"Non esistono più le mezze stagioni". "È intelligente, ma non si applica". "Si stava meglio quando si stava peggio". "La matematica non è un'opinione". "Ai tempi nostri, ci si divertiva con poco". "Sono sempre i migliori, quelli che se ne vanno". Ci sono luoghi comuni che, ogni anno, vengono visitati da milioni di persone. Iniziare questo talk dicendo che stiamo vivendo la sesta distruzione di massa, quella che forse segnerà la nostra fine, ne sarebbe un altro. E quindi non lo faccio - anche se l'ho appena fatto... È che noi viviamo di contraddizioni, e poche volte facciamo quello che davvero vorremmo fare. È necessario qualcosa, o qualcuno, per risvegliarci. Nel mio caso è successo questo: una mattina, aprendo gli occhi, ho assistito a un'alba bellissima. Mentre sorgeva, il sole ha iniziato a illuminare enormi strutture artistiche. Ero al "Burning Man", nel mezzo del deserto del Nevada, un festival che ha più il sapore di un esperimento sociale, un sogno collettivo, un luogo dove migliaia di persone collaborano alla creazione di queste gigantesche installazioni. Il mio lavoro mi porta spesso in America: ed è proprio lì, in America, che ho assistito alla rinascita di alcuni quartieri periferici grazie alla forza rigenerativa della street art. Winwood Art District, a Miami, ne è un esempio lampante. Pensate che fino agli anni 2000 era un quartiere industriale periferico, pieno di magazzini e ben poco raccomandabile. Ma proprio in quegli anni, l'associazione Primary Flight decise di creare in quest'area un "open air museum", ed invitò artisti provenienti da tutto il mondo a decorare i muri delle warehouse con le loro opere. Oggi, Winwood è il più grande street art museum del mondo. Io sono una sognatrice, e l'America mi ha insegnato che tutto è possibile. Quindi mi sono chiesta: ma perché non portare questo sogno qui, in Italia, nel mio paese? E a pensarci bene, io una tela già ce l'avevo. Questo edificio, che è bruttino, lo ammetto, ma l'ha costruito il mio bisnonno, ed è arrivato a me dopo la perdita di mio padre. L'uomo che mi ha insegnato ad amare il mare, a scalare le montagne, lo stesso uomo che mi ha detto di inseguire i miei sogni, e che per farlo c'è bisogno di costanza e determinazione. Perché i sogni nel cassetto svaniscono, e si trasformano i rimpianti. Ecco, più lo guardavo, più capivo che quel muro poteva essere la tela perfetta che avrebbe potuto lanciare un messaggio a me caro. Ma ero sola, e non avevo la più pallida idea di come fare. Un giorno, la mia insegnante di yoga mi disse che per la religione induista l'universo è perfetto, che c'è equilibrio in tutto. E che quando abbiamo un desiderio, ed agiamo per realizzarlo, l'universo ci asseconda, ci risponde. Così, un'estate scoprii l'esistenza di queste pitture magiche, in grado di mangiare lo smog, depurando l'area dall'88,8% dell'inquinamento presente. Nella stessa estate conobbi la mia attuale vicepresidente, una donna pratica e sognatrice allo stesso tempo, ed una brillante project manager. L'universo stava rispondendo, i tasselli si stavano inserendo nel modo giusto. Di lì a poco andai a New York, e conobbi, sempre per caso, Federico Massa, in arte Iena Cruz, un artista già noto per la sua sensibilità verso le tematiche ambientali. Lui era l'anello mancante. Gli raccontai del mio progetto, lui accolse la sfida, venne a Roma e di lì a poco mi mandò il primo bozzetto. Così ho deciso di fondare una no profit, "Yourban 2030", per utilizzare il linguaggio universale dell'arte al fine di sensibilizzare sull'importanza e sull'urgenza di agire nei confronti delle tematiche ambientali. E su quel muro, un tempo solo del mio bisnonno, in 21 giorni ha preso vita "Hunting Pollution", che per me rappresenta la sintesi perfetta tra arte e tecnologia. (Video) Aldo! Scendi che ti vedo, mi si è rotto il collo! [Scoprite il più grande green murale d'Europa] [Un'opera di Iena Cruz] (Applausi) Avevamo realizzato il più grande green murale d'Europa, un'opera da Guinness, 1.000 metri quadri di murale. "Hunting Pollution" è in grado di assorbire l'inquinamento prodotto da 80 veicoli, in un giorno. È come piantare 30 alberi ad alto fusto. E tutto questo grazie alla pittura che abbiamo scelto per questo progetto, una pittura a base acqua, totalmente naturale, antibatterica e anti smog. Questa pittura agisce in modo molto simile a quello della fotosintesi clorofilliana delle piante. Sì, perché a contatto con la luce genera un processo fotochimico attraverso il quale cattura le particelle inquinanti e le trasforma in sali innocui. La poetica dietro "Hunting Pollution" è un invito a riflettere sulle azioni contaminanti che l'uomo ha sull'ambiente. Raffigura un airone multicolore, una specie in via d'estinzione, che caccia la sua preda in un mare fortemente inquinato. È in piedi su un barile di petrolio; ormai è il suo habitat, e delle gocce nere cadono su di lui, in contrasto con quelle bianche. L'airone è ignaro che quella preda possa essere contaminata, e quindi per lui letale. E se ci pensate bene, anche noi ignoriamo il pericolo che corriamo ogni giorno quando facciamo la cosa più naturale del mondo: respirare. il 90% della popolazione mondiale respira aria fortemente inquinata; l'inquinamento coinvolge nove persone su dieci in tutto il mondo, mietendo sette milioni di vittime l'anno, una ogni cinque secondi. In Italia, su una popolazione di 60 milioni di abitanti, abbiamo 38 milioni di veicoli in circolazione, e 90.000 morti l'anno riconducibili proprio all'inquinamento atmosferico. Eppure, continuiamo a disboscare. Sapete quanti alberi dovremmo piantare, per avere una riduzione significativa dell'anidride carbonica? Circa 10 milioni di chilometri quadrati, pari più o meno all'estensione del Canada. Gli indiani d'America dicono che non ereditiamo la terra dai nostri padri, ma la prendiamo in prestito dai nostri figli. Io non sono ancora madre, eppure una domanda mi perseguita: ma cosa diremo ai nostri bambini? Che non dipendeva da noi? Che era un problema al di fuori della nostra portata? O insegneremo loro a sognare, ad avere speranza, ad agire per realizzare quei sogni, per concretizzare quella speranza? Qualche giorno fa ho ricevuto un'e-mail, e ho il piacere di condividerla con voi: "Gentilissima Veronica, mi chiamo Tommaso, sono uno studente di Terni e ho 14 anni. Ho visto in televisione quello che ha fatto a Roma: beh, io voglio proporre il mio palazzo, che è in una città fortemente inquinata. Abbiamo l'acciaieria ed un inceneritore: Dio solo sa quello che respiriamo, infatti sono nato con l'asma. Ci sono alcuni giorni che la mattina, quando si va a scuola, non si riesce a respirare. Per giunta, il nostro Comune, in un'intera via, ha fatto tagliare tutti gli alberi. Ho visto che voi, con la pittura, riuscite a cambiare l'aria: mi piacerebbe che lei, o chi lavora per lei, dipingesse il mio palazzo, che è in centro, in una zona molto trafficata, anche per far capire ai grandi che comandano che anche noi giovani abbiamo un cervello, e che forse per il nostro futuro vogliamo di più. E se siamo su questa Terra, dobbiamo curarla il più possibile. Spero che mi risponda. Grazie, Tommaso". Ecco: la mia nuova sfida, il mio nuovo sogno, è quello di concretizzare progetti come questo. Sto immaginando persone disposte a donare le facciate dei loro edifici, artisti disponibili a lavorarci sopra ed un'operazione di crowdfunding capace di coinvolgere tutti, come possono, a partecipare. Per sentirsi parte di un cambiamento, di una metamorfosi, perché quei muri e quelle opere siano davvero di tutti. Immagino un grido fatto di colori, di un pensiero, di comunione. Un mondo dove, guardando un muro, si possa dire: "Questo è nostro", perché questa è casa nostra. E quindi no, "Non esistono più le mezze stagioni", "È intelligente ma non si applica", "Si stava meglio quando si stava peggio", "La matematica non è un'opinione", "Ai tempi nostri ci si divertiva con poco". Perché concludere questo talk dicendo che "Il futuro è nelle nostre mani" sarebbe un altro luogo comune, l'ennesimo. Ed io lo faccio perché è così. (Applausi)