Non sono una persona che legge i necrologi ma talvolta mi capita di trovare soprattutto nel New York Times alcuni titoli che trovo davvero interessanti come "Mastro di lampadine" oppure "Una volta nota come la rivale di Shirley Temple" o "Il pioniere del succo congelato." Inizio così a collezionare e assemblare tutti i necrologi possibili, di seguito seleziono da questi i titoli che ritengo i più provocanti, intriganti, divertenti o banali. È un po' come una sorta di mausoleo. Di norma quando si vede un qualcosa che commemora i defunti questo appare sotto forma di elenco, giusto? Si ha l'elenco dei nomi. In questo caso non si ha l'elenco dei nomi. Ci sono queste frasi fluttuanti inerenti alla memoria di qualcuno. Perché non importa chi fossero, bensì ciò che hanno fatto. Penso che a suo modo si tratti di un'opera esistenziale. È come se appartenessimo tutti ad un medesimo linguaggio, in un certo modo, non siamo solo un organismo che si nutre... sin dagli esordi, comunichiamo con le persone. Noi siamo il modo in cui ci comportiamo e come interagiamo, noi siamo la lingua. Per me ciò che conta non è tanto quello che si vede durante la mostra, bensì quello che si succede dopo, come la percezione della realtà possa cambiare. La prossima volta che la gente aprirà un giornale, cercherà necrologi per vedere se le frase sia divertente, intrigante o originale, e poi le persone che sono connesse a questo lavoro collezioneranno questi necrologi nelle loro menti e forse io farò lo stesso, ed il mio necrologio sarà "Il più grande collezionista di necrologi al mondo."