Per chi di voi non fosse appassionato di cinematografia, o per chi dovesse aver vissuto su Marte negli ultimi 38 anni, quello che avete appena visto è il monologo finale di un film del regista americano Ridley Scott, del 1982 - peraltro mio anno di nascita. Un film che è stato in grado di trascendere tempo e spazio e differenze generazionali, e divenire un pilastro della cultura pop mondiale: Blade Runner. Blade Runner è un film che rimane nel mondo non perché il regista era bravissimo, e gli attori ancor più eccezionali: abbiamo visto Rutger Hauer. Ma perché tutte le volte che lo vediamo ci sentiamo un pochino male. È una sorta di disagio che sentiamo distintamente, e di cui tuttavia non possiamo fare a meno, perché origina da una domanda che risuona in ognuno di noi. Una domanda che è in grado di mettere in discussione tutto ciò che sappiamo, o pensiamo di sapere, sull'esistenza. E questa domanda è: "Ma gli androidi sognano pecore elettriche?" Lo so, per molti di voi questa domanda è totalmente priva di senso. Però "Do Androids Dream of Electric Sheep?" è il titolo del romanzo dell'autore americano Philip K. Dick che dà origine al mito di Blade Runner. Dick percorre gli stessi passi di autori come Isaac Asimov, ma prende la letteratura sci-fi e la porta a nuovi orizzonti: orizzonti postmoderni, post-umani e post-umanistici. Essenzialmente, Dick crea il movimento "cyberpunk": un universo distopico, in cui la grande evoluzione tecnologica ridefinisce le dinamiche e le gerarchie sociali. In cui la tecnologia mette in discussione, essenzialmente, il ruolo dell'uomo al centro del mondo, il nostro umanesimo. L'umanesimo, appunto, è quella prospettiva per cui l'uomo si sostituisce a Dio, rifiutandolo - e diventa centro del tutto grazie alla sua capacità di logica, al suo intelletto e alla sua capacità di empatizzare con ciò che ci circonda. Nel suo libro e nel film, Blade Runner, il regista e l'autore ci chiedono: ma cosa c'è di così particolare nell'uomo da porlo al centro del tutto? Dick ci presenta un futuro oscuro e senza sole, dove piove sempre come unico rimedio per contrastare l'insostenibile inquinamento atmosferico, in cui uomini e androidi convivono, in cui l'egemonia culturale e politica è asiatica. In questo mondo, l'intelligenza artificiale ha sostituito l'elettricità alla base di una nuova rivoluzione economica e sociale. E l'uomo compie, grazie alla tecnologia, un ulteriore slittamento nel suo ruolo del tutto. Dopo essersi sostituito a Dio, diviene egli stesso Dio e creatore di una genia di esseri artificiali - gli androidi, appunto - costruiti e creati a propria immagine e somiglianza con lo scopo di superare la limitatezza dell'uomo. Gli androidi sono più belli, più intelligenti, più forti degli uomini; ma l'uomo deve comunque conservare il proprio centro nel mondo. E quindi, li crea con una vita molto molto breve, con la giustificazione che "la fiamma che brilla al doppio di luminosità brucia in metà tempo". Alcuni androidi, però, si ribellano e decidono di mischiarsi agli uomini per cercare di incontrare il proprio creatore, per chiedere di vivere un pochettino in più. Si rende quindi necessario chiedere quale sia la differenza tra uomini e androidi. La domanda dell'autore diventa ancor più evidente. Cos'è che ci differenzia? Cos'è che ci dà il diritto di porci comunque al centro del mondo, soprattutto adesso che logica, intelletto e forza fisica sono degli androidi? La risposta è il Voight-Kampff test. Un test, del tutto fittizio, che serve per determinare se un soggetto esaminato è in grado di provare empatia con ciò che lo circonda. L'empatia, quindi, diventa ciò che realmente ci distingue. È una sorta di upgrade del cogito ergo sum cartesiano, "Penso, quindi sono", che è sostituito dal "I feel, therefore I am": io sento, quindi sono umano, e degno di vivere. E non è un caso che il protagonista, il nome del protagonista, Rick Deckart, sia una trasposizione letterale di Réné Descartes, cioè di Cartesio. La cosa incredibile, all'interno del film e del libro, è che ad un certo punto, considerando che gli androidi riescono a provare empatia - avete visto, Roy salva Rick, alla fine - noi ci troviamo a empatizzare con gli androidi, e quasi a desiderare che, come noi ci siamo sostituiti a Dio, loro si sostituiscano a noi, che siamo il loro Dio. Perché vi ho raccontato questa storia, e perché adesso? Perché nonostante manchino ancora un po' di anni, al realizzarsi di questo tipo di futuro, la traiettoria verso cui sembriamo essere direzionati sembra abbastanza segnata. Consideriamo una legge fondamentale dell'I.C.T., la "Legge di Moore". La Legge di Moore dice che ogni due anni la capacità computazionale delle macchine raddoppia. In una società che si basa così endemicamente sulla tecnologia, se ogni due anni la capacità computazionale delle macchine raddoppia, la distanza che ci separa dal nostro futuro ogni due anni dimezza. La realtà è che l'intelligenza artificiale si sta già sostituendo all'elettricità, e presto noi dovremmo shiftare da una programmazione per un profitto alla creazione per un valore. Facciamo un passo indietro: quando noi pensiamo all'intelligenza artificiale, probabilmente pensiamo a un computer che gioca a scacchi, e batte il campione del mondo di scacchi. Quel computer era Deep Blue, di IBM; quel campione del mondo di scacchi era Garry Kasparov; e l'anno era il 1997, che in ere tecnologiche è come dire la preistoria. Vediamo cosa succede, o cosa è successo, in questi ultimi annetti. Nel 2016, un algoritmo di intelligenza artificiale sconfigge il campione del mondo di Go, che è il gioco considerato l'epitome dell'intelletto umano: un trilione di trilioni di trilioni di combinazioni superiore al gioco di scacchi, per cui un trilione di trilioni di trilioni di volte più difficile del gioco di scacchi. Questo algoritmo gioca contro sé stesso per un paio d'ore, va contro il campione del mondo e lo batte, utilizzando delle tecniche assolutamente incomprensibili a noi. Nel 2016, oplà: conquistiamo la parità uomo- macchina, cioè la macchina riesce a riconoscere gli oggetti altrettanto bene rispetto agli uomini. Nel 2017, la voice recognition: le macchine comprendono la voce esattamente come noi. Questo nel 2017, tre anni fa. Nel 2018, hanno la stessa accuratezza nel rispondere alle domande; nel 2019, riescono a tradurre tutti i migliaia di dialetti del cinese in inglese, altrettanto bene. Quindi mi sembra logico che la logica, appunto, e l'intelletto siano stati "matchati", o addirittura, in alcuni casi, superati. Cosa resta agli uomini? L'arte, ovviamente: vero Chiara? Chi è la poetessa più seguita del mondo, oggi? La poetessa più seguita del mondo, con oltre 700 milioni di lettori, è XiaoIce, un'intelligenza artificiale di Microsoft. Che non solo scrive, ma conduce sette programmi televisivi e canta anche delle canzoni. Un altro bellissimo progetto - sempre per te, Chiara - è "The Next Rembrandt Project", che nel 2017 ha visto un'intelligenza artificiale, sempre di Microsoft, studiare tutti i capolavori di Rembrandt, in modo approfondito. Poi l'hanno collegato ad una stampante 3D, e da solo - l'abbiamo lasciato libero di esprimersi - ha creato un nuovo dipinto. Un nuovo dipinto che tutti gli esperti di Rembrandt del mondo avrebbero attribuito al grande pittore fiammingo. Ovviamente, oggi sapete che il 95 percento del valore di tutto ciò che noi consideriamo di valore viene attribuito su un'operazione semantica - il riconoscimento di un simbolo, e l'attribuzione di un significato - che è fatta da un uomo. La verità - by the way, cosa è successo a quel quadro non l'abbiamo mai saputo: però c'è, da qualche parte. La verità è che l'intelligenza artificiale si sta già, come abbiamo detto, sostituendo all'elettricità. E come negli anni Sessanta e Settanta le catene di montaggio sono state automatizzate, una parte dei nostri lavori - però quelli più spersonalizzanti - verranno automatizzati: queste sono le richieste di intelligenza artificiale. Quindi ci troviamo a chiedere: cosa è il nostro posto nel mondo? Qual è, cosa ci determina al centro del mondo? Ancora una volta, la nostra empatia determinerà il nostro posto, il tipo di futuro. È utopico? Distopico? Magari più giusto? La verità è che in questo momento abbiamo la possibilità di correggere gli errori attraverso l'empatia, di capire la creazione, per un valore - verso quale valore creare. Ma come sta la nostra empatia, ultimamente? Facciamo un piccolo esperimento: iniziamo a pensare di avere un algoritmo di intelligenza artificiale, e gli diciamo: "Abbiamo un'azienda. Assumimi i migliori professionisti in assoluto". E gli diamo tutti i dati di tutte le aziende della storia dell'economia, con tutti i dati di tutti i professionisti della storia dell'economia. Visto che l'intelligenza artificiale, e la qualità dell'output, dipende dal valore del dato e dalla bontà del dato, quello che oggi questa intelligenza artificiale produrrebbe è un uomo di 40 anni, bianco. Perché ovviamente, nella storia siamo soggetti a un sacco di preconcetti, di discriminazioni, di pay gap. Quindi vi richiedo: com'è il nostro Stato empatico, in questo momento? Il nostro sostegno sovranista, oggi, è a due punti percentuali sotto quello che era nel 1939. Vi ricorda qualcosa, il 1939? Qual è il percorso su cui ci muoviamo? Siamo in mondo che costruisce muri, che "li aiuta a casa loro", che li lascia sui barconi del Mediterraneo, che mette prima gli italiani, prima gli americani, prima gli inglesi? Siamo un mondo molto distopico, quindi il futuro non può che essere distopico. E la cosa perversa è che abbiamo smesso di creare, e di cercare empaticamente un valore, ma cerchiamo di confermare i nostri bias, come se fosse Juventus-Inter: una cosa di puro tifo, di puro credo. Le "fake news" sono all'esplosione. E questo non è un piccolissimo dettaglio: questo corrisponde a un'impennata degli "hate crimes", della discriminazione. È questo è il futuro che vogliamo? Stephen Hawking ci dice che siamo a rischio di distruggere la nostra razza umana, la nostra umanità, a causa della nostra avidità e della nostra stupidità. Quindi siamo fregati, e prima o poi verremo sostituiti dalle macchine? No, perché c'è anche chi, fortunatamente, la pensa in modo diverso e fa in modo diverso. Qualcuno prima ha detto: per essere, bisogna fare. E sono assolutamente d'accordo: Bias to action. Un esempio è Microsoft, che è anche il motivo per cui io sono entrato in Microsoft. Cioè la visione umanistica della tecnologia e dell'intelligenza artificiale usata per dare più potere - "to empower our people" - a superare le limitazioni, a superare le discriminazioni. Ve ne dò un esempio. (Inglese): Vedo due visi: un uomo di 40 anni, con la barba, che sembra sorpreso; un uomo di 20 anni che sembra felice. La App può descrivere l'età e il genere delle persone attorno a me, e quali sono le loro emozioni, che è incredibile] ..... UC: Questo è un nostro collega, ipovedente: grazie ad un algoritmo di intelligenza artificiale, riesce a "vedere": non ha bisogno di qualcuno che lo accompagni nelle sale riunioni; riesce a leggere i menu; riesce a vedere [se] davanti c'è gente che lo guarda e dice: ma questo da dove viene? Oppure dice: ah, ho sentito, è molto interessante - Questo è un utilizzo "to empower people", questo è un utilizzo "to make the wrong right", come dicono in America, cioè per correggere gli errori. Questo è qualcosa che vale la pena esplorare, che ci rende tutti migliori. Un altro esempio è l'"Inner Eye Project", un algoritmo - che è stato fatto col tumore all'occhio, col tumore al seno, col tumore al pancreas - che aumenta del 95% la capacità - in alcuni casi, il 99% - di diagnosticare correttamente una massa tumorale. Ovviamente, non sto assolutamente suggerendo che questa cosa - che l'intelligenza artificiale debba sostituirsi ai medici: non è assolutamente così. Però, per quanto riguarda l'Image Matching Recognition, sicuramente questo è più preciso. Quindi, liberando il medico e le sue capacità cognitive - almeno una parte di questo peso - oggi il medico può occuparsi di quello che è più importante, cioè la gestione del paziente, la gestione della persona che ha davanti. Questo è solo uno dei tantissimi esempi che esistono, degli esempi virtuosi. Però è essenzialmente la domanda che vi faccio, è che dipende da noi. Questo vorrei che capissimo: dipende solo da noi. Quindi vi chiedo: ma sarà il caso che anche noi iniziamo a sognare pecore elettriche? Grazie. (Applausi)