[Art21 "Extended Play"]
Sono una persona nervosa
e stavo scrivendo un personaggio femminile
attraverso la sua memoria
e le sue storie.
Era una sorta di esperimento,
scrivere dal punto di vista
di qualcuno che non sono,
qualcosa che è sicuramente
pieno di insidie. [RIDE]
["Chris Ware: Qualcuno che non sono"]
Quand'ero alla scuola d'arte,
mi dissero che non potevo disegnare
le donne.
Praticamente si esclude un'intera metà
dell'umanità così.
Ricordo distintamente che un professore
mi disse,
"Se disegni le donne, le stai colonizzando
con i tuoi occhi."
Quindi non disegni le donne e così
ti mantieni fedele a una sorta
di esperienza che solo tu hai avuto?
O cerchi di espandere la tua comprensione
e l'empatia verso gli altri esseri umani?
In quanto scrittore bianco,
come posso anche solo pensare
di poter scrivere dal punto di vista
anche solo di un'altra persona.
Quello che sto cercando di fare
disegnare il gesto di una donna
che sposta leggermente
i capelli dagli occhi,
ma adesso sembra più che abbia
mal di testa.
Joanne Cole si comporta in modo strano
con la ragazza più giovane,
perchè pensa che ci sia una possibilità
che lei sia imparentata con la ragazza
perché è persa nei suoi ricordi
e pensieri--
ma non è ancora chiaro al lettore.
Quindi sto provando a bilanciare
alcune emozioni qui.
Sto provando a farlo sembrare autentico
e non solo un mucchio di sciocchezze--
o recitato male.
Questo personaggio in particolare è
una maestra delle elementari afroamericana
che insegna in una scuola privata
negli anni '60 e '70.
Spero di stare considerando
alcune delle complessità
che una sensazione leggermente insolita
potrebbe aver sollevato.
Scrivere una storia così
mi mette molto a disagio.
Sto facendo la cosa giusta
o quella sbagliata?
È una questione di empatia?
Sto inserendo cose che non capisco?
Eccetera.
È una questione complicata
per uno scrittore.
[WARE]
-- Grazie per la cena.
[MARNIE WARE] -- Prego.
[LAUGHS]
[CLARA WARE] --Plop!
[CHRIS WARE] --Plop.
Molti dei miei insegnanti cercavano
di far trovare a me e ai miei compagni
un'unica cosa che ci interessasse
perché poi scrivessimo su quello.
Io non ho mai voluto farlo.
Volevo poter scrivere di tutto--
qualsiasi cosa--
perché la vita è questo.
[RISATE]
--Non ho idea del mio aspetto
mentre mastico
--ma sono sicuro di non volerlo sapere.
Sta a me, in quanto artista,
provare a decidere
quanto posso cercare di provare
attraverso un'altra persona
senza però cadere
in sentimentalismi o falsità.
In qualche modo devo cercare di ampliare
i miei confini e la mia comprensione
di come provo i sentimenti di altri
durante la mia attività.
E c'è il rischio di fallire miseramente,
ma è un rischio che si deve correre.
Alla fine, l'arte è cercare di capire
se le emozioni che stai provando
sono le stesse che sto provando io.