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Come le abitudini quotidiane portano alla violenza politica

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    Oggi vorrei cominciare
    con un mistero storico.
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    Nel 1957, c'erano due giovani donne,
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    entrambe sulla ventina,
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    entrambe della stessa città
  • 0:11 - 0:14
    ed entrambe membri
    dello stesso gruppo politico.
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    Quell'anno, entrambe decisero
    di commettere degli attacchi violenti.
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    Una prese una pistola e si avvicinò
    a un soldato a un posto di blocco;
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    l'altra entrò con una bomba
    in un bar affollato.
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    Ma ecco il punto:
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    una delle due portò a termine l'attacco;
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    l'altra, invece, tornò sui suoi passi.
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    Cosa ha fatto la differenza?
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    Sono una storica del comportamento
    e studio l'aggressività,
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    la cognizione morale
  • 0:49 - 0:53
    e il processo decisionale
    nei movimenti sociali.
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    Quanti paroloni. (Ride)
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    In parole povere,
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    studio il momento in cui un individuo
    decide di premere il grilletto,
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    le decisioni che, giorno dopo giorno,
    lo portano a quel momento
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    e le storie che racconta a sé stesso
    per giustificare quel comportamento.
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    Ora, per me questo argomento
    non ha solo carattere accademico,
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    ma anche un po' personale.
  • 1:19 - 1:23
    Sono cresciuta nella contea
    di Kootenai, in Idaho,
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    e -- ci tengo a precisarlo --
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    non si tratta della parte dell'Idaho
    dove ci sono le patate.
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    Non abbiamo patate.
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    E se provate a chiedermi delle patate,
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    io vi troverò.
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    (Risate)
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    Questa parte dell'Idaho è conosciuta
    per i laghi alpini,
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    le passeggiate a cavallo
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    e lo sci.
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    Sfortunatamente, a partire dagli anni '80,
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    è anche diventata famosa
    come il quartier generale mondiale
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    delle Nazioni Ariane.
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    Ogni anno, membri
    del gruppo neonazista locale
  • 1:57 - 2:00
    si radunavano per marciare
    per la nostra città,
  • 2:00 - 2:01
    e ogni anno,
  • 2:01 - 2:04
    membri della nostra città si radunavano
    per protestare contro di loro.
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    Nel 2001, mi sono diplomata
  • 2:08 - 2:12
    e mi sono trasferita a New York
    per frequentare il college.
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    Sono arrivata nell'agosto del 2001.
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    Come molti di voi sapranno,
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    tre settimane dopo,
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    sono crollate le Torri Gemelle.
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    Ero scioccata.
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    Ero incredibilmente arrabbiata.
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    Volevo fare qualcosa,
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    ma all'epoca l'unica cosa
    che mi venne in mente di fare
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    fu di studiare l'arabo.
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    Lo ammetto,
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    in classe ero quella che voleva sapere
    perché "loro" odiassero "noi".
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    Cominciai a studiare l'arabo
    per le ragioni più sbagliate.
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    Ma accadde qualcosa di inaspettato.
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    Vinsi una borsa di studio
    per andare a studiare in Israele.
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    Così, la ragazza dell'Idaho
    andò in Medio Oriente.
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    E mentre ero lì,
    conobbi palestinesi musulmani,
  • 3:06 - 3:08
    palestinesi cristiani,
  • 3:08 - 3:09
    coloni israeliani
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    e attivisti per la pace israeliani.
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    E ciò che appresi è che ogni azione
    ha un proprio ambiente,
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    un proprio contesto.
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    Da allora, ho girato il mondo,
  • 3:24 - 3:27
    ho studiato i movimenti violenti,
  • 3:27 - 3:32
    ho lavorato con ONG
    ed ex combattenti in Iraq,
  • 3:32 - 3:34
    in Siria,
  • 3:34 - 3:35
    in Vietnam,
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    nei Balcani
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    e a Cuba.
  • 3:38 - 3:41
    Ho conseguito un dottorato in Storia,
  • 3:41 - 3:43
    e ora quello che faccio
    è girare per gli archivi
  • 3:43 - 3:46
    e scavare tra i documenti
  • 3:46 - 3:49
    alla ricerca di confessioni alla polizia,
  • 3:49 - 3:51
    casi giudiziari,
  • 3:52 - 3:57
    diari e dichiarazioni di individui
    coinvolti in episodi di violenza.
  • 3:57 - 4:00
    Raccogliere tutti questi documenti
  • 4:00 - 4:02
    cosa ci suggerisce?
  • 4:02 - 4:05
    I nostri cervelli amano i misteri casuali,
  • 4:05 - 4:06
    a quanto pare.
  • 4:06 - 4:09
    Quindi, ogni volta che vediamo
    un attacco al notiziario,
  • 4:09 - 4:12
    tendiamo a porci una domanda:
  • 4:12 - 4:13
    perché?
  • 4:13 - 4:14
    Perché è successo?
  • 4:14 - 4:17
    Posso dirvi che ho letto
    migliaia di dichiarazioni,
  • 4:17 - 4:22
    e ciò che ho scoperto è
    che in realtà sono delle imitazioni.
  • 4:22 - 4:25
    Imitano il movimento politico
    al quale si ispirano.
  • 4:25 - 4:29
    Di conseguenza, non ci dicono molto
    sul processo decisionale
  • 4:29 - 4:32
    in quel caso specifico.
  • 4:32 - 4:36
    Dobbiamo pertanto imparare
    a porci una domanda completamente diversa.
  • 4:36 - 4:40
    Invece di "perché?",
    dobbiamo chiederci "come?"
  • 4:40 - 4:43
    Come hanno compiuto questi attacchi,
  • 4:43 - 4:47
    e come ha contribuito
    l’ambiente del loro processo decisionale
  • 4:47 - 4:49
    al comportamento violento?
  • 4:49 - 4:54
    Ci sono un paio di cose che ho imparato
    facendo questo genere di domande.
  • 4:54 - 4:56
    La più importante è
  • 4:56 - 4:59
    che la violenza politica
    non è culturalmente endemica.
  • 4:59 - 5:00
    Siamo noi a crearla.
  • 5:00 - 5:03
    E potremmo anche non rendercene conto,
  • 5:03 - 5:05
    ma le nostre abitudini quotidiane
  • 5:05 - 5:10
    contribuiscono alla creazione
    della violenza nel nostro ambiente.
  • 5:10 - 5:15
    Ecco alcune delle abitudini
    che ho scoperto alimentano la violenza.
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    Una delle prime cose
    che hanno fatto gli aggressori
  • 5:19 - 5:23
    mentre si preparavano
    per un evento violento
  • 5:23 - 5:27
    era di rinchiudersi
    in una bolla di informazione.
  • 5:27 - 5:30
    Sapete cosa sono le fake news, no?
  • 5:31 - 5:32
    Questo mi ha scioccata:
  • 5:32 - 5:35
    ogni gruppo che ho studiato
    aveva un modo per definire le fake news.
  • 5:35 - 5:39
    I comunisti francesi
    le chiamavano "stampa putrida".
  • 5:39 - 5:43
    Gli ultranazionalisti francesi
    le chiamavano "stampa svenduta"
  • 5:43 - 5:45
    e "stampa sovversiva".
  • 5:45 - 5:49
    Gli islamisti in Egitto
    le chiamavano "notizie depravate".
  • 5:49 - 5:52
    E gli egiziani comunisti le chiamavano...
  • 5:52 - 5:53
    "fake news".
  • 5:53 - 5:56
    Ma allora perché i gruppi
    passano tutto questo tempo
  • 5:56 - 5:58
    a cercare di creare
    queste bolle di informazione?
  • 5:58 - 6:01
    In realtà, la risposta è molto semplice.
  • 6:01 - 6:05
    Prendiamo decisioni basandoci
    sulle informazioni di cui ci fidiamo.
  • 6:05 - 6:09
    Quindi, se ci fidiamo
    di false informazioni,
  • 6:09 - 6:12
    prendiamo pessime decisioni.
  • 6:12 - 6:15
    Un'altra abitudine interessante
    adottata dagli individui
  • 6:15 - 6:18
    quando volevano compiere
    un attacco violento
  • 6:18 - 6:21
    era di vedere la loro vittima
    non come una persona,
  • 6:21 - 6:25
    ma come il membro di una squadra rivale.
  • 6:25 - 6:27
    Ed è qui che le cose
    si fanno davvero bizzarre.
  • 6:27 - 6:32
    C'è una divertente spiegazione scientifica
    per cui quel tipo di pensiero è efficace.
  • 6:32 - 6:35
    Immaginate che vi divida in due gruppi:
  • 6:35 - 6:38
    una squadra blu e una squadra rossa.
  • 6:38 - 6:42
    E immaginate che vi chieda di competere
    in una partita gli uni contro gli altri.
  • 6:42 - 6:45
    La cosa divertente è che,
    nel giro di millisecondi,
  • 6:45 - 6:50
    inizierete a provare piacere -- piacere --
  • 6:50 - 6:55
    quando capiterà qualcosa di brutto
    ai membri dell'altra squadra.
  • 6:56 - 7:00
    La cosa divertente è che se chiedessi
    a un membro della squadra blu
  • 7:00 - 7:02
    di unirsi alla squadra rossa,
  • 7:03 - 7:05
    il suo cervello ricalibrerebbe,
  • 7:05 - 7:06
    e, nel giro di millisecondi,
  • 7:06 - 7:09
    inizierebbe a provare piacere
  • 7:09 - 7:13
    qualora accadesse qualcosa di brutto
    ai membri della sua vecchia squadra.
  • 7:14 - 7:17
    Questo è davvero un ottimo esempio
  • 7:17 - 7:21
    del perché la distinzione
    noi-loro sia così pericolosa
  • 7:21 - 7:22
    nel nostro ambiente politico.
  • 7:22 - 7:24
    Un'altra abitudine
    adottata dagli aggressori
  • 7:24 - 7:27
    per mandarsi su di giri
    prima di un attacco
  • 7:27 - 7:29
    era focalizzarsi sulle differenze.
  • 7:29 - 7:32
    In altre parole,
    guardando le loro vittime pensavano:
  • 7:33 - 7:35
    "Non ho niente in comune
    con quella persona.
  • 7:35 - 7:38
    È totalmente diversa da me".
  • 7:39 - 7:42
    Di nuovo, potrà sembrare
    un concetto davvero semplice,
  • 7:42 - 7:47
    ma c’è una scienza affascinante
    dietro al motivo per cui funziona.
  • 7:47 - 7:52
    Immaginate che vi mostri
    dei video di mani di colore diverso
  • 7:52 - 7:56
    in cui vengono conficcati
    degli spilli appuntiti,
  • 7:56 - 7:57
    d'accordo?
  • 7:58 - 8:00
    Se siete bianchi,
  • 8:00 - 8:06
    è probabile che sperimenterete
    una maggiore empatia
  • 8:06 - 8:07
    o un dolore più intenso
  • 8:07 - 8:11
    quando vedrete uno spillo
    conficcarsi nella mano bianca.
  • 8:12 - 8:15
    Se siete latinoamericani, arabi, neri,
  • 8:15 - 8:19
    probabilmente sperimenterete
    una maggiore empatia
  • 8:19 - 8:24
    vedendo uno spillo conficcarsi
    nella mano che più somiglia alla vostra.
  • 8:27 - 8:31
    La buona notizia è che non è
    un meccanismo biologico.
  • 8:31 - 8:33
    È un comportamento acquisito.
  • 8:33 - 8:38
    Il che significa che più tempo passeremo
    con le altre comunità etniche,
  • 8:38 - 8:45
    più le vedremo come simili a noi
    e come parte della nostra squadra,
  • 8:45 - 8:47
    e più percepiremo il loro dolore.
  • 8:47 - 8:49
    L'ultima abitudine
    di cui vi voglio parlare
  • 8:49 - 8:54
    è che mentre gli aggressori si preparavano
    a uscire per compiere uno di questi atti,
  • 8:54 - 8:57
    si sono concentrati
    su determinati segnali emozionali.
  • 8:57 - 9:02
    Per mesi si sono preparati
    concentrandosi su segnali di rabbia,
  • 9:02 - 9:03
    ad esempio.
  • 9:03 - 9:06
    Ne parlo perché oggi
    è un argomento molto popolare.
  • 9:06 - 9:09
    Se leggete i blog o le notizie,
  • 9:09 - 9:13
    vedrete che si parla di due concetti
    di scienza da laboratorio:
  • 9:13 - 9:17
    il sequestro dell'amigdala
    e il sequestro emozionale.
  • 9:17 - 9:19
    Il sequestro dell'amigdala
  • 9:19 - 9:22
    è il concetto in base al quale
    se vi mostrassi un segnale --
  • 9:22 - 9:23
    un'arma, ad esempio --
  • 9:23 - 9:27
    il vostro cervello reagirebbe
    con una risposta automatica di minaccia
  • 9:27 - 9:29
    a quel segnale.
  • 9:29 - 9:31
    Il sequestro emozionale
    è un concetto molto simile.
  • 9:31 - 9:36
    È l'idea che se vi mostrassi, ad esempio,
    un segnale di rabbia,
  • 9:36 - 9:41
    il vostro cervello reagirebbe
    con una risposta automatica di rabbia
  • 9:41 - 9:43
    a quel segnale.
  • 9:43 - 9:47
    Penso che questo capiti più spesso
    alle donne che agli uomini. (Ride)
  • 9:47 - 9:48
    (Risate)
  • 9:48 - 9:51
    Questa narrativa del sequestro
    cattura la nostra attenzione.
  • 9:51 - 9:54
    Anche solo la parola "sequestro"
    cattura la nostra attenzione.
  • 9:54 - 9:56
    Ma il punto è che il più delle volte
  • 9:56 - 10:01
    non è così che funzionano
    i segnali nella vita reale.
  • 10:01 - 10:02
    Studiando storia,
  • 10:02 - 10:07
    si scopre che siamo bombardati
    da centinaia di migliaia di segnali
  • 10:07 - 10:09
    ogni giorno.
  • 10:09 - 10:11
    E quello che facciamo
    è imparare a filtrarli:
  • 10:11 - 10:13
    alcuni li ignoriamo,
  • 10:13 - 10:15
    ad altri prestiamo attenzione.
  • 10:15 - 10:19
    Per la violenza politica,
    questo diventa molto importante,
  • 10:19 - 10:25
    perché significa che gli aggressori
    non hanno visto un segnale di rabbia
  • 10:25 - 10:27
    e sono scattati improvvisamente,
  • 10:27 - 10:28
    bensì
  • 10:28 - 10:35
    che i politici e gli attivisti sociali
    hanno trascorso settimane, mesi, anni
  • 10:35 - 10:40
    a inondare l'ambiente, ad esempio,
    di segnali di rabbia,
  • 10:40 - 10:42
    e che gli aggressori
  • 10:42 - 10:44
    hanno prestato attenzione a quei segnali,
  • 10:44 - 10:47
    si sono fidati di quei segnali,
  • 10:47 - 10:48
    si sono concentrati su di essi
  • 10:48 - 10:51
    e li hanno addirittura memorizzati.
  • 10:51 - 10:58
    Tutto questo dimostra
    quanto sia importante studiare la Storia.
  • 10:58 - 11:01
    Una cosa è vedere come funzionano
    quei segnali in un laboratorio --
  • 11:01 - 11:05
    e quegli esperimenti di laboratorio
    sono incredibilmente importanti,
  • 11:05 - 11:10
    ci forniscono molte nuove informazioni
    su come funzionano i nostri corpi --
  • 11:10 - 11:16
    ma è anche altrettanto importante
    vedere come funzionano nella vita reale.
  • 11:18 - 11:23
    Quindi, cosa ci dice tutto questo
    sulla violenza politica?
  • 11:24 - 11:28
    La violenza politica
    non è culturalmente endemica.
  • 11:28 - 11:33
    Non è una risposta automatica
    e predeterminata agli stimoli ambientali.
  • 11:33 - 11:35
    Siamo noi a produrla.
  • 11:35 - 11:38
    Sono le nostre abitudini quotidiane
    a produrla.
  • 11:39 - 11:43
    Torniamo a quelle due donne
    che vi ho menzionato all'inizio.
  • 11:44 - 11:49
    La prima donna aveva prestato attenzione
    alle campagne di indignazione,
  • 11:49 - 11:51
    aveva preso una pistola
  • 11:51 - 11:54
    e si era avvicinata a un soldato
    a un posto di blocco.
  • 11:55 - 11:59
    Ma in quel momento, è successo
    qualcosa di molto interessante.
  • 11:59 - 12:01
    Ha guardato il soldato
  • 12:02 - 12:04
    e ha pensato:
  • 12:06 - 12:09
    "Ha la mia età.
  • 12:09 - 12:11
    Mi assomiglia".
  • 12:13 - 12:16
    E ha posato la pistola e se n'è andata.
  • 12:16 - 12:19
    Solo per quel pizzico di somiglianza.
  • 12:20 - 12:24
    Per la seconda ragazza,
    le cose sono andate in tutt'altro modo.
  • 12:25 - 12:28
    Anche lei aveva prestato ascolto
    alle campagne di indignazione,
  • 12:28 - 12:31
    ma si era circondata di individui
  • 12:31 - 12:33
    che erano a favore della violenza,
  • 12:33 - 12:36
    di suoi simili che sostenevano
    la sua violenza.
  • 12:37 - 12:41
    Si è rinchiusa in una bolla
    di informazione.
  • 12:41 - 12:44
    Si è concentrata su determinati
    segnali emozionali per mesi.
  • 12:44 - 12:49
    Ha imparato ad aggirare
    alcune inibizioni culturali
  • 12:49 - 12:50
    nei confronti della violenza.
  • 12:50 - 12:52
    Ha escogitato il piano,
  • 12:52 - 12:54
    ha adottato nuove abitudini
  • 12:54 - 12:58
    e quando è giunto il momento,
    è entrata con una bomba in un bar
  • 12:58 - 13:01
    e ha portato a termine l'attacco.
  • 13:03 - 13:06
    Non si è trattato di un impulso,
  • 13:07 - 13:09
    ma di apprendimento.
  • 13:10 - 13:14
    La polarizzazione nella nostra
    società non è un impulso,
  • 13:14 - 13:16
    è apprendimento.
  • 13:16 - 13:19
    Ogni giorno impariamo
  • 13:19 - 13:21
    dalle notizie sulle quali clicchiamo,
  • 13:21 - 13:23
    dalle emozioni su cui ci concentriamo,
  • 13:23 - 13:28
    dai pensieri che abbiamo
    sulla squadra rossa e sulla squadra blu.
  • 13:28 - 13:30
    Tutto questo contribuisce
    all'apprendimento,
  • 13:30 - 13:33
    che ce ne rendiamo conto o meno.
  • 13:33 - 13:34
    La buona notizia
  • 13:35 - 13:41
    è che anche se le persone che studio
    hanno già preso le loro decisioni,
  • 13:41 - 13:44
    noi possiamo ancora
    cambiare la nostra traiettoria.
  • 13:45 - 13:48
    Potremmo anche non prendere mai
    le decisioni che hanno preso loro,
  • 13:49 - 13:53
    ma possiamo smetterla di contribuire
    a creare un ambiente violento.
  • 13:53 - 13:58
    Possiamo uscire dalla bolla
    di informazione nella quale ci troviamo,
  • 13:58 - 14:02
    possiamo essere più consapevoli
    dei segnali emozionali
  • 14:02 - 14:03
    sui quali ci concentriamo,
  • 14:03 - 14:06
    della trappola dell'indignazione
    su cui facciamo clic.
  • 14:06 - 14:07
    E, cosa più importante,
  • 14:07 - 14:12
    possiamo smetterla di vederci unicamente
    come membri della squadra rossa
  • 14:12 - 14:14
    o della squadra blu.
  • 14:14 - 14:20
    Perché potremo anche essere
    cristiani, musulmani, ebrei, atei,
  • 14:20 - 14:22
    democratici o repubblicani,
  • 14:22 - 14:25
    ma siamo comunque umani,
    siamo esseri umani.
  • 14:26 - 14:30
    E spesso condividiamo
    abitudini molto simili.
  • 14:30 - 14:32
    Tra di noi ci sono delle differenze.
  • 14:32 - 14:34
    Quelle differenze sono bellissime
  • 14:34 - 14:37
    e sono anche molto importanti,
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    ma il nostro futuro dipende
    dalla nostra capacità
  • 14:41 - 14:45
    di trovare un terreno comune
    con la controparte.
  • 14:46 - 14:49
    Ecco perché è davvero molto importante
  • 14:49 - 14:52
    rieducare i nostri cervelli
  • 14:52 - 14:56
    e smetterla di contribuire
    a creare un ambiente violento.
  • 14:56 - 14:57
    Grazie.
  • 14:57 - 15:00
    (Applausi)
Title:
Come le abitudini quotidiane portano alla violenza politica
Speaker:
Christiane-Marie Abu Sarah
Description:

Cosa spinge qualcuno a commettere un atto di violenza motivata politicamente? La sconvolgente risposta risiede nelle abitudini di tutti i giorni. La storica del comportamento Christiane-Marie Abu Sarah condivide sorprendenti informazioni su come scelte all'apparenza banali possano generare una polarizzazione che può portare ad azioni estreme, addirittura letali -- e spiega come identificare ed evitare questi comportamenti al fine di riscoprire un terreno comune.

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Video Language:
English
Team:
closed TED
Project:
TEDTalks
Duration:
15:13

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