[Karharina Grosse] Per me è affascinante ricreare una nuova idea di pittura. Non si tratta solo di metodologie formali, come il volume e il colore, si tratta anche di come il dipinto appare nello spazio pubblico. La superficie può essere rozza e ingombrante io la posso dipingere con gli acquerelli il risultato è bizzarro. Si tratta di un tipo di pittura intima, ma su larga scala. È come pensare ad alta voce, questo è il mio modo di lavorare. Il risultato finale è un volume che galleggia per questa foresta. Ho visto questo posto e ho pensato che fosse molto interessante lavorare con gli alberi- Per rendere gli alberi una parte importante dell'immagine complessiva finale. Queste immagini iconiche mi affascinano, ad esempio gli alberi, il suolo il paesaggio. In quel parco, gli alberi sono rigidi come piccoli soldati. Ho pensato di inserire qualcosa nel mezzo come se fosse un enorme pila di legname, che è giunto e fatto volare lì da un potere che non siamo in grado di spiegare, ma sappiamo che è lì. La semplice presenza di oggetti di diverse dimensioni ci porta a pensare che qualcosa deve essere successo, ma non capiamo cosa sia. Gli alberi sono piccoli e fragili, ma sono comunque più alti dell'opera. Gli alberi ridimensionano il mio lavoro. Gli edifici intorno sono alti e questa è una sfida per un lavoro all'aperto. In questi lavori su grande scala, il lavoro di squadra è importante, in particolare per MetroTech. È l'installazione più grane che abbia mai fatto. Dovevamo produrre 18 pezzi in breve tempo. Ho creato dei modelli e ne abbiamo discusso via Skype. Amaral ha creato questi oggetti, plastificarli renderli duraturi e duri con vetroresina e resina. Ci servivano persone che se ne occupassero, che li spostassero, che li portassero a destinazione, e capissero come montarli insieme. Ho iniziato a lavorare con mio fratello tre anni fa. È un ingegnere. È la prima volta che ho in squadra qualcuno che non sia del mondo dell'arte. Si è unito a noi durante un progetto enorme per la Temporäre Kunsthalle di Berlino dove abbiamo costruito elissi che si appoggiavano ai muri. E le elissi erano alte nove metri. Dovevamo lavorare con un costruttore navale e un ingegnere strutturale, mettendo insieme i pezzi e issarli per posizionarli. È stato un bel momento. Lui sa molto bene come connettere la teoria necessaria a capire il processo ingegneristico, e conosce il linguaggio e le parole. Poi, può venire da me alla fine della giornata, e dire: "guarda qui ci serve questo bullone." Da bambini eravamo molto uniti. È diventato un membro indispensabile della mia squadra. Da bambini, i nostri genitori ci portavano ovunque. Ci portavano a vedere dipinti, disegni. Andavamo anche spesso a teatro. Entrambi i miei genitori hanno avuto una grande influenza. Mia madre disegnava e dipingeva, poi cucinava e ci portava a lezione di musica. Non si definiva un'artista. Sono io che mi dico che mia madre era un'artista. È lei che ha scoperto che avevo un talento per le arti visive. Una mattina, avevo fatto un lavoro con gli acquerelli, avevo copiato una foto in bianco e nero da un giornale. Pensava fosse fantastico. Mi incoraggiò a continuare. Mia madre ci faceva dipingere i muri del garage. Ci riuniva e diceva, "facciamo dei piccoli disegni e vediamo qual è il risultato finale." Era normale per noi dipingere. Il mio lavoro non si basa sulle idee ma sui pensieri. Il pensiero è un sentimento più fluido che necessita di riscontro e che si modifica nel processo. Quindi, ho un accordo con me stessa nel momento in cui inizio qualcosa. Quell'accordo si basa su un giudizio. Per esempio, io voglio che due elementi coincidano escludendosi a vicenda. Come può funzionare in quel dipinto o nell'ambiente della galleria con la sua struttura architettonica. Mentre lavoro, mentre uso strumenti e colori ricevo un riscontro immediato dal materializzarsi di quel primo accordo che potrebbe cambiare la relazione che ho con quell'accordo. Queste informazioni, a ogni passo possono cambiare e questo è il flusso dei pensieri che trovo immensamente interessante e non può essere deciso e scritto su pietra dall'inizio. Per il Nasher, volevo fare qualcosa che non fosse una scultura e che non usasse lo spazio come un luogo per essere ostentato. Ci sono due grandi pannelli di vetro e il resto sono muri. E ci si può spostare tra questi. Perciò puoi vedere attraverso l'edificio, verso il giardino, le piante e le sculture che si assomigliavano.ù Come si può essere riconoscibili in questa situazione? Deve essere una sorta di spazio negativo che coincida un movimento dipinto. È meraviglioso che l'invito a un museo di sculture coincida con il mio desiderio di creare uno spazio negativo del volume con un dipinto posto sopra a quello spazio negativo. È un confronto fantastico tra questi due pensieri. Ho iniziato a pensare all'esperimento come qualcosa che occupasse lo spazio come se fosse stato preso dalla scatola e gettato lì. Non volevo che il pezzo si relazionasse con altre cose, volevo che si appoggiasse al muro esattamente nel punto di connessione tra il muro e il pavimento e che quel collegamento fosse coperto dal mio lavoro. Così da rendere impossibile riconoscere quale fosse il pavimento e quale il muro, che al Nasher sono molto simili, la pietra calcarea del muro e il pavimento. E ho fatto qualcosa che uscisse da quello spazio. Volevo qualcosa che fosse all'interno e uscisse all'esterno oltre il vetro. Questa è la Kunsthaus in Graz, Austria, e un edificio meraviglioso. È una bolla. Una forma molto organica. Qui farò uno spettacolo relativo a una delle mie domande fondamentali, Come può un dipinto apparire in uno spazio e cosa serve per mostrarlo? Non voglio mettere mura in quello spazio che mi permetterebbero di mostrare delle tele. La gabbia di metallo è il tetto. L'abbiamo fatto così perché posso lavorare nello spazio dall'alto. Questi blocchi di polistirene sono mura solide su cui è possibile dipingere. Oltre al polistirene, non ho blocchi che determino lo spazio dei muri. Non ci sono finestre eccetto queste aperture nel soffitto con le luci. Userò la tela o un tessuto spesso, forse della tela per vele. La voglio stropicciare. E in certi casi voglio dipingere sulla superficie e in atri casi si potrà camminare sulla tela o attraverso l'istallazione. Il processo di pittura verrà fatto in loco. Stiamo cercando di capire come costruire queste increspature su grandi dimensioni? Perché trovo che lo spazio che si crea tra le pieghe è interessante. Mi piace l'idea di camminare in una struttura difficile da vedere come unica. Mi affascina la condizione di essere parte di qualcosa e allo stesso tempo di osservarla. Credo sia la nostra condizione abituale. Tutto ciò ha molto a che fare con le dimensioni. Penso che siamo capaci di pensare in grande e allo stesso tempo siamo minuscoli in relazione a ciò che ci circonda. Perciò cambi le tue dimensioni mentre cammini. Il cambio di dimensioni in questa mostra è davvero una cosa interessate. E credo che sia quello che c'era di interessante a Nasher. La camera del fango al piano di sotto era l'unico spazio senza alcun legame con il giardino. E al piano di sopra avevo il pezzo più analitico in relazione con il giardino, le piante, eccetera. Sono molto avventurosa. Sono cresciuta facendo escursioni e arrampicandomi in montagna. Più tardi rimasi affascinata dagli spazi che incontri in un paesaggio e nel dipingere quel paesaggio, perché ti siedi in un luogo vasto e puoi vedere attorno a te a 360 gradi. E poi inizia a pensare se c'è un ordine? Cosa percepisco? E come posso progettare un ordine da ciò che mi circonda? Il paesaggio è un luogo non burocratico. In un paesaggio, le gerarchie cambiano velocemente. Qualcosa che era utile un minuto fa risulta meno interessante un paio di passi più in là sulla destra. Perciò c'è una gerarchia instabile, fluida nel paesaggio. [Donna 1] Sono curiosa, come è nata l'idea di creare quest'installazione? Dove hai preso l'ispirazione? [Katharina] Tutti conosciamo gli alberi in un modo o nell'altro. Tutti andiamo al parco o nei boschi. Ma qualcosa è successo agli alberi, non sappiamo cos'è, ma non sono dove li vediamo solitamente. Amo ciò che accade a materiale e all'immagine quando è dipinta. Si trasforma in qualcosa di nuovo. Qualcosa che non è più un albero, ma allo stesso tempo è un albero. E amo questo paradosso. [Donna 1] È da qui che nasce il tittolo? [Katharina] Sì, non lo sai davvero. Vedi qualcosa da lontano e pensi, "Oh, ma quello è un uccello." Poi, ti avvicini e vedi una busta di plastica. Penso che questo tipo di ambiguità è sempre presente. [Donna 1] È la prima volta che lavori con questi materiali? [Katharina] Con gli alberi? Sì. [Donna 1] Gli alberi? [Katharina] Ho iniziato a interessarmi a questa tradizioni della scultura dipinta, del 3D dipinto. E ho usato un paio di questi elementi che sono molto forti. come il fango e il suolo che sono importante per la nostra vita. Le foreste hanno una struttura grandiosa, all'improvviso questa forma lineare si divide. [Donna 2] Quindi come hai messo insieme i pezzi a tua disposizione? [Katharina] Lo puoi vedere, qui c'è il taglio. Quello è l'albero. Questo è stato messo insieme. È tutta finzione. Nel momento in cui pensi, che si tratti di un albero vero vedi il taglio. È un albero revisionato. [Donna 2] Giusto. [Katharina] Sì. [Donna 2] Come hai scelto i colori? [Katharina] Si tratta della luce che hai nello spazio. Lo spazio è molto scuro. Perciò volevo che ci fosse qualcosa che riflettesse perciò il giallo era importante per me. Il giallo davanti è diverso da quello dietro le radici. Giusto. Perché sembra che brilli. [Donna 2] È vero. [Katharina] Uso colori grezzi, non mescolati. Mi piace il rapporto grezzo e diretto con il proprio corpo. È come la voce di un cantante, credo, questo è ciò che ha il colore. [Donna 1] Hai molto da dire. [Katharina] Sì, è vero. Ho molto da dire. Sì. [Uomo 1] Tutti i blocchi formano un'unica grande tela. Ora che Katharina ha dipinto, metteremo insieme la tela. Perciò allineare le sue pennellate, come si suol dire, è molto importate ed essenziale alla scultura stessa. [Katharina] Sono una pittrice? Sono una scultrice? Non lo so. Parlo con il mondo mentre ci dipingo sopra. O con esso. O in esso. È la collisione di cose con l'immagine dipinta. Qualcosa che giunge dall'unione di pezzi che non possono più essere separati.