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Title:
I cambiamenti climatici faranno spostare milioni di persone. Ecco come prepararci
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Description:
Gli scienziati prevedono che cambiamenti climatici faranno spostare più di 180 milioni di persone entro il 2100. È una crisi di "migrazione climatica" per la quale il mondo non è pronto, afferma l'avvocato per la ripresa dalle catastrofi e nativa della Louisiana, Colette Pichon Battle. In questo discorso, appassionato e lirico, ci sollecita a ristrutturare radicalmente i sistemi economici e sociali che danno origine alla migrazione climatica, e che l'hanno causata fin dall'inizio, e condivide come possiamo coltivare una resilienza collettiva, prepararci al meglio prima che avvenga la catastrofe e promuovere diritti umani per tutti.
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Speaker:
Colette Pichon Battle
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Circa due anni dopo l'uragano Katrina
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ho visto le mappe
delle alluvioni della Louisiana.
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Queste mappe sono usate
per mostrare la perdita di terre avvenuta
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e la perdita di terre che accadrà.
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In questo particolare giorno,
durante una riunione cittadina,
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le mappe sono state usate per spiegare
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come un aumento della marea di 9 metri
che ha accompagnato l'uragano Katrina
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abbia potuto inondare comunità
come la mia nel sud Louisiana
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e comunità lungo le coste
del Mississippi e dell'Alabama.
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Risulta che le terre che stiamo perdendo
erano la nostra protezione dal mare.
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Ho fatto volontariato
per interagire con i grafici sul muro
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e in un istante la mia vita è cambiata
per la seconda volta in due anni.
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Il grafico mostrava che nel sud Louisiana
c'è stata una grave perdita di terre
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e un mare soverchiante,
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ma nello specifico, il grafico mostrava
la scomparsa della mia comunità
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e di molte altre comunità
prima della fine del secolo.
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Non ero sola sul davanti della stanza.
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Ero in piedi con altri membri
delle comunità del sud Louisiana,
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di colore, autoctoni, poveri.
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Pensavamo di essere ora vincolati
da una ripresa temporanea dalla tragedia,
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ma abbiamo capito che siamo ora vincolati
dall'impresa impossibile
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di assicurare che le nostre comunità
non verranno cancellate dall'alta marea
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dovuta ai cambiamenti climatici.
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Amici, vicini, famiglia, la mia comunità:
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ho dedotto che sarebbero sempre stati lì.
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Terre, alberi, paludi, bayou:
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ho dedotto che sarebbero stati lì
come è sempre stato per migliaia di anni.
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Mi sbagliavo.
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Per capire cosa stesse succedendo
alla mia comunità,
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ho dovuto parlare con altre comunità
in giro per il mondo.
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Ho iniziato nel sud della Louisiana
con le United Houma Nation.
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Ho parlato con delegati per la gioventù
a Shishmaref, in Alaska.
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Ho parlato con pescatrici
sulle coste del Vietnam,
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combattenti per la giustizia nelle Fiji,
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nuove generazioni di leader
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nelle antiche culture
dello Stretto di Torres.
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Comunità che esistevano
da migliaia di anni
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stavano soffrendo lo stesso destino
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e stavamo tutti pensando
a come sopravvivere i prossimi 50 anni.
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Per la fine del prossimo secolo,
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è previsto
che più di 180 milioni di persone
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saranno sfollate a causa
del cambiamento climatico
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e, nel sud della Louisiana,
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coloro che possono permetterselo
stanno già traslocando,
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perché il sud della Louisiana
sta perdendo terre
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a uno dei tassi più veloci del pianeta.
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La scomparsa è ciò
che la mia comunità del bayou
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ha in comune
con altre comunità costiere.
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La cancellazione è ciò per cui comunità
intorno al mondo stanno lottando
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mentre noi ci accorgiamo
degli effetti dei cambiamenti climatici.
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Ho passato gli ultimi 14 anni
difendendo comunità
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che sono già state colpite
dalla crisi climatica.
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Queste comunità
combattono la discriminazione
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all'interno della ripresa
del disastro climatico
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e cercano di bilanciare
l'evacuazione di persone
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con un afflusso di altri
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che vedono un'opportunità
nell'iniziare da capo.
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Dal 2005, persone
sono state chiamate "rifugiati"
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quando se ne vanno
a causa del disastro climatico,
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anche quando non attraversano
i confini internazionali.
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Questi termini impropri
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che servono a identificare l'altro,
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la vittima,
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la persona che non dovrebbe trovarsi qui,
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questi termini sono ostacoli
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alla ripresa economica,
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all'integrazione sociale
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e al rimedio richiesto dalla crisi
e dal trauma climatico.
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Le parole contano.
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Conta anche come trattiamo
le persone che passano i confini.
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Dovrebbe importarci come le persone
che attraversano i confini oggi
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per cercare rifugio e sicurezza
vengono trattate,
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in quanto potresti essere tu
o qualcuno che ami
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ad avere il bisogno
di esercitare il diritto alla migrazione
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nel prossimo futuro.
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Dobbiamo iniziare a prepararci
a una migrazione globale da oggi.
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Ora è una realtà.
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Le nostre città e le nostre comunità
non sono preparate.
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Difatti, il nostro sistema economico
e i nostri sistemi sociali
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sono solo pronti a realizzare profitti
grazie alle persone che migrano.
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Ciò causerà una gentrificazione climatica,
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e penalizzerà
la circolazione delle persone,
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di solito attraverso lavori forzati
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e criminalizzazione.
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La gentrificazione climatica che accade
in vista dell'aumento del livello del mare
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è ciò che vediamo in posti come Miami,
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dove le comunità
tenute lontane dal lungomare
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non possono permettersi
le posizioni di vantaggio
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dove erano collocate originariamente
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mentre le persone abbandonano la costa.
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Queste persone vengono costrette
a spostarsi lontano
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dai sistemi sociali ed economici
che gli servono per sopravvivere.
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La gentrificazione climatica accade
anche a seguito di un disastro climatico.
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Quando enormi quantità
di persone lasciano un luogo
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per un periodo di tempo indefinito,
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ne vediamo arrivare delle altre.
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Vediamo accadere
la gentrificazione climatica
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anche quando case danneggiate
sono ora "sostenibilmente costruite".
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Però ora hanno un valore maggiore,
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generalmente al di fuori della portata
di persone povere e di colore
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che desiderano
tornare a casa.
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La differenza di prezzo negli affitti
o il possesso di una casa
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è la differenza
tra poter esercitare il tuo diritto,
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il diritto umano di una comunità
di tornare a casa
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o di essere costretta
a reinsediarsi in una altro luogo,
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meno resiliente al clima,
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meno costoso
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e da solo.
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La crisi climatica
è una conversazione più ampia
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del ridurre le emissioni di CO2
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ed è una conversazione diversa
dal solo clima estremo.
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Stiamo affrontando un cambiamento
in ogni aspetto della realtà globale.
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E le migrazioni climatiche
sono solo una piccola parte,
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ma avranno effetti a catena
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sia in città costiere
che in città dell'entroterra.
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Io ho qualche idea.
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Primo, dobbiamo ripensare
alla nostra conoscenza del problema.
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Il cambiamento climatico
non è il problema.
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Il cambiamento climatico
è il più orribile sintomo
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di un sistema economico
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che è stato costruito affinché alcuni
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estraessero ogni prezioso valore
da questo pianeta e dai suoi abitanti,
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dalle nostre risorse naturali
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ai frutti del nostro lavoro umano.
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Questo sistema ha creato la crisi.
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Dobbiamo avere il coraggio
di ammettere che abbiamo preso troppo.
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Non possiamo chiudere gli occhi
davanti al fatto
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che il mondo intero sta pagando un prezzo
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per il privilegio e il comfort
di poche persone sul pianeta.
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Per noi è arrivato il momento di fare
dei cambiamenti sociali
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a un sistema che incentiva il consumo
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fino a un punto di squilibrio globale.
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Il nostro sistema di estrazione sociale,
politica ed economica
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deve essere trasformato
in sistemi che rigenerano la terra
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e promuovono la libertà umana globalmente.
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È arrogante pensare
che la tecnologia ci salverà.
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È egoismo pensare che possiamo continuare
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questo ingiusto ed estrattivo approccio
di vita su questo pianeta
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e sopravvivere.
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Per sopravvivere alla prossima fase
della nostra vita umana,
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dobbiamo ristrutturare
i nostri sistemi economici e sociali
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per sviluppare
la nostra resilienza collettiva.
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La ristrutturazione sociale deve andare
verso il ripristino e il risanamento
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della terra
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e delle comunità
che vi sono state allontanate,
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criminalizzate
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e prese di mira da generazioni.
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Questa è la prima linea.
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Qui è da dove iniziamo.
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Dobbiamo creare un nuovo atteggiamento
sociale, con la migrazione come beneficio,
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una necessità per la sopravvivenza,
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non una minaccia
ai nostri privilegi individuali.
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Resilienza collettiva significa sviluppare
città che possano accogliere persone
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e fornire alloggio,
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cibo, acqua, assistenza sanitaria
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e la libertà da troppa sorveglianza
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per tutti,
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non importa chi siano,
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non importa da dove vengano.
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Cosa significherebbe se iniziassimo
a pianificare la migrazione climatica ora?
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Città sterminate o in declino
la vedrebbero come un'opportunità
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per ricostruire una struttura sociale
basata su giustizia ed equità.
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Potremmo veramente spendere soldi
per ospedali pubblici
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e aiutarli a prepararsi
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per ciò che accadrà
con la migrazione climatica,
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incluso il trauma
che affianca perdita e trasferimento.
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Possiamo investire più tempo
nella giustizia,
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ma non potrà essere
per un guadagno temporaneo,
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non potrà essere per aiutare
il deficit di bilancio,
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deve essere
per un cambiamento a lungo termine
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e deve essere per promuovere la giustizia.
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È già possibile.
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Dopo l'uragano Katrina,
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università e licei degli USA
hanno ammesso studenti
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per aiutarli a finire il semestre
o l'anno senza perdere niente.
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Quegli studenti sono ora
risorse produttive della nostra comunità
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quello di cui le nostre comunità,
le nostre imprese e le istituzioni
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hanno bisogno per prepararsi.
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Il momento è arrivato.
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Quindi, mentre riformuliamo il problema
in un modo più sincero
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e ristrutturiamo i nostri sistemi sociali
in un modo più giusto,
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tutto ciò che ci rimane da fare
è renderci più indigeni
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ed evocare un potere
del genere più antico.
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Questo necessariamente significa
che dobbiamo imparare a seguire,
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non dividere, allontanare,
rendere esotiche,
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la leadership
e le conoscenze tradizionali
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di un particolare luogo.
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Significa che dobbiamo conformarci
a standard di equità ecologica
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e di giustizia climatica e diritti umani
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come la base, lo standard,
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un punto di partenza
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verso dove sta andando la nostra società.
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Tutto ciò ci richiede di riconoscere
un potere più grande di noi stessi
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e una vita più lunga
di quella che vivremo.
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Ci richiede di credere in cose
che siamo abbastanza privilegiati
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da non dover vedere.
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Dobbiamo onorare i diritti della natura.
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Dobbiamo promuovere
i diritti umani per tutti.
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Dobbiamo trasformarci da una società
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usa e getta e individualista
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a una che vede la nostra collettività,
l'umanità nel lungo termine
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o non ce la faremo.
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Dobbiamo vedere che anche i migliori
sono bloccati in un sistema ingiusto
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e dobbiamo ammettere
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che l'unico modo in cui soppravviveremo
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è quello di capire
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come raggiungere insieme
una libertà condivisa.
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è che discendiamo da figure potenti.
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Veniamo da coloro che sono,
in un modo o nell'altro,
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sopravissuti finora per essere noi oggi.
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Questa è una ragione sufficiente
per combattere.
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E fidatevi, amici del Sud Louisiana
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le lotte più difficili
sono quelle da celebrare.
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Scegliamo di rendere questa prossima fase
della nostra esistenza planetaria stupenda
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e, già che ci siamo,
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rendiamola giusta ed equa per tutti.
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Possiamo farcela,
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perché dobbiamo.
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Dobbiamo o perderemo il nostro pianeta
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e perderemo noi stessi.
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Il lavoro comincia qui.
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Il lavoro comincia insieme.
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Questa è la mia offerta.
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Grazie di averla ascoltata. Merci.
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