Il 20 aprile di cinque anni fa, nel golfo del Messico avvenne il più grave sversamento di petrolio della storia. Si stima che siano fuoriusciti quasi otto milioni di litri di petrolio, inquinando 170.000 km quadrati delle acque circostanti. Gli sversamenti di petrolio sono tra le cause di inquinamento idrico e riguardano tutti noi. L'Agenzia per la protezione dell'ambiente degli Stati Uniti stima che ogni anno avvengano 14.000 fuoriuscite di petrolio. Sfortunatamente, la soluzione a questo problema porta più danni che benefici. I metodi attuali come i disperdenti ripuliscono dal petrolio, ma a scapito dell'ambiente e della fauna marina. E se vi dicessi che la soluzione potrebbe trovarsi nei più piccoli organismi presenti sulla Terra? I batteri. Sono una ragazza di 19 anni, da sempre interessata a capire come utilizzare la scienza per risolvere i problemi reali. Sappiamo quanto siano devastanti l'inquinamento idrico e la contaminazione da petrolio, ma a volte non è sufficiente per capire realmente la gravità di una situazione. È quello che è successo a me due anni fa, quando c'è stato il disastro petrolifero di Lac-Mégantic. Mi ha aperto gli occhi riguardo alla disastrosità di tali eventi e a come le conseguenze della contaminazione abbiano colpito non solo l'ambiente ma anche le persone e la città. Sapevo di voler fare qualcosa, ma non sapevo cosa. Durante un tirocinio avevo studiato i microrganismi; il loro ruolo nella pulizia di inquinanti. Sapevo che i ricercatori in questo campo stavano ancora studiando una soluzione abbastanza efficace per le contaminazioni da petrolio. In pratica, alcuni batteri producono composti molto interessanti, detti biosurfattanti, lipidi in grado di scomporre e disperdere gli idrocarburi che sono la base di tutti gli oli. In questa immagine, si vede una colonia batterica circondata da un alone. La lastra è stata spruzzata di petrolio e i biosurfattanti batterici hanno attivamente degradato e disperso l'olio in quella specifica zona. Sulla base di questo, ho iniziato a leggere diversi articoli su risanamento batterico e contaminazione da petrolio per capire meglio le ricerche nel campo. Presto mi sono detta: "Perché guardare a studi esistenti su batteri già esaminati e studiati? In che altro modo posso dare il mio contributo?". Sono così stata ispirata ad approfondire la questione in modo diverso. Qual era la mia idea? Trovare ceppi batterici presenti in natura in grado di degradare il petrolio nel mio ambiente. Ho preparato la mia proposta di ricerca e discusso dell'idea con il mio tutor, che mi ha suggerito, quando un laboratorio ha approvato la mia richiesta, di cercare i batteri nelle aree con terreno umido. Qual era il posto più ovvio? Il mio giardino, ovviamente. Ho anche deciso di prendere dei campioni lungo il fiume San Lorenzo che, come noto, ospita grandi stabilimenti industriali. Raccogliere campioni di terreno nel mio giardino è stato facile. Ma vedere me e mio padre campionare suolo nel letto del San Lorenzo, ha destato sospetti in una delle guardie. (Risate) A quanto pare, raccogliere terreno con gli attrezzi da giardinaggio al fiume San Lorenzo è un'attività losca. (Risate) Chi l'avrebbe mai detto? Nei mesi necessari all'analisi e all'isolamento dei ceppi contenuti nei campioni, ho incontrato diversi ostacoli che hanno cambiato i piani stabiliti inizialmente per il progetto. Ad esempio, lavorando con ceppi presenti in natura, non avevo idea dei risultati che dovevo aspettarmi. per cui aspettavo pazientemente la crescita dei batteri, sperando di trovare qualcosa. Avevo raccolto i campioni, ma non sapevo se contenessero batteri in grado di degradare il petrolio, che era quello che cercavo. E anche se li avessi trovati, se fossero stati abbastanza efficaci nel degradare il petrolio, il loro potenziale utilizzo. Come dovevo procedere? Il progetto era davvero valido? Avrei trovato una soluzione? La mia mente è stata invasa da questi pensieri per mesi. Poi ho capito di avere una vera passione per questa ricerca, e che credevo in questa causa. Questo mi ha guidata e mi ha portata fin qui. Di tutti i ceppi studiati, tre nello specifico erano in grado di degradare il petrolio. Ma solo uno aveva proprietà davvero interessanti. Abbiamo deciso di studiarne la composizione genetica confrontandone il genoma con quello di altri batteri in banca dati e abbiamo fatto una scoperta che non avrei mai potuto immaginare. Era una specie non ancora identificata. Avevo scoperto una nuova specie di batteri in grado non solo di degradare il petrolio ma, probabilmente anche capace di ingerirlo. (Applausi) Grazie. (Applausi) Grazie. Ora devo scegliere un nome, e presto pubblicherò i risultati. È stata una sorpresa per tutti noi, e il mio tutor mi ha chiesto più volte se fossi sicura che il mio giardino non fosse contaminato. (Risate) A parte la scoperta, però, ciò che mi ha dato la maggiore soddisfazione è stato comprendere il potenziale del progetto, e il fatto che fosse una possibile opzione come soluzione ambientale alla contaminazione da petrolio. (Applausi) Grazie. (Applausi) In questo percorso, però, fin dal liceo, quando ho iniziato la ricerca, ho ricevuto diversi commenti negativi e critici che a volte mi hanno scoraggiata. Mi hanno portata a mettere in dubbio me stessa, le mie scelte, il mio lavoro. Ma queste esperienze mi hanno rafforzata, rendendomi una donna forte fiera della sua passione per la ricerca, che crede che ogni donna e ragazza debba essere fiera della sua passione per la scienza e non mollare, malgrado chi cerchi di sminuirla. (Applausi) Siamo arrivati a un punto in cui dobbiamo capire che l'inquinamento idrico non è un problema passato o futuro. Accade ora, e continuerà sempre più a devastare l'ambiente. La mia convinzione sulla riduzione dell'inquinamento idrico mi ha portata a sviluppare una soluzione per la contaminazione da petrolio. Il prodotto non è ancora finalizzato, ma voglio portare a termine il progetto per proporre una soluzione sostenibile. Voglio poter pensare che quei 14.000 sversamenti annuali di petrolio possono essere risanati nel completo rispetto dell'ambiente. Questa esperienza mi ha anche fatto capire come le soluzioni ad alcuni problemi fondamentali odierni siano più vicine di quanti si pensi. A volte non ci rendiamo conto del nostro potenziale, del cambiamento che possiamo realizzare. Se usciamo dalla nostra zona di comfort, proviamo cose nuove, e crediamo in noi stessi e nel nostro lavoro, capiremo di avere la possibilità di cambiare le cose a modo nostro. E chissà? La soluzione a una questione che vi appassiona potrebbe trovarsi nel vostro giardino. Grazie. (Applausi)