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Come i bambini possono insegnare agli adulti a chiedere aiuto

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    Cosa possiamo imparare dai bambini
    per diventare persone migliori?
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    Sono estremamente leali
    ai loro amici,
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    pronti a difendere
    e a scusarsi
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    e veloci a perdonare.
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    Ma, in quanto ex maestra d'asilo -
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    e nel cuore maestra per sempre -
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    voglio condividere con voi
    una lezione sorprendente
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    che ho appreso da loro
    sul chiedere aiuto.
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    Amo il comportamento umano -
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    come ci comportiamo in base
    a situazioni e ambienti differenti -
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    e questi bei bambini di 5 anni
    con le loro guancette adorabili
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    e l'altezza perfetta per dargli
    caldi abbracci mattutini
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    e un amore quasi competitivo
    per il batti cinque,
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    erano così interessanti.
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    La mia prima classe si chiamava Mars.
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    Avevo 10 studenti,
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    e ognuno aveva un bel carattere.
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    Ma c’era uno tra questi bambini
    che non dimenticherò mai.
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    Lo chiameremo Sam.
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    Sam si comportava come se
    non avesse 5 anni.
  • 0:49 - 0:50
    Era molto indipendente.
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    Non solo sapeva
    allacciarsi le scarpe da solo,
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    ma sapeva allacciarle
    anche agli altri bambini.
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    Non riportava mai a casa il termos sporco
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    perché lo puliva dopo pranzo.
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    E se succedeva qualcosa
    e doveva cambiarsi i vestiti
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    lui lo faceva da solo,
    in silenzio e con discrezione.
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    Non chiedeva molto aiuto,
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    ma era colui da cui andavano
    i suoi compagni a cercare aiuto.
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    Aiuto per cose come,
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    aiutarli a finire il kimchi
    perché è troppo piccante.
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    Non amava mostrare alcun tipo
    di affetto agli insegnanti
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    e passava per il “bambino più popolare”
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    Se gli davi l’abbraccio del buongiorno,
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    lui alzava gli occhi
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    facendo facce buffe
    come per mostrare il malcontento,
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    però aspettava lì se non gli davi
    il suo abbraccio mattutino.
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    Era molto intelligente e affidabile
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    che persino io dimenticavo
    che avesse solo cinque anni.
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    Da neo insegnante,
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    ho passato molto tempo ad osservare
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    come i maestri con più esperienza
    interagissero con i loro alunni.
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    E ho notato una cosa molto particolare.
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    Spesso, quando i bambini cadono,
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    non iniziano a piangere subito.
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    Si alzano, confusi,
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    come per cercare di capier --
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    insomma, “Cos’è appena successo?”
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    “È un problema abbastanza grande
    per cui piangere?
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    Fa male? Che sta succedendo?”
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    Spesso i bambini stanno bene
    finché non incrociano lo sguardo adulto:
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    uno di cui si fidano e sanno
    che può fare qualcosa per loro.
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    Gli sguardi si incrociano
    e poi scoppiano in lacrime.
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    Da quando l’ho notato,
    ho desiderato che accadesse a me,
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    perché per me ciò significa
    aver guadagnato la fiducia del bambino
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    e aver dimostrato
    che sei capace di aiutarlo in tutto.
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    Tu sei un eroe per loro.
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    Le settimane passavano
    ed io guardavo gli altri insegnanti
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    con i bambini in lacrime
    che correvano da loro,
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    Ed io guardavo con gelosia.
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    Oh, com'ero gelosa.
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    Ovviamente non volevo
    che i bambini cadessero
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    ma desideravo davvero
    quel momento di accettazione
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    in cui avevo guadagnato la loro fiducia
    tanto da essere quella che li aiutava.
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    Poi, finalmente è successo.
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    È stato un giorno bellissimo.
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    Era durante la ricreazione in cortile.
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    I bambini stavano giocando
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    ed io stavo plastificando
    alcune cose,
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    perché le maestre stanno
    sempre a plastificare,
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    nella sala insegnanti accanto.
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    Poi ho sentito un bambino gridare:
    “Maestra, maestra, Sam è caduto!”
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    Così sono uscita a controllare,
  • 2:55 - 2:56
    ho cercato Sam
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    e lui era lì, sembrava molto confuso,
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    come se stesse vedendo doppio.
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    Poi mi ha guardato,
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    i nostri sguardi si sono incrociati,
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    e poi è successo.
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    Il suo labbro inferiore
    ha iniziato a tremare
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    ed i suoi piccoli occhi
    si sono riempiti di lacrime.
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    Poi è scoppiato in lacrime
    correndo verso di me,
  • 3:14 - 3:15
    ed è stato magnifico.
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    Non dimenticherò mai quel momento.
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    Si è lasciato abbracciare
    per aiutarlo a calmarsi
  • 3:20 - 3:23
    e pare che sì,
    era inciampato sui suoi stessi piedi
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    quindi non c’era nient’altro
    che il pavimento da rimproverare.
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    Abbiamo controllato
    che non si fosse fatto male
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    e non aveva nemmeno un livido.
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    In quel momento, stranamente,
  • 3:33 - 3:35
    non sentivo
    di essere lì per aiutare Sam
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    ma piuttosto lui mi stava dando
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    l'opportunità di aiutarlo,
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    ed è stata una cosa molto strana,
    difficile da spiegare a parole.
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    Con la sua vulnerabilità
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    nel venire da me a chiedere aiuto
    come se io potessi fare qualcosa,
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    penserete che ciò
    mi abbia dato il controllo,
  • 3:50 - 3:51
    ma in quel momento,
  • 3:51 - 3:53
    no, è stato proprio il contrario,
  • 3:53 - 3:56
    e il controllo si era spostato
    ancora di più su di lui.
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    Essere chiamati
    ad aiutare è un privilegio:
  • 3:58 - 4:01
    un dono per fare qualcosa per qualcuno,
  • 4:01 - 4:04
    soprattutto quando arriva
    da un loro momento di vulnerabilità.
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    Con tutto ciò che ho imparato dall’asilo,
  • 4:06 - 4:08
    o “insegnando” all’asilo,
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    ho superato altre cose nella vita.
  • 4:11 - 4:12
    Dopo nove anni,
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    sono entrata in un’associazione
    per professionisti del project management
  • 4:16 - 4:18
    in un ruolo che lavora ampiamente
    con i volontari.
  • 4:18 - 4:21
    Lavorare con i volontari
    è un’esperienza bellissima,
  • 4:21 - 4:24
    ma ci sono delle cose
    che avrei voluto sapere prima,
  • 4:24 - 4:26
    tipo come fissare dei paletti.
  • 4:26 - 4:29
    È molto facile
    cadere nella tana del coniglio
  • 4:29 - 4:31
    del “perché sono volontari”.
  • 4:31 - 4:33
    Chiamate a tarda notte?
  • 4:33 - 4:35
    Sì, perché sono volontari
    e lavorano di giorno.
  • 4:35 - 4:39
    Trasferte che sono quasi esclusivamente
    nei weekend?
  • 4:39 - 4:42
    Sì, perché sono volontari
    e lavorano di giorno.
  • 4:42 - 4:44
    Non per complimentarmi da sola,
  • 4:44 - 4:46
    ma facevo piuttosto bene il mio lavoro.
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    Ero soddisfatta delle relazioni
    che stavo costruendo
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    e il modo migliore per capire
    se avevo guadagnato la fiducia di qualcuno
  • 4:52 - 4:55
    era vedere se venivano a chiedermi aiuto.
  • 4:55 - 4:56
    Lo adoravo.
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    Ogni volta che facevamo
    il ritiro di fine anno
  • 4:58 - 5:01
    e parlavamo di cosa avremmo voluto
    per il prossimo anno,
  • 5:01 - 5:03
    le mie parole chiave erano sempre
    “aiuto” o “utile”.
  • 5:03 - 5:06
    Il problema era
    che non ero stata solo utile.
  • 5:06 - 5:08
    Con il tempo, ho messo
    moltissima pressione su di me,
  • 5:08 - 5:10
    per essere sempre occupata
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    e per fare sempre un buon lavoro.
  • 5:12 - 5:16
    Presto la mia autostima ha iniziato
    a dipendere dal mio rendimento,
  • 5:16 - 5:18
    che è sostanzialmente
    la ricetta per il disastro.
  • 5:18 - 5:22
    Ma niente paura, perché avevo
    il miglior meccanismo di difesa,
  • 5:22 - 5:23
    che era il rifiuto,
  • 5:23 - 5:25
    la distrazione con sempre più lavoro
  • 5:25 - 5:26
    e l’alcool.
  • 5:26 - 5:27
    Molto alcool.
  • 5:27 - 5:30
    Ero così occupata
    a essere utile e indipendente
  • 5:30 - 5:31
    e a essere una grande Sam
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    che avevo dimenticato come chiedere aiuto
    quando ne avevo bisogno.
  • 5:35 - 5:36
    Dovevo solo chiedere.
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    E se davvero credevo
    chiedere aiuto fosse un dono,
  • 5:39 - 5:42
    avrei dovuto farlo di più, giusto?
  • 5:42 - 5:44
    Non sempre mettiamo in atto
    ciò che predichiamo,
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    ma circa due anni fa
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    ho vissuto un momento molto importante.
  • 5:47 - 5:51
    Dire che ero sfinita a quel tempo
    è un eufemismo,
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    ma grazie al mio
    meccanismo di difesa, l'alcool,
  • 5:53 - 5:55
    sembrava che mi stessi divertendo.
  • 5:56 - 5:57
    Ma un giorno,
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    proprio come Sam in cortile,
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    sono inciampata sui miei stessi piedi.
  • 6:02 - 6:03
    Ho perso conoscenza
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    e mi sono svegliata con un grande taglio
    sul piede con pezzi di vetro,
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    gli occhi gonfi dal pianto
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    e una voce così roca
    che somigliava più ad un lamento.
  • 6:12 - 6:15
    Non ricordo bene
    ciò che effettivamente è successo,
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    ma ricordo che mi sentivo frustrata,
    triste e impaurita.
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    Ora, mi conoscete
    da soli 10 minuti,
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    ma probabilmente potreste dire
    che questo non è da me.
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    Quando ho capito cos'era successo
  • 6:26 - 6:28
    ero scioccata.
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    Non c’era altra soluzione
    se non quella di chiedere aiuto,
  • 6:31 - 6:34
    in entrambi sensi:
    avevo bisogno di una terapia,
  • 6:34 - 6:37
    ma anche un aiuto
    per uscire da quella situazione.
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    È stato uno dei momenti
    più bassi della mia vita
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    e, persino in quel momento,
  • 6:41 - 6:44
    la mia mente correva a super velocità
    in modalità problem-solving.
  • 6:44 - 6:46
    E ora che faccio?
  • 6:46 - 6:49
    Se non mi sistemo,
    sono ancora più una delusione.
  • 6:49 - 6:52
    Se non risolvo,
    sono ancora più un fallimento.
  • 6:53 - 6:55
    Queste erano le cose
    che mi passavano per la testa
  • 6:55 - 6:58
    e non mi è nemmeno passato per la testa
    di chiedere aiuto.
  • 6:58 - 7:02
    Ero circondata da tante persone
    che tenevano a me
  • 7:02 - 7:05
    e che mi avrebbero aiutata,
    ma semplicemente non riuscivo a vederle.
  • 7:05 - 7:09
    Finché, alla fine, un mio amico
    mi ha letteralmente presa per le spalle
  • 7:09 - 7:11
    e mi ha obbligata a chiedere aiuto.
  • 7:12 - 7:14
    “Puoi farlo?”
  • 7:14 - 7:15
    "No."
  • 7:15 - 7:16
    “Hai bisogno di aiuto?”
  • 7:17 - 7:18
    “Sì.”
  • 7:18 - 7:20
    “Posso aiutarti?”
  • 7:20 - 7:21
    “Sì."
  • 7:21 - 7:25
    “Posso chiedere a chi ti vuole bene
    e si preoccupa per te di aiutarti?”
  • 7:25 - 7:26
    “Sì."
  • 7:26 - 7:30
    È stata la mia versione adulta
    dello sguardo con il mio maestro.
  • 7:30 - 7:30
    E in un attimo,
  • 7:30 - 7:32
    appena ho detto
    “Sì, tu puoi aiutarmi”,
  • 7:32 - 7:34
    ho sentito che fremevo di speranza
  • 7:34 - 7:36
    e che stavo riprendendo
    un po' di controllo.
  • 7:36 - 7:38
    E, se ci pensate,
  • 7:38 - 7:40
    non è strano che passiamo tutta l’infanzia
  • 7:40 - 7:42
    ad essere bravi a chiedere aiuto
  • 7:42 - 7:45
    e ci aspettiamo, crescendo,
    di essere persone autosufficienti
  • 7:45 - 7:47
    e diventiamo così bravi a esserlo
  • 7:47 - 7:50
    che gli altri ci devono ricordare
    che va bene chiedere aiuto?
  • 7:50 - 7:53
    In seguito, quel momento
    mi ha aiutata a capire molte cose.
  • 7:54 - 7:56
    Sono sempre stata
    felice di aiutare gli altri e amo farlo.
  • 7:56 - 7:59
    Perché per gli altri non dovrebbe
    essere lo stesso?
  • 7:59 - 8:00
    E soprattutto,
  • 8:00 - 8:03
    perché non dovrei far sentire agli altri
    la felicità e la gioia
  • 8:03 - 8:06
    che si prova
    nell’aiutare i Sam del mondo?
  • 8:06 - 8:08
    Noi tutti vogliamo essere
    i migliori Sam nella vita:
  • 8:08 - 8:11
    essere forti,
    indipendenti e autosufficienti,
  • 8:11 - 8:13
    ma non sempre dobbiamo esserlo.
  • 8:13 - 8:16
    Iniziamo a chiedere aiuto più spesso,
  • 8:16 - 8:19
    perché aiutare i Sam
    è un privilegio e un dono.
  • 8:19 - 8:21
    Grazie.
Title:
Come i bambini possono insegnare agli adulti a chiedere aiuto
Speaker:
YeYoon Kim
Description:

Hai bisogno di aiuto? È giusto chiederlo, dice YeYoon Kim, un’ex maestra d’asilo che ha imparato dai suoi alunni quanto sia forte e coraggioso chiedere aiuto. Condividendo con noi la storia del periodo più difficile della sua vita, Kim racconta la felicità e la gioia che si può trovare nell’avere vicino le persone che ami quando hai bisogno e incoraggia tutti noi a chiedere aiuto più spesso.

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Video Language:
English
Team:
closed TED
Project:
TEDTalks
Duration:
08:34

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