(Karharina)
Per me è affascinante
ricreare una nuova idea di pittura.
Non si tratta solo di metodologie formali,
come il volume e il colore,
si tratta anche di come il dipinto appare
nello spazio pubblico.
Se la superficie è rozza e sgraziata,
la ridipingo con gli acquerelli.
il risultato è bizzarro.
Si tratta di un tipo di pittura intima,
ma su larga scala.
È come pensare ad alta voce.
Questo è il mio modo di lavorare.
Il risultato finale è un volume
che galleggia per questa foresta.
Ho visto questo spazio
e ho pensato subito
che sarebbe stato interessante
lavorare con gli alberi--
Per renderli una parte importante
dell'immagine complessiva finale.
Queste immagini iconiche mi affascinano,
ad esempio gli alberi,
il suolo, il paesaggio.
In quel parco, gli alberi sono rigidi
come piccoli soldati.
Ho pensato di inserire qualcosa nel mezzo
come se fosse un enorme pila di legname,
giunta lì in volo per mezzo di un potere
che non siamo in grado di spiegare,
ma sappiamo che c'è.
Deve sembrare che sia crollato.
Come se un gigante
l'avesse lasciato cadere.
La semplice presenza
di oggetti di diverse dimensioni
ci porta a pensare
che qualcosa deve essere successo,
ma non capiamo cosa sia.
Gli alberi sono piccoli e fragili,
ma sono comunque più alti dell'opera.
Gli alberi danno una dimensione
al mio lavoro.
Gli edifici intorno sono alti.
È una grande sfida lavorare all'aperto.
[Inudibile]
In questi lavori su grande scala,
il lavoro di squadra è importante,
in particolare per MetroTech.
È l'installazione più grande
che abbia mai fatto.
Dovevamo produrre 18 pezzi
in breve tempo.
Ho creato dei modelli
e ne abbiamo discusso via Skype.
Amaral ha creato questi oggetti,
li ha plastificati,
li ha resi duraturi e solidi
con vetroresina e resina.
Ci servivano persone
che li preparassero,
che li portassero a destinazione,
e capissero come montarli insieme.
Per me è più facile ed efficiente
se li mettiamo insieme.
Almeno in gruppi impilati
di tre o quattro pezzi.
Metterli poi tutti insieme,
ma cominciamo con una pila piccola.
Ok.
Cominciamo con 18 tagli.
Poi, tagliamo 16 o 17-
Ti piace?
Sì, è massiccio.
Sono molto più grandi.
Pensavamo ieri all'aspetto del pezzo.
Con nastri rosa e sembrava (fischia).
Sarà notevole.
Sì, sarà notevole.
Vedi come si vede attraverso?
Hanno segnato i punti di taglio.
Perciò hanno pensato di fare un buco,
lì in mezzo.
Non è un problema.
Ok.
Ho iniziato a lavorare
con mio fratello tre anni fa.
È un ingegnere.
È la prima volta che ho in squadra
qualcuno che non sia del mondo dell'arte.
Si è unito durante un progetto grande
per la Temporäre Kunsthalle di Berlino,
dove abbiamo costruito elissi
che si appoggiavano ai muri.
E le elissi erano alte circa nove metri.
Abbiamo lavorato con un costruttore navale
e un ingegnere strutturale,
per mettere insieme i pezzi
e issarli al loro posto.
È stato un bel momento.
Lui sa molto bene come unire
la teoria necessaria
a capire il processo ingegneristico,
e conosce il linguaggio e le parole.
Poi, può venire da me
alla fine della giornata,
e dire:
"guarda qui ci serve questo bullone."
Da bambini eravamo molto uniti.
È diventato un elemento indispensabile
della mia squadra.
Da bambini,
i nostri genitori ci portavano ovunque.
Ci portavano a vedere dipinti, disegni.
Andavamo anche spesso a teatro.
Entrambi i miei genitori hanno avuto
una grande influenza.
Mia madre disegnava e dipingeva,
poi cucinava
e ci portava a lezione di musica.
Non si definiva un'artista.
Sono io che mi dico
che mia madre era un'artista.
È lei che ha scoperto
che avevo un talento per le arti visive.
Una mattina, avevo fatto
un lavoro con gli acquerelli,
avevo copiato
una foto in bianco e nero da un giornale.
Pensava fosse fantastico.
Mi incoraggiò a continuare.
Mia madre ci faceva dipingere
i muri del garage.
Ci riuniva e diceva,
"facciamo dei piccoli disegni
e vediamo qual è il risultato finale."
Era normale per noi dipingere.
Il mio lavoro non si basa sulle idee,
ma sui pensieri.
Il pensiero è un sentimento più fluido
che necessita di riscontro
e che si modifica nel processo.
Quindi, ho un accordo con me stessa
nel momento in cui inizio qualcosa.
Quell'accordo si basa su un giudizio.
Per esempio, io voglio che due elementi
coincidano escludendosi a vicenda.
Come può funzionare in quel dipinto
o nell'ambiente della galleria
con la sua struttura architettonica?
Mentre lavoro,
mentre uso strumenti e colori.
ricevo un riscontro immediato
dal materializzarsi di quel primo accordo.
E la relazione con quell'accordo
potrebbe cambiare.
Queste informazioni possono cambiare
a ogni passo.
Questo è il flusso dei pensieri
che. trovo immensamente interessante
Non può essere deciso
e scritto su pietra dall'inizio.
Per il Nasher, volevo fare qualcosa
che non fosse una scultura
e che non usasse lo spazio
come un luogo per essere ostentato.
Ci sono due grandi pannelli di vetro
e il resto sono muri.
E ci si può spostare tra questi
perciò puoi vedere attraverso l'edificio,
verso il giardino, le piante e le sculture
che si assomigliavano tra loro.
Come si può essere riconoscibili
in questa situazione?
Deve essere una sorta di spazio negativo
che coincida un movimento dipinto.
È meraviglioso che l'invito
a un museo di sculture coincida
con il mio desiderio di creare
uno spazio negativo del volume
con un dipinto posto sopra
a quello spazio negativo.
È un confronto fantastico
tra questi due pensieri.
Ho iniziato a pensare all'esperimento
come qualcosa che occupasse lo spazio
come se fosse stato preso dalla scatola
e gettato lì.
Non volevo che il pezzo si relazionasse
con altre cose,
volevo che si appoggiasse al muro
esattamente nel punto di connessione
tra il muro e il pavimento
e che quel collegamento fosse coperto
dal mio lavoro.
Così da rendere impossibile riconoscere
quale fosse il pavimento e quale il muro.
Al Nasher, la pietra calcarea del muro
e il pavimento sono molto simili.
E ho fatto qualcosa
che uscisse da quello spazio.
Volevo qualcosa che fosse all'interno
e uscisse all'esterno oltre il vetro.
Questa è la Kunsthaus di Graz, Austria,
e un edificio meraviglioso.
È una bolla, una forma molto organica.
Qui farò una mostra relativa
a uno dei miei temi principali.
Come può un dipinto apparire in uno spazio
e cosa serve per mostrarlo?
Non voglio mettere mura in quello spazio
che mi permetterebbero
di mostrare delle tele.
La gabbia di metallo è il tetto.
L'abbiamo fatto così perché posso lavorare
nello spazio dall'alto.
Questi blocchi di polistirene sono mura solide
su cui è possibile dipingere.
Oltre al polistirene, non ho blocchi
che determino lo spazio dei muri.
Non ci sono finestre eccetto le aperture
nel soffitto con le luci.
Userò la tela o un tessuto spesso,
forse della tela per vele.
La voglio stropicciare.
E in certi casi voglio dipingere
sulla superficie
e in atri casi
si potrà camminare sulla tela
o attraverso l'istallazione.
La pittura verrà eseguita in loco.
Stiamo cercando di capire
come costruire queste increspature
su grandi dimensioni?
Perché trovo che lo spazio
tra le pieghe sia interessante.
Mi piace l'idea
di camminare in una struttura
che è difficile percepire come unitaria.
Mi affascina la condizione di essere
parte di qualcosa
e allo stesso tempo di osservarla.
Credo sia la nostra condizione abituale.
Ha a che fare con le dimensioni.
Penso che siamo capaci
di pensare in grande e allo stesso tempo
siamo minuscoli in relazione
a ciò che ci circonda.
Perciò cambi le tue dimensioni
mentre cammini.
Il cambio di dimensioni in questa mostra
è davvero una cosa interessate.
E credo che sia quello
che c'era di interessante a Nasher.
La camera del fango al piano di sotto
era l'unico spazio
senza alcun legame con il giardino.
E al piano di sopra avevo il pezzo
più analitico in relazione
con il giardino, le piante, eccetera.
Sono molto avventurosa.
Sono cresciuta facendo escursioni
e arrampicandomi in montagna.
Più tardi sono rimasta affascinata
dagli spazi che incontri
in un paesaggio
e nel dipingere quel paesaggio,
perché ti siedi in un luogo vasto
e puoi vedere attorno a te a 360 gradi.
E poi inizi a pensare se esiste un ordine.
Cosa percepisco?
E come posso progettare un ordine
da ciò che mi circonda?
Il paesaggio è un luogo non burocratico.
In un paesaggio,
le gerarchie cambiano velocemente.
Qualcosa che era utile un minuto fa
risulta meno interessante
un paio di passi più in là sulla destra.
Perciò c'è una gerarchia instabile,
fluida nel paesaggio.
[Donna 1] Sono curiosa, come è nata l'idea
di creare quest'installazione?
Dove hai preso l'ispirazione?
[Katharina]
Tutti conosciamo gli alberi.
Tutti andiamo al parco o nei boschi.
Ma qualcosa è successo agli alberi,
non sappiamo cosa,
ma non sono al loro posto.
Amo ciò che accade a materiale
e all'immagine quando è dipinta.
Si trasforma in qualcosa di nuovo.
Qualcosa che non è più un albero,
ma allo stesso tempo è un albero.
E amo questo paradosso.
[Donna 1]
È da qui che nasce il titolo?
[Katharina]
Sì, non lo sai davvero.
Vedi qualcosa da lontano e pensi,
"Oh, ma quello è un uccello."
Poi, ti avvicini e vedi
una busta di plastica.
Penso che questo tipo di ambiguità
è sempre presente.
[Donna 1] È la prima volta
che lavori con questi materiali?
- [Katharina] Con gli alberi?
- Sì.
Ho iniziato a interessarmi a questa
tradizione della scultura dipinta,
del dipinto 3D .
E ho usato un paio di questi elementi
che sono molto forti,
come il fango e il suolo,
che sono importanti per la vita.
Le foreste hanno una struttura grandiosa,
e all'improvviso,
questa forma lineare si divide.
[Donna 2] Come hai messo insieme
i pezzi a tua disposizione?
[Katharina] Lo puoi vedere,
qui c'è il taglio.
Quello è l'albero.
Questo è stato messo insieme.
È tutta finzione.
Quando inizia a pensare
che sia un albero vero, vedi il taglio.
È un albero revisionato.
- [Donna 2] Giusto.
- [Katharina] Sì.
[Donna 2]
Come hai scelto i colori?
[Katharina]
Si tratta della luce che hai nello spazio.
Lo spazio è molto scuro.
Perciò volevo
che ci fosse qualcosa che riflettesse
perciò il giallo era importante per me.
Il giallo davanti è diverso
da quello dietro le radici.
Giusto.
Perché sembra che brilli.
[Donna 2] È vero.
[Katharina] Uso colori grezzi,
non mescolati.
Mi piace il rapporto grezzo e diretto
con il tuo corpo.
È come la voce di un cantante, credo,
questo è ciò che è il colore.
[Donna 1] Hai molto da dire.
[Katharina]
Sì, è vero.
Ho molto da dire. Sì.
[Uomo 1] Tutti i blocchi formano
un'unica grande tela.
Ora che Katharina ha dipinto,
metteremo insieme la tela.
Perciò allineare le sue pennellate,
come si suol dire,
è molto importate ed essenziale
alla scultura stessa.
[Katharina] Sono una pittrice?
Sono una scultrice? Non lo so.
Parlo con il mondo
mentre ci dipingo sopra.
O con esso., o in esso.
È la collisione di cose
con l'immagine dipinta.
Qualcosa che giunge dall'unione di pezzi
che non possono più essere separati.
C'è la parte plastica e scultorea.
Se la elimino, il dipinto scompare
e se tolgo il dipinto,
non c'è più la metamorfosi.
In un certo senso,
queste cose sono legate,
anche se arrivano da due mondi diversi.
Non è necessario decidere se sei
un pittore o uno scultore.
Non rende il tuo lavoro più chiaro
o radicale.
Mi piace proprio osservare le cose.
E mi piace avere qualcosa
di figo da guardare.
Perciò faccio questo anche per me stessa.
Nel processo creativo, apprezzo molto
ciò che sorge dalla produzione.
Mi diverto, sai?
È una forma di intrattenimento.
Ma deve essere complesso, divertente,
ridicolo e complicato.
Si tratta di inganni,
che infliggo a me e agli altri.
Sono il trickster della pittura.
Non dovete credermi.
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