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Ci sono due pensatori italiani che ammiro enormemente – Antonio Gramsci e Pier Paolo Pasolini.

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Fui invitato a una serie di mostre in Italia l'anno 
scorso. E volli fare un omaggio ad entrambi.

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Nel mondo della cultura di oggi, 
mi mancano Gramsci e Pasolini.

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Gramsci perché egli fu uno dei primi pensatori che davvero credettero nel potere della cultura di influenzare la vita,

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di influenzare la vita sociale, di influenzare la vita politica.

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E Pasolini era un artista come nessun altro.

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È stato un pensatore, un regista, un poeta, uno scrittore,
un critico. Scriveva e lavorava in tutte le direzioni.

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E mi mancano oggi Gramsci e Pasolini.

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Quello che mi ha ispirato questo pezzo in 
particolare era in uno dei brani di Pasolini.

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Egli dice che la cultura è una prigione.

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E noi intellettuali dobbiamo uscire da quella prigione.

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Basta io che parlo con te e tu che parli con me.

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Io che ti applaudo e tu che mi applaudi. Usciamo. 
Cerchiamo di raggiungere un pubblico più vasto.

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E mi sono reso conto che questo avrebbe 
potuto essere il mio motto per molti, moltissimi anni.

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E in questi ultimi 25 anni, ho sempre 
cercato diversi modi di comunicazione.

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E ogni opera usa una diversa strategia di comunicazione,
al fine di raggiungere un pubblico più vasto.

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In modo da avere un senso.