Peking House è il ristorante cinese di famiglia a Willimantic, Connecticut, dove ho trascorso quasi 20 anni, prima che la mia famiglia lo cedesse. Io e mio fratello passavamo molto tempo nella stanza sul retro, o, per noi, "l'ufficio". "L'ufficio" non era altro che un ripostiglio, ma lì c'erano i nostri videogiochi. Quello a cui giocavamo di più si chiamava Super Smash Brothers Melee. Per chi non lo sapesse, Super Smash Brothers Melee è un vecchio picchiaduro della Nintendo GameCube. Io e mio fratello passavamo ore e ore a giocarci... Sfidavamo persino i clienti del ristorante! Un giorno, i miei amici mi trascinano a un torneo in zona, dove, su 33 partecipanti, arrivo 13esima. Non male, ma decisamente lontana dal primo posto. Dopo essermi esercitata con giocatori esperti e aver preso appunti da fonti sul web, ho iniziato a partecipare a tornei nazionali. Senza rendermene conto, a 17 anni trotterellavo da una parte all'altra degli Stati Uniti, per un videogioco. Una pacchia, vero? E così, mi sono immersa nell'avvincente community di Super Smash Brothers Melee. di cui faccio parte ormai da quasi dieci anni. Scommetto che al sentire gioco competitivo vi immaginate un ammasso di persone ricurve sui loro portatili. A volte è davvero così, ma più spesso è una scena simile a questa. (Risate) Siccome Smash Brothers Melee è un videogioco alquanto datato, per giocare ci vogliono quelle TV tipo grandi scatoloni. I giocatori sono così appassionati, che si trascinano tutta questa roba anche in aereo, nel bagaglio a mano. (Risate) La community è anche incredibilmente eterogenea. Questa è una foto di Apex, un torneo annuale nel New Jersey. Nel 2013, vi hanno partecipato oltre 1500 persone da 16 paesi diversi. Cioè: gente che da 16 paesi vola in New Jersey. Mica da ridere. Scusami, New Jersey. (Risate) Nelle community di videogiochi, ero conosciuta con il mio gamertag "_milktea", ma nella vita reale ero semplicemente 'Lilian'. A 17 anni ero timida e tranquilla, e spesso a scuola i miei compagni mi prendevano in giro perché ero diversa, asiatica. Alcuni mi prendevano in giro per il mio modo di vestire. Altri mi invitavano fuori per scherzo. Un altro mi ha dato della prostituta cinese. Ma quando ero "_milktea", facevo parte di una community che mi accettava. Notate qualcosa di strano in questa foto? Vedete qualche donna? Quando c'è un grande squilibrio di genere, le dinamiche sociali possono distorcersi. Ricevi più attenzioni di quante ne avresti di solito. [milktea è un angelo] All'epoca, non capivo perché ricevevo tutta questa attenzione. Sapevo solo che era molto meglio di quello che passavo a scuola. [Milktea, ti amo] Questa è tra le mie preferite. [Lady Milktea, sei troppo bella.] [In una classifica di bellezza, da 1 a 10, ti darei 8] [Solo perché ho una cotta per un'altra ragazza da tempo] (Risate) Ma poi, le cose hanno preso una brutta piega. [Perché se la prendono tutti con milktea lol?] [E una troietta.] [Non le piace Smash, cerca solo attenzioni.] Poi, inizi a vedere commenti come questo. [sei famosa solo xké sei il sogno erotico dei nerd] [Lo succhi a qualche Smasher] Negli anni, ho metabolizzato tutto e proiettato questi atteggiamenti su altre donne. "Oh, ma perché è così femminile? Gioca davvero ai videogame?" Mi mancava la voce, mi sentivo ribollire dentro e alla fine ho smesso di frequentare la community di Smash del tutto. Qualche anno dopo... Trovo il mio primo lavoro a New York. Qui mi rendo conto che i comportamenti sessisti non devono essere la norma. Ma me ne sto comunque tranquilla, sulle mie. Parlare in pubblico? Mai e poi mai, dicevo. (Risate) E poi appare questo commento sulla mia bacheca di Facebook. [Non prendertela con la community di Smash per le cattiverie sul web] [Siamo ben contenti di avere delle donne] Giuro che in quel preciso momento, la timidona che c'era in me si è come dissolta. Ho iniziato a scrivere blog sulle mie esperienze e sui problemi vissuti nella community e con mio stupore, l'effetto è stato virale. Un noto sito di picchiaduro ha letto un mio post e Polygon, un sito di videogiochi, mi ha procurato un lavoro. Si è così venuto a creare The New Meta, un panel nel NYU Game Center di cui sono co-fondatrice e moderatrice. Abbiamo coinvolto un sacco di donne di diverse community per parlare di discriminazioni di genere nel mondo dei videogame. Ma lo scopo del panel era sensibilizzare, senza schierarsi contro gli uomini. Da donna, ero un po' di parte e persino misogina contro il mio stesso sesso. A volte, quando siamo immersi in un ambiente per molto tempo, diventa difficile distinguere ciò che è normale da ciò che è pericoloso. Alcuni giocatori fanno cattiverie gratuite, alcuni non si rendono nemmeno conto di continuare a discriminare. È più produttivo mettersi nei loro panni che ignorarli completamente. Iniziate una conversazione. Smantellate questi comportamenti, anche se vi sembrano più che ovvi. E vi prego, dimenticatevi i toni accusatori. Se fossi stata isolata come nerd sessista, oggi non sarei su questo palco a parlarvi. E sorpresa-sorpresa... ho scoperto che c'era voglia di cambiare e di aiutarsi. [Come si fa a trattare le ragazze come i ragazzi? [Faccio del mio meglio, ma gradirei dei consigli.] Ogni volta che avevo dubbi, ecco che ricevevo commenti, tipo: [Sono arrivate delle nuove 'Smasher' grazie a te] Quest'esperienza mi ha fatto capire che il mio silenzio fomentava il maschilismo nel mondo dei videogame. Nessuno è perfetto. E facile e fuorviante assorbire i pregiudizi e non uscirne più. Parlandone apertamente, si impone a se stessi e agli altri di rivalutare le proprie azioni e percezioni. Abbiamo tutti una voce. Bisogna usarla, e in modo responsabile. Non solo potrete portare il cambiamento, ma anche permettere agli altri di farlo. Grazie. (Applausi)