(musica di suspense) Questo è finito? Penso di sì, ma finito in che senso? (ride) - Già. Il testo ha questa illusione del comprensibile. KAMEELAH JANAN RASHEED ARTISTA (rumore di carta) Anche se leggi qualcosa una volta non significa che l'hai capita. Mi piace giocare con la lingua e rendere qualcosa molto comprensibile o molto oscuro. E incoraggiare le persone a cercare di capire qualcosa. È proprio un invito. Vieni, pensa con me. KAMEELAH JANAN RASHEED: SUL FILO DELLA LEGGIBILITÀ (fruscio di carta) Sei l'archivista della famiglia? Beh, sì. In tutta la mia famiglia Sono la più portata all'organizzare. Ogni volta che vado a casa rubo qualche foto. Mio padre si è convertito all'Islam all'inizio degli anni '80. In pratica imparava l'Islam scrivendo a macchina questi appunti. (rumore di tasti di macchina da scrivere) Fotocopiava parti di testi religiosi che poi incollava su un foglio e vi aggiungeva degli appunti. Riuscì a cogliere il senso delle cose attraverso questo leggere e rileggere. Era meraviglioso perché io riflettevo su questa idea di rispondere a un testo. Un testo in sé non è mai finito, quando leggiamo qualcosa di nuovo, prendiamo nota o sulla pagina oppure nel cervello, e in pratica creiamo letteralmente dei testi nuovi. Questa collaborazione attiva tra il lettore e lo scrittore, il testo non è lì per offrirci un significato definitivo, ma è lì per invitarci per coinvolgerci. (fruscio di carta) Se pensi a (ride) mio papà e alle sue note, ciò che lui fece per studiare in sostanza è la mia pratica artistica.