Quando avevo 14 anni, mi interessava la scienza, ne ero affascinata, ed entusiasta di imparare. Alle scuole superiori avevo un insegnante di scienze che diceva, "Non c'è bisogno che le ragazze ascoltino queste cose". Sì, incoraggiante. (Risata) Scelsi di non ascoltare - ma solo quella frase lì. Quindi, lasciate che vi porti sulle Ande, in Cile, a 500 km, 300 miglia a nord est di Santiago. È molto distante, molto arido e molto bello. E non c'è molto là. Ci sono condor, tarantole e di notte, quando la luce svanisce, si scopre uno dei cieli più scuri della Terra. È un posto magico, la montagna. È una combinazione straordinaria di cime lontane e una tecnologia superbamente sofisticata. E i nostri avi, da quando esiste una documentazione storica, hanno guardato il cielo di notte e riflettuto sulla natura dell'esistenza. La nostra generazione non fa eccezione. L'unica difficoltà è che il cielo di notte ora è offuscato dal bagliore delle luci della città. E così gli astronomi vanno su queste montagne così lontane per osservare e studiare il cosmo. I telescopi sono quindi la nostra finestra sul cosmo. Non è un'esagerazione affermare che l'emisfero meridionale sarà il futuro dell'astronomia del 21esimo secolo. Abbiamo già una varietà di telescopi sulle Ande cilene, e presto vi si aggiungerà una vasta gamma di sensazionali nuove capacità. Ci saranno due gruppi internazionali che costruiranno telescopi giganti, sensibili a radiazioni ottiche, come lo sono i nostri occhi. Ci sarà un telescopio che scansionerà il cielo quasi ogni notte. Ci saranno radiotelescopi, sensibili a radiazioni di lunghezza d'onda lunga. E poi ci saranno dei telescopi nello spazio. Ci sarà un successore al Telescopio spaziale Hubble: il Telescopio James Webb, e sarà lanciato nel 2018. Ci sarà un satellite chiamato TESS che scoprirà pianeti al di fuori del nostro sistema solare. Nell'ultimo decennio ero a capo di un gruppo internazionale, un consorzio, per costruire quello che sarà, quando ultimato, il telescopio ottico più grande che sia mai esistito. Si chiama Giant Magellan Telescope, o GMT. Questo telescopio avrà degli specchi di un diametro di 8,4 metri, per ogni specchio. Equivale a circa 27 piedi. Quindi sovrasterebbe il palcoscenico, forse fino alla quarta fila del pubblico. I sette specchi di questo telescopio, avranno un diametro di 8 metri. Insieme, questi sette specchi andranno a costituire un diametro di 24 metri. In sostanza, la grandezza di questo auditorium. L'intero telescopio sarà alto 43 metri, e inoltre, stando a Rio, alcuni di voi avranno visto la statua del Cristo gigante. La scala è paragonabile in altezza. In effetti, è più piccolo di come sarà il telescopio. È paragonabile alla grandezza della Statua della Libertà. E sarà circondato da un edificio di 22 piani, alto 60 metri. È una costruzione inusuale per proteggere il telescopio. Avrà delle finestre affacciate sul cielo, in grado di puntare e osservare il cielo, e ruoterà su un supporto - 2.000 tonnellate di costruzione rotante. Il Giant Magellan Telescope avrà una risoluzione 10 volte più grande del Telescopio Hubble. Sarà 20 milioni di volte più sensibile dell'occhio umano. E, per la prima volta, potrebbe essere in grado di trovare vita sui pianeti al di fuori del nostro sistema solare. Ci permetterà di guardare verso la prima luce dell'Universo - letteralmente, l'alba del cosmo. L'alba dell'Universo. Questo telescopio ci farà scrutare nel passato, permettendoci di assistere alla formazione delle galassie, ai primi buchi neri nell'Universo, alle prime galassie. Da migliaia di anni studiamo il cosmo e ci interroghiamo sul nostro posto nell'Universo. Gli antichi Greci ci dissero che la Terra era il centro dell'Universo. 500 anni fa Copernico rimpiazzò la Terra con il Sole, ponendolo al centro del cosmo. E come abbiamo imparato nel corso dei secoli, da quando Galileo Galilei, lo scienziato italiano, per primo ha puntato un piccolo telescopio di 5 cm verso il cielo, ogni volta che abbiamo costruito telescopi più grandi, abbiamo imparato qualcosa sull'Universo. Abbiamo fatto scoperte, senza eccezioni. Nel XX secolo abbiamo scoperto che l'Universo è in espansione e che il nostro sistema solare non è al centro dell'espansione. Ora sappiamo che l'Universo è fatto di 100 miliardi di galassie, per noi visibili, e ognuna di queste galassie possiede 100 miliardi di stelle. Ciò che stiamo osservando ora, è l'immagine più remota del cosmo che sia mai stata catturata. Fu scattata usando il Telescopio Hubble puntando il telescopio a quella che prima era una regione vuota del cielo, prima del lancio di Hubble. Cercate di immaginare questa piccola area, che è solo un cinquantesimo della Luna piena. Cercate di immaginare la Luna piena. E ora ci sono 10.000 galassie visibili all'interno di quell'immagine. E la bassa risoluzione di quelle immagini è dovuta solo alla lontananza di quelle galassie. E ognuna di quelle galassie può contenere qualche miliardo o centinaia di miliardi di stelle. I telescopi sono come macchine del tempo. Più lontano guardiamo nello spazio, più indietro vediamo nel tempo. E sono come secchi di luce - sul serio, raccolgono la luce. Così, più grande è il secchio e maggiore lo specchio che abbiamo, più luce riusciamo a vedere e più indietro riusciamo a osservare. Così, nel secolo scorso abbiamo scoperto che ci sono oggetti esotici nell'Universo: i buchi neri. Abbiamo anche capito che esistono una materia e un'energia oscure che non riusciamo a vedere. Ora state osservando un'immagine della materia oscura. (Risata) L'avete capita, non tutti gli spettatori ci riescono. (Risata) Riusciamo a dedurre la presenza della materia oscura, che non riusciamo a vedere, grazie a uno strappo inequivocabile, dovuto alla gravità. Ora possiamo affacciarci all'Universo e vedere questo mare di galassie, in un Universo in espansione. Io mi occupo di misurare l'espansione dell'Universo, e in uno dei progetti che ho portato avanti negli anni '90, ho usato il Telescopio Hubble per misurare la velocità d'espansione. Ora possiamo risalire indietro fino a 14 miliardi di anni. Nel corso del tempo abbiamo imparato che le stelle hanno storie individuali: nascono, invecchiano e alcune di loro muoiono addirittura drammaticamente. Le ceneri di quelle stelle formano le nuove stelle che vediamo, molte delle quali presentano dei pianeti che ruotano loro attorno. E uno dei risultati più sorprendenti degli ultimi 20 anni è stata la scoperta di altri pianeti che ruotano attorno ad altre stelle. Vengono chiamati esopianeti. Fino al 1995 non sapevamo nemmeno dell'esistenza di altri pianeti, oltre quelli attorno al nostro Sole. Ma ora, ci sono quasi 2.000 pianeti che orbitano attorno ad altre stelle che possiamo localizzare e di cui possiamo misurare le masse. 500 di questi sono sistemi multi-planetari. E ci sono 4.000 - e il conteggio prosegue - altri candidati a pianeti che orbitano attorno ad altre stelle. Si presentano in una grande varietà di diverse tipologie. Ci sono pianeti simili a Giove che sono caldi, altri sono ghiacciati, altri ancora sono mondi acquatici e ci sono poi pianeti rocciosi come la Terra, chiamati "super-Terre" e ci sono stati persino pianeti creduti mondi di diamanti. Sappiamo che c'è almeno un pianeta, la nostra Terra, nel quale c'è vita. Abbiamo persino trovato pianeti che orbitano attorno a due stelle. Non è più il campo della fantascienza. Sappiamo che c'è vita attorno al nostro pianeta, abbiamo sviluppato una vita complessa, ora possiamo porci domande sulle nostre origini. E visto tutto quello che abbiamo scoperto, dei numeri schiaccianti ci suggeriscono che possono esserci milioni, forse persino centinaia di milioni, di altri pianeti che sono abbastanza vicini - la distanza esatta dalle stelle attorno alle quali orbitano- da possedere dell'acqua liquida e che forse potrebbero ospitare la vita. Così ci meravigliamo a queste probabilità, travolgenti probabilità, e la cosa fantastica è che entro i prossimi dieci anni, il GMT potrebbe catturare gli spettri delle atmosfere di questi pianeti, e determinare se siano o meno potenzialmente adatti per la vita. Quindi, cosa è il progetto GMT? È un progetto internazionale. Include l'Australia, la Corea del Sud, e sono felice di dire, stando qui a Rio, che il partner più recente è il Brasile. (Applausi) Include inoltre una serie di istituzioni degli Stati Uniti, inclusa l'Università di Harvard, lo Smithsonian Institution e il Carnegie Institution, le università dell'Arizona, Chicago, Texas-Austin e Texas A&M. Coinvolge anche il Cile. La fabbricazione degli specchi di questo telescopio è interessante di per sé. Prendete dei pezzi di vetro e fondeteli in una fornace ruotante. Questo succede al di sotto dello stadio di calcio dell'Università dell'Arizona. Accade sotto 52 000 posti a sedere. Nessuno se ne accorge. E c'è praticamente un calderone ruotante. Gli specchi vengono fusi e fatti raffreddare molto lentamente, e poi vengono lucidati con estrema precisione. Pensate alla precisione di questi specchi, agli urti sullo specchio, su tutti i suoi otto metri, che arrivano a meno di un milionesimo di un centimetro. Riuscite a visualizzarlo? Ahi! (Risate) È un cinquemillesimo della larghezza del mio capello, su tutti gli otto metri. È un risultato spettacolare. È ciò che ci permette di avere la precisione che avremo. Quindi, a cosa ci porterà quella precisione? Il GMT, pensate, se dovessi mostrarvi una moneta, che per caso ho, e guardo un lato della moneta, posso vedere da qui la scritta sulla moneta, riesco a vederne la faccia. Ma scommetto che anche dalla prima fila non riuscite a vederlo. Ma se dovessimo girare il Giant Magellan Telescope verso tutti i 24 metri di diametro che vediamo in questo auditorium, e puntarlo a 320 km di distanza, se fossimo a San Paolo, potremmo vedere la faccia della moneta. Ecco la risoluzione straordinaria e il potere di questo telescopio. Se fossimo... (Applausi) Se un astronauta andasse sulla luna, a un quarto di milione di km di distanza, e accendesse una candela, una sola candela, potremmo rilevarlo, usando il GMT. Del tutto straordinario. Questa è una simulazione di un ammasso stellare in una galassia vicina. "Vicina" in termini astronomici, è tutto relativo. È a dieci milioni di anni luce da qui. Ecco come apparirebbe l'ammasso. Guardate questi quattro oggetti luminosi, e ora confrontiamoli con una fotocamera del Telescopio Hubble. Potete vedere che dei piccoli dettagli iniziano a venire fuori. Ora finalmente, e guardate la differenza, questo è ciò che vedrà il GMT. Guardate ancora una volta queste immagini luminose. Questo è quello che vediamo attraverso uno dei telescopi più potenti sulla Terra, e questo, di nuovo, quello che vedrà il GMT. Ha una precisione straordinaria. Quindi, a che punto siamo? Abbiamo raggiunto la vetta delle montagne in Cile. E abbiamo iniziato a lavorarci. Abbiamo testato e lucidato il primo specchio. Abbiamo fuso il secondo e il terzo. Stiamo per fondere il quarto specchio. Quest'anno abbiamo avuto una serie di controlli, dei gruppi internazionali sono venuti a esaminarci e ci hanno detto: "Siete pronti per la costruzione". E così vorremmo montare il telescopio con i primi 4 specchi. Vogliamo andare in onda presto, e registrare dati scientifici - quella che noi astronomi chiamiamo "la luce primordiale", nel 2021. L'intero telescopio sarà terminato nella metà del prossimo decennio, con tutti e 7 gli specchi. Ora siamo pronti a guardare indietro verso l'Universo lontano, verso l'alba dell'Universo. Potremo studiare gli altri pianeti in dettaglio. Ma per me, una delle cose più emozionanti della costruzione del GMT, è l'opportunità di scoprire qualcosa che ancora non sappiamo e che non possiamo nemmeno immaginare, qualcosa del tutto nuovo. E spero che con la costruzione di questa e altre attrezzature, molti giovani saranno ispirati a puntare alle stelle. Grazie mille. Obrigado. (Applausi) Bruno Giussani: Grazie, Wendy. Rimani qui, perché ho una domanda per te. Hai menzionato diverse attrezzature. Il Magellan Telescope sta crescendo, ma anche ALMA e altri in Cile e altrove, comprese le Hawaii. Si parla di cooperazione e complementarità, o di competizione? So che c'è competizione riguardo i fondi, ma riguardo la scienza? Wendy Freeman: In termini di scienza, sono molto complementari. I telescopi che sono nello spazio, i telescopi sulla terra, i telescopi con diverse capacità di lunghezza d'onda, perfino i telescopi che sono simili, ma con strumenti diversi, esamineranno tutti diverse parti delle domande che ci stiamo ponendo. Così, quando scopriamo altri pianeti, potremo testare quelle osservazioni, potremo misurare le atmosfere e guardare nello spazio ad alta risoluzione. Sono davvero complementari. Hai ragione riguardo i fondi, siamo in competizione. Ma da un punto di vista scientifico, siamo complementari. BG: Wendy, grazie di essere venuta a TEDGlobal. WF: Grazie. (Applausi)