutato Marcela? La gente con PTSD ha cervelli diversi da quelli che non ne soffrono. Hanno un'amigdala iperattiva, che è l'area in cui elaboriamo la paura. Hanno un'attività ridotta nella corteccia prefrontale, dove pensiamo in modo logico. E hanno attività ridotta nell'ippocampo, in cui conserviamo i ricordi a lungo termine. L'MDMA inverte questa attività cerebrale: riduce l'attività dell'amigdala, aumenta l'attività della corteccia frontale e aumenta le connessioni tra l'amigdala e l'ippocampo per rimandare ricordi traumatici nella memoria a lungo termine. Di recente, ricercatori della John Hopkins hanno pubblicato un articolo su "Nature", in cui dimostrano che l'MDMA rilascia ossitocina, l'ormone dell'amore e della cura. Gli stessi ricercatori hanno anche studiato i polipi, che sono di solito asociali, tranne in stagione di accoppiamento. Ma pensa un po', basta dargli l'MDMA, e diventano socievoli. (Risate) Diversi mesi dopo il lavoro con Marcela, l'agenzia antidroga ha criminalizzato l'ecstasy, senza sapere nulla del suo uso terapeutico. Allora sono andato a Washington, sono andato alla sede della DEA, e ho fatto causa chiedendo udienza, in cui psichiatri e psicoterapeuti avrebbero potuto presentare informazioni sull'uso terapeutico dell'MDMA, cercando di mantenerlo legale. Nel bel mezzo dell'udienza, la DEA si è spaventata, ha dichiarato un'emergenza e ha criminalizzato tutti gli usi dell'MDMA. A quel punto, l'unico modo per riportarla in auge era tramite la scienza, la medicina e il processo di sviluppo dei farmaci della FDA. Nel 1986, diedi vita a MAPS, un'azienda farmaceutica no profit di sostanze psichedeliche. Ci sono voluti 30 anni, fino al 2016, per sviluppare i dati necessari da presentare alla FDA per chiedere il permesso di passare alla ricerca in fase tre su larga scala, necessaria per dimostrare sicurezza ed efficacia prima di ottenere l'approvazione all'uso con prescrizione medica. Tony era un veterano in uno dei nostri progetti pilota. Secondo l'Associazione dei Veterani, sono più di un milione i veterani disabili con PTSD. E almeno 20 veterani al giorno commettono suicidio, molti per PTSD. Il trattamento che Tony stava per ricevere doveva durare tre mesi e mezzo. Ma in quel periodo, prendeva MDM solo in tre occasioni, separate da 12 sessioni di psicoterapia da 90 minuti, senza farmaci, tre in preparazione, prima della prima sessione di MDMA, e tre in integrazione, dopo ogni sessione di MDMA. Chiamiamo questo approccio "terapia interna", perché aiutiamo il paziente a sperimentare qualunque cosa emerga dalla mente o dal corpo. Anche con l'MDMA c'è molta strada da fare. Molti dei nostri soggetti hanno detto: "Non so perché la chiamino Ecstasy". (Risate) Durante la prima sessione di MDMA di Tony, era sdraiato sul divano, mascherina sugli occhi, ascoltava musica, e parlava agli analisti, un team di analisti uomo e donna, quando ne sentiva il bisogno. Dopo diverse ore, in un momento di calma e chiarezza, Tony si aprì dicendo che si era reso conto che il suo PTSD era un modo di tornare in contatto con i suoi amici. Era un modo, per lui, di onorare la memoria dei suoi amici morti. Ma fu in grado di cambiare e vedersi tramite gli occhi dei suoi amici morti. E si rese conto che non volevano che lui soffrisse, che sprecasse la sua vita. Volevano che vivesse pienamente, mentre loro non potevano più. Così capì che c'era un altro modo di onorare la loro memoria, vivendo più pienamente possibile. Si rese anche conto di raccontare a se stesso di prendere oppiacei per il dolore. Ma si rese conto che, in realtà, li prendeva per fuggire. Così decise che non ne aveva più bisogno, che non aveva più bisogno di MDMA, e abbandonò lo studio. Questo successe sette anni fa. Tony è tuttora libero da PTSD, non è mai tornato agli oppiacei e oggi è in Cambogia, ad aiutare altri meno fortunati di lui. (Applausi) I dati che abbiamo presentato alla FDA sui 107 soggetti, compreso Tony, del nostro studio pilota, mostravano che il 23 percento dei soggetti in terapia senza MDMA attiva non soffrivano più di PTSD alla fine del trattamento. È un'ottima notizia, per questi pazienti. Aggiungendo MDMA, tuttavia, i risultati più che raddoppiano, raggiungendo il 56 percento senza PTSD. (Applausi) Ma soprattutto, una volta che imparano che non devono eliminare il trauma, ma possono elaborarlo, migliorano per conto proprio. Al primo controllo annuale, 12 mesi dopo l'ultimo trattamento, due terzi di loro non soffre più di PTSD. E di quel terzo che ce l'ha, molti hanno sintomi significativamente ridotti. (Applausi) Sulla base di questi dati, la FDA ha dichiarato la psicoterapia della PTSD assistita da MDMA una terapia innovativa. La FDA ha anche dichiarato la psilocibina una terapia innovativa per la depressione resistente ai trattamenti e di recente ha approvato l'esketamina per la depressione. Sono orgoglioso di dire che abbiamo iniziato la fase tre degli studi. E se i risultati sono quelli che speriamo, e sono simili alla fase due, entro la fine del 2021 la FDA approverà la psicoterapia assistita da MDMA per la cura del PTSD. Se approvata, gli unici terapeuti autorizzati a somministrarla ai pazienti saranno gli psicologi del nostro programma di formazione, e potranno somministrare MDMA sotto supervisione diretta, e in contesti clinici. Prevediamo che nei prossimi decenni, verranno create migliaia di cliniche di sostanze psichedeliche, in cui gli psicologi potranno somministrare l'MDMA, la psilocibina, la ketamina e altre sostanze a potenzialmente milioni di pazienti. Queste cliniche possono anche evolversi in centri in cui la gente può venire per psicoterapie psichedeliche per crescita personale, per terapia di coppia o per esperienze mistiche, spirituali. Ora l'umanità è impegnata in un tiro alla fune tra catastrofe e consapevolezza. Il rinascimento delle sostanze psichedeliche aiuterà il trionfo della consapevolezza. E ora, se guardate tutti sotto la poltrona... Sto scherzando! (Risate) Grazie. (Applausi) (Risate) (Applausi) Grazie. (Applausi) Corey Hajim: Devi stare qui un attimo. Grazie Rick. Mi sembra un pubblico solidale. Rick Doblin: Sì, molto. Molti sono anche stati a Burning Man. (Risate) CH: C'è qualche sinergia. RD: (Ride) CH: Nel tuo intervento hai parlato dell'uso di droghe per risolvere traumi molto seri. Che dire delle altre malattie mentali più diffuse, come l'ansia e la depressione? È qui che entrano in gioco le microdosi? RD: Le microdosi possono aiutare nella depressione: conosco alcuni che le hanno usate. Ma in generale, per scopi terapeutici, preferiamo le macrodosi piuttosto che le microdosi, per aiutare davvero ad affrontare le cause alla radice. Le microdosi servono più per la creatività, per l'ispirazione artistica, per la concentrazione... Ha anche un effetto sul miglioramento dell'umore. Ma credo che per malattie serie, preferiamo che la gente non pensi di aver bisogno di farmaci quotidiani, ma lavori più intensamente, e in profondità. CH: Fuori dagli Stati Uniti, e dal Nord America, è in corso questa ricerca? RD: Certo, ci stiamo globalizzando. La nostra fase tre è in corso in Israele, Canada e Stati Uniti. Una volta ottenuta l'approvazione della FDA, sarà anche approvata in Israele e Canada. Stiamo iniziando le ricerche in Europa. E formeremo psicologi cinesi, pure. CH: Fantastico. Volevamo fare un sondaggio tra il pubblico per vedere se ritengono una buona idea andare avanti con la ricerca, ma credo di sapere la risposta... Grazie mille, Rick. RF: Grazie. Grazie a tutti. (Applausi)