Quando decine di milioni di persone
sono disoccupate o sotto-occupate,
ci si chiede quanto la tecnologia
possa influire sull'occupazione.
E a tal proposito, mi colpisce come le conversazioni,
anche quando affrontano il tema giusto,
possono al tempo stesso mancare
completamente il punto
su cui si riflette,
cioè se sia vero o no che
tutte queste tecnologie digitali stiano
danneggiando la capacità della gente
di guadagnarsi da vivere, o,
per dirla in un modo un po' diverso,
se i droidi ci stanno rubando il lavoro.
Ci sono prove che sembrano confermarlo.
La grande recessione è cessata
quando il PIL americano ha ripreso
la sua lenta, costante marcia
verso l'alto, mentre anche altri
indicatori economici hanno iniziato
a risollevarsi, e sono diventati
piuttosto buoni abbastanza
velocemente. I profitti aziendali
sono piuttosto alti. Infatti, se
si includono gli utili bancari,
sono più alti di quanto
siano mai stati.
E gli investimenti aziendali nel settore
delle attrezzature, equipaggiamento,
hardware e software
sono ai massimi storici.
Le imprese, quindi, stanno
tirando fuori i soldi.
Però non assumono personale.
Questa linea rossa
è il tasso di occupazione:
in altre parole, la percentuale
di americani in età da lavoro,
che un lavoro ce l'hanno.
E questo tasso, come vediamo,
è crollato durante la Grande Recessione
e non ha ancora neanche
iniziato a riprendersi.
Ma questa non è solo una
storia di recessione.
Il decennio che abbiamo
appena trascorso ha esibito
una crescita di posti di
lavoro debole, specialmente se
la si paragona ad altri
decenni, e gli anni 2000
sono l'unico periodo documentato
nel quale il numero degli occupati
alla fine del decennio,
è stato minore
che all'inizio. Questa è
tutt'altro che una situazione ideale.
Quando si mappa il rapporto
tra potenziali occupati
e posti di lavoro
nel paese, si nota che il divario
diventa sempre più grande
col passare del tempo, e per giunta
si è allargato enormemente durante la Grande Recessione.
Così ho fatto un rapido calcolo. Ho preso
gli ultimi 20 anni di crescita del PIL
e gli ultimi 20 anni di crescita
della produttività del lavoro
e ho fatto dei calcoli
abbastanza semplici
per cercare di estrapolare quanti
posti di lavoro servano nell'economia
per continuare a crescere. Questa linea rappresenta il risultato.
È un bene o un male? Questa
è la proiezione del governo
sul futuro della popolazione
in età lavorativa.
Se queste previsioni sono
accurate, quindi, quel divario non si chiuderà mai.
Il problema è che non credo che
queste proiezioni siano accurate.
In particolare, penso che la mia
proiezione sia davvero troppo ottimista
perché, quando l'ho fatta,
mi immaginavo che il futuro
sarebbe stato abbastanza
simile al passato,
con la produttività del lavoro in crescita.
Cosa a cui in realtà non credo,
perché se mi guardo intorno, quando si parla
dell'effetto della tecnologia sulla forza lavoro,
credo che il peggio debba ancora venire.
Solo negli ultimi due anni,
abbiamo visto strumenti digitali
mostrare competenze
e abilità mai avute prima,
che condizionano profondamente
il modo in cui noi esseri umani
ci guadagniamo da vivere.
Voglio farvi un paio di esempi.
Lungo tutta la Storia,
se si voleva tradurre
qualcosa da una lingua
ad un'altra,
era necessario ricorrere
a un essere umano.
Ora abbiamo servizi
automatici di traduzione
multi-lingue, istantanei,
disponibili gratuitamente
su molti dei nostri apparecchi
elettronici, inclusi gli smartphone.
E se qualcuno di noi
li ha usati, sa che
non sono perfetti,
ma sono decenti.
Lungo tutta la Storia, se si
voleva qualcosa di scritto,
una relazione o un articolo,
bisognava rivolgersi a una persona.
Ora non più. Questo è
un articolo che è apparso
qualche tempo fa su Forbes
online sui guadagni della Apple.
È stato scritto da un algoritmo.
E non è decente, è perfetto.
Tanta gente vede questo
e dice: "va bene,
ma quelle attività sono
molto specifiche e ristrette.
mentre la maggior parte dei lavoratori
di concetto in realtà sono dei generalisti,
persone che posseggono
una grande quantità
di competenze e conoscenze
e le usano
per rispondere al volo
ad esigenze imprevedibili.
Il che è molto, molto
difficile da automatizzare".
[Beh,] una delle persone viventi dall'erudizione
più eclettica è
un tizio chiamato Ken Jennings.
Ha vinto il quiz televisivo
"Jeopardy!" 74 volte di fila,
portando a casa
3 milioni di dollari.
Quello è Ken sulla destra,
mentre viene battuto tre a uno
da Watson, il supercomputer
dell'IBM che gioca a "Jeopardy!".
Per cui, quando valutiamo
quanto la tecnologia possa
colpire i lavoratori della
conoscenza, inizio a pensare
che questa qualità generalista
potrebbe non essere così speciale,
soprattutto quando
iniziamo a fare cose
come collegare Siri a
Watson, forti di tecnologie
che possono capire
quello che stiamo dicendo
e risponderci verbalmente.
Siri è lungi dall'essere perfetta,
e ancora possiamo ridere
dei suoi difetti, ma dovremmo
anche tenere presente che
se le tecnologie come
Siri e Watson migliorano
seguendo la traiettoria della
Legge di Moore (e succederà),
tra 6 anni non saranno solo 2
o 4 volte meglio, ma 16 volte
meglio di quanto sono adesso.
Comincio a pensare, quindi, che molta forza lavoro
intellettuale ne sarà condizionata.
E le tecnologie digitali non incidono
soltanto sul lavoro intellettuale.
Stanno iniziando a stirare i
muscoli anche nel mondo materiale.
Qualche tempo fa, ho avuto
occasione di viaggiare
nella auto "autonoma" di Google, che è tanto grandiosa quando pensate.
(Risate)
E posso testimoniare che ha
gestito con grande aglità
il traffico a singhiozzo sulla U.S. 101.
Ma negli Stati Uniti ci sono
circa 3.5 milioni di persone
che si guadagnano da vivere
guidando i camion.
Penso che alcuni di loro stiano
per essere colpiti da questa
tecnologia. Ora come ora,
i robot umanoidi sono ancora
incredibilmente primitivi.
Non possono fare molto.
Ma stanno migliorando molto
rapidamente, e la DARPA,
che è il braccio finanziario
del Dipartimento della Difesa,
cerca di accelerarne la traiettoria.
Tra breve, quindi i droidi
verranno a rubarci il lavoro.
Nel breve termine, possiamo
stimolare la crescita del lavoro
promuovendo l'imprenditorialità e investendo
nelle infrastrutture, perché oggi i
robot non sono ancora
molto bravi a riparare i ponti.
Ma tra non molto, secondo me,
la vita
della maggior parte dei presenti,
subirà una transizione
ad un'economia sì molto produttiva,
ma che non richiede
molti lavoratori umani,
e gestire questo passaggio diventerà
la più grande sfida che la nostra
società dovrà affrontare.
Voltaire ne sintetizzò il perché.
Disse: "Il lavoro ci salva
da tre grandi mali: noia, vizio e bisogno".
Nonostante questa sfida,
personalmente, sono
ancora molto ottimista
sul digitale, e sono
estremamente fiducioso che le
tecnologie digitali che stiamo
sviluppando ora ci condurranno
ad un futuro utopico,
non distopico. E per spiegarne il motivo,
voglio porvi una domanda
anche troppo generale:
quali sono stati i più importanti
sviluppi nella storia umana?
Voglio condividere con voi alcune
delle risposte che ho ricevuto
a questa domanda.
È un'ottima domanda da fare
per accendere
interminabili dibattiti,
perché alcune persone tireranno fuori
i sistemi filosofici orientali
e occidentali,
che hanno cambiato il modo in cui
tanta gente concepisce il mondo.
Altri invece diranno,
"No, in realtà le grandi storie,
i grandi sviluppi, derivano dalla fondazione
delle più grandi religioni del mondo,
che hanno cambiato le civiltà
e hanno cambiato e condizionato
il modo in cui innumerevoli persone
vivono la loro vita."
E altra gente dirà poi,
"In realtà, ciò che cambia le
civiltà, che le modifica
e cambia la vita delle popolazioni
sono gli imperi, per cui i grandi avanzamenti, nella storia umana,
sono storie di conquista e di guerra".
E poi c'è sempre
qualche simpaticone che salta su
con: "Ehi, ricordatevi le pestilenze!"
(Risate)
Esistono risposte ottimistiche
a questa domanda,
perciò alcune persone ricorderanno
l'Era dell'Esplorazione
e la scoperta del mondo.
Altri parleranno
di conquiste intellettuali
in discipline come la matematica,
che ci hanno aiutato a capire
meglio il mondo,
e altri parleranno
dei tempi in cui proliferarono
le arti e le scienze.
Questa discussione continuerà all'infinito.
È un dibattito senza fine
e non c'è una risposta definitiva,
o unica. Ma se siete geek come me,
vi chiedete: "Beh, cosa dicono i dati?"
Poi inizi a mappare l'andamento di grandezze importanti,
come ad esempio
l'intera popolazione mondiale,
o qualche misura di sviluppo sociale,
oppure lo stato di avanzamento
di una società,
e inizi a tracciare i dati, perché
stando a questo ragionamento,
le grandi storie, i grandi sviluppi
nella storia umana,
saranno quelli che più piegano
queste curve.
E quando tracci
i dati in questo modo,
arrivi velocemente a delle
conclusioni strane.
Concludi, cioè, che
nessuna di queste cose
è stata determinante.
(Risate)
Non hanno assolutamente
influenzato le curve. (Risate)
C'è stata solo una storia, un solo sviluppo
nella storia dell'uomo, che ha piegato
la curva a circa
90 gradi, ed è una storia
di tecnologia.
Il motore a vapore, e le
altre tecnologie associate
alla Rivoluzione Industriale,
hanno talmente cambiato il mondo
e influenzato
la storia umana
da farsi beffa, come riportato dallo
storico
Ian Morris, di tutto ciò
che era venuto prima.
E questo si ottenne moltiplicando
all'infinito il potere
dei nostri muscoli, superandone
così i limiti.
Ciò che stiamo per superare, ora,
sono i limiti dei nostri
cervelli individuali,
moltiplicando infinitamente
il nostro potere mentale.
Come può tutto ciò non essere
altrettanto importante del superamento
dei limiti dei nostri muscoli?
Così, a rischio di ripetermi un po',
quando osservo
cosa sta accadendo in questi
giorni con la tecnologia digitale,
[ritengo che] non siamo neanche vicini alla fine di questo percorso,
e quando osservo cosa sta
accadendo alle nostre economie
e alle nostre società, la mia unica
conclusione è che
non abbiamo ancora visto niente.
I giorni migliori devono veramente ancora arrivare.
Permettetemi di darvi un paio di esempi.
Le economie non vanno a energia,
e neppure a capitale,
o a lavoro.
Le economie vanno a idee.
Così il lavoro di innovazione,
lo sforzo di trovare
nuove idee, è una
deile più potenti
e fondamentali attività
che possiamo mettere in atto
in un'economia. Più o
meno, è così che si produceva innovazione in passato:
trovavamo un gruppo
di gente abbastanza simile
– (Risate) –
e le toglievamo dalle sedi
istituzionali elitarie, per metterle
in altre istituzioni d'élite, aspettando
che ne uscissero delle innovazioni.
Ora (Risate) –
da bianco che ha trascorso
tutta la sua carriera al M.I.T.
e ad Harvard, tutto questo mi andrebbe bene. (Risate)
Ma ad altre persone no, e infatti si sono per così dire intrufolate,
rilassando il "galateo" dell'innovazione.
(Risate)
Ecco i vincitori di una sfida di
programmazione Top Coder:
vi assicuro che a
nessuno importa nulla
di dove questi ragazzi siano cresciuti,
né di dove siano andati a scuola,
o del loro aspetto.
La sola cosa che importa a tutti
è la qualità del loro lavoro,
delle loro idee.
E questo lo riscontriamo sempre di più
nel mondo, grazie alla tecnologia.
Il processo di innovazione
diventa sempre più aperto,
inclusivo, trasparente
e meritocratico,
Un trend che continuerà, con buona pace di M.I.T. e Harvard,
e io non potrei esserne
più felice.
Ogni tanto sento dire:
"Va bene, vi concedo quanto dite,
ma la tecnologia è ancora uno
strumento per i ricchi,
e questi strumenti digitali non stanno
migliorando la vita di chi sta
alla base della piramide."
Voglio rispondere in modo molto
chiaro: sciocchezze!
La base della piramide si avvantaggia
enormemente della tecnologia.
Qualche tempo fa, l'economista Robert Jensen
ha fatto questo meraviglioso studio
nel quale ha analizzato
in grande dettaglio
cosa era successo ai villaggi di
pescatori del Kerala, in India,
quando arrivarono i telefoni cellulari.
Certo, quando si scrive per
il Quarterly Journal of Economics,
il registro dev'essere
molto arido e prudente;
ma leggendo il suo articolo,
sento che è come se Jensen cercasse
di gridarci: guardate, questa è stata una gran cosa!
Prezzi stabilizzati, così la gente ha potuto
pianificare la propria vita economica.
Lo spreco non è stato ridotto;
è stato eliminato.
E la vita di tutti, acquirenti e venditori,
in questi villaggi, è sensibilmente migliorata.
E non credo
che Jensen sia stato tanto fortunato
da capitare proprio nei soli villaggi
in cui la tecnologia ha migliorato
la situazione.
Penso, invece, che abbia documentato in modo molto accurato
cosa avviene ogni volta che la tecnologia
entra in contatto per la prima volta
con un ambiente e una comunità.
La vita della gente, il loro welfare
migliorano esponenzialmente.
Quindi, se mi guardo intorno e
considero tutti gli indizi, e penso
allo spazio che abbiamo davanti
a noi, divento un grande
ottimista digitale, e comincio a
pensare che questa splendida
dichiarazione del fisico Freeman Dyson
non sia in realtà un'iperbole, ma una
valutazione accurata di cosa sta succedendo.
Il nostro digitale – le nostre
tecnologie sono grandi doni,
e noi, in questo momento,
abbiamo la grande fortuna
di vivere in un tempo nel quale
la tecnologia digitale sta fiorendo,
dilagando, penetrando
e radicandosi sempre più in tutto il mondo.
Per cui sì, i droidi ci stanno rubando
i posti di lavoro;
ma insistendo su questo, il punto della questione sfugge completamente.
Il punto è che quando
diverremo liberi di fare altre cose,
sono convinto che
ridurremo povertà e fatica
e miseria in tutto il mondo.
Sono molto fiducioso
che impareremo a vivere
con più leggerezza sul pianeta,
e che quello che stiamo per fare
con i nostri nuovi strumenti
digitali sarà così trasformativo
e benefico da
far sembrare ridicolo
tutto ciò che è venuto prima.
Lascio l'ultima parola a
uno dei protagonisti
del progresso digitale,
il nostro vecchio amico Ken Jennings.
Io concordo con lui,
e ripeterò le sue parole:
"Per quanto mi riguarda, do il benvenuto
ai nostri nuovi padroni, i computers"
(Risate)
Grazie mille. (Applausi)