Cyndi Stivers: Il futuro della narrazione. Prima che del futuro, parliamo di cosa non cambierà mai nella narrazione. Shonda Rhimes: Cosa non cambierà mai? Ovviamente, credo che le belle storie non cambieranno mai, il bisogno delle persone di riunirsi e condividere le loro storie e parlare delle cose che sanno di universale, dell'idea che tutti abbiamo un forte bisogno di vedere storie, raccontare storie, condividere storie, una sorta di riunione attorno a un falò per discutere di ciò che ci ricorda che non siamo soli al mondo. Queste cose per me non cambieranno mai. Questa essenza del racconto non cambierà mai. CS: Ok. Per preparare questo incontro, mi sono confrontata con Susan Lyne, che gestiva la ABC Entertainment quando lavoravi su "Grey's Anatomy". SR: Sì. CS: Lei ha detto di avere un indelebile ricordo del tuo modo di fare casting, in cui, senza discutere con nessuno dei responsabili, facevi entrare la gente a leggere il copione e ciascuno di loro rappresentava la gamma completa dell'umanità, senza segnarti niente di nessuno, e questo era davvero sorprendente. Ha detto che oltre ad aver rinnovato i dirigenti dello studio, lei dice di sentire, e io concordo, che hai anche rinnovato le aspettative del pubblico televisivo americano. Il pubblico, di cosa non ha ancora capito di aver bisogno? SR: Cosa non ha ancora capito? Bene, non credo che ci siamo ancora arrivati. Cioè, credo che siamo ancora a un punto molto, molto lontano da qualcosa che assomiglia alla realtà. Non stavo coinvolgendo un gruppo di attori molto diversi l'uno dall'altro solo per provare a farne qualcosa, e non stavo cercando di fare niente di speciale. Non ho mai pensato che fosse qualcosa di nuovo, diverso o strano. Ho solo preso degli attori che mi sembravano interessanti e, il fatto che fosse così sorprendente per tutti, l'ho ignorato per un po'. Ho solo pensato: questi sono gli attori che voglio per questi ruoli. Voglio vedere come sono quando leggono. Vedremo cosa succede. Credo che la cosa interessante che è successa è che quando guardi il mondo da un'altra prospettiva, quando non sei la persona che di solito è incaricata di decidere, le cose vengono fuori in modo diverso. CS: Così ora devi gestire questa enorme macchina, come un titano - ricordate, l'anno scorso quando ha fatto il suo discorso - è titanica. Cosa credi succederà andando avanti? Gira un'enorme quantità di denaro nella produzione di questi spettacoli. Mentre gli strumenti della narrazione si sono ampiamente democratizzati, esiste ancora questa grande distribuzione: gente che affitta le reti, che affitta l'audience ai pubblicitari, e fa pagare tutti. Come sta cambiando il modello economico ora che tutti possono essere narratori? SR: Credo che cambi ogni giorno. La rapidità con cui avvengono i cambiamenti è impressionante. Mi sembra... il panico è palpabile, e non lo dico in senso negativo. In un certo senso è esaltante. L'idea che sia in atto una sorta di democratizzazione, che chiunque possa creare qualcosa, è meraviglioso. Credo sia spaventoso che non si riesca a trovare un lavoro ben fatto. Ci sono così tanti lavori. Credo ci siano una cosa come 417 serie televisive al momento a qualsiasi ora e in qualsiasi luogo, ma non ne trovi. Non ne trovi di buone. Ci sono tante cose brutte perché chiunque può fare qualcosa. È come se tutti dipingessero quadri. Non è che ci siano tutti questi bravi pittori. Ma trovare delle belle storie, dei bei spettacoli, è sempre più difficile. Perché se danno un piccolo spettacolo su AMC e un altro piccolo spettacolo qui o là, trovarli diventa molto difficile. Quindi credo che trovare una perla e trovare chi ha fatto questo o quel bel webisode, è -- pensa a quei poveri critici che passano 24 ore al giorno chiusi in casa a guardare tutto. Non è un mestiere facile oggi. Le macchine di distribuzione diventano sempre più vaste, ma trovare una buona programmazione per tutto il pubblico, è sempre più difficile. A differenza dei notiziari, in cui tutto viene ridotto a chi sei tu, sembra che la televisione stia -- e per televisione intendo tutto ciò che si può vedere alla televisione -- stia diventando sempre più ampia. Così tutti a raccontare storie, e i geni a volte restano nascosti. Ma sarà sempre più difficile trovarli, e a un certo punto tutto collasserà. Si parla di "picco" della TV. Non so quando succederà, ma credo che ad un certo punto tutto questo crollerà un po' e avremo una sorta di ridimensionamento. Non so se sarà un network televisivo. Non so se questo modello sia sostenibile. CS: Che ne pensi del modello su cui Amazon e Netflix stanno investendo tanti soldi? SR: È vero. Credo sia un modello interessante. Credo ci sia qualcosa di esaltante in questo. Per i creatori di contenuti, c'è qualcosa di stimolante. Per il mondo, credo ci sia qualcosa di stimolante. L'idea che ci siano programmi, che possano essere in più lingue con attori provenienti da tutto il mondo, che risultino accattivanti per tutti allo stesso tempo è stimolante. Voglio dire, il significato internazionale che la televisione può rivestire ora, è giusto secondo me, che lo rivesta la programmazione. La televisione è fatta così tanto per il pubblico americano. Noi creiamo queste serie, poi le lanciamo in tutto il mondo augurandoci il meglio, invece di pensare che non c'è solo l'America. Cioè, noi ci amiamo e tutto, ma non c'è solo l'America. Dovremmo considerare il fatto che nel mondo ci sono tutti quei posti a cui dovremmo interessarci mentre raccontiamo storie. Questo rende il mondo più piccolo. Non so. Penso che promuova l'idea che il mondo sia un posto universale, e le nostre storie diventano universali. Non siamo più gli altri. CS: Voi siete pionieri, da quel che vedo, anche nel modo interessante di lanciare nuove serie. Quando avete lanciato "Scandal" nel 2012, avete avuto una marea di sostenitori su Twitter. Una cosa mai vista prima. Avete un altro asso nella manica per quando farete il prossimo lancio? Cosa credete che potrà accadere? SR: Abbiamo qualche idea interessante. C'è la nuova serie "Still Star-Crossed" che uscirà in estate. Abbiamo qualche idea interessante. Non so se riusciremo ad attuarle in tempo. Le trovo divertenti. L'idea di twittare in diretta il nostro spettacolo pensavamo davvero fosse solo divertente. Non pensavamo che la critica avrebbe twittato con noi. Ma i fans, coinvolgendo le persone a farne parte, renderlo simile a un falò, quando si è tutti insieme su Twitter e si parla assieme, è più di una esperienza condivisa, e trovare altri modi per renderlo possibile, trovare altri modi per coinvolgere le persone è importante. CS: Quando ci sono così tante persone che creano storie e solo alcune di queste riescono a sfondare e ritagliarsi un audience, come pensi che i narratori vengano pagati? SR: È da un po' che sono in difficoltà su questo aspetto. Ci sarà un modello per abbonarsi? Le persone diranno, forse, guardo le serie di quella determinata persona, è questo che faremo? CS: Dovremo acquistare un passaporto per Shondaland, no? SR: Non so, però sì. È molto più lavoro per me. Credo che ci siano modi diversi, ma non li conosco. Sarò onesta, ci sono molti creatori di contenuti a cui non interessa per forza la distribuzione, perché quello che sogno di fare è creare contenuti. Amo davvero creare contenuti. Voglio essere pagata per questo, e voglio essere pagata la somma che merito, ed è difficile trovarla. Ma voglio anche che ciò sia possibile per le persone che lavorano con me, quelle che lavorano per me, tutti in qualche modo vengono pagati e tutti si guadagnino da vivere. Come avviene questa distribuzione diventa via via più complesso. CS: Cosa pensi dei numerosi nuovi strumenti, del tipo realtà virtuale, realtà aumentata ... trovo affascinante che non si possa guardare la TV senza sosta o mandare avanti veloce con quelle cose. Come vedi il futuro di quelle cose per la narrazione? SR: Ho passato molto tempo lo scorso anno, a esplorarli, assistendo a molte dimostrazioni, prestando attenzione. Li ho trovati affascinanti. Principalmente perché credo che molta gente li consideri come un gioco, molte gente li considera come qualcosa d'azione, e credo che ci sia qualcosa di intimo molto presente in quelle cose, l'idea che, provate a immaginare, potete stare lì seduti a conversare con Fitz, piuttosto che seduti lì mentre Fitz vi parla, Il Presidente Fitzgerald Grant III, mentre vi parla del perché sta facendo una determinata scelta ed è un momento molto profondo. E invece di guardare uno schermo televisivo siete seduti lì accanto a lui mentre fate questa conversazione. Ora, vi innamorate dell'uomo che sta parlando dalla televisione, immaginate di sedergli accanto, o di essere con un personaggio come Huck, intenzionato a uccidere qualcuno. E invece di avere una scena dove lui parla, come sapete, molto velocemente a qualcuno, lui va in bagno e si rivolge a voi e vi dice cosa sta per succedere e perché è preoccupato e nervoso. È un po' più simile al teatro, e non so se funzionerebbe, ma mi affascina il concetto di una cosa simile e cosa significherebbe per il pubblico. E giocare con queste idee potrebbe essere interessante, e credo, per il mio pubblico, le persone che guardano le mie serie, ovvero, come sai, donne da 12 a 75 anni c'è qualcosa di interessante per loro in tutto questo. CS: Che tipo di contributo dà il pubblico? Quanto ti interessa il fatto che il pubblico possa arrivare ad un certo punto, e dire, aspetta un attimo, scelgo io la mia avventura. Scappo con Fitz o scappo con .. SR: Il fatto che puoi sceglierti l'avventura non mi piace molto, e non perchè voglia controllare tutto, ma perché quando guardo la TV o un film, so che non sarebbe così bello se potessi controllare cosa potrebbe accadere ad un altro personaggio. Vedi, se potessi dirti cosa voglio che succeda a Walter White, sarebbe forte, però la storia non sarebbe la stessa, non così potente. Se potessi decidere come finirà "I Soprano", sarebbe bello, avrei un finale carino e soddisfacente, ma non è la stessa storia, non ha lo stesso impatto emotivo. CS: Non riesco a smettere di pensare a come potrebbe essere. Scusa, mi sono distratta un attimo. SR: Il bello è che non riesco a immaginarlo, perchè Vince ha la sua propria fine, e ciò che lo rende potente è sapere che l'ha detto qualcun altro. Vedi, se tu potessi decidere che ne "Lo Squalo" vinca lo squalo, non ti farebbe lo stesso effetto. La storia è quella raccontata, e puoi andartene arrabbiato puoi andartene discutendone, puoi andartene polemizzando, ma per questo funziona. Per questo è arte. Altrimenti, sarebbe solo un gioco, e il gioco può essere arte, ma in modo completamente diverso. CS: Giocatori che vendono il diritto a sedersi e commentare ciò che succede, per me è più una comunità che un raccontare storie. SR: Questo è il loro falò. Non la escludo come forma di narrazione, ma è una cosa che si fa in gruppo, credo. CS: Cosa ne pensi del super-super, del fatto che tutto divenga sempre più breve? Snapchat ora ha una cosa che si chiama "serie" e che dura un minuto. SR: È interessante. Parte di me crede che assomiglino a delle pubblicità; qualcosa come: "Offerto da...". D'altra parte però lo capisco bene. C'è qualcosa di meraviglioso in questo. Se pensi ad un mondo in cui molta gente guarda la TV sul proprio telefonino, se pensi ad un posto come l'India, da cui viene il maggior contributo, da cui proviene la maggior parte dei prodotti, "più breve" ha senso. Se puoi far pagare di più per contenuti più brevi, qualche distributore ha trovato il modo di fare molti più soldi. Se crei contenuti, ti costa di meno farli e lanciarli. Tra l'altro, se hai 14 anni e una scarsa durata dell'attenzione, come mia figlia, è quello che vuoi vedere, è quello che vuoi fare. È così che funziona. E se lo sai fare, se sembra veramente un racconto, la gente resterà incollata, qualsiasi cosa si faccia. CS: Sono contenta che citi tua figlia, perché mi chiedo in che modo vivano l'intrattenimento, e non solo quello, ma anche le notizie. Quando sono guidati dagli algoritmi che li nutrono con le cose che hanno già scelto. Come potremmo rimediare e farne dei cittadini equilibrati? SR: Il mio modo di porre rimedio è completamente diverso da quello che farebbe un altro. CS: Sentiti libera di fare ipotesi. SR: Davvero non so come faremo in futuro. I miei poveri figli sono stati oggetto delle mie sperimentazioni. Facciamo ancora quelle che chiamo "Estati Amish", in cui spengo tutto, faccio sparire computer e roba simile, li osservo urlare per un po' fino a che si adattano a un'estate senza apparecchi elettronici. Onestamente, è un mondo difficile in cui noi adulti siamo così interessati a guardare le nostre cose, che non ci accorgiamo nemmeno di essere nutriti qualche volta delle nostre stesse opinioni. Vedi, funziona così: tu guardi un flusso, e i flussi vengono corretti in modo che tu ottieni solo le tue opinioni e ti senti via via sempre più sicuro di te. Quand'è che inizi davvero a capire? Sta diventando piuttosto inquietante. Forse ci sarà una correzione, forse tutto esploderà, oppure diventeremo semplicemente, odio essere negativa, ma forse diventeremo tutti un po' più idioti. (Cyndi ride) CS: Riesci a immaginare delle correzioni che potresti fare col lavoro di scrittura, di fiction? SR: Ho riflettuto molto sul fatto che la televisione abbia il potere di educare la gente efficacemente. E quando guardi la televisione, per esempio, ci sono studi sulle serie di medicina. Credo che l'87% delle persone, imparino molte più cose sulla medicina e questioni mediche dalle serie TV mediche, che dai loro stessi medici o dagli articoli. Ci sforziamo di essere precisi, ma un errore ci scappa sempre. Mi sento davvero in colpa, come se agissimo male, ma forniamo anche tante valide informazioni mediche. Ci sono così tanti modi per dare informazioni nelle serie. Le persone si divertono, e forse non vogliono leggere le notizie, ma ci sono molti modi per fornire valide informazioni in queste serie, e non in modo inquietante solo per controllare la mente della gente, ma in modo interessante e intelligente, senza schierarsi da una parte o dall'altra, ma fornendo la verità. Tuttavia sarebbe strano, se le commedie televisive fossero il mezzo per dare le notizie. CS: Sarebbe strano, ma mi pare che molto di ciò che avete scritto come finzione si sia rivelato predizione in questa stagione? SR: Sai, "Scandal" è stato molto inquietante per questa ragione. Abbiamo questa serie che tratta di politica impazzita. In sostanza, il modo in cui abbiamo raccontato questa serie... sai, tutti si interessano ai giornali. Noi leggiamo di tutto. Parliamo di tutto. Abbiamo un sacco di amici a Washington. Abbiamo sempre ideato la serie facendo congetture. Ci siamo seduti a pensare, cosa succederebbe se il bus perdesse le ruote è tutto impazzisse? Ed era sempre forte, fino a quando ci è parso che il bus perdesse davvero le ruote e tutto stesse davvero impazzendo, ciò che stavamo ipotizzando si stava realizzando. Cioè, quest'anno la serie avrebbe dovuto finire con i Russi che controllano le elezioni americane, e lo abbiamo scritto, lo abbiamo pianificato, era tutto li pronto, e poi i Russi sono stati sospettati di essere coinvolti nelle elezioni così abbiamo dovuto cambiare di colpo ciò che avevamo in mente di fare. Così ho detto: "E la scena in cui la donna misteriosa parla in russo? Dobbiamo cambiarla e decidere cosa fare." Era soltanto un'estrapolazione da quello che pensavamo potesse accadere, o da ciò che ritenevamo folle. CS: Fantastico. Così, ora dove guardate oltre agli States o altrove nel mondo? Chi sta raccontando storie interessanti ora? SR: Non saprei, c'è un sacco di roba interessante. Ovviamente la TV inglese è sempre affascinante e passa sempre cose interessanti. Non guardo molta televisione, principalmente perché lavoro molto. Tendenzialmente cerco di non guardarla proprio, nemmeno quella americana finché non finisco la stagione, altrimenti le cose iniziano a scricchiolarmi in testa. Inizio a chiedermi perché i miei personaggi non portano corone e non parlano di troni? Divento matta. Così cerco di non guardarle troppo finché non finisce la stagione. Però credo ci siano molte televisioni europee interessanti. Sono andata agli Emmys Internazionali e mi sono guardata un po' di cose che presentavano, sono rimasta affascinata. C'è un po di roba che vorrei rivedere. CS: Prova ad immaginare, so che non ti interessa molto la tecnologia, ma qualche anno fa qui a TED abbiamo avuto qualcuno, che ci ha parlato del guardare attraverso degli occhiali di Google per vedere la TV nei propri occhi? Hai mai provato ad immaginare, la ragazzina seduta per terra in cucina nella case dei suoi genitori, hai mai immaginato qualche altro supporto? O lo faresti adesso? SR: Altri supporti? Per la narrazione, oltre ai libri? Sono cresciuta sognando di essere Toni Morrison, quindi no. Cioè, non immaginavo nemmeno la TV. Quindi l'idea che ci possa essere un mondo più grande, un modo più magico di creare le cose -- mi entusiasma sempre una nuova tecnologia e voglio essere sempre la prima a provarla. Ora le possibilità sembrano infinite ed eccitanti, cosa che mi entusiasma molto. Siamo in una specie di Selvaggio West, è questo che mi sembra, perché nessuno sa su cosa stiamo convergendo. Puoi mettere storie ovunque già ora, e questo mi piace, e sembra che quando scopriremo come unire la tecnologia alla creatività della narrazione le possibilità saranno infinite. CS: La tecnologia ha permesso di realizzare cose di cui ho già parlato, il binge watching è un fenomeno recente, rispetto a quando hai iniziato a creare serie, e come credi che questo possa cambiare la narrazione? Hai sempre avuto una bibbia per tutta la stagione in anticipo, giusto? SR: No, ho sempre solo saputo dove volevamo andare a finire. Così io, l'unico commento che posso fare, è che ho una serie che dura da 14 stagioni, così ci sono persone che la guardano da 14 stagioni, poi ci sono dodicenni che ho incontrato al supermercato, che hanno visto 297 episodi in tre settimane. Davvero, e questa è per loro un'esperienza molto diversa, perché sono stati dentro a qualcosa di molto intenso per un tempo molto breve in modo molto intenso, e per loro la storia descrive un arco completamente diverso e ha un significato molto diverso, perché non vi sono state pause. CS: È come visitare una città e poi andarsene. È strano. SR: È come leggere un bellissimo romanzo e poi posarlo. Credo sia il bello dell'esperienza. Non devi per forza guardare qualcosa per 14 stagioni. Non è per forza come tutto dovrebbe essere. CS: C'è qualche argomento che credi non dovremmo toccare? SR: Non vedo la questione in questo modo. Penso in termini di personaggi e a cosa farebbero, a cosa debbano fare per poterli mandare avanti, non penso mai alla storia in termini di semplice trama. Quando degli scrittori vengono da me per piazzare una trama, io dico: "Non stai parlando inglese". Ecco cosa dico, non stiamo parlando inglese. Devo sentire ciò che è reale. Quindi non la vedo così. Non so se ci sia un modo di sapere se c'è qualcosa che non farei, perché è come cercare di staccare pezzi di trama da un muro. CS: Grandioso. Fino a che punto pensi di usare.. di recente sei approdata al comitato della "Genitorialità pianificata" e hai partecipato alla campagna di Hillary Clinton. Fino a che punto userai la tua narrazione nel mondo reale per produrre un cambiamento? SR: Vedi, ... questa è un punto importante per me, perché sento che la mancanza di narrazione, che molte persone hanno, sia un limite. Ad esempio, ci sono organizzazioni che non hanno creato per se stessi una narrativa positiva che le possa aiutare. Ci sono molte campagne che verrebbero favorite da una buona narrativa. I Democratici potrebbero fare molto con una loro narrativa molto forte. Molte cose possono succedere sfruttando la voce della narrazione, e non parlo di un lavoro di fantasia. Lo dico come lo intenderebbe un redattore di discorsi. E ci credo, ma non so se dovrebbe essere il mio mestiere. CS: Bene. Vi prego, aiutatemi a ringraziare Shonda. SR: Grazie. (Applausi)