Vorrei portarvi in un luogo
dove l'essere umano non dovrebbe stare:
l'interno di una tana di un orso.
(Risate)
Nella maggior parte delle persone
gli orsi stimolano una certa reazione
il che è abbastanza normale.
In centinaia di migliaia di anni
di competizione per l'evoluzione
abbiamo imparato
che orsi e altri predatori,
sono animali da evitare.
Il mio amico Corey Arnold ha fatto
questa foto per il National Geographic,
e la mia faccia non si vede,
ma vi garantisco
che ho un'espressione di terrore.
Non ero felice di essere qui
con questo orso,
e nemmeno lui era contento di avermi lì.
Questo orso aveva bisogno
di una nuova batteria nel collare GPS.
E così, per farlo,
(Risate)
sono dovuto arrivare
a un paio di metri dall'orso,
con una siringa
sull'estremità di un bastone
e fargli un'iniezione.
Ecco, negli USA diciamo
"Non stuzzicare l'orso che dorme",
ed è letteralmente ciò che stavo facendo.
(Risate)
Per mia fortuna, è andato tutto bene.
Sono riuscito a cambiare la batteria
e sono stato ancora più fortunato
a uscire dalla tana tutto d'un pezzo.
Molti biologi che si occupano
di fauna selvatica hanno storie simili,
sia che stiano lavorando
con animali pericolosi
o in condizioni che possono
essere davvero pericolose:
freddo artico che ti spezza le ossa,
o caldo torrido nel deserto.
A volte è un lavoro davvero impegnativo.
E oltre a tutte queste sfide,
c'è anche da occuparsi di cose noiose
come preparare documenti,
rapporti, ricerche, ed elaborare dati.
Per superare tutto ciò,
c'è una cosa irrinunciabile
per i biologi naturalisti,
cioè la passione.
La passione è ciò che ci aiuta
in queste esperienze,
e ci aiuta anche a combattere una lotta
che sta diventando davvero impari.
Io sono cresciuto nel Montana,
un posto fantastico per un bambino
innamorato degli animali,
circondato da animali selvatici.
E in particolare, vicino a casa mia
ci sono dei laghetti
dove andavo con i miei fratelli,
e catturavamo rane, tartarughe e bisce,
e andavamo a caccia
di ogni tipo di animali.
In particolare,
c'è una specie di rana, la rana leopardo,
che si riproduceva in grandi numeri,
e in un'estate ne potevamo
vedere migliaia di esemplari.
Poi, nell'arco di pochi anni,
sono passato dal vederne migliaia,
a non vederne nemmeno una.
E da bambino,
testimoniare una tale estinzione locale
è stata davvero dura per me.
Era un animale che mi aveva
portato un sacco di gioia,
mi aveva insegnato molto sulla natura,
e all'improvviso era sparito.
Nella mia testa
l'estinzione era qualcosa
limitata ai dinosauri,
e vederla succedere a un animale che amavo
è stato per me davvero sconvolgente.
Mi resi conto che la natura non è eterna
ma è qualcosa che dobbiamo proteggere.
Ma torniamo al presente.
Eccomi qua, a 30 anni.
Riecco lo stesso orso,
una volta tirato fuori
e cambiato il collare.
Lavoro con gli orsi da circa otto anni
e ho anche parlato a un piccolo
show con Great Big Story
chiamato "Mission Wild".
In quel periodo
ho incontrato molti biologi
che lavorano con animali selvatici
ho visto le specie con cui lavorano
e molti aspetti della protezione
delle specie selvatiche.
Voglio raccontarvi
un po' delle cose che ho imparato.
Cominciamo dal pangolino,
no, non pinguino: pan-go-li-no.
Sembra un Pokemon, ma è un animale,
ve lo garantisco.
(Risate)
Sono davvero carini.
Vivono nel sud-est asiatico e in Africa,
e la loro caratteristica principale
è questa armatura di squame,
fatte di cheratina.
Quando si sente minacciato,
il pangolino si appallottola,
e nemmeno i predatori più grandi
riescono a rompere questa difesa,
che è davvero efficace,
e quindi non hanno predatori naturali.
Ma sfortunatamente, le stesse squame
valgono più dell'oro sul mercato nero
perhé usate nella medicina tradizionale
cinese e nel sud-est asiatico.
Se tralasciamo l'importanza
della cultura e delle tradizioni,
semplicemente non ci sono abbastanza
pangolini per soddisfare la domanda,
ma vengono uccisi
a centinaia di migliaia.
Ogni anno centinaia di tonnellate
di pangolini vengono uccisi per questo.
C'è un'immagine raccapricciante
di Paul Hilton,
un fotografo ambientalista,
che mostra migliaia di pangolini morti,
buttati via dopo che sono stati
privati delle squame.
Capite che è un problema enorme.
E insieme a tigri, elefanti e rinoceronti
sono tra le specie che stiamo
portando all'estinzione
attraverso il commercio illegale.
Non sappiamo quanti
pangolini sono rimasti,
quindi questa specie potrebbe sparire
anche entro i prossimi 10 anni.
Si stanno facendo molte cose
per i pangolini.
Uno dei gruppi con cui sono riuscito
a lavorare per un po'
è il Gruppo di Lavoro
per il Pangolino Africano:
hanno un modo davvero originale
di verificare il mercato dei pangolini
nell'attesa di un cambiamento
culturale nella domanda.
Organizzano delle trappole,
facendo finta di essere acquirenti
di squame di pangolino.
O meglio, di pangolini vivi.
Organizzano un incontro
con i bracconieri.
Quando arrivano i bracconieri,
li arrestano immediatamente,
E questi si ritrovano
con condanne davvero pesanti,
a volte più di dieci anni di carcere.
Il pangolino viene confiscato
e portato in ospedale.
Spesso questi pangolini
subiscono torture terribili
mentre sono nelle mani dei bracconieri,
e quindi devono riprendersi
da traumi fisici e psicologici,
e ci può volere un po' di tempo.
Devono anche tornare a imparare
cosa vuol dire essere selvatici.
Io sono riuscito a stare un po'
con questo esemplare
che si trovava in quella fase,
e stava re-imparando
a cacciare formiche e termiti.
Quando il processo sarà terminato,
ma credo che non lo sia ancora,
verrà rilasciato nel suo habitat,
e un biologo del Gruppo di Lavoro
per il Pangolino Africano
monitorerà la sua situazione.
Attraverso questo processo
si sta imparando molto
sul comportamento di questo animale.
E, soprattutto, i bracconieri
e le organizzazioni criminali
alle loro spalle stanno capendo
che la gente è davvero preoccupata
e che non possono continuare
a catturare i pangolini
senza conseguenze.
Stanno anche diffondendo informazioni
su un animale del quale non si sa molto.
Passiamo ora a un animale
con il quale ho lavorato tanto,
l'orso polare.
Gli orsi polari sono animali
incredibilmente carismatici.
ne abbiamo sentito parlare tutti.
Ma sfortunatamente sono molto colpiti
dalla crisi climatica globale.
Gli orsi polari dipendono
dal ghiaccio marino.
Il che significa che si affidano
al ghiaccio per tutto.
Ma, soprattutto, lo usano
come piattaforma per la caccia alle foche.
Senza il ghiaccio non possono
cacciare le foche,
e sono costretti al digiuno
sulla terra ferma
nell'attesa che il mare torni ghiacciato.
I periodi di digiuno
sono sempre più lunghi,
e di conseguenza gli orsi polari
sono sempre più denutriti,
e orsi denutriti
significano cucciolate più piccole,
meno cuccioli,
e si iniziano a vedere morie di adulti.
Alcuni dei maggiori esperti
di orsi polari
pensano che sia possibile
che la specie si estingua entro 100 anni
se le cose non cambiano.
Quindi è come dire che i miei nipoti
potrebbero crescere in un mondo
senza orsi polari,
una cosa davvero devastante.
Per fortuna si sta facendo
qualcosa per questa specie.
Mentre cerchiamo
di affrontare la crisi climatica,
ci sono dei problemi
che stanno colpendo gli orsi polari
sui quali possiamo lavorare.
E io ho potuto lavorare
a uno di questi progetti
con la Brigham Young University
e il Polar Bears International,
dove abbiamo cercato modi
per proteggere gli animali
che decidono di farsi la tana
e di fare crescere i cuccioli
vicino a piattaforme petrolifere.
Il progetto si è sviluppato
nell'Alaska del nord,
che, se non ci siete mai stati,
è un luogo davvero inospitale.
Ho visto temperature
di -55 gradi centigradi.
Con il vento, diventa ancora più freddo.
Mi sono venuti i geloni
su quasi tutte le dita,
e una volta mi si è anche
congelato un occhio.
Ho perso la vista.
Ho dovuto affannosamente
premermi le mani sull'occhio
e aspettare che si scongelasse,
cosa che fortunatamente è successa,
ma poi ho avuto uno spasmo per due mesi
che mi ha disturbato davvero tanto,
ma ho recuperato la vista.
Comunque, per fortuna,
sono riuscito a lavorare
in un ambiente incredibile:
sono riuscito a vedere
l'aurora boreale parecchie volte,
ho visto una fauna incredibile,
come il bue muschiato e una volpe artica,
e ovviamente, ho lavorato
con gli orsi polari.
In particolare il nostro progetto
cercava di creare e applicare regole
per gli orsi polari che si stabilivano
vicino a piattaforme petrolifere.
E quelle norme sono state attuate
in modo che le piattaforme rispondessero
dando agli orsi lo spazio che chiedevano
così che avessero la migliore probabilità
di fare crescere i loro cuccioli.
Questa orsa decise di fare la tana
proprio vicino a una piattaforma;
noi abbiamo chiuso tutto
e le abbiamo dato il suo spazio,
lei ha fatto crescere il cucciolo
e lo ha portato sui ghiacci marini.
Ora vi parlerò
del cane selvatico africano,
un altro animale su cui ho lavorato.
È una specie selvatica di cane,
vive nell'Africa sub-sahariana,
e caccia in gruppo.
È incredibilmente bravo.
Non si muove semplicemente in gruppo,
ma ogni animale nel gruppo
ha un ruolo dinamico e tutti
si possono scambiare tra di loro.
Questo cane selvatico,
chiamato anche "cane dipinto",
caccia con successo
nell'80% delle battute.
In confronto,
un branco di leoni porta a buon fine
il 30% delle sue cacce.
È un predatore eccezionale,
il che sfortunatamente
lo mette in diretto contrasto
con un altro bravo predatore,
cioè noi.
La competizione per le prede, le razzie
di bestiame, la distruzione dell'habitat
e il contagio di malattie
dai cani domestici
hanno portato a un enorme declino
nella popolazione di cani selvatici.
Il loro habitat si estendeva
su tutta l'Africa,
e ora sono confinati in poche roccaforti,
e ne sono rimasti meno di 6.000
esemplari in tutto il mondo.
Sono in serio pericolo.
Anche qui, ho lavorato con un gruppo
che fa ricerche davvero interessanti
e affascinanti sul cane selvatico.
E quello che fanno
è prendere i cani da queste roccheforti
dove stanno davvero bene.
Prendono le femmine da un posto
e i maschi da un altro,
e poi li mettono insieme
in un luogo dove vivevano nel passato,
per dare vita a un nuovo branco.
Si tratta di un progetto
per l'espansione del cane selvatico.
Non è così semplice:
non è solo portarli da un luogo all'altro
e metterli insieme
e sperare che diventino amici.
Se si facesse così,
si ucciderebbero l'un l'altro
appena svegli dalla sedazione.
Invece, si usa un metodo
davvero affascinante
per fare in modo che si formi il branco.
E quello che fanno,
dovrete guardare lo show Mission Wild
di cui vi ho parlato,
per vedere l'intero processo.
Comunque, quello che fanno
è prendere ogni femmina e ogni maschio
e strofinarli uno sull'altra,
è il mio lavoro questo.
Quando sono sedati
li si strofina uno sull'altro
in modo che si passino la saliva.
Così si fa in modo
che abbiano un odore
simile a quello degli altri cani.
In questo modo, quando si svegliano,
si riconoscono, oppure vedono
cani che non riconoscono,
ma di cui si sentono addosso l'odore
e così pensano: "OK, forse è un amico.
Magari non lo uccido".
(Risate) (Applausi)
Voi ridete, ma funziona davvero.
e il Gruppo di Difesa
delle Specie a Rischio
e il mio amico Cole,
che lavora a questo progetto,
hanno fatto grandi cose con il loro
progetto per l'espansione dell'habitat.
E questo ci porta a chiederci perchè.
Sì, perché dovremmo preoccuparci
degli animali selvatici?
È il 2019.
Siamo tutti emotivamente esauriti.
Noi abbiamo una capacità emotiva limitata.
Quindi, perché gli animali selvatici?
Perché sostenere i biologi
che si infilano nelle tane degli orsi,
e si congelano parti del corpo
che non sapevano si potessero congelare?
Perché preoccuparsi di un animale
di cui abbiamo imparato
l'esistenza cinque minuti fa?
Penso esistano più risposte.
Ma penso all''ecologia,
per cui ogni animale occupa
una posizione nel proprio ecosistema
e quando lo rimuoviamo dalla sua posizione
si possono avere conseguenze
che non possiamo nemmeno capirle
finché quell'animale non sarà sparito.
Ma dobbiamo anche capire quali effetti
gli animali hanno sulle persone
e come sono importanti
per la condizione umana.
Ci sono spazi selvatici
infinitamente importanti per noi
perché ci insegnano molto
sulle complessità della vita e della gioia
e quegli spazi selvatici non sono più tali
quando li priviamo dei loro abitanti.
Io sono stato fortunato
a crescere in una terra di orsi,
e alcuni dei posti più selvaggi
dove sono stato
ospitavano popolazioni
di orsi davvero numerose.
Quando si cammina in una terra di orsi
è necessario fare molta attenzione
a ciò che ci circonda
e quindi tutti i nostri sensi sono acuiti:
il senso dell'olfatto più sviluppato,
i colori sono più intensi,
l'aria più nitida,
e tutto ciò ci pone
a stretto contatto con la natura
in un modo che non sarebbe possibile.
Io riesco a provare certe sensazioni
solo in luoghi popolati
da animali selvatici.
È qualcosa che crea
un forte legame tra noi e la natura,
ed è infinitamente importante.
Io penso che nel mio ruolo
di essere più intelligente della Terra
avrò fallito se permetterò
che queste specie spariscano
e penso che ci stiamo perdendo qualcosa
che l'evoluzione naturale
ha creato in milioni di anni.
Per me è come perdere le opere
più preziose della nostra letteratura.
Ma per fortuna c'è ancora così tanto
da preservare e proteggere
e non serve essere un biologo per farlo.
Quindi ho un po' di suggerimenti
che possono aiutarvi in questa lotta
per la salvaguardia della natura.
Uno è quello di pensare
a come spendiamo i nostri soldi.
Guardatevi intorno
e non arricchite quelle società
che contribuiscono
a creare questi problemi:
traffico di animali, distruzione
di habitat, cambiamenti climatici.
Fate del vostro meglio
per non dare soldi a quelle compagnie,
e loro si accorgeranno
delle vostre priorità
e cercheranno
di soddisfare i vostri desideri.
Poi, cosa forse più importante,
abbiamo bisogno di politici sensibili
alla salute del nostro pianeta.
Ora abbiamo politici
che potrebbero non capire
la crisi che abbiamo creato
o non cercare di capire,
e li dobbiamo sostituire
con politici che conoscano
e capiscano la scienza.
(Applausi)
Grazie.
(Applausi continuano)
Infine penso che entrare in contatto
con la natura, ricostituire quel legame,
ricostituire il legame
emotivo con la natura
è davvero importante.
Se vivete in città andate al parco.
Se potete, andate
in un parco nazionale.
Se potete, andate in mezzo alla natura.
E quando ricostituirete quel legame,
ricomincerete spontaneamente
a prendervene cura
e spontaneamente prenderete
decisioni per proteggerlo.
Il mio lavoro sarebbe terribilmente
deprimente senza la speranza
ma vedere qui gente che come voi
vuole imparare
mi da speranza per il futuro della natura.
e per il futuro dell'umanità.
Grazie
(Applausi)