Ci è stato chiesto di risolvere il punto delle conversazioni in cambiamento. E nel settore in cui lavoro, è un punto molto importante. Dai dialoghi in corso in architettura così come nella società, credo che sia il momento di cambiare la visione delle cose. In quanto architetto, sono stato coinvolto in progetti, progetti di pianificazione urbana, e di più di recente, in progetti molto più legati al paesaggio. Vedo molte opportunità e molti modi in cui il design può contribuire e può influenzare il cambiamento sociale. Oggi parlerò di questo. Per cominciare, credo sia utile parlare un po' di architettura, perché credo che per molti, l'architettura sia un'attività un po' mistica. Non molti sanno quel che fanno gli architetti. Il più delle volte, non sono sicuro gli architetti sappiano quello che fanno. Ma ci proviamo, ed è importante provarci e cercare di capire cosa significa. Oggi quando parlo di architettura, non parlo della professione. Non parlo di un'attività di un certo gruppo di persone con conoscenze specifiche. Parlo di architettura in senso ampio: architettura in termini di spazio in cui siamo, architettura in quanto attività pervasiva, architettura come attività di creazione di rifugio, la creazione di spazio, design e creazione di spazi tra edifici, il paesaggio. È l'interazione dell'uomo con il paesaggio. La nostra costruzione dell'ambiente costruito -- ecco cosa intendo con architettura. Non è qualcosa di specialistico. E negli ultimi 20 o 30 anni, con il predominio di Internet e i meravigliosi avanzamenti che vediamo nella tecnologia, una delle cose che si è verificate è il cambiamento della nostra percezione del mondo. In qualche modo si è ridotta a una percezione bidimensionale. Passiamo molto tempo, delle nostre vite, a guardare il mondo attraverso schermi, che siano laptop o televisioni o monitor in aeroporto o al lavoro, persino i telefoni ora sono degli schermi. E ha l'effetto di ridurre la nostra percezione del mondo. Si espande per molti versi, ma la può ridurre, può trasformare in icone la nostra idea di certi concetti o idee che sono, di fatto, magari molto più pervasive di quanto possano trasmettere immagini bidimensionali. Credo che valga per l'architettura. Credo che ci siamo abituati a vedere l'architettura in modo bidimensionale, piatto, che gli edifici sono quello che appaiono, una commodity visiva. Ma è molto di più. È molto di più di un'esperienza estetica o solo sensoriale. È molto importante, ma è molto di più. È un'operazione complessa. E in gran parte dell'architettura e del design si tratta di comprensione del contesto in cui è collocato il design o in cui verrà collocato. Significa avere l'immaginazione di cercare di prevedere o proiettare dove sarà posizionato l'edificio, lo spazio urbano o il paesaggio, come verrà utilizzato, quali sono le operazioni, le attività che si terranno in quello spazio. Potremmo chiamarli aspetti programmatici dell'architettura, gli aspetti programmatici del design. E credo che in tempi recenti abbiamo tendenza a privilegiare o considerare ad un altro livello quella percezione visivo-sensoriale o desiderio di architettura prima di quei bisogni programmatici. Abbiamo tendenza a creare monumenti, icone che creazione sensazione o effetto, senza pensare davvero all'effetto di questa operazione sugli spazi o luoghi. È in quell'area che credo dobbiamo iniziare a cercare di capire come l'architettura o il design possono influenzare la società, e come possono risolvere alcuni problemi che stiamo affrontando. La parola d'ordine nel design e in quello che faccio e credo quello che fanno tutti è l'idea di sostenibilità. Sostenibilità è un'idea, una nozione o un concetto triangolato da tre concetti o idee importanti: l'ambiente, l'economia e la società. L'economia globale sembra essere al collasso. Serve tanto lavoro. L'ambiente in cui viviamo è in pericolo. Abbiamo il riscaldamento globale, le maree, tanti disastri in corso, succede di tutto che minaccia l'equilibrio del mondo e l'ambiente in cui viviamo. La società stessa è anche messa alla prova e minacciata da alcuni dei problemi che stiamo affrontando. Credo che abbiamo sentito parlare di alcuni di questi problemi e del bisogno di cambio di paradigma in cui percepiamo queste cose. È decisivo. Che impatto ha il design in tutto questo? Come posso, da designer, o qualunque designer o qualunque architetto o come può la società -- che impatto può avere il design, come può influenzare? Oggi parlerò di come credo il design possa influenzare la società, in modo molto specifico sulla società, e come l'idea del design può infiltrarsi nell'idea di società e lavorare con la società in questo modo programmatico per portare un cambiamento sociale. Questa è un'immagine di Frederick Street all'inizio del secolo scorso. Penso che sia una buona immagine in molti sensi. Sembra che quella piccola triangolazione tra ambiente, economia e società sia in una specie di equilibrio. Sembra che nelle città ci sia questo equilibrio, che le città siano dei simboli o codici o modi per capire la confluenza di quelle forze. Nel tempo, ci sono stati periodi in cui le città lo hanno fatto con successo. Ci sono molti esempi di ottime città che in un certo momento si sono trovate in un punto di equilibrio. Considerando Port of Spain come città, consideriamo l'idea che una volta Port of Spain era solo un piccolo agglomerato, un villaggio di pescatori alle foci del fiume St. Ann. Eppure è cresciuta e diventata un agglomerato grande e complesso, una grande conurbazione di tante idee complesse. L'architetto italiano Aldo Rossi, un architetto del 20esimo secolo morto alla fine del secolo scorso, fece una dichiarazione importante. Disse che l'architettura è la creazione della città nel tempo. Credo sia una grande dichiarazione, perché parla, da un lato, della produzione individuale e realizzazione di un oggetto -- l'architettura -- e parla dell'architettura come forma di produzione culturale, come qualcosa che parla ad un problema o parla alle idee che sono più grandi della somma delle parti di un edificio, e si collega alla città. Suggerì anche che è un processo dinamico e in costante evoluzione. E credo sia una cosa importante da capire, che fa anch'essa parte del programma. Non ha niente a che fare con il visivo, ha a che fare con il programma. È come si evolve, quali sono le dinamiche, quali sono le componenti, quali sono gli elementi che contribuiscono al dipanarsi e alla creazione della città? Parla anche del fatto che la città può essere immaginata. Nello stesso modo in cui concepiamo e immaginiamo uno spazio o un edificio, possiamo concepire e immaginare una città. Si collega all'idea dell'individuo e della collettività. È quel collegamento -- dall'individuo alla collettività, l'idea della civitas, l'idea di società -- che credo sia un assioma molto importante per capire come il design può infiltrare e come il design può generare cambiamento. Queste sono immagini di come Port of Spain si è evoluta su un periodo relativamente breve di 200 anni, da un piano coloniale sviluppato seguendo ordinanze inviate dal Re di Spagna, chiamate Leggi delle Indie. Molte città dei Caraibi dell'America Latina sono basate su queste leggi. Era un gesto, era un singolo design che sistemava i bisogni e le esigenze di chi fondava città e colonie. E si è esteso, e nel tempo, con lo sviluppo del commercio a Trinidad, la città si allargò, e crebbe, e iniziò ad appropriarsi sempre di più del paesaggio circostante, finché crebbe fino a quello che è oggi, o quello che vediamo della città di Port of Spain. Ma come sappiamo, quel processo è cresciuto anche su larga scala. Vediamo l'evoluzione e lo sviluppo di questa grande conurbazione che va da Port of Spain verso Ovest e fino ad Arouca a Est e sembra continuare. Ci siamo evoluti in concetto o idea che va molto oltre il piano delle Leggi delle Indie. Si è trasformato in un sistema complesso e una matrice di infrastrutture e questioni complesse, questioni che, per molti versi, hanno portato a molti problemi. Hanno portato a tanti problemi infrastrutturali. Ed è in comune con tante altre città del mondo. Le città del mondo si stanno espandendo, allargando, subiscono lo stesso tipo di sviluppo che subiamo noi al punto che la Port of Spain originale e il centro di Port of Spain che prima rappresentavano la città, ora si è trasformato in questa specie di megalopoli, questa distesa, ed è difficile da cogliere. Pensando ai problemi, pensiamo ai problemi infrastrutturali: l'acqua, l'energia, la congestione del traffico, la criminalità, la segregazione, la polarizzazione, la situazione che ci ha portato a quel che è successo di recente con lo stato di emergenza... Talvolta sembra assolutamente insormontabile. Sembra che siamo al punto in cui non riusciamo a controllarlo come possiamo controllare il piano originale. Non lo controlliamo più. È quasi come se fossimo vittime della città, invece di persone che hanno progettato volontariamente la città o formulato la città. Un altro fenomeno paragonabile a questi problemi della dimensione delle infrastrutture è il predominio di quello che chiamerei "tipologie", diversi tipi di sviluppo. Conosciamo tutti lo sviluppo verso l'alto. Questi sono edifici a Hong Kong, le grandi, magnifiche, altre strutture che costa una fortuna costruire. Ma predominano; è quasi come non avere una città senza avere un edificio alto. Sono simboli, sembrano rappresentativi della modernità e dello sviluppo. E il centro commerciale è un altro tipo predominante, un altro tipo prevalente che tutte le città vogliono avere, l'idea che si possano concentrare tutti questi negozi e tutte queste attività commerciali in un punto e creare un ambiente specifico per gli acquisti per comprare ed essere in un luogo specifico in un determinato momento. E poi l'autostrada, l'idea di tagliare i paesaggi per aumentare la velocità con cui andare da un punto a un altro. E poi abbiamo anche lo sviluppo suburbano. Sono tutti tipologie rappresentative dello sviluppo che si è verificato nelle città moderne, a Port of Spain e altre città del mondo. Non c'è niente di male nei centri commerciali, niente di male nelle autostrade, e niente di male negli edifici alti o nello sviluppo suburbano. Quel che è sbagliato è che quel sembra stiamo facendo è privilegiare tipi di edifici o idee di edifici prima di altri modi importanti di concepire o immaginare lo spazio. E le scuole? E i parchi? E se facessimo strade pratiche da percorrere e la gente non sopporta il rumore e il traffico in continuazione? Dov'è questo nell'equazione? Sembra che la nostra concentrazione su questi tipi di strutture, che sono motivate e guidate in primo luogo dal profitto, sono parte di un sistema economico di consumo generano profitto, ecco perché vengono privilegiati, ecco perché vengono privilegiati rispetto ad altri tipi di sviluppo. Ma le scuole, i parchi, elementi della città che erano solitamente molto importanti vengono ridotti e marginalizzati in seguito alla concentrazione su questo tipo di sviluppo. Minano l'integrità della città minano la capacità della città di ospitare interazione sociale, di ospitare tutti, perché sono anche esclusivi. Per lavorare in un ufficio di livello, bisogna essere qualificati, bisogna essere istruiti, o bisogna avere accesso o avere risorse per ottenere le qualifiche o la formazione che permette di avere quel lavoro. Senza queste, lavorate fuori, da qualche parte. Non ci interessa come sono questi posti, andiamo a lavorare altrove e basta. Analogamente, quelle persone che vivevano in città o vivevano e contribuivano alla vita della città vengono spinte fuori perché gli edifici alti le spingono fuori. C'è un premio sul prezzo dei terreni che spinge la gente fuori dalla città. La gente non può andare al centro commerciale se non ha l'auto, perché qui centri, di solito, sono in periferia. Non può andare a comprare niente nei centri commerciali, perché non ha un reddito sufficiente; non spenderà soldi lì. Questo tipo di edifici funziona per settori della società, ma non funzionano per tutti. Nono è equo. Eppure, un'eccessiva attenzione prestata dal governo, dalla società che si assicurano che proliferi questo tipo di edifici, perché è visto come aspetto positivo dello sviluppo -- a spese di tipi di edifici e tipi di programmi che potrebbero avvantaggiare tutti, tipi di programma che incoraggiano l'interazione, che incoraggiano l'istruzione, che incoraggiano le persone a stare con gli atri e incoraggiano il senso di comunità. Questi tipi di sviluppo disperdono la società, la dividono, la polarizzano. Creano gruppi di attività isolati a cui l'accesso dipende da quanti soldi avete in tasca. È una forza polarizzatrice e negativa. Lo vediamo in questa città, e lo vediamo in sempre più città. Quel che finisce per succedere è che finiamo con questa specie di mucchio, come una bomba a orologeria. A un certo punto, il sistema crolla, non è più sostenibile. È come il sistema economico del mondo oggi -- non è proprio un sistema sostenibile, e dobbiamo trovare un modo per sistemarlo. Il design non ha la soluzione, ma può risolvere alcune condizioni in cui vive la gente. Può risolvere alcune circostanze in cui la gente si trova, alcune aree della città da cui la gente è stata allontanata o messa da parte perché non può più permettersi di vivere in centro, e non può partecipare attivamente o pienamente in questo sistema consumeristico, capitalizzato. Dobbiamo cercare di concepire una trasformazione di questi spazi, un'integrazione delle attività che si tengono in questi spazi all'interno di un quadro più ampio, identificare piccole mosse o piccoli gesti attraverso il design o iniziative economiche o iniziative sociali che generano cambiamento e che consentono una trasformazione degli spazi che incoraggiano a facilitano una maggiore partecipazione. Ci sono molti modi per farlo. Mentre potrebbe sembrare complesso guardando le città, guardando invece a parti aggregate di città, sembra insormontabile. Ma se isoliamo atti individuali, modi di vedere individuali e formuliamo un programma, un modo di capire come farlo, allora possiamo avvicinarci al raggiungimento di una specie di cambiamento sociale. Ci sono esempi nel mondo in cui è stato fatto. Barcellona è un buon esempio di città in cui la gente si è seduta e collettivamente e attivamente ha concepito modi per generare cambiamento, e lo ha fatto con successo. Più vicino a noi, a Bogotà, Enrique Peñalosa, il sindaco di Bogotá, quando si è insediato, ha deciso, "Non spenderò miliardi di dollari per creare più autostrade. stanzierò i fondi che ho, e creerò dei luoghi -- parchi che tutti possano usare, spazi pubblici che la gente possa usare." E con la creazione di questi spazi, è venuta sempre più gente. E quegli spazi sono stati molto efficaci nell'incoraggiare la partecipazione, incoraggiare il senso della comunità tra la gente, mettere insieme la gente facendo dimenticare i futili litigi tra le persone, iniziare a fare cose insieme, iniziare a spostarsi per la città insieme e cercare di agire insieme. Ci sono modi per farlo; ci sono esempi. Torna a questa idea di programma. Qual è il nostro programma? Credo che vogliamo creare una società equa. Vogliamo creare una società con una partecipazione equa e e attiva di tutti in cui possiamo smontare queste inibizioni, queste barriere. Possiamo rimuovere lo stigma economico, possiamo eliminare lo stigma della razza, di dove viviamo, di tutti questi fattori e cercare di mettere insieme la gente in modo strutturato e efficace. A Trinidad ci sono tanti esempi. Ci sono molte opportunità per farlo. Questa è City Gate. È l'ingresso della città per decine di migliaia di persone. La gente entra ed esce ogni giorno. Eppure, quello che vedono è abbastanza squallido, orrido, grigio, inospitale e talvolta insicuro per tutto il traffico che arriva da tutte le parti. E quello spazio da City Gate su verso Indipendence Square potrebbe essere una meravigliosa esperienza, con un paesaggio, con la sistemazione giusta di quelle strutture e servizi di cui la gente avrebbe bisogno e a cui piacerebbe. Potrebbe diventare uno spazio civico molto importante. Questo è il Prado a Havana. Non è solo un'idea di come potrebbe essere disposto quello spazio in modo che il movimento da e verso la città tutti i giorni diventi una transizione edificante molto importante dal maxi taxi al posto di lavoro. A San Fernando abbiamo il lungomare, che è una parte molto bella del paesaggio in questo paese, ma è completamente trascurato. Ci sono esempi bellissimi di architettura del 19esimo secolo che formano spazi bellissimi. Dobbiamo guardare quelli spazi, dobbiamo appropriarcene, dobbiamo definire un uso di quelli spazi che incoraggi qualunque tipo di attività: spazi per esibizioni, spazi per giochi dei bambini e imparare che va bene ed è divertente stare insieme alla gente, spazi per persone per qualunque tipo di attività che la gente ama fare, che la gente ama fare insieme e che giova alla società e incoraggia l'interazione, indipendentemente dalla situazione sociale o economica, o spazi perché la gente possa riflettere, parchi, spazi perché la gente possa sedersi e rilassarsi. Ci sono tanti modi per farlo, modi per far crollare quelle barriere. Lo possiamo fare con un linguaggio architettonico. Possiamo guardare come sono sistemati gli spazi per buttare giù divisioni e barriere tra l'interno e l'esterno, tra le superfici verdi e quelle dure e cercare di generare spazi che incoraggino l'interazione, incoraggino la gente a fare cose insieme e incoraggino il senso di comunità. Dobbiamo incaricare il governo, dobbiamo fornire esempi agli sviluppatori, alla gente per mostrare che quel beneficio potrebbe non essere misurato in ritorno finanziario sugli investimenti, ma il beneficio sociale per noi tutti è incommensurabile nel lungo termine. Se lo facciamo, credo possiamo dimostrare -- e abbiamo dimostrato in passato che i designer hanno la capacità di farlo -- credo che se possiamo farlo, possiamo dimostrare che la società è una comunità inclusiva, e che se tutti sono inclusi, se tutti sentono di appartenervi, abbiamo molte più probabilità di assicurare un futuro sostenibile. Grazie.