Diciamo che disprezzate la democrazia occidentale. La democrazia, con tutte le sue cerimonie, le elezioni libere, i municipi, le discussioni infinite sul giusto ruolo del governo. Troppo caotico, troppo imprevedibile, troppo vincolante per i vostri gusti. E come queste democrazie si coalizzano per fare la predica a tutti gli altri sui diritti e le libertà individuali... vi dà sui nervi. Che fare dunque? Potete contestare l'ipocrisia e i fallimenti delle democrazie occidentali e spiegare che c'è un metodo migliore, ma in realtà non ha mai funzionato. E se poteste portare le persone il cui sostegno è la base di queste democrazie a mettere in discussione il sistema? Far balenare loro l'idea che la democrazia e le sue istituzioni le stanno tradendo, che le élite sono burattinai corrotti e che il paese che conoscono è in caduta libera. Per farlo bisogna infiltrarsi nelle sfere dell'informazione di queste democrazie. Bisogna trasformare il loro principale punto di forza, l'apertura mentale, nella loro debolezza più grande. Cè bisogno che la gente metta in discussione la verità. Forse sapete degli hackeraggi e delle fughe di notizie del 2016. Uno ha coinvolto le reti del Comitato Nazionale Democratico e gli account email personali dello staff, poi pubblicati su WikiLeaks. Successivamente, vari personaggi virtuali, come un presunto pirata informatico rumeno che non parlava rumeno, hanno spacciato aggressivamente le notizie delle falle ai giornalisti. I media hanno abboccato. Erano ossessionati da quanto il CND odiasse Bernie Sanders. In quel momento, la notizia che spiccava fra le altre era che un gruppo di hacker finanziati dal governo russo, soprannominato "Minaccia Avanzata e Persistente 28", o, in breve, "APT28" metteva in atto quelle azioni contro gli Stati Uniti. E non ci mancavano le prove. Questo gruppo di hacker russi del governo non era nato dal nulla nel 2016. Avevamo cominciato a seguirne le tracce fin dal 2014. Gli strumenti che APT28 usava per danneggiare le reti delle sue vittime dimostravano un impegno serio e ben finanziato che durava da oltre 10 anni nel fuso orario di Mosca, fra le 9 del mattino e le sei del pomeriggio. APT28 amava predare le email e i contatti dei giornalisti in Cecenia, del governo georgiano, degli addetti alla difesa est-europei -- tutti innegabili bersagli degli interessi del governo russo. Non eravamo gli unici coinvolti. Governi, gruppi di ricerca di tutto il mondo, stavano arrivando a conclusioni simili osservando lo stesso tipo di attività. Ma ciò che la Russia faceva nel 2016 andava ben oltre lo spionaggio. L'attacco al CND è stato uno dei tanti con i dati rubati pubblicati online corredati da una narrazione sensazionalistica, amplificata poi sui social network e ripresa dai media alla velocità della luce. Questo non ha fatto scattare l'allarme sul fatto che uno stato-nazione stava interferendo con la credibilità degli affari interni di un altro. Perché quindi nessuno di noi l'ha visto arrivare? Perché ci sono voluti mesi prima che gli americani capissero che erano sotto attacco informatico finanziato da uno stato? La risposta semplice è: politica. L'amministrazione Obama si è trovata in una situazione paradossale. Agitando lo sprettro dell'interferenza del governo russo nella campagna presidenzale americana, il governo rischiava di apparire anch'esso coinvolto nella campagna elettorale. Ma la risposta migliore, credo, è che gli Stati Uniti e l'Occidente non erano affatto attrezzati a riconoscere e a rispondere alle azioni informatiche moderne, malgrado il fatto che gli USA avessero gestito le informazioni con risultati clamorosi in un passato non così lontano. Quindi mentre gli USA e l'Occidente hanno passato gli ultimi 20 anni a tenersi al passo con la sicurezza informatica -- quali reti rafforzare, quali infrastrutture considerare vitali, come creare eserciti di cyber-guerrieri e cyber-comandi, la Russia ragionava in termini molto più pratici. Quando ancora il primo iPhone non era stato messo in vendita, il governo russo aveva già capito i rischi e le opportunità della tecnologia e le inter-comunicazioni e gli scambi immediati che ci offre. Dato che le nostre realtà sono sempre più basate sulle informazioni che consumiamo sul palmo della mano, dal flusso di notizie che scorriamo e dagli hashtag e dalle storie che diventano popolari, il governo russo ha riconosciuto per primo che questa evoluzione ha trasformato la mente umana nel dispositivo più sfruttabile del mondo. La nostra mente è particolarmente sfruttabile se siamo abituati al flusso illimitato delle informazioni, confezionate sempre di più sulla base dei gusti personali. Questo panorama di informazioni così interessante per tutti dà a uno stato, o a chiunque altro, un accesso segreto alla nostra mente. Si tratta di azioni inedite finanziate da uno stato-nazione che possono avere grandi esiti, essere più insidiose e più difficili da decifrare e definire per il pubblico a cui sono destinate, media inclusi. Se riuscite a far diventare un hashtag fra i più popolari su Twitter, o a gettare l'esca di notizie false indirizzate a un pubblico pronto a riceverle, o se spingete i giornalisti a scandagliare terabite di email alla ricerca di un po' di indecenza -- tutte tattiche usate nelle operazioni russe -- allora potete riuscire efficacemente a mimetizzare le vostre azioni nelle menti dei vostri bersagli. È quello che i russi da tempo chiamano "controllo riflessivo". È la capacità di usare le informazioni su qualcuno così che, di sua spontanea volontà, prenda delle decisioni vantaggiose per te. Si tratta della gestione a livello statale delle immagini e della percezione condotta con tutti i mezzi e con tutti gli strumenti, in rete o meno, che ne permettano il successo. Ecco un altro esempio. A febbraio del 2014, qualche settimana prima che la Russia invada la Crimea, su YouTube compare una telefonata. Ci sono due diplomatici americani. Sembra che recitino il ruolo di chi decide tutto in Ucraina, e addirittura insultano l'UE perché troppo lenta e poco autorevole nel risolvere la crisi. I media riportano la telefonata e il conseguente contraccolpo diplomatico fa barcollare Washington e l'Europa. E causa una reazione scomposta e un atteggiamento inadeguato rispetto all'invasione russa dell'Ucraina. Missione compiuta. Così mentre le telefonate intercettate, le email e le reti violate conquistano le prime pagine, le vere operazioni sono quelle che influenzano le decisioni che prendete e le vostre opinioni, tutto nell'interesse strategico di uno stato-nazione. È questo il potere nell'era dell'informazione. Queste informazioni sono ancora più seducenti, ancora più facili da prendere per buone e poi passare oltre, quando sono autentiche. Chi non è interessato alla verità mostrata nelle telefonate e nelle email che non erano destinate a essere rese pubbliche? Ma quanto è significativa quella verità se non si conosce il motivo per cui viene rivelata? Dobbiamo riconoscere che questo luogo dove viviamo sempre di più, che abbiamo pittorescamente chiamato "cyberspazio", non è definito dai numeri 1 e 0 ma dalle informazioni e dalle persone che ci sono dietro. È molto di più di una rete di computer e dispositivi. È una rete fatta di menti che interagiscono con i computer e i dispositivi. E per questa rete non c'è crittografia, non c'è firewall, non c'è autenticazione a due fattori, non c'è password abbastanza complessa che vi protegga. Quel che abbiamo per difenderci è molto più forte, più adattabile e sempre aggiornato all'ultima versione. È la capacità di pensare in modo critico: denunciare le menzogne, insistere per sapere i fatti. E, soprattutto, avere il coraggio di perseguire instancabilmente la verità. (Applausi)