Per prima cosa, potresti presentarti in breve? Chi sei, cosa stai facendo qui?
Mi chiamo Michel Bauwens, sono belga di origine ma vivo nel nord della Thailandia
e sono qui per sei mesi per lavorare al progetto FLOK Society
che è un progetto di ricerca sulla transizione: immaginare l'Ecuador come una società
in cui la conoscenza è liberamente condivisa: la conoscenza come bene comune
istruzione aperta, scienza aperta, conoscenze tecniche aperte
in modo che non solo le grandi aziende con grandi capitali e brevetti possano servirsene
ma tutti: le imprese, i cittadini, e costruire un patrimonio comune di conoscenza
in modo da velocizzare la condivisione dell'innovazione, della scienza, dei saperi tecnici.
Cosa state facendo tu e il tuo team per arrivarci? Come portate avanti l'attività?
Il team è composto da sette persone e segue cinque linee di ricerca.
Pensiamo che la trasformazione verso un'economia della conoscenza aperta
non può avvenire se si guarda solo alla conoscenza, ma anche alle condizioni
che permettono la circolazione della conoscenza.
Per prima cosa servono le capacità umane: non tutti sono capaci di usare la tecnologia
e sanno come servirsi delle conoscenze, quindi bisogna istruire le persone: come lo facciamo?
La seconda si chiama "matrice produttiva". Per esempio, stiamo facendo ricerche
su come abilitare la condivisione della conoscenza da parte di piccole imprese e comunità indigene
che non hanno facilmente accesso alla tecnologia.
L'industria non fabbrica macchine per piccoli coltivatori. Magari potremmo avere commons
per le macchine agricole, in cui ingegneri di tutto il mondo progettano le macchine
che però possono essere fabbricate localmente, per esempio da un agricoltore in una microfabbrica.
La terza è l'innovazione istituzionale: se vuoi la conoscenza condivisa
servono nuovi tipi di licenze, ad esempio le licenze creative commons.
La quarta si chiama infrastrutture tecniche aperte: intendo internet, che tipo di internet ci serve
che sia aperta e libera in modo che tutti possano usarla e l'informazione circoli davvero.
La quinta si chiama "commons per la vita collettiva": parliamo della fornitura di energia,
di alloggi, di trasporto, di cibo... niente è solo materia e niente è solo idea, tutto è combinazione.
Ad esempio, se vuoi case per tutti, ci sono tanti metodi nuovi per proteggerle dalla speculazione
ma devi anche sapere che c'è un 40% delle case in una città che sono vuote
questa è la media in Europa, in Ecuador ancora non lo so. Dove sono queste case? Perché sono vuote?
Questo è l'aspetto della conoscenza.
Quali vantaggi ci sono nel realizzare un progetto per la libera circolazione della conoscenza in Ecuador?
il problema di fondo per paesi come l'Ecuador, è che pur avendo governi progressisti
e politiche sociali, sono ancora in condizioni di dipendenza neocoloniale.
Il problema centrale è che si sta ancora sfruttando le materie prime, con scarso valore aggiunto
e quindi con scarso margine di profitto, ma si devono importare macchinari e materiali lavorati
che hanno un valore aggiunto molto alto, e questo crea uno squilibrio
in cui l'Ecuador rimane sempre indietro.
Sappiamo da varie ricerche che i brevetti non sono una cosa buona per l'innovazione scientifica:
quando hai un brevetto in un ambito, poniamo le energie rinnovabili
l'innovazione subisce un ritardo di vent'anni.
Questo è successo negli Stati Uniti, in California negli anni 70 il settore delle rinnovabili era fiorente
le grandi compagnie petrolifere comprarono i brevetti, li misero in un cassetto
e per trent'anni non se ne è fatto più nulla.
Un altro esempio è la stampa 3D, macchine che puoi usare come stampanti, ma per stampare oggetti.
Questo è molto promettente in vista di nuove forme di produzione manifatturiera
molto più vicino alle persone, alla dimensione locale. Oggi tutti parlano di stampa 3D
il motivo è che il brevetto è scaduto. Per 30 anni nessuno ne aveva sentito parlare
era un prodotto di nicchia per aziende molto piccole. Ora che la stampa 3D è libera
la usano in tutto il mondo e l'innovazione che si sta producendo è straordinaria.
Questo genere di innovazione rapida potrebbe aiutare un paese come l'Ecuador
a dare slancio all'evoluzione della sua economia anche senza grandi capitali
Stiamo lavorando per cambiare la matrice produttiva: agricoltura, industria, servizi, istruzione
Questo è un progetto unico nel suo genere. Come mai hai scelto di fare parte del team?
Siamo per lo più stranieri invitati qui dall'Ecuador. La ragione per cui è un progetto di portata storica
è questa: noi chiamiamo tutto questo economia "peer to peer" perché si basa sul fatto che oggi
è molto più facile per le persone auto-organizzarsi attraverso i network
e insieme creare valore, cose molto complesse come Wikipedia, veicoli open source, satelliti...
cosa che non era possibile vent'anni fa. Tutto è fatto dalle comunità locali, è un movimento dal basso
e poco a poco sta salendo di livello, abbiamo "città che condividono" come San Francisco e Seul
e regioni che condividono come Bordeaux, quello che finora non avevamo era un paese che condivide
quindi è la prima volta nella storia che una nazione sovrana dice "vogliamo andare in questa direzione".
In questo senso è davvero un progetto di portata storica. Non avevamo mai avuto prima
questo genere di legittimazione, di bollo "sì, è una cosa seria
vogliamo fare ricerca, vogliamo fare delle politiche su questa trasformazione".
Questo paese ha delle caratteristiche che lo rendono adatto per un progetto come questo?
L'Ecuador non è tra i paesi più avanzati su questo genere di dinamiche
ma ha un governo particolare, molto impegnato per l'inclusione e la lotta alla povertà
che è riuscito a migliorare in modo significativo lo standard di vita in poco tempo
ed è un governo nuovo, con una mentalità aperta. Credo sia soprattutto un'opportunità politica
perché la vecchia maniera socialista non funziona più, il capitalismo è in crisi
perciò la gente è in cerca di una terza alternativa, un'alternativa diversa.
Per questo, credo, paesi come l'Ecuador e il suo governo guardano a nuovi modi di pensare
riguardo al progresso umano e sociale. Penso veramente che si tratti...
In più credo che l'IAEN essendo un'istituzione nuova - è vecchia, ma prima era un'università per militari
ma si sta trasformando in istituzione civile per i funzionari pubblici, è come un nuovo inizio
e quando ricominci da capo sei sempre più flessibile e in cerca di alternative
è una combinazione di queste tre cose: un movimento globale dal basso
che dice che qualcosa di nuovo si sta muovendo nella società, un governo progressista
e un'istituzione ad un nuovo inizio, e queste tre cose si sono unite per creare il progetto FLOK.
Quindi qual è il ruolo che l'IAEN avrà nella società?
Per come la vedo io, è un'università speciale per funzionari pubblici
per formarli in nuovi saperi, processi decisionali più partecipativi e inclusivi
quindi credo che le due cose si incastrino bene, siamo contenti di stare qui
ci danno un grande sostegno e siamo stati molto liberi nel portare persone dall'estero
e anche questa è una cosa piuttosto unica: siamo in una posizione delicata, siamo stranieri, invitati
e non diciamo agli altri cosa devono fare, però facciamo delle proposte
il fatto che il governo, chi dirige l'IAEN siano aperti ad avere qui gente come noi
credo sia un segno di apertura mentale. Non hanno paura di chiedere consigli a gente venuta da fuori.
è un processo a doppio senso: le istituzioni spingono per il progresso ma anche la società lo reclama.
All'interno del progetto quello che facciamo è cercare input scientifici, a livello locale e globale
e cerchiamo anche input civici: organizzazioni di base, ma anche i vari ministri
abbiamo perfino scritto una lettera aperta a chi in tutto il mondo si occupa di beni comuni
per darci input per il nostro progetto. Quindi facciamo entrambe le cose:
lavorare a livello internazionale, globale, ma anche con la gente del posto
abbiamo organizzato 24 workshop locali, uno per provincia, in cui abbiamo spiegato
i principi dell'economia sociale della conoscenza, ma attraverso l'arte e il teatro
e poi sollecitiamo input dalle donne, dai giovani, dalle associazioni civiche
e ne teniamo conto. Lavoriamo anche con organizzazioni locali di attivisti
lavoriamo con ASLI, che è l'associazione per il software libero
con Abluma, un'associazione di attivisti urbani qui a Quito, con otto diversi gruppi
che rappresentano gli agenti del cambiamento attivi in Ecuador.
Al momento qual è il desiderio, la meta ideale che vorresti raggiungere?
Stiamo lavorando per un obiettivo temporaneo, che sarà una grande conferenza a fine maggio
a cui parteciperanno il presidente Correa, diversi ministri, avvocati, costituzionalisti
e poi esperti sia nazionali che dall'estero, e organizzazioni della società civile.
Presenteremo dieci quadri di azioni per indirizzare i processi legislativi e le politiche
verso gli obiettivi che vogliamo raggiungere. La nostra è una posizione delicata:
siamo stranieri, non possiamo essere coinvolti nei conflitti interni, non è quello il nostro lavoro.
Quello che dobbiamo fare è presentare un programma di transizione che sia davvero valido
e un framework legale, e la nostra speranza è che questo lavoro sia preso in considerazione
in modo da rendere possibile una società più democratica, in cui la società civile
possa essere più creativa e innovativa, essere abilitata e facilitata
nel creare questo nuovo tipo di beni comuni.
Immagina un Ecuador dove hai commons per l'istruzione, la scienza, l'azione civica aperte
se vuoi l'istruzione aperta hai bisogno di condizioni materiali, dei laboratori scientifici open source
ma anche cose immateriali come testi open source per fare i corsi.
Se vuoi i commons civici, hai bisogno di open data dal governo.
Questo è ciò che stiamo facendo: cerchiamo di capire come raggiungere l'obiettivo
di un'economia sociale della conoscenza, e fare proposte al governo perché possa aiutare le persone
a diventare più autonome, più capaci di collaborare, meno dipendenti dalle istituzioni dello Stato
e magari anche più indipendenti dalle pressioni commerciali.
C'è ancora qualcosa che vorresti aggiungere?
No. Solo che sono contento di essere qui, è una grande opportunità.