Vi chiedo un favore, il primo di oggi. Pensate all'ultima volta che siete stati in un museo e vi è piaciuto. Ve la ricordate? Alcuni di voi saranno andati per motivi artistici. C'è questo momento speciale, intimo, quasi mistico, in cui sedete davanti a un'opera d'arte, le parlate ed essa vi risponde, e la vostra vita si arricchisce, e uscite dal museo diversi da come siete entrati. Ci sono molti altri motivi per cui alla gente piacciono i musei. Il senso di comunità. Uno dei motivi principali per cui si va al museo è perché si vuol condividere questa passione per l'arte con gli altri. I pensionati che partecipano ai Friendship Party dei musei rientrano in questa categoria. Come i giovani che vanno per divertirsi. È uno dei motivi principali per cui la gente va al museo. O l'amore! Molti di voi - Scommetto che alcuni di voi non lo ammettono - ma molti di voi sono andati al museo coi loro cari, con persone che volevano impressionare, dimostrando loro di essere intelligenti. Con frasi come: "Guarda, questo è un Caravaggio". È molto importante. I musei sono molto romantici, davvero. Oppure quando arriva vostra zia Susie da Parigi. Arriva a Vienna e volete mostrarle la città. Dove andate? Ma è ovvio, al museo. "Vedi, zia Susie, questo è il museo, bla, bla, bla". Un motivo molto semplice per cui la gente va al museo è il tempo atmosferico. (Risate) Molti curatori, storici dell'arte e direttori di musei non ne sono felicissimi, ma quando fa molto freddo, piove molto o fa molto caldo, i musei sono sempre pieni. Questo è un nostro post su Facebook di quest'estate. Volevamo solo mostrare alla gente che temperature c'erano a Vienna. All'esterno c'erano tra i 36 e i 38 gradi, mentre nel Kunstkammer ci sono sempre, e intendo sempre, 20 gradi e mezzo. (Risate) Quindi capite che è uno dei motivi. Tra il 20 e il 25% dei visitatori dei musei di tutto il mondo sono bambini. Perché la gente viene al museo con i figli. Io ho portato i miei due nipoti e la mia nipotina - di tre, sei e nove anni - al Kunsthistorisches Museum solo tre settimane fa, e abbiamo preso un sacchetto di animali di plastica - quelli che adesso hanno tutti - e abbiamo cercato animali lì intorno e poi provato a fotografare i nostri assieme a quelli veri. Si sono divertiti, e quella di sei anni l'ha pubblicato su Facebook. Quindi, se vi comportate nel modo giusto con i bambini, loro adoreranno i musei. I bambini adorano dipingere. I bambini sono i primi ad apprezzare questo momento in cui i musei si distinguono per creatività. Tutti gli artisti, ovviamente, vanno al museo perché vogliono studiare l'arte. Moltissime persone, che vogliono solo essere creative, ed essere illuminate dalla creatività secolare e millenaria, ovviamente, vanno al museo. I genitori vanno al museo per far riposare i bambini. Questa è una foto datata intorno al 1870. In Gran Bretagna i musei e la fotografia si diffusero molto presto. Molti musei sono poco illuminati perché le opere non tollerano molto la luce. Dopo circa 30 minuti in un luogo molto buio - lo noterete presto - il vostro corpo vi dirà di addormentarvi. Per cui troviamo continuamente dei bambini sdraiati da qualche parte, che dormono, al museo, mentre i genitori si godono il tempo libero. (Risate) Forse a qualcuno di voi piacciono i cani pazzi. I musei sono pieni di animali pazzi degli ultimi 5.000 anni. Insomma, i motivi per andare sono molti. Ma innanzitutto, perché vi parlo di musei? I musei sono strutture molto antiche, molti sono nati prima di ospedali, prigioni, del Parlamento, a volte anche delle università, spesso prima delle scuole. Sono molto antichi. Se parliamo di futuro, ovviamente dobbiamo conoscere il passato. Ecco perché stiamo parlando di musei. Il secondo motivo è personale. Lavoro in un museo. È sicuramente un incredibile privilegio. Lavoro letteralmente sotto - Lavoro letteralmente sotto Rembrandt, sotto uno dei suoi ultimi autoritratti. Eccolo qui - uno degli ultimi autoritratti. Ecco dove lavoro. (Risate) Rembrandt è sopra di me, poi abbiamo Rubens, Velázquez, e - no, Velázquez è da un'altra parte - abbiamo Vermeer. È un grandissimo privilegio lavorare qui. E in realtà, per pura coincidenza, oggi, il 17 ottobre, ma del 1891 - ossia 124 anni fa, ha aperto questo posto. Non possiamo far finta di niente. Stiamo pensando al passato, al presente e al futuro dei musei. L'anno prossimo festeggiamo il centoventicinquesimo anniversario, ecco perché ci domandiamo insistentemente quale vorremmo che sia il ruolo dei musei nella società, e quale può essere. Certo, quando il museo ha aperto, il mondo era completamente diverso. Siamo nel 1891. Questo è un dipinto della cerimonia d'apertura, con l'imperatore Franz Joseph, che sembrava quasi aprire al pubblico la sua collezione privata. Non è stato il primo museo della storia. I musei sono nati circa 200 anni prima, a fine Seicento, poi nel Settecento, in epoca Illuminista, ne hanno aperti altri con lo scopo di istruire la gente. Era un'iniziativa atta a coinvolgere più gente possibile. Il concetto base era, a quanto si diceva: "Beh, questa è arte suprema, ci fa conoscere benissimo il passato; voglio donarla a tutti. Tutti dovrebbero avere accesso a questi luoghi". Allora aprì il British Museum nel 1753, in pieno Illuminismo. Il Louvre aprì nel 1793. In un periodo di rivoluzione. Si pensava letteralmente: "Forza! Qui c'è un tesoro incredibile, entrate e condividetelo con noi". Poi i tempi sono cambiati, per cui alcuni degli altri musei aperti nei decenni successivi partivano da idee in qualche modo diverse. Forse era più un: "Io ho il potere, e ti do l'opportunità di vedere le mie opere, per un po'". Come questo, l'Altes Museum di Berlino, del 1830. O questo, il Metropolitan Museum di New York, del 1870. Quest'ultimo è molto interessante. Innanzitutto, ha 10 milioni di visitatori l'anno. 10 milioni di persone visitano questo museo con opere di grandi maestri. Poi, è il museo più grande del mondo, e quello che fanno - tutti vedono quello che fanno. E di sicuro è un luogo chiave per la filantropia. Gli americani hanno inventato la filantropia. Quindi non è solo il potere che esercita il principio "Io ho la conoscenza e la do anche a te, così anche tu sarai colto". C'è anche un aspetto di filantropia che dice: "Ho troppi soldi sul mio conto, ne voglio dare una parte ad altre persone perché possano vivere questi momenti incredibili e preziosi". Che cos'è cambiato? Siamo nel 2015, abbiamo fatto un salto nel futuro. Cos'è cambiato da allora? Beh, le persone che avevano aperto quei musei, all'epoca, sono scomparse. Sono cambiati l'intero sistema politico e l'intera struttura societaria. La globalizzazione è un elemento cruciale in termini di autenticità. Se globalizzazione significa anche che tutto è accessibile dovunque, il vero Bruegel è accessibile solo in questo posto. Il vero Gauguin, Picasso, o chi volete, è accessibile solo in un posto. Questo va in parte contro la globalizzazione. Certo, il turismo è cambiato, l'immigrazione è cambiata. Oggi ci sono le Nazioni Unite, che nel 1984 hanno detto: "Ognuno ha il diritto di partecipare liberamente alla vita culturale della comunità, per apprezzare le arti, e per usufruire del progresso scientifico e dei suoi vantaggi". Questa è la Dichiarazione dei Diritti Umani delle Nazioni Unite. È sicuramente importante. Queste persone hanno pensato che è importante avere accesso all'arte per vivere una vita libera. L'immigrazione, il turismo, molte cose sono cambiate negli ultimi decenni, dopo l'apertura di questi grandi musei. Il numero di visitatori è aumentato sensibilmente. Il numero di musei che hanno aperto è aumentato sensibilmente. Il 90% dei musei europei ha aperto dopo la seconda guerra mondiale. È una crescita importante, ecco perché ve ne parlo. Per questo riteniamo i musei parti fondamentali della nostra società. Bene, questo è il passato, il modo in cui siamo arrivati qui. Ma qual è l'argomento chiave al giorno d'oggi? Qual è la sfida? Quali sono le domande che ci poniamo, alle quali proviamo a rispondere oggi? Il primo è l'accessibilità. Chi può entrare in un museo? In molti Paesi, i musei sono gratuiti. In ancora più Paesi, i musei magari non costano tantissimo, ma per l'ingresso si pagano tra i 15 e i 25 euro. Quindi non è gratis, è un piccolo investimento. Forse paragonato a un cinema con popcorn e Coca Cola di piccole dimensioni, non è tantissimo, ma è sempre un piccolo investimento. E cosa dire di chi è seduto a Linz, entra nella pagina web del Metropolitan Museum di New York e guarda un'opera d'arte da lì? Sono anche loro dei visitatori. Anche loro vogliono gustare l'arte. Questo è un elemento, una piccola parte, di un dipinto molto famoso del Kunsthistorisches Museum, dal titolo "La torre di Babele", di Pieter Bruegel il Vecchio. È grande più o meno così, e se vi trovate di fronte, provate qualcosa. È un dipinto incredibile. È antichissimo - ha quasi quattrocento anni. Sin da subito ha avuto una fama enorme, tuttavia, se andate su Google Art Project, vedete cose che non si vedono quando l'avete di fronte dal vivo. Il contributo della tecnologia è la possibilità di guardare il vostro computer dovunque, potete assaporare quest'opera forse meglio di quanto possiate dal vivo. È strano da dire, l'autentico contro il non autentico, ma è qualcosa che cambierà il mondo dei musei drasticamente in futuro: dove le persone possono accedere ai musei, come vengono organizzate le mostre. Su questi temi la tecnologia, così come la capacità delle persone di accedere da qualsiasi parte del mondo, cambieranno ciò che facciamo. Un'altra cosa che cambia sono le aspettative della gente. Come ho detto prima, qualcuno viene per passione, qualcuno per il cibo, qualcuno per gli animali. Il 45% di chi va alla Tate Modern lo fa per motivi sociali. Questo è Chris Dercon, allora direttore del Tate Modern, uno dei luoghi più di successo d'Europa, in cui sono rimasti un po' demoralizzati quando hanno scoperto che il 45% del loro pubblico viene per motivi sociali perché hanno messo insieme tutta quest'arte, lavorano molto sull'organizzazione e sui vari aspetti del museo, ma qualcuno continua ad andarci solo per uscire con gli amici. È un dato di fatto, che va affrontato. Creiamo degli spazi aperti. Creiamo dei luoghi che invoglino a venire e a condividere bei momenti con gli amici. Altro elemento significativo è il background culturale, storico, linguistico e religioso. Se confrontiamo il mondo d'oggi con quello di cinquant'anni fa, le cose sono cambiate. Chi può sapere, oggi, perché questo signore - che per la cronaca è Massimiliano I, sovrano di un grande impero - Perché tiene in mano un melograno? Probabilmente non è mai stato in Israele o in Medio Oriente per poterlo prendere. Che cosa significa? È difficile trovar qualcuno che lo sappia. La signora in alto - La trovo un'immagine veramente toccante. Sta morendo, o è già morta. Alcuni di voi, forse, non hanno capito che è Cleopatra. Come mai non avete capito che è lei? Probabilmente perché pensavate che Cleopatra avesse i capelli neri. Beh, all'epoca la dipingevano con i capelli biondi perché credevano che stesse meglio così. Chi può saperlo oggi? Chi non avrebbe paura di una donna con una spada accanto a una testa mozzata? E che cos'è la vicenda di Giuditta e Oloferne? È un episodio conosciuto? No, non lo è. Quindi quello che musei e gallerie devono fare ora è essere più smart e più preposte ad aiutare la gente a comprendere queste immagini, aiutarla ad avere accesso a queste incredibili opere d'arte delle quali per molti secoli la gente ha saputo il significato, poi però le cose sono cambiate. La divinità più suprema che rapisce una donna trasformandosi in una nuvola. Ok, ma bisogna sapere di cosa si tratta per capire il quadro. O forse non è obbligatorio, ma può comunque essere interessante. Tutta questa - tutta questa iconografia religiosa che si trova nei musei è difficile da spiegare a moltissimi di coloro che frequentano i musei. Dato che il 50% dei turisti proviene da culture completamente diverse, ci vuole del tempo, ci devono dare del tempo per spiegare loro chi tortura chi, e perché, alla fine, questo povero ragazzino deve indossare un vestito da donna. Ve lo dico dopo. Quando furono scritte le linee guida del Kunsthistorisches Museum di Vienna, intorno al 1870, dicevano, in breve: "Quando entri, ti devi sentire piccolo e insignificante". Gli architetti sono stati bravissimi, per cui funziona ancora oggi. E ci sono in effetti molte barriere che il pubblico deve superare. Ci sono quelle fisiche. È difficile entrare per chi ha problemi a camminare. È difficile entrare per chi è su una sedia a rotelle. È difficile accedere all'arte per gli ipovedenti, o per gli ipoudenti - per altri tipi di arte. Per questo in tutto il mondo, tutti i musei e tutti i curatori stanno lavorando molto duramente per ridurre le barriere, per dare alle persone un accesso più facile a questi musei. Le barriere non sono solo fisiche, c'è anche la barriera del pensare: "Sono abbastanza intelligente"? Se entro con la zia Susie di Parigi, e lei mi chiede qualcosa come: "Che cosa pensi del Rinascimento"? Proverò vergogna se non so molto del Rinascimento? È probabile. Questa è un'altra grande sfida dei musei di oggi, ridurre le barriere, rendere le cose più facili. Un'ultima cosa di cui voglio parlare è la tecnologia. Questo è probabilmente il primo selfie della storia, di un tal Parmigianino, del 1523. Lo dipinse per essere invitato a lavorare dal Papa. Se voi foste la Gioconda, vedreste il mondo in questo modo. Pensate che la gente sia così? Perché tutti si mettono di fronte alla Gioconda in questa posizione, per farsi un selfie. Ecco un'altra grande sfida. Ciò che vogliamo ottenere, in sostanza, è che la gente capisca la passione che abbiamo per queste opere. Vogliamo che le persone si sentano legate all'arte, si sentano legate tra di loro, e che quando escono dal museo si sentano arricchite rispetto a quando sono entrate, che sia per sentirsi più colte, più appassionate o per essersi divertite, basta andarsene avendo ottenuto qualcosa. Vi ringrazio molto per l'attenzione. (Applausi)