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La TECNOLOGIA renderà OBSOLETO imparare le lingue?

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    L'intelligenza artificiale renderà obsoleto 
    l'apprendimento delle lingue? Se tra dieci
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    anni avremo un dispositivo che ci permetterà di 
    comunicare con persone che parlano altre lingue
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    in maniera efficiente e senza ostacoli ci saranno 
    ancora persone che impareranno lingue? Questa è
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    una domanda che mi pongo spesso, che mi porta ad 
    avere crisi esistenziali perché penso: "O mio dio,
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    tra dieci anni il mio lavoro non avrà più 
    senso! Nessuno imparerà l'italiano!" Ora,
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    nessuno può sapere come andranno le cose, ma ne 
    ho discusso con mio padre nel mio ultimo episodio
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    del podcast e perché con mio padre, perché 
    mio padre (che è appena andato in pensione)
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    si è occupato per tutta la sua carriera di 
    intelligenza artificiale e nello specifico di
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    riconoscimento vocale. Avete presente quando 
    parlate ai vostri dispositivi, se lo fate?
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    (voce automatica) In inglese è 
    "subscribe to Italian podcasts". Ora
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    posso fare da interprete in una lingua straniera.
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    D: Ciao, come va?
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    A: Hi, how are you?
    D: I'm fine, and you?
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    A: Sto bene, e tu?
    D: Io sto bene perché non mi
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    sono ancora iscritto a Podcast Italiano.
    A: I'm sick because I haven't
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    subscribed to an italian podcast yet.
    D: What's an italian podcast? Do you mean 'Podcast
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    Italiano', by any chance?
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    A: Cos'è un podcast italiano? 
    Intendi per caso 'Podcast Italiano'?
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    D: Sì, certo, Podcast Italiano, su YouTube!
    A: Yes, of course italian podcast on youtube.
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    D: Of course, but do you know there's 
    a podcast version of it as well?
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    A: Certo, ma lo sai che esiste 
    anche una versione podcast?
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    Esiste già questa tecnologia, magari 
    non è perfetta ma tra dieci anni? Non
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    lo so... Comunque mio padre si è occupato 
    di riconoscimento vocale, ovvero la parte
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    di comprensione da parte della macchina del 
    linguaggio umano. Abbiamo fatto due episodi,
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    il primo sulla sua carriera nel mondo 
    dell'intelligenza artificiale e il
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    secondo nello specifico sulle applicazioni 
    linguistiche dell'intelligenza artificiale
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    e delle reti neurali, che oggi vanno così 
    tanto di moda. Vi lascio ora un estratto dal
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    secondo episodio in cui parliamo proprio 
    di queste cose. Spero vi possa piacere.
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    D: Volevo parlare adesso un po’ del... 
    dell'intelligenza artificiale in campo
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    linguistico, quindi mi sembra che ci siano 
    tre usi principalmente: la traduzione,
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    il riconoscimento della voce e la sintesi della 
    voce, quindi far parlare una macchina, giusto?
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    R: Esatto.
    D: Ecco,
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    volevo iniziare proprio dal riconoscimento 
    vocale di cui ti sei occupato per un sacco
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    di tempo e chiederti come funziona. Tu mi dicevi 
    che un tempo si mettevano proprio delle conoscenze
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    linguistiche nella macchina e poi questo 
    approccio è stato completamente abbandonato.
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    R: Esatto. Fino, diciamo, a tutti gli anni '90, 
    fino al 2000 anche i sistemi di riconoscimento
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    automatico avevano dentro delle competenze di 
    esperti umani. C'era, ad esempio, la conoscenza
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    fonetica della lingua, cioè quali sono i suoni 
    di base della lingua e come si organizzano fra di
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    loro; la conoscenza lessicale, cioè come questi 
    suoni vanno a formare le parole; poi c'era la
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    conoscenza sintattica, cioè come le parole formano 
    delle frasi corrette della lingua, e queste...
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    queste conoscenze erano introdotte da degli 
    esperti umani, da dei fonetici, dei linguisti
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    che inserivano nel codice (o comunque nelle 
    conoscenze del computer) queste informazioni.
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    D: Cioè, insomma, tutta la grammatica 
    di una lingua perché è la grammatica...
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    R: Sì, si parlava, appunto, di grammatica, 
    anche si inserivano le grammatiche di una
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    lingua dentro... dentro il computer.
    D: Quindi c'era gente con un libro
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    di grammatica che traduceva le 
    regole in istruzioni informatiche?
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    R: Sì sì, esatto. Io stesso all'inizio mi ero 
    portato in ufficio la grammatica italiana.
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    D: Di Serianni?
    R: Quella che avevo al liceo, non so di chi fosse,
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    ma e questo è andato avanti per molto molto 
    tempo, poi hanno... si è iniziato a usare anche
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    dei metodi statistici, almeno per la parte più 
    di basso livello del suono. Però poi ultimamente,
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    quindi direi dal 2013 in poi tutto questo è 
    letteralmente sparito, nel senso che sono arrivati
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    dei modelli di reti neurali chiamati end to end 
    models, cioè modelli che vanno dall'inizio alla
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    fine, e questi modelli nel riconoscimento vocale 
    partono dal segnale che esce dal microfono, dalla
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    forma d'onda e arrivano alle parole. Quindi entra 
    una forma d'onda, esce una sequenza di parole.
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    D: E quindi... quindi tutto ciò che sta in mezzo, 
    sintassi, fonetica, morfologia, lessico, tutto...
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    tutto ciò che sta in mezzo succede magicamente?
    R: Succede magicamente nell'interazione fra questi
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    neuroni. Questi modelli end to end sono ancora 
    più complicati di come io ho descritto le reti
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    neurali. E però tutte questi... queste conoscenze 
    umane e conoscenze linguistiche sono sparite.
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    Oddio, magari sono presenti nella rete neurale 
    che però è un modello opaco, è una cosiddetta
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    black box, è una scatola nera e quindi noi 
    non sappiamo se la rete neurale le ha usate,
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    non le ha usate. Avrà... nel suo apprendimento 
    avrà riscoperto la fonetica, avrà riscoperto
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    la linguistica? Noi non lo sappiamo in realtà.
    D: Quindi non c'è un modo di capire che cosa sta
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    imparando e che cosa "pensa", tra virgolette?
    R: No, direi... direi proprio di no. Questo è
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    forse uno dei limiti di queste reti neurali che... 
    che forse è anche un limite delle reti neurali
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    biologiche, nel senso che non sono ispezionabili.
    D: Quindi non... non sono molto trasparenti.
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    E quindi l'unica cosa che serve per questi modelli
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    è audio che sia trascritto, no?
    R: Trascritto in parole. E occorrono
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    tantissime ore, si parla di migliaia di ore 
    di registrazioni trascritte e più ce n'è e
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    meglio funzionerà la cosa. Però ci vogliono anche 
    giorni e giorni di computazione di computer molto
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    potenti per addestrare la rete neurale, però alla 
    fine questa rete inizia a capire come correlare
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    questo strano input che esce dal microfono 
    con le parole. Nel caso del riconoscimento;
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    nel caso della traduzione correla le parole in 
    una lingua con le parole nell'altra, anche con
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    caratteri totalmente diversi, questo non importa.
    D: Certo. E invece nel caso della sintesi,
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    cioè far parlare la macchina, quello come 
    funziona? La correlazione tra cos'è?
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    R: Sì, è esattamente il viceversa. Gli esempi 
    sono delle coppie in cui l'input è una sequenza
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    di parole e l'output è una forma d'onda.
    D: Però, la... la forma d'onda è creata da zero?
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    R: Da zero.
    D: Perché un tempo,
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    forse me lo dicevi tu, si usavano proprio 
    dei blocchi di parole, dei pezzetti di
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    parole che si ricombinavano in vari modi.
    R: Esatto, questo che era nella sintesi,
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    diciamo, quella classica con conoscenze introdotte 
    dall'uomo in cui, appunto, l'uomo classificava
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    tanti pezzetti di registrazione che poi venivano 
    concatenati, la cosiddetta sintesi concatenativa.
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    D: Che ancora si sente, per 
    esempio, su alcuni treni...
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    R: Altroché, ma direi che...
    D: Si usa ancora tanto?
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    R: Sì sì sì, nei sistemi delle ferrovie 
    italiane la sintesi è ancora quella degli
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    anni 90'. Nei sistemi di Google secondo 
    me o di Amazon sono già utilizzate però.
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    D: Quindi se abbiamo un sistema che... il primo 
    passaggio è riconosce la voce, quindi dal suono al
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    testo, poi la traduzione che traduce in un'altra 
    lingua, in un altro testo quindi, tradotto,
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    e poi abbiamo la sintesi che legge ad alta voce 
    la traduzione, di fatto abbiamo... abbiamo un
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    interprete, abbiamo un interprete. Quindi tu pensi 
    che magari i traduttori e interpreti, i traduttori
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    già adesso ma gli interpreti in futuro, saranno 
    a rischio, per esempio, nelle conferenze?
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    R: Purtroppo per i traduttori e interpreti 
    umani io penso di sì, che succederà,
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    o almeno si ridurrà di molto l'ambito... le 
    possibilità di... di lavoro. Nel senso che
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    prima spariranno le cose più, diciamo, più di 
    routine. Credo che già la traduzione dei manuali
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    tecnici o manuali di prodotto sia fatta quasi 
    tutta automaticamente, pur avendo ancora degli
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    errori all'interno. E poi via via anche il lavoro 
    di interpretariato magari... Magari esisteranno
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    per un po' di tempo le due alternative, quella 
    automatica più economica e meno precisa e
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    quella umana più accurata e più costosa.
    D: E credo che già adesso inizi a essere
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    un problema per qualcuno, per qualche 
    traduttore forse perché chiaramente se
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    il traduttore deve solamente correggere 
    il lavoro fatto da una macchina la paga,
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    la retribuzione sarà... sarà minore.
    R: Certo, e il lavoro forse anche meno bello.
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    D: Ma anche meno bello sì. Tornando al discorso 
    delle lingue tu pensi che sarà ancora attuale
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    imparare le lingue tra 10 o 15 anni? Questa è una 
    domanda che mi pongo spesso. Non so se ci sarà
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    un dispositivo che ci permetterà di comunicare 
    con persone che parlano lingue diverse o un
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    chip nel cervello ma anche qualcosa di meno 
    futuristico, diciamo. Sarà ancora attuale?
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    R: Ma io penso che almeno per molto tempo non 
    diventerà obsoleto, nel senso che uno impara
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    una lingua per molti motivi, però sicuramente una 
    cosa è poter parlare e comunicare in una lingua
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    senza alcun dispositivo, un altro conto è avere 
    sempre un dispositivo in mano o un dispositivo
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    che fa da mediatore. Immagino che per motivi 
    o di lavoro, o di turismo, o anche un po'
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    occasionale questi dispositivi saranno sicuramente 
    utilizzati. O magari anche in certe conferenze che
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    sono incontri occasionali di persone di divers... 
    tante nazionalità potrebbero essere usate. Però se
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    uno vuole, appunto, imparare una lingua anche per 
    entrare nella cultura di una nazione, di un Paese
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    questo rimarrà totalmente insostituibile, a meno 
    che, come accennavi tu, di far degli impianti di
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    reti neurali artificiali nel cervello, allora ti 
    impiantano l'espansione di memoria della lingua,
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    tu la compri e te la mettono, ma questo 
    veramente secondo me è un po' troppo oltre.
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    E questo era l'estratto, spero che vi sia 
    piaciuto. Se volete sentire l'intero episodio o i
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    due episodi che abbiamo fatto trovate il 
    link qui sotto. Ah e se non lo sapevate,
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    sì ho un podcast per chi impara la lingua italiana 
    ed è il motivo per cui mi chiamo podcast italiano,
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    so che è un po' strano. Ma questi episodi in 
    particolare credo possano interessare a tutti
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    anche se siete italiani, perché insomma mio 
    padre è un esperto del settore. Dunque fatemi
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    sapere che ne pensate, voi imparereste una 
    lingua se esistesse una tecnologia come già
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    esiste ma molto più efficiente di questa? Magari 
    integrata in un dispositivo nel nostro cervello,
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    oppure in un dispositivo che ne so, un pochino 
    più efficiente di un telefono cellulare,
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    che comunque fa un po' da ostacolo, si mette 
    in mezzo tra me e un'altra persona? O comunque
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    pensate che continuerete a imparare la lingua 
    magari per amore verso una cultura o perché vi
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    piace imparare le lingue? E che cosa pensate 
    farà la maggior parte delle persone? Fatemi
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    sapere che ne pensate come avete capito non 
    aveva un video vero per questa settimana ma
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    torniamo la prossima settimana con la nostra 
    programmazione abituale. Alla prossima! Ciao ciao.
Title:
La TECNOLOGIA renderà OBSOLETO imparare le lingue?
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Video Language:
Italian
Team:
Podcast Italiano
Duration:
13:02

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