Era l'11 marzo del 2020
quando l'OMS dichiarava
che la Covid-19 era da considerarsi,
a tutti gli effetti, una pandemia.
Ricordo come, fino a pochi giorni prima,
molti di noi eravamo piuttosto scettici
riguardo alle potenzialità
di questo nuovo coronavirus,
anche sulla base del parere degli esperti.
Eppure in quel giorno,
in quell'11 marzo 2020, mi sono chiesto:
ma se realmente la nostra specie,
gli Homo Sapiens,
dovessero affrontare una pandemia,
dovessero far fronte a una crisi
dal punto di vista sanitario,
a una diffusione enorme di contagi,
saremmo davvero in grado
di pianificare gli interventi
in maniera efficace?
A quell'epoca, era piuttosto difficile
rispondere a questa domanda:
eppure, ho incominciato
a chiedermi, appunto,
che cosa fosse questa infezione,
cosa rappresentasse
non tanto per la nostra specie,
ma anche per le altre specie.
Infatti, noi umani
non siamo sicuramente
gli unici animali, l'unica specie
che deve far fronte a sfide così dure
come quella di una pandemia.
E così, partendo dalla mia
formazione accademica,
dalle mie varie esperienze,
ho cominciato appunto a riflettere
sul fatto che veramente esistono
tantissimi casi, in natura,
di comportamenti
di controllo delle infezioni:
comportamenti igienici.
Ad esempio, potremmo citare
il caso degli uccelli.
Alcune di queste specie,
come i passeriformi o gli storni,
utilizzano un comportamento
molto, potrei dire, bizzarro
che è la fumigazione,
molto simile a quello che facciamo noi,
in casa, con gli incensi.
Ovvero, applicano delle erbe aromatiche -
in alcuni casi, sono anche
dei mozziconi di sigaretta -
all'interno del nido.
Lo scopo è quello di disinfettarlo,
di renderlo appunto più igienizzato
per ridurre la possibilità
di insorgenza di malattie;
e quindi è assolutamente simile
a quello che facciamo noi,
magari con un incenso, nelle nostre case.
E poi, passando invece
al mondo dei mammiferi,
troviamo un vero maestro dell'igiene:
il tasso.
Il tasso è un abitante notturno
dei nostri boschi,
e vive in delle tane,
solitamente rivestite
con muschi, foglie e arbusti.
Soprattutto nei mesi invernali,
il tasso è solito cambiare
questo rivestimento,
lo espone al sole e, appunto,
sostituisce il fogliame.
Questo perché?
Perché riduce la possibilità
della proliferazione di parassiti
o eventuali patogeni.
E poi, abbiamo alcuni casi
di cosmesi, quindi cura del corpo.
L'esempio dei cebi dai cornetti,
queste scimmie che arrivano dal Sudamerica
che utilizzano una sorta
di spray antizanzare.
Sfruttano le sostanze urticanti
prodotte dai millepiedi, questo artropode,
per appunto allontanare le zanzare
e evitare punture.
E poi abbiamo il caso, invece,
degli elefanti africani,
elefanti che utilizzano l'argilla,
se la cospargono sul derma,
per ridurre la possibilità di scottature
che chiaramente potrebbero, poi,
compromettere il loro sistema immunitario
e quindi aumentare il rischio
di malattie infettive.
E quindi, di fronte
a tutto questo scenario,
potremmo chiederci:
ma cosa c'entra, questo,
con il rapporto che noi abbiamo,
ad esempio, in questa attuale pandemia?
Beh, se ci sforzassimo di osservare
il mondo animale ancora più da vicino,
ci accorgeremo che molti dei comportamenti
che stiamo mettendo
in atto in questi mesi
sono del tutto simili, se non identici,
a quelli che vengono messi in atto
dalle altre specie animali.
E quindi, sempre parlando di mammiferi,
potremmo citare
i nostri cugini, gli scimpanzé.
Infatti, secondo le osservazioni fatte
dall'etologa britannica Jane Goodall,
e poi confermate più recentemente
da studi scientifici,
quando, all'interno del gruppo,
uno scimpanzé manifesta chiari sintomi
di una malattia infettiva
viene allontanato,
anche con una certa violenza,
fin quando non si riesce a ristabilire.
A quel punto, può di nuovo
essere riammesso nel gruppo.
E quindi, in questo caso vediamo
come il bene comune, il bene del gruppo,
venga ben prima rispetto
agli interessi del singolo individuo.
Ed è un caso assolutamente molto simile
a quello che potremmo definire
"quarantena" o "distanziamento sociale"
per noi umani.
E poi passiamo, invece,
a un mondo completamente diverso,
a quello degli insetti:
infatti, le api domestiche
sono le vere inventrici
del gel disinfettante.
Infatti, all'interno dell'alveare
troviamo la propoli.
È una sostanza che viene
elaborata dalle api,
proprio a partire da una resina vegetale,
e viene utilizzata
con uno scopo ben preciso:
quello di ridurre la possibilità
di contagi all'interno dell'alveare
fra i singoli individui
e anche di, in qualche modo,
come un cemento disinfettante,
sigillare le varie celle,
e quindi rendere
ancora più sicuro l'alveare.
Perché vi cito le api?
Perché in realtà gli insetti sociali,
come formiche o termiti,
sono un vero esempio per noi umani,
perché molti dei comportamenti
che mettono in atto,
dal punto di vista della coordinazione
come superorganismo,
sono in realtà dei comportamenti
veramente efficaci
e che dovrebbero farci riflettere
visto che anche noi, Homo Sapiens,
siamo una specie sociale,
ma abbiamo grosse difficoltà
a coordinarci ed allearci
verso un nemico comune.
E quindi, a questo punto
sarebbe lecito chiederci:
ma possiamo davvero imparare
qualcosa dagli animali
rispetto al tema
dell'immunità, dell'igiene
o del controllo delle infezioni?
Be', molti studi scientifici
ci dicono come, negli ultimi anni,
ci sia un grande aumento
delle cosiddette malattie emergenti,
queste nuove infezioni
causate da uno "spillover",
quindi un salto di specie.
E nonostante la nostra specie,
gli Homo Sapiens,
abbiano dovuto affrontare
in un passato più remoto
delle pandemie molto gravi,
come ad esempio come la peste,
come l'influenza spagnola,
o in tempi più recenti virus devastanti
come l'HIV e l'Ebola,
nonostante questo c'è da dire
che la Covid 19 ci ha veramente sorpreso,
e in qualche modo ha sgretolato l'idea
di Homo Sapiens all'apice del mondo,
e ci ha invece fatto riscoprire
vulnerabili, una specie fragile.
Quindi, alla luce di tutto questo
scenario drammatico,
c'è una buona notizia.
Infatti, oggi abbiamo
una seconda possibilità.
È giunto il momento
di cambiare la nostra visione,
e di assumere una prospettiva biocentrica
che ci permetta di ricreare
un rapporto armonico
con le altre specie animali
e con tutta la natura.
Fino a questi decenni,
il nostro rapporto con la natura
è stato tossico:
abbiamo inquinato, abbiamo deforestato,
abbiamo consumato il suolo,
distrutto habitat di specie animali.
E oggi finalmente, abbiamo davvero
una "Second Chance".
Quindi, a questo punto dovremmo chiederci
in che modo gli animali
potrebbero tornarci utili.
Se non altro,
come abbiamo visto in questi casi,
noi umani non abbiamo inventato molto:
anzi, gli animali
ci hanno veramente anticipato,
con grande efficacia.
E quindi, in questo momento,
forse, potremmo pensare
che proprio gli animali
potrebbero insegnarci qualcosa.
Anche, magari, per gestire meglio
un'eventuale prossima pandemia.