come al solito potete porre domande dopo la mia introduzione tanto per cominciare arriviamo a parlare di un grande dottore, infatti, il più grande tra i dottori, Bhagavan e come ogni buon dottore lui, non si preoccupa molto dei sintomi, ma delle cause dei sintomi, della malattia stessa. E la diagnosi è che la malattia di cui tutti soffrono è semplicemente 'ego' nient'altro che 'ego' in 'advaita vedanta si usano molti termini come 'maya' o 'avidya' per descrivere questo problema ma Bhagavan dice che tutti si riferiscono all'ego. E per ego non intende ego nel senso superficiale di orgoglio o arroganza che sono comunque inclusi. egli intende cosa realmente è orgoglioso o arrogante, cos'è che ha desideri, cos'è che ha avidità, cos'è che giudica tutto questo, qualunque sia la radice dell'ego, perchè qualunque qualità dell'ego noi possiamo pensare, è l'ego che ha queste qualità. Così possiamo pensare che non siamo cattive persone, non peggiori di altre pur tuttavia noi abbiamo questo ego tutti lo abbiamo. E anche sentirsi un po' migliori degli altri, anche questo è ego Così l'ego è un gran problema che tutti affrontiamo e Bhagavan non solo lo diagnostica come malattia di cui tutti soffriamo ma prescrive anche il rimedio e questo è ciò che è porta di molto speciale di Bhagavan perchè lui ha capito qual è la vera natura dell'ego quando ha spiegato chiaramente che l'ego è una mescolanza della realtà quello che noi siamo veramente cioè 'il puro io' il nostro vero sè come lo vogliamo chiamare e aggiunte estranee, queste aggiunte estranee il corpo, la mente, qualsiasi cosa noi diciamo 'io sono', io sono questa persona io sono seduto qui, io sto parlando tutte queste cose che consideriamo 'io' che uniamo a'io' sono tutte aggiunte estranee che confondiamo con noi stessi così questo è ciò che è l'ego, questa confusa autoconsapevolezza, la percezione confusa: 'io sono questo corpo' 'io sono questa persona''io sono questa mente' ' io sono qui a Londra', 'siamo nel 2014, viviamo in un piccolo spazio per breve tempo. Ecco cos'è l'ego L'essenza dell'ego è la realtà, il puro io Ma fino a quando confondiamo il puro io con queste aggiunte ci sono problemi. Così l'ego non può esistere eccetto che attaccandosi a queste aggiunte. Nel verso 25 di 'Ulladu narpdu' egli dice: ( cit. in Tamil) aggrappandosi alle forme esso ha origine. Con 'forme' lui intende qualsiasi cosa diversa da io qualsiasi cosa abbia caratteristiche distinte. Possiamo distinguere un pensiero da un sentimento, dalla vista da un suono. Tutte le distinzioni che sperimentiamo o facciamo, sono forme Così aggrappandosi alle forme esso ha origine. Afferrando ( cit. Tamil) le forme si alza, si sostiene. (cit. Tamil): afferrando le forme e nutrendosi delle forme, esso si espande grandemente, sorge alto (cit. Tamil) lasciando una forma, esso afferra un'altra forma. non rimane mai senza presa su una forma o un'altra, qualcos'altro da se stesso. Poi egli diede un indizio essenziale, (cit.) se cercato , svanisce. Cosa intende dire con questo è che se lo investighiamo , esso scompare. Perchè, egli prosegue (cit. Ulladu Narpadu L'ego il fantasma senza forma Così l'ego è come un fantasma, non ha forma propria, ma può sorgere e tramontare e fare tutti i suoi dispetti, solo aggrappandosi alle forme. Ma se lo cerchiamo, esso scompare. Ciò che essenzialmente significa è: fino a quando diamo attenzione ad altro da noi stessi, altro da 'io', alimentiamo il nostro ego. L'unico modo per affondare l'ego è di i dargli attenzione. Quando si cessa di dare attenzione a altro da sè e si da attenzione solo a 'io', allora scompare. Ecco cosa lui intende con (cit.), quando è cercato, svanisce. Quindi, questa è la proprietà speciale dell'ego che Bhagavan capì molto chiaramente. E questo è il motivo per cui disse "vichara" è l'unica via per distruggere l'ego e sperimentare noi stessi per quello che veramente siamo, perchè, fino a quando noi diamo attenzione a qualsiasi cosa diversa da 'io', alimentiamo il nostro ego, così qualunque meditazione facciamo, o japa o dhyana, puja, o possiamo avere qualche forma di Dio nella mente su cui possiamo meditare questa sembra la più elevata di tutte ma anche questo è alimentare il nostro ego. Dare attenzione a qualunque cosa diversa da 'io' è alimentare il nostro ego Se vogliamo che l'ego scompaia, se vogliamo sapere cosa veramente è Dio l'ego sta tra noi e Dio, per cui Dio non è altro che quello che siamo veramente il nostro sè. Così il sorgere dell'ego è ciò che apparentemente ci separa da Dio. così vogliamo sperimentare Dio sperimentarlo direttamente meditando su qualsiasi forma: Gesù, Buddha o Rama o Krishna o altre forme di Dio, ma queste non sono ciò che Dio è veramente Ciò che Dio è veramente è solo "io". sempre nel nostro cuore come io così solo volgendo la nostra attenzione verso questo 'io', l'ego sprofonderà e noi sperimenteremo noi stessi per quello che siamo veramente e questo sperimentando Dio, per quello che veramente è. Ecco perchè per 54 anni egli continuò a sottolineare: dobbiamo sapere cos'è questo io. Qualsiasi domande le persone gli ponessero, lui rispondeva: chi vuole saper questo? Qualsiasi problema la gente gli esprimeva, lui diceva: Chi ha questo problema? Egli cercava di volgere la nostra attenzione indietro a questo 'io' perchè investighiamo questo 'io'. in Upadesa Undyiar dice: se investighiamo la forma della mente che è questo 'io' senza dimenticanza, cioè senza essere distratti da altre cose, scopriremo che che la mente non è affatto reale non c'è nessuna mente, l'ego non esiste in realtà, sembra solo esistere. E' proprio come se vediamo una corda nella penombra del crepuscolo, la prendiamo per un serpente, questo serpente non esiste in realtà, ma comunque ci causa problemi. E se crediamo che ci sia il serpente, ne abbiamo paura, ma se lo guardiamo molto attentamente, esso scompare, perchè quello che c'è, è solo la corda. Così ciò che è veramente l'ego è il nostro 'io' infinito, il puro io. E questo lo possiamo sperimentare solo investigandolo, solo esaminandolo, solo mantenendo costantemente l'attenzione sull'ego. La nostra natura reale che è il nostro puro 'io'. Questa è la somma e la sostanza degli insegnamenti di Bhagavan Bhagavan diceva : " Se volete cominciare a studiare la filosofia Advaita, ci sono libri grandi e grossi che contengono concetti complicati, perchè la mente umana ama le cose complicate". Bhagavan ama semplificare le cose, così ha ridotto la vastità della filosofia Advaita. Tutta la filosofia del mondo, Bhagavan l'ha ridotta ad una sola cosa : tutti i problemi sono causati dall'ego. L'unico modo per liberarsi dall'ego è smettere di dare attenzione a qualsiasi cosa e osservare solo questo ego, che quando osservato sprofonda e scompare fondendosi alla fonte di ciò che siamo realmente. Ecco, ho fatto il mio rapporto, che, in realtà non è mio è di Bhagavan. D.: Allora, si potrebbe dire che tutti i problemi del mondo sono dovuti all'ego. M.: il mondo stesso è dovuto all'ego! Nel verso seguente di 'Ulladu Narpadu' dice : (cit.) Quando l'ego esiste, ogni cosa esiste (cit. ) Quando l'ego non c'è, nulla esiste e poi dice: (cit.) " l'ego è ogni cosa". Così tutto il mondo che vediamo è solo un'espansione dell'ego D.: Sì, hai scritto in "The Mountain Path" un paio di anni fa e, osservavo un concetto l'altro giorno, e ho trovato un contenuto , stavi parlando, trasmettevi ciò che Sadhu Om dice del verso 15 di 'Ulladu narpadu', e lo cito perchè probabilmente la gente non lo ricorda in questo momento. Lui dice:" il passato e il futuro dipendono solo dal presente, mentre accadono, entrambi sono solo il presente. Di conseguenza il presente è l'unico tempo che esiste realmente. Quindi senza conoscere la verità del presente, cercare di conoscere il passato e il futuro è come cercare di contare senza conoscere il valore dell'unità, uno. Dopo questo tu dici o Sadhu Om dice: La verità del presente è che, è non-esistente, ma nel verso sembra dire che il presente è l'unico tempo che esiste realmente. Proseguendo nel commento,Sadhu Om dice che la verità del presente è che è non-esistente. Se sappiamo questo, allora possiamo giudicare il vero valore di tutta l'altra conoscenza. Il luogo e il tempo presente, "qui e ora" è io sono nè seconda nè terza persona possono esistere veramente nel "qui e ora" perchè essi sono tutti oggetti conosciuti dalla dalla prima persona che solamente è "qui" e quindi esse occupano posti diversi da 'qui' la seconda e la terza persona sono soggette a cambiare nel senso del tempo così esistono solo nel flusso costante del tempo, dal passato al presente e non si fermano mai nel presente. Così è un po' difficile trarre una conclusione perchè, prima nel verso egli sembra dire che il presente è reale e questo ha senso e poi nella frase seguente, è non-esistente M.: Sì, ok questo è l'esatto parallelo che Bhagavan dice dell'ego. Lui dice che: tutto è ego...e..l'ego è non-esistente. Così, prima lui riporta ogni cosa alla radice e poi, se investighiamo quella radice, scopriamo che l'ego non esiste, così, nulla esiste, solo il puro io, quello solo esiste. Bhagavan dice: solo il presente esiste, questo solo esiste, cioè è il solo tempo che esiste. Ma se esaminiamo questo presente, giungiamo a capire che non è il tempo, è solo 'io'. Così in questo senso, come tempo è non-esistente. Come 'io', esso solo è. . Cosa rende ' qui ' il luogo presente? Cosa rende 'ora' il tempo presente? perchè sentiamo che questo momento particolare nel 2014 sia 'ora'? Perchè sentiamo che questa piccola stanza in cui sediamo è 'qui' ? Cosa è presente per renderla presente? E' la presenza di io che rende queste cose presenti apparentemente dove l'io è, questo sembra essere il momento presente, e il tempo presente così tutto è legato a questo io fino a quando sperimentiamo il tempo e lo spazio, stiamo sperimentando altro da io e fino a quando sperimentiamo qualcosa altro da io, io che sperimenta e che non è il puro io è l'ego. Il puro io, esso solo esiste, null'altro esiste. Così fino a quando noi sperimentiamo altro dall'io stiamo sperimentando noi stessi come ego, un'aggiunta all'io D.: Cosa intendi quando dici: io esiste M.: bhè, l'io certamente esiste ma il problema è che noi sappiamo molto chiaramente, l'unica cosa di cui non possiamo dubitare è il fatto che 'io sono' e il resto potrebbe essere tutto un' illusione, potrebbe essere tutto un sogno. ma, l'unica cosa che non può essere un'illusione è l'io'. Perchè allo scopo di sperimentare qualcosa, che sia un'illusione o reale, io devo esistere per sperimentarla. Così l'unica cosa che è necessariamente vera è 'io'. Ma sebbene sappiamo chiaramente che 'io sono', non sappiamo chiaramente 'cosa siamo' perchè sebbene noi conosciamo questo 'io' molto chiaramente, ora esso è mescolato e confuso con altre cose... io sento che io sono Michael, sono questo corpo, sono seduto qui. Ognuno di noi ha questa percezione, confondiamo 'io' con le aggiunte che ora sono attaccate ad esso Quando diciamo 'io sono', ora fino a quando sperimentiamo noi stessi come persona, intendiamo dir che 'io sono' questa persona, ma ciò che ci fa sentire che questa persona esiste è l'essenziale I-ness( esser-ità) in questa persona. Tutto il resto di questa persona: Michael non è reale, il corpo non è reale, la mente non è reale, la nostra nascita e morte, tutto non è reale. Ciò che veramente è sempre è solo 'io'. D.:Sì, e dicevi, perchè ascoltiamo te, ascoltiamo Bhagavan riusciamo a capire qualcosa e realizziamo che 'io' è senza caratteristiche ed è un frammento infinitesimale di tempo. Tempo è solo parola che più o meno non significa nulla, e allora ciò con cui restiamo, sembra essere un nulla senza caratteristiche, eppure questo nulla è consapevole in un certo senso e sa che esiste, in un certo senso. Ma non possiamo dire nulla di più di questo, così siamo ridotti a non dire in realtà nulla, dobbiamo solo tacere. M.: Ecco perchè Bhagavan dice che l'insegnamento ultimo è il silenzio Tutti abbiamo letto gli insegnamenti di Bhagavan. Tutti li abbiamo capiti in un modo o nell'altro, anche se possiamo non aver capito perfettamente, e tutti abbiamo una certa idea di quello che Bhagavan dice, ma chi è che ha capito? E' l'ego che ha capito. Così la comprensione dell'ego, non può essere la comprensione reale. Fino a quando sperimentiamo noi stessi come ego, non abbiamo veramente capito, possiamo aver capito superficialmente le parole che ha detto Bhagavan, ma non abbiamo capito veramente. Per capire veramente, dobbiamo sperimentarlo come noi stessi. Ora abbiamo una comprensione superficiale, ma la comprensione superficiale è utile,grazie a questa comprensione, noi capiamo una cosa per cui vale la pena fare la ricerca E' questo 'io', una cosa per cui vale la pena investigare è questo io, una cosa che dovremmo continuare a osservare è 'io Se capissimo questo, è già sufficiente. Ma poichè la nostra mente continua a andare fuori e si interessa alle cose del mondo, noi continuiamo a leggere e studiare gli insegnamenti di Bhagavan per ricordarci costantemente che ciò che dovremmo fare non è leggere libri fisici o i libri sullo schermo del pc dovremmo leggere il libro del nostro cuore che è io, e questo è lì silenzio D.:Molte volte, potrebbe essere che, la maggior parte delle volte quando diamo attenzione all'attenzione all'io, ma in effetti diamo attenzione all'ego e alle sue macchinazioni, cioè..... M.: Sì, ma non importa, se dai attenzione all'ego, è già sufficiente, perchè.... il serpente è proprio la corda, ma a noi sembra essere il serpente. Fino a quando ci sembra che sia un serpente, dovremmo guardarlo attentamente per vedere cos'è. Anche se ora sperimentiamo l'io come ego, dovremmo guardare attentamente questo ego per vedere cosa esso è veramente e poi quello che è veramente , si rivelerà a noi come puro io. Spesso le persone fanno domande e si confondono continuamente come se ci fossero due io, perchè parliamo di ego parliamo del sè, sembra che ci siano due io. Ma in realtà non ci sono due io. così come se ci fossero due cose per terra, sembra essere un serpente, ma in realtà è una corda, no ci sono due cose, ma solo una. Così quello che ora sembra essere l'ego, in realtà è il puro io. Così non dobbiamo preoccuparci: oh non so qual è il puro io, io conosco solo l'ego, come posso investigar il puro io? Investigate l'ego. Quando la gente chiedeva a Bhagavan sull'auto-investigazione: chi devo investigare, il sè o l'ego? Lui spesso diceva: l'ego. Perchè lui sa che ciò che noi prendiamo per ego, è esattamente il sè, Così non si può investigare l'ego senza investigare quello che realmente siamo. D.: Ma lui diceva, e anche tu lo dici che l'ego è un nulla privo di caratteristiche M.: sì, è indistinto nel senso che...perchè è indistinto? Perchè è il puro io che non ha caratteri distintivi, non è separato da nessuna cosa tutto ciò che...ogni oggetto che conosciamo, ogni cosa altra da 'io', la conosciamo come cosa diversa da io, perchè ha delle caratteristiche, mentre l'io è la base pura sulla quale tutto appare, è lo spazio della coscienza nel quale tutti i sogni appaiono e scompaiono, così non ha caratteristiche definibili, non ci sono caratteristiche distintive da tutto il resto, ma noi lo sperimentiamo proprio come io, così ecco perchè Bhagavan genuinamente, qualche volta parlò di questo 'swarupa dhyana', meditare sulla nostra propria forma, ma più spesso quando parlava di meditazione, genuinamente lui parlava di vichara. Vichara significa: investigazione. Investighiamo e scopriamo cos'è. D.: ok grazie D.: Vorrei fare una domanda quando investighiamo l'io, ci focalizziamo sull'ego dove investighiamo se l'ego c'è nello stesso tempo, meditiamo anche sull'io sono, ma quando meditiamo su 'io sono' che non è 'io sono' M.: devi meditare..'io sono, come ego' è la stessa cosa. D.: E' lo stesso io. L'ego è l'aggiunta all'io. M.: Sì...... D.: Io con il corpo. M.: Sì, sì D.:' Io' senza il corpo, è l'io reale, che è l'atma, così quando medito su 'io sono' allora, 'io sono' è il sè piuttosto che l'ego. M.: Bene, il fatto è che è ego fino a quando da attenzione ad altro da 'io' quando prova a dare attenzione a se stesso allora viene meno, cessa di essere ego e rimane come sè reale. Ecco perchè Nel "Vangelo di Maharshi, Bhagavan dice che un punto, spiega che l'ego "aham vritti" o 'il pensiero io' non è altro che che "cht jada granthi", che è un nodo che apparentemente lega "chit" che è 'io sono" con "jada", ciò che è non conscio, ciòè il corpo, la mente e tutto, li lega insieme come se fossero uno, ma dice: nella tua investigazione alla fonte di "aham vritti" nella fonte dell'ego, prendi l'aspetto essenziale di 'chit'... ok, adesso l'ego è: io sono il corpo, non ci sediamo a meditare sul corpo, vero? Meditiamo sull'io, l'aspetto essenziale 'chit' dell'ego. Questo è ciò su cui ci focalizziamo, ecco perchè dice: questo è ciò che realmente siamo, la coscienza infinita che è il nostro sè reale. D.: Un'altra domanda su Cit.?Eka sloki brdaya-kukara Madhye kevalam Brahma-mathram Hyaham-aham-iti sākshad- ātmarūpena bhāti Hridi-viśa manasā svam cinvatā majjatā vā l'ultima frase è (cit:) Pava-nacalana rodhād ātmanishto bhava-tvam Pava-nacalana rodhād significa : fermare il movimento del respiro pavana-calana rodhAd Atmanishtho bhava tvam fermando il momento in cui giunge il respiro.Il respiro è definito 'cinvata' il respiro è definito majjatà M.:Una cosa è essenziale capire di questo verso ed è, la persona che cominciò a scrivere questo verso, la persona era Jagadhisha Sastri, lui aveva una certa idea in mente e cercava di esprimerla in un verso, e non era capace di farlo, così chies a Bhagavan e Bhagavan scrisse il verso per lui, e Bhagavan lo firmò Jagadisha, cioè egli scrisse l'idea di Jagadisha, fortunatamente, perchè Jagadisha era stato con Bhagavan per molto tempo, molte delle idee lì contenute erano idee di Bhagavan: i primi due versi erano perfetti, nessun problema nel terzo Quando si arriva al quarto verso dove dice pava nacala narodha lì c'è confusione, perchè per fermare il movimento del respiro, dobbiamo fare attenzione al respiro, ma non possiamo, se lo scopo è quello di fermare il respiro, diamo attenzione al respiro e così alimentiamo l'ego, ma Bhagavan ha rivelato qualcosa, se dai attenzione all'io, l'ego scompare e poichè l'ego da origine al prana, il respiro e la vita nel corpo, esso (respiro) si origina con l 'ego e continua a esistere fin quando l'ego c'è per sperimentarlo, quando l'ego svanisce, anch'esso svanisce, così se semplicemente facciamo Svam cinvata questo controllerà il respiro automaticamente, ma c'è una parola : "va"questa significa o con questo o con quello, qui è dove si si fraintende perchè indipendentemente da Svam cinvata indipendentemente dall'auto attenzione non possiamo far scomparire l'ego e quindi restare nel sè, così dobbiamo considerare quel verso non come puro insegnamento di Bhagavan., ma il puro insegnamento di Bhagavan.....un po' come l'ego. E' il puro io con aggiunte. L'aggiunta qui è l' Upadhi è 'pavana calana rodh' e 'va' questa èl'aggiunta, che è l'idea di Jagadisha Sastri, il resto è l'idea di Bhagavan D.: Così non si qualifica: pava nachala narodha non si qualifica come majjatā o cinvata M.: se facciamo con 'cinvata', 'cinvata' e majjata non sono separati, perchè se diamo attenzione a 'io', l'ego svanisce majjata significa andare giù, sprofondare come viene quache volta tradotto ma ciò a cui si riferisce è lo sprofondare dell'ego. Così attraverso 'Svam cinvata', majjata avviene automaticamente. E attraverso Svam cinvata', 'pavana chalana rodhd' anche avviene automaticamente.Il problema è che se trascuriamo di dare attenzione solo a 'io' e pensiamo di far soccombere la mente attraverso ' pavana chalana rodhad', coè con pranayama; Bhagavan ha detto: se facciamo cessare la mente con il pranayama, la mente resterà come se fosse sprofondata per mezzo di pranayama, la mente resterà come sprofondata, ma sorgerà di nuovo. Essa sprofonderà nello stato di 'laya'. Bhagavan dice categoricamente in 'Nan Yar': esso tiene la mente controllata, ma non distruggerà la mente, il pranayama. Lo dice in modo categorico. In questo modo molti diventano confusi, perchè sta scritto a caratteri d'oro: Bhagavan dice, questa è l'essenza degli insegnamenti di Bhagavan, ma in realtà non è così. Quando Bhagavan scrisse 'Ulladu narpadu' originariamente era una raccolta di 20, 30 versi che Muruganar raccolse insieme ed egli chiese a Bhagavan di farne un'opera completa di 40 versi. Mentre Bhagavan e Muruganar discutevano e Bhagavan scriveva i versi, cominciarono a cancellarli uno dopo l'altro. Questo è uno di quelli cancellati perchè non è il puro insegnamento di Bhagavan. Ecco perchè esso trova posto, la versione Tamil, trova posto in 'Ulladu Narpadu Anubandham' il supplemento, ma non in 'Ulladu Narpadu', il puro insegnamento di Bhagavan. Solo il supplemento 'Anubandham' contiene alcuni degli insegnamenti puri di Bhagavan altri tradotti in altri posti, è un miscuglio. M.: Cos'è il cuore? Il cuore è 'io'. Cuore significa 'centro', il centro è 'io' Bhagavan spesso ripetutamente diceva: il cuore non significa null'altro che'io' Era solo perchè alcune persone la cui mente era confusa dall'idea dei chakra, nadi o cose del genere, non appena Bhagavan diceva 'io'è il cuore, dicevano: è nel anahata chakra, Bhagavan diceva: no. E allora in che parte del corpo è? Allora Bhagavan diceva: quando riferito al corpo, il posto che sentiamo essere il centro di 'io' è due dita a destra del centro del petto. Ma questo non è il cuore reale. non ci può essere un cuore reale. Come può il corpo che esiste solo dopo che l'ego sorge, come può essere quello il cuore dal quale sorge l'ego? Non può essere. Così majjtà significa semplicemente,.......è un modo metaforico che sta a significare: sprofondare. Così, o la mente viene eliminata dando attenzione a 'io', intendo dire che quel verso implica o questo o quello, ma infatti Bhagavan ha chiarito che non c'è scelta, l'unico modo, ecco perchè ho detto, il segreto che Bhagavan ha rivelato sulla natura dell'ego, la natura dell'ego viene sostenuta e alimentata dando attenzione a qualsiasi cosa diversa da 'io'. Ecco perchè dando attenzione a qualunque cosa diversa da 'io', non possiamo distruggere l'ego. L'unico modo per distruggerlo è di dare attenzione solo a 'io'. Se comprendiamo questo principio basilare, l'insegnamento di Bhagavan diventa molto chiaro e lo deduciamo per es nei 'Colloqui'. Nei 'Colloqui' ci sono tante cose che dice Bhagavan. In essi possiamo trovare cose che Bhagavan poi contraddice direttamente in altri posti; perchè nei 'Colloqui' lui da risposte individuali. Ogni singola persona chiede secondo le proprie credenze, aspirazioni e bisogni individuali. E così adeguandosi alle aspirazioni e i bisogni individuali, Bhagavan risponde alle domande di ognuno- non possiamo prendere ogni cosa che Bhagavan dice. Proprio uno o due giorni fa qualcuno mi ha chiesto: da qualche parte, nei 'Colloqui' o altrove, qualcuno ha chiesto a Bhagavan : le preghiere sono esaudite? Bhagavan ha detto: sì la forza del pensiero non è mai vana. E questo è vero, se la consideriamo una verità universale: le preghiere vengono esaudite, ma se prendiamo in considerazione una guerra dove la gente di entrambe le parti prega Dio perchè la propria parte vinca Come può Dio rispondere alle preghiere di entrambe le parti? E' assolutamente, cioè è semplice senso logico: le preghiere non possono essere sempre esaudite, e anche se potessero essere esaudite, non sarebbe bene, perchè le preghiere sono i nostri desideri e fantasie. Se Dio soddisfasse ogni nostra fantasia questo non è un bene, Lui sa ciò che è bene per noi secondo il nostro prarabdha, allora perchè dovremmo pregare Bhagavan 'voglio questo, non voglio quello' come se con le nostre preghiere potesse cambiare il nostro prarabdha liberandoci dai peccati. Lui sa cosa è bene per noi, ha già stabilito il nostro prarabdha, così l'unica preghiera che in realtà è utile è quella per annientare l'ego, perchè, se preghiamo per annientare l'ego, almeno in certa misura desideriamo liberarci dell'ego. E l'ego non sarà mai distrutto finchè veramente non vogliamo rinunciare a esso. possiamo dire che le preghiere sono l'inizio, pregare per l'annientamento dell'ego è solo l'inizio. E pur pregando e pregando, comunque ego non sparisce, cosa dobbiamo fare con l'ego? Dobbiamo investigare e scoprire qual è il problema. Quindi la preghiera ci da la purezza della mente per investigare l'ego e di conseguenza, annientarlo. Quindi questa è l'unica preghiera che sicuramente sarà esaudita, non immediatamente, perchè ancora non siamo pronti anche se preghiamo per questo. Il 99% di noi non lo vuole veramente. Potremmo ottenere 'jnana' qui e ora, non c'è nulla di più semplice che sperimentare noi stessi per quello che siamo veramente, ma il problema è che abbiamo troppi desideri e attaccamenti, siamo più interessati a altre cose che a sperimentare noi stessi solo 'io'. D.: Potresti descrivere il processo di vicara o la tecnica 'vicara',ho letto i tuoi libri, ma non riesco a capire bene M.: Anche la parola 'tecnica' è fuorviante qualcosa di tecnico, ma in effetti è molto molto semplice. Come spiegavo prima, se dai attenzione a qualunque cosa diversa da 'io' alimenti l'ego, ma se cerchi di dare attenzione all'ego stesso all'io stesso, l'ego svanirà, così, vicara non è altro che dare attenzione a 'io' esaminaminando vigili, osservando 'io', quindi se mantieni l'attenzione su 'io' tutto ciò è 'vicara'. D.: Se per esempio, sono preoccupata o ci sono preoccupazioni o rabbia o altro che disturba che dire di questa investigazione "chi sono io?", 'chi sono io?" M.: Il problema è nella traduzione di 'vicara' con 'indagine', perchè il termine 'indagine' in inglese ha due significati, può significare 'porre domande'e può significare 'investigare'. Quando Bhagavan usava la parola 'vicara', la usava nel senso di 'investigazione', così non è solo una questione di chiedere "chi sono io?", è una questione di investigare "chi sono io?" Come investigare "chi sono io?" Se Bhagavan ti chiede di investigare cosa è scritto in questo libro. Non ti metti seduto a occhi chiusi e chiedi: "cosa è scritto in questo libro? Cosa è scritto in questo libro?" no, apri il libro e leggi quello che c'è scritto. Quindi, quando diceva "investigate cos'è io? investigate 'chi sono io?'Dovete guardare 'io' per scoprire cos'è D.: Questo si riferisce all'ego, vero? Chi sono io? M.: C'è solo un 'io', quello che ora sembra essere un ego, in realtà è il vero 'io'. ma fino a quando lo sperimentiamo come se fosse un ego dovremmo dargli attenzione. ecco perchè parlavo dell' analogia del serpente e la corda, è un'analogia molto valida. Cammini su un sentiero nel buio con Bhagavan e improvvisamente vedi un serpente sul sentiero. Hai paura. Bhagavan ti dice: " no, non è un serpente è solo una corda, guardala attentamente" Non ci aiuta" devo guardare il serpente, o devo guardare la corda?". Vediamo solo che quello che vediamo è un serpente dal nostro punto di vista, ma Bhagavan ci dice di guardarlo attentamente, ci fidiamo di lui, lo guardiamo attentamente, e vediamo che è solo una corda. Quindi non è importante se l'io a cui pensiamo di dare attenzione è l'ego o il sè, c'è solo un 'io', è lo stesso 'io', è la mente che da queste etichette. D.: Scusa, C'è un altro modo per dire: dai attenzione a'io', e cioè dire " sii consapevole di essere consapevole?" M.: Sì, sì in certo senso sì, ma, cos'è che è consapevole ? Più che essere consapevole, essere consapevole di ciò che è consapevole di quello che è consapevole. perchè, per esempio, io sono consapevole della luce qui, ma essere consapevole di essere consapevole della luce, non è la soluzione, perchè fino a quando siamo consapevoli di qualunque cosa diversa da 'io', questa non è la pura consapevolezza. La pura consapevolezza è solo l'auto -consapevolezza,cioè consapevole solo di 'io' D.:Il termine non è consapevolezza? M.:E' consapevolezza, ma ricorda che la parola 'consapevolezza' viene usata in molti sensi. Sei consapevole che Mosca è la capitale della Russia? D.: Sì M.: lo sei, allora la tua consapevolezza che Mosca è la capitale della Russia è 'io'? D.: la consapevolezza che sa questo. M.:Esatto, esatto, quindi cosa conosce questa consapevolezza, quello che è consapevole, questo abbiamo bisogno di investigare, Sì, ogni volta che usiamo consapevolezza o coscienza nel senso di ciò che è consapevole o ciò che è conscio, ma generalmente il modo usuale in cui usiamo queste parole non significa ciò che è consapevole, ma significa la conoscenza che abbiamo di questa cosa piuttosto che di quello che conosce queste cose. 'io' è qualcosa di molto sottile ed è molto facile che la nostra attenzione venga deviata da 'io'. così, cerchiamo di tenere l'attenzione focalizzare la nostra attenzione solo su 'io', quindi dobbiamo essere molto precisi che è solo 'io' a cui stiamo dando attenzione e non qualunque altra cosa. Ecco perchè Bhagavan generalmente sottolinea questo conoscere 'io', 'chi sono io?' ' cos'è questo 'io?' D.: Forse un modo moderno di definirlo? qualsiasi cosa anche di pensare se stessi M.: Cosa c'è di più moderno di 'io', noi tutti diciamo 'io', è antico, consapevolezza, coscienza, non sono concetti moderni. La filosofia parla di queste cose da millenni, erano nei veda tutta la filosofia antica quindi non sono concetti nuovi. quello che mette in difficoltà gran parte della filosofia è l'investigare la coscienza come se fosse qualcosa di diverso da 'io'. Ora c'è una filosofia molto interessante e la neuroscienza che sta cercando di scoprire cos'è la coscienza e che scrivono una marea di parole su cos'è la coscienza e hanno anche due teorie: una teoria è la teoria calda della coscienza. La teoria calda della coscienza, è che la coscienza è una forma di pensiero più elevata , il pensiero che pensa un pensiero, questa è la coscienza, ogni sorta di idee, hanno e generalmente cercano di ridurre la coscienza: come nasce la coscienza in una forma fisica? Danno per scontato il fisico e ritengono che il mondo ci fosse prima che nascesse la coscienza, solo in questo piccolo pianeta nel vasto universo. In qualche modo la vita si è evoluta, l'organismo si è evoluto e evolvendosi sempre di più, all'improvviso è comparsa la coscienza. Cercano di capire come sia possibile questo, perchè presuppongono che il fisico è la base, mentre Bhagavan dice:" Perchè si dovrebbe assumere che il fisico è la base? Noi sappiamo del mondo fisico solo perchè lo sperimentiamo, così senza 'io' che sperimenta, non ci sarebbe alcuna conoscenza del mondo fisico. Perchè dovremmo ritenere che 'io' dipende dal mondo fisico, piuttosto che il mondo fisico dipenda da 'io'? D.:Il mio inglese non è molto buono M.: Ok, scusa, ho parlato troppo velocemente? D.: Potresti ripetere come si investiga 'io'? M.: Se ti chiedo di investigare cosa c'è nel mazzo di fiori, cosa fai? Dai una sbirciata... quindi, non possiamo vedere 'io', non è una cosa fisica come un fiore, ma quando gurdiamo qui, ciò che attraverso gli occhi va al fiore, per spiegarsi, è la nostra attenzione. quindi dobbiamo dirigere questa attenzione ciò cui diamo attenzione, sperimentiamo quindi sperimentiamo il mondo perchè gli diamo attenzione. Invece che dare attenzione a qualsiasi altra cosa, dai attenzione solo a 'io', cerca di sperimentare solo 'io', perchè fino a quando sperimenti altro dall'io' stai mischiando te stessa con aggiunte e stai diventando l'ego. Se vuoi sperimentare 'io' per come è in realtà, devi sperimentarlo in completo isolamento da tutto il resto. Il mio inglese è chiaro? Capisci 'isolamento'? Quando gli scienziati suppongono di aver scoperto qualche erba nella foresta sudamericana che potrebbe curare il cancro, la leucemia il diabete o qualcos'altro, cosa fanno gli scienziati? Cercano di isolare il principio attivo. Allo scopo di studiare qualcosa, per essere veramente sicuro che stai studiando solo una cosa, devi isolarla da tutto il resto, quindi devi evitare...perchè se ci sono troppe cose, potrebbe essere una fra tante cose e non capisci quale stai studiando veramente così dobbiamo studiare 'io' solamente dobbiamo isolarlo da tutte le aggiunte con le quali ora si mischia, quindi dobbiamo provare a focalizzare la nostra attenzione su ciò che è questo 'io'. Questo è tutto. D.: Possiamo tornare a quello che hai detto sulla preghiera? E' assolutamente accettabile dire che, gran parte delle preghiere sono uno spreco di tempo, perchè Dio conosce già cosa vogliamo, è affare di Dio.Ho amici musulmani e non fanno che pregare continuamente, una preghiera dietro l'altra, ma sotto di esse c'è un fiume d'amore, e penso che la preghiera che si concentra sull'amore sia M.: Questa è la parte di bhakti, è spiegato molto chiaramente da Sadhu Om nella seconda parte di "The path of Sri Ramana". Quello che spiega è: quando le persone incominciano a adorare Dio, Dio è il mezzo per uno scopo, esse vogliono raggiungere determinate cose credono che il potere di Dio sia garantito così arrivano a Dio con la lista delle spese: voglio questo e quello. Questa è 'Kamya bhakti", cioè pregare per ottenere qualcosa, p.es. 'voglio un lavoro voglio passare l'esame, voglio che la nonna malata stia meglio, questo, quello.' Sembra di pregare in modo altruistico, pregando per la nonna, ma in realtà, preghiamo per nostra nonna, preghiamo forse per la nonna che sta morendo di fame in Africa o in qualche altro posto? No, preghiamo per coloro che ci sono vicini. quindi, qualsiasi cosa chiediamo di ottenere da Dio è solo 'Kamya', ma, nel fare questo, più preghiamo Dio per questo o per quello, vedremo che almeno alcune delle notre preghiere ci sembreranno esaudite e allora, prima o poi poichè spesso pensiamo a Dio, ci verrà il pensiero che quando Dio è così gentile che risponde alle mie preghiere, quanto amore ha per me? Non sono io? Io che chiedo a Lui questo e quello, invece che cercare Dio stesso. Se lui è così amorevole da esaudire tutti i miei desideri, allora sicuramente dovrei cercare lui piuttosto che i miei bisogni. Lui conosce i miei bisogni, Lui li soddisferà, e allora smettiamo di pregare Dio per questo e quello, preghiamo Dio solo per amore di Dio, vogliamo avvicinarci a Dio, vogliamo che Dio diventi il nostro desiderio. Così questo è il punto in cui 'kamya bhakti' diventa 'niskamya bhakti', preghiamo Dio solo per Dio, ma anche questa non è la fine, perchè ancora crediamo che Dio sia altro da noi stessi. Ma più preghiamo Dio, lo adoriamo, meditiamo o altro, questa è tutta mente pura e limitata, è il pulire la mente dagli attaccamenti, e come la mente diviene gradualmente più pura raggiungerà un punto in cui sarà pronta per ricevere l'insegnamento del Guru da un Guru, perchè il Dio che stiamo cercando è te stesso. Se vuoi sperimentare Dio, devi sperimentare te stesso per quello che realmente sei. Ecco dove 'anya bhakti' la bhakti per Dio come realmente è, diventa 'ananya bhakti'. Questo è spiegato molto bene da Bhagavan in 'Upadesa Undiyar'. Nei primi due versi Lui dice: karma non può dare la liberazione, poi nel terzo verso dice: 'niskamya karma', fatto con amore per Dio, offrendo i frutti a Dio, questo purificherà la mente e mostrerà la via verso la liberazione. Non dice che è la via verso la liberazione, lui dice che purificherà la mente e mostrerà la via verso la liberazione. La via verso la liberazione è solo 'vicara'. Ma praticando Bhakti verso Dio, adorando Dio 'niskamya', senza alcun desiderio, nè altro da Dio eccetto che Dio stesso, e poi spiega che ci sono diversi tipi di azioni che possiamo fare: possiamo fare 'puja' che è l'adorazione fisica di Dio, possiamo fare 'japa', cantare e adorare Dio verbalmente, o possiamo meditare su Dio che adorazione mentale su di Lui. Questo viene spiegato nei versi 4,5,6,7, poi nell'ottavo verso egli dice, piuttosto che ' anya-bhāva' cioè meditare su Dio come se fosse altro, 'ananya-bhāva', la convinzione che Lui è 'io'. 'Ananya-bhava significa quando meditiamo, 'ananya' significa 'senza alterità', quindi se meditiamo su ciò che non è altro, questo è meditare su 'io'. Quindi 'ananya-bhava' che in sanscrito è: 'Lui è io', non c'è Lui altro da 'io', ciò che Bhagavan descrive qui è l'autoattenzione che Lui definisce 'anaittinum uttamam', che è la più elevata, cioè è la forma di meditazione più elevata e la forma più elevata di bhakti, perchè solo questo è il sentiero diretto per la liberazione Quindi, non è che la preghiera sia inutile ma, penso che ogni vero devoto capirà che le preghiere non vengono sempre esaudite, e se abbiamo un po' di buon senso, capiremo che le nostre preghiere non vengono sempre esaudite e, grazie al cielo,non sono sempre esaudite D.: quindi la preghiera è una forma di bhakti, una bhakti speciale? M.: Sì, ma, è ancora un modo indiretto quando arriviamo Bhagavan e impariamo da Bhagavan che il sentiro diretto è quello di investigare 'io'. Bhagavan dice in Nāṉ Yār? (chi sono io?): chi viene catturato entro lo sguardo della Grazia del Guru sarà sicuramente salvato come la preda nelle fauci della tigre, e poi dice "Tuttavia, è essenziale seguire il sentiero indicato dal Guru. Il sentiero che ci viene mostrato dal nostro Guru è solo 'vicara'. Tutte le altre strade ci danno il modo di arrivare al sentiero di 'vicara'. D.:Non ha detto che l'unica strada è 'vicara', ha detto che l'altro sentiero è 'bhakti', e puoi trovare Dio come amore Dio è amore. Ecco dov'è Dio M.: Dio è altro da te stesso? D.: Sì, ......M.: Dio è altro da te? D.: Certo! M.: allora il Suo amore per te è im perfetto, perchè se Lui è altro da te, allora Lui ti ama come altro da sè. Quindi di sicuro Lui ama se stesso tutti amiamo noi stessi. Quindi se Lui ama solo se stesso da un po' d'amore a te. Io non sono soddisfatto da un Dio di questo tipo. Io sono soddisfatto solo dal Dio che Bhagavan mi ha mostrato che è il mio sè, perchè questo Dio mi ama come 'mio sè'. Lui mi ama molto meglio di come io amo me stesso, perchè'io amo me stesso' con l' ego. Lui mi ama com realmente sono, quindi non è un Dio molto migliore? D.: Sì. M.: Allora, se vogliamo conoscere questo Dio, dobbiamo dare attenzione a 'io'. D.: Ok. D.: L'attenzione all'attenzione è... M.:Attenzione a essere chi da attenzione. chi da attenzione? E' 'io'. Quindi attenzione all'io che da attenzione, in altre parole, noi volgiamo l'attenzione indietro, verso noi stessi. Cos'è l'attenzione? L'attenzione è la nostra consapevolezza, noi dirigiamo la nostra consapevolezza, come è alle cose, portiamo le cose al centro della nostra consapevolezza, non mandiamo in realtà la nostra consapevolezza fuori, tiriamo le cose nel centro della nostra consapevolezza mentre diamo loro attenzione. Invece che portare altro nel centro della nostra consapevolezza, ciò che è sempre nel centro della nostra consapevolezza, siamo consapevoli solo di quello, e quello è 'io'. D.: Colui che da attenzione è 'io' M.: Colui che da attenzione è 'io' sì. D.:Nella tecnica dell'investigazione, ci diresti qualcosa sul raccogliere l'attenzione, o non è necessario? M.:Raccogliamo continuamente l'attenzione, quando leggiamo un email, raccogliamo l'attenzione per concentrarci sull'email giusto? Qualunque cosa noi portiamo all'attenzione e togliamo l'attenzione dalle altre cose, e la concentriamo su una cosa, quindi quando il nostro scopo è di dare attenzione solo a 'io', dando tutta l'attenzione a 'io', automaticamente la portiamo via dalle altre cose, la ritiriamo via dal resto. D.:E' una forma di concentrazione M.: Sì D.:Vorrei fare una domanda su questa tecnica di 'maha yoga' M.:La tecnica di 'Maha yoga', quel libro è molto fuorviante D.:Spiega le molte forme di meditazione M.: Sì ma non è....spiega molte cose, ma non spiega cosa sono gli insegnamenti di Bhagavan. Il titolo stesso è fuorviante perchè 'maha yoga' non ha le tecniche di 'Maha yoga,' non fu scritto da Lakshmana Sarma non ha niente a che vedere con Lakshmana Sarma. Lakshmana Sarma che ha scritto 'Maha yoga', il libro 'Maha yoga' fu scritto da un altro buon devoto di Bhagavan. Lui chiamò questo libro 'Maha yoga', perchè una volta Bhagavan disse, quando c'erano dei discorsi sullo yoga, lui disse: questo è lo yoga più grande di tutti gli yoga, questo è 'Maha yoga 'parlando di 'vicara' Quindi, nella terminologia di Bhagavan 'Maha yoga' significa solo vicara. Ma quello che è spiegato in quel libro, la tecnica di 'Maha yoga'è tutto tranne che vicara. Spiega di.. non riesco a ricordare, sono passati molti anni da quando lo lessi, ma spiega di alcune immagini nel processo di immergersi nel cuore o qualcosa del genere. Nessuna parola può descrivere in modo adeguato cos'è vicara, perchè le parole descrivono cose, nessuna parola può descrivere cosa è realmente vicara, così Bhagavan spesso usava termini figurati, uno dei termini figurati che lui usava era 'tuffarsi', usava l'analogia per esempio in 'chi sono io?' Nan yar, proprio come un cercatore di perle, che si tuffa nelle profondità dell'oceano per prendere la perla, così noi dovremmo tuffarci dentro noi stessi per prendere la perla dell'atma. Qui 'tuffarsi' non significa immergersi nell'acqua, significa 'sprofondare' 'affondare', quindi, quando la mente affonda, come deve affondare l'ego? E' solo dando attenzione a se stesso. Ma nel libro 'la tecnica di'Maha yoga', è un 'immagine da elaborare(?) quello che descrive e poi parla anche del cuore sul lato destro, parla anche dell'osservazione del respiro, una cosa della quale non parla è proprio l'auto-attenzione. Quindi sebbene questo libro sia stato in circolazione per molto tempo, fuorviando molte persone, per fortuna molti non hanno letto solo questo libro e capiscono che questo libro è un po'.... D.: questo libro è stato pubblicato in Arunashram M.: molte cose vengono pubblicate... ti racconto una storia se vuoi avere un'idea di cosa è stato pubblicato in Ramanashram. Ti racconto una storia: quando Lakshmana Sarma arrivò da Bhagavan, la prima volta, Lakshmana Sarma che scrisse il libro 'Maha yoga', non il libro 'la tecnica di Maha yoga', quando lui giunse per la prima volta da Bhagavan, Bhagavan aveva appena scritto recentemente 'Ulladu Narpadu', così Bhagavan gli chiese: ' hai letto 'Ulladu narpadu'? E lui disse: Bhagavan io sono uno studente di sanscrito, non sono così bravo in Tamil, ma se puoi spiegarmelo, io vorrei studiare 'Ulladu Narpadu' volentieri. In breve lui disse, probabilmente ne siete consapevoli. ma forse non tutti lo sono, Dal 1830 o 40 in cui l'istruzione britannica impose, che in tutte le scuole si dovesse insegnare inglese, e oltre all'inglese si doveva studiare o la madre lingua o si poteva studiare sanscrito, non so nelle altri parti dell'India, ma nell'India meridionale e in Tamil Nadu, questo ebbe l'effetto che tutti i bramini scelsero di studiare sanscrito, non tutti, ma gran parte scelsero lo studio del sanscrito, molti non-bramini scelsero di studiare il tamil. Prima che questa politica divenisse legge, tutte le persone istruite in Tamil Nadu, bramini e non bramini, studiavano sia il tamil che il sanscrito e le due lingue si integravano bene tra loro e quello che si imparava in una lingua si poteva imparare anche nell'altra lingua ma a causa di questa divisione, molti bramini avevano studiato sanscrito e sebbene la loro madre lingua sia il tamil, essi non riescono a capire la metrica tamil, perchè il tamil è una lingua classica come il sanscrito, quindi per molti tamiliani è difficile capire il tamil classico. Lakshmana Sarma, essendo bramino scelse di studiare sanscrito a scuola e non era familiare con il tamil letterario, il tamil classico e Bhagavan scriveva nello stile del tamil classico, così lui aveva difficoltà a capire 'Ulladu Narpadu'. Bhagavan allora cominciò a spiegargli il significato di 'Ulladu Narpadu', e poichè ama il sanscrito e gli piace scrivere versi in sanscrito, Lakshmana Sarma cominciò a scrivere versi, e mostrò i versi a Bhagavan e Bhagavan gli suggerì delle correzioni e quando lo finì decise di rivederla di nuovo, così di nuovo chiese a Bhagavan di spiegargli di nuovo il significato, e lo riscrisse di nuovo, la riscrisse due o tre volte con metri molto diversi. Mentre questo lavoro proseguiva, un giorno Kapali Sastri, che era discepolo Kavyakantha e che in quel periodo aveva raggiunto l'ashram di Aurobindo, era in visita da Pondicherry in direzione di Sirs dove abitava Kavyakantha e quando arrivò all'ashram, altri seguagi di Kavyakantha dissero: questa persona Lakshmana Sarma sta scrivendo la traduzione di 'Ulladu Narpadu' in sanscrito, quindi tu che sei un grande studioso, dovresti controllarla. Lui la lesse, e disse a Bhagavan:Bhagavan penso che andrebbe mostrato a Kavyakantha, io andrò da lui e vorrei una copia. Allora ne fece una copia e andò da lui. Dopo poche settimane, Kavyakanta scrisse una lettera indirizzata a Ramanashram dicendo:" percependo la mia limitazione nel correggere la versione di Lakshmana, io scriverò la mia versione personale e dopo alcune settimane, lui spedì la propria versione che egli chiamò con il nome ' Sat Darshanam', che in origine era il nome della versione di Lakshmana cui lui rubò il nome e completò il contenuto e la spedì insieme a un'altra lettera a Bhagavan che diceva:" Per favore chiedi al direttore dell'ashram di non stamparla ancora, perchè Kapaly sta scrivendone il commento. Così, alcune settimane dopo, quando Kapaly ebbe finito il commento in sanscrito, lui stesso lo tradusse in tamil tutte tre le versioni, quella in inglese, quella in tamil e quella sanscrita, furono spedite all'ashram. In quel tempo L'ashram aveva appena cominciato a fare pubblicazioni proprie, in precedenza le pubblicazioni venivano fatte da altri devoti, così Chinna Swami era appena diventato Sarvadikhikari che significa il comandante, il goverantore, il dittatore dell'ashram, così lui si conferì questo titolo di Sarvadikhikari, e tutto il resto e anche le pubblicazioni iniziarono a essere gestite da Ramanashram. Così arrivarono questi tre libri, in inglese, in Tamil e in sanscrito, , molto contento ,li spedì in stampa per stamparli Così nel giro di tre mesi furono stampati 3 libri in queste tre lingue. Quando Lakshaman Sarma poi andò da Bhagavan, Egli disse:"Sarai molto curioso di leggere questa versione di 'Sat Darshana Bhashya' Non appena Lakshmana Sarma iniziò a leggerli, fu inorridito da quello che c'era scritto, non solo la traduzione, ma la completa mis-interpretazione di 'Ulladu Narpadu'. Molte idee importanti erano omesse o contorte in modo sottile, ma il commento era palesemente contro gli insegnamenti di Bhagavan, per esempio un passo, nell'introduzione, Kapaly Sastri fornisce alcune sue argomentazioni contro la ' Bhagavatam sulle false apparenze, insegnato da Shankara e dice: ' di conseguenza è falso e futile dire "solo Brahaman è reale, e il mondo non è reale', in altre parole lui disse che gli insegnamenti di Bhagavan sono falsi e inutili. Questo libro è stato pubblicato nel 1931, mi sembra, in Ramanashram, nel 2014 è ancora in pubblicazione in Ramanashram e le stesse parole: 'falso e inutile' ci sono ancora. Ma nessuno mette in discussione questo. D.: La versione di 'Sat Darshanam' M.: Veramente, qualcuno lo ha fatto , Sadhu Om lo ha fatto, perchè? come? questo è yoga(?) pubblicato quando Bhagavan era ancora vivo. Anche Lakshama Sarma protestò, quando lo vide, chiese a Bhagavan,: Bhagavan, se permetti che un libro del genere sia pubblicato dal tuo ashram mentre sei in vita, la gente in futuro, non dirà che lo hai autorizzato e approvato? Bhagavan rispose: conformemente alla purezza di 'vyanta Karana' cioè, conformemente alla purezza della mente, lo stesso insegnamento si riflette in modi diversi. Se pensi di poter scrivere un commento migliore, scrivi il tuo commento. Allora Lakshama scrisse un commento in tamil su 'Ulladu Narpadu', e scrisse anche 'Maha yoga'con molte delle stesse idee, poi Bhagavan disse in seguito, l'ashram, Chinnaswami non apprezzavano Lakshama Sarma, perchè Lakshma Sarma era amico di Muruganar e a Chinna Swami non piaceva Muruganar e si rifiutò di pubblicarlo, allora Lakshama Sarma che aveva la sua stampante, lo stampò e dopo aver stampato una copia , un giorno Bhagavan che si trovava fuori della finestra dell'ufficio, proprio dietro alla scrivania di Chinnaswami, Bhagavan stava proprio lì, qualcuno nell'ufficio gli fece notare che Bhagavan era dietro a lui, e Chinnaswami si alzò immediatamente e Bhagavan gli disse: tutti dicono che questo libro è il commento migliore a 'Ulladu Narpadu', perchè non lo stampi?" "Sì certo Bhagavan che lo stampo" Così cominciò la pubblicazione nell'ashram anche questo è pubblicato in Ramanashram. D.: Questo è 'Maha yoga' M.: No, questo è il commento di 'Ulladu Narpadu', circa nello stesso periodo lui scrisse 'Maha yoga' che non è scritto esattamente come commento, ma tratta più o meno lo stesso argomento. D.: Sat Darshana bhashya apparentemente non sembra differente M.: Se concordi che è 'falso e inutile' dire che 'solo Bramhan è reale e il mondo non è reale' ? Bhagavan ha detto: conforme alla purezza 'vyanta karana', gli stessi insegnamenti si riflettono in modi diversi, alcuni leggono 'Sat Darhana Bhashya' e sono pienamente soddisfatti, questo è l'insegnamento di Bhagavan, perchè non sono in grado di afferrare oltre. D.: questo ci ha causato problemi, abbiamo studiato 'i Quaranta versi', e abbiamo letto il commento di 'Sat Darshana Bhashya' e abbiamo faticato a capirlo M.:Una cosa che Bhagavan disse a Lakshma Sarma, quando avvenne tutto questo. quando l'ashram ricevette la prima traduzione manoscritta di Kavyakantha, Lakshama lo lesse e era scritto in bel sanscrito e lui disse:" Bhagavan, è bello", e Bhagavan disse:" comincia a scrivere la tua versione in un metro più lungo e vedi quante idee, leggi attentamente e vedi quante idee sono state omesse, guarda sono state stravolte molte cose. Poi Bhagavan cominciò a spiegargli, Bhagavan gli disse:" L'hanno bevuto come veleno E Bhagavan gli raccontò una storia, pochi anni prima, una persona di nome Pranavananda, era lo zio di Sarvepalli Radhakrishna, e lui era il Munshi che portò F.H.Humphreys da Bhagavan. Prima era stao un capofamiglia e poi era diventato un sannyasin con il nome Pranavananda. Era competente sia in telugu che in tamil, così quando 'Nan Yar' uscì, egli tradusse 'Nan Yar' in telugu e lo mostrò a Kavyakantha. Kavyakantha lo lesse e disse:" Non ho mai pensato che Bhagavan sarebbe stato colpevole di parzialità, non mi piace affatto, portalo via. Bhagavan stesso raccontò questa storia a Lakshmana Sarma. Quindi, quando i libri dicono che era discepolo di Bhagavan, in realtà lui odiava gli insegnamenti di Bhagavan, perchè, gli insegnamenti di Bhagavan riguardano il 'volgersi all'interno', mentre i suoi interessi e ambizioni erano tanti, lui voleva stabilire il 'Dharma vedico' in India e voleva conquistare il mondo per stabilire il 'dharma vedico', aveva tante ambizioni e pensava di poter fare tutto ciò con 'mantra shakti, è questo è il motivo per cui era così interessato ai siddhi a Shakti e a queste cose, così non volle tradurre 'Ulladu Narpadu' così come era. Kapali Sastri (?) così nenche a lui piace, così lo hanno distorto. Quindi, se un libro è pubblicato da Ramanashram, questo non significa che sia la Bibbia. Anche se l'ashram è lì e gestiscon l'istituzione, ma là ma non conoscono gli insegnamenti di Bhagavan. Se si prova a spiegare che Lakshmana Sarma ha detto questo e Kapali Sastri ha detto quello, e si chiede quale dei due sia corretto, non lo sanno perchè non conoscono gli insegnamenti di Bhagavan sì conoscono "chi sono io? Chi sono io?" Gli insegnamenti di Bhagavan sono "Chi sono io?"ma, voglio dire "chi sono io?" è il cuore degli insegnamenti di Bhagavan. ma capire cosa significa quel "chi sono io?" presuppone una grande passione nel leggere e capire cosa dice Bhagavan. Quello che si legge neii normali libri stampati, per esempio, se leggiamo "I Colloqui" essi contengono molte cose giuste. ma ci sono molte cose giuste che sembrano contraddire completamente ciò che dice Bhagavan in altri posti. In parte perchè le cose non sono riportate correttamente, e in parte perchè Bhagavan, quando parlava alle persone e rispondeva alle domande, lo faceva secondo i bisogni individuali. Io non ho autorità, quindi qualsiasi cosa mi chiediate, continuo con 'io, io, io', perchè questo è quello che so. Bhagavan vedeva nel cuore delle persone, e sapeva ciò di cui ognuno aveva bisogno, e rispondeva in conformità. Ma per coloro che andavano a Lui con mente pura e erano desiderosi di conoscere i Suoi insegnamenti, Egli rispondeva che l'unica via è 'vicara'. L'unico obiettivo è sperimentare se stessi per quello che si è veramente. D.: Grazie Michael per questa rivelazione interessante. D.:C'è differenza tra coscienza e consapevolezza, essere consci con pensieri, ma consapevoli senza i pensieri? M.: Possiamo dare qualunque significato vogliamo, essenzialmente, 'consapevolezza' e 'coscienza' hanno lo stesso significato, ma cosa ognuno di essi significa dipende molto dal contesto in cui vengono usati. Quindi non è una questione di parole, nessuna parola può catturare realmente ciò di cui stiamo parlando. In un certo senso le parole sono indicatori, e noi dobbiamo capire quello che le parole ci indicano. Le parole in sè non hanno importanza, le parole che scegliamo di usare, che scegliamo 'coscienza' o 'consapevolezza', per ciò che mi riguarda , non c'è alcuna differenza. Se cerchiamo di dare un significato separato a 'consapevolezza' e un significato separato a 'coscienza', non ci sono differenze di significato, nei testi non ho riscontrato alcuna differenza nel significato delle due parole, o coscienza o consapevolezza, entrambe. D.: E' lo stesso? M.: Sì è lo stesso: sono consapevole, o sono conscio, che differenza fa? D.: La coscienza non implica più background? mentre la consapevolezza è più 'essere consapevoli' di cose specifiche? M.: Può essere, qualche volta, ma dipende molto dal contesto. Non c'è nessuna parola che possa esprimere ciò che intendiamo. Una cosa che spesso sottolineo quando si parla di 'coscienza' o 'consapevolezza': negli insegnamenti di Bhagavan il senso in cui si usano le parole 'coscienza' e 'consapevolezza' significa cosa è conscio e cosa è consapevole in altre parole 'io', mentre, quando generalmente si usano queste parole generalmente non ci si riferisce a 'io' che è consapevole, ma ci si riferisce alle condizioni di io che è consapevole di qualcosa, io che è conscio di qualcosa. Ma è 'io' che è consapevole, e questo ci interessa. D.:Michael, ti stressi mai? Mi colpisce vedere che sei una delle poche persone che ho incontrato che veramente evidenzia gli insegnamenti dei quali stiamo parlando Mi chiedevo perchè ci ho messo molto a imparare la tecnica e non sembra funzionare M.: Sicuramente non sono immune allo stress, io di solito non mi stresso Penso di aver fatto un buon allenamento vivendo a Tiruvannamalai, perchè lì ho vissuto in completa apertura come la gente parlava tutto il giorno, veniva e a stava lì così dagli anni che ho vissuto a Tiruvannamalai sono abituato a vivere a nella luce aperta . Così penso che sia stato una sorta di training per me, ma D.:Ma gli indiani lo fanno comunque M.: Lo so D.: Quindi voglio dire che gli indiiani si stressano di meno rispetto agli occidentali M.: Lo stress viene automaticamente, è la nostra risposta a una situazione, cioè se parliamo dell'essere centrati nell'io', anche nel mezzo di una battaglia possiamo sentirci centrati nell 'io', ma non sono mai stato in un campo di battaglia fortunatamente,ma sono sicuro che se fossi stato in un campo di battaglia sarei un po' stressato. Quindi non sono immune dallo stress, ma comunque non mi stresso molto facilmente, credo. Non posso dire che questo sia il risultato di qualche pratica, penso solo che alcuni hanno la tendenza a stressarsi più di altri. In particolare penso che se arriviamo agli insegnamenti di Bhagavan e capiamo almeno teoricamente che ciò che accade, accade perchè deve accadere, e, secondo Bhagavan, non c'è nulla che si può fare per cambiarlo, per quanto cerchiamo di cambiarle, le cose non cambiano, così l'unica cosa che possiamo cambiare, è la nostra reazione alle cose. Quindi penso, ho parlato molto di questa tecnica 'vicara', non sostengo di essere un grande praticante, combatto come gli altri, ma almeno per quel poco che provo a osservare 'io', penso che quella poca pratica che faccio, mi rende più facile, in un certo senso il non essere stressato dalle cose. Posso dire, che per ciò che riguarda la pratica,posso capire la teoria, ma una cosa è capire la teoria, e un'altra cosa metterla in pratica. E in parte, il parlare di questo soggetto non è per convincere altri che me più di ogni altra cosa io incoraggio me stesso a provare a perseverare in questa pratica. Quindi è solo per motivi egoisti che parlo degli insegnamenti di Bhagavan e scrivo degli insegnamenti di Bhagavan, perchè se non lo faccio, la mente va altrove D.: Sei Dio? M.: Se sono Dio? Se intendi chiedere se questa persona, Michael, seduta su questa sedia è Dio, non penso proprio. Ma se intendi parlare della realtà che sta dentro a ognuno di noi, sì è Dio, 'io' dentro ognuno di noi è Dio, Ma è 'io' separato dalla persona che ora ci sembra di essere, il puro 'io', 'io' assolutamente isolato da tutto il resto. Questo è Dio. Perchè se accettiamo Dio come infinito, non ci può essere altro che Dio, ma se immaginiamo altro da Dio, questo limita Dio. C'è Dio più Michael. Quindi Michael c'è limitando Dio. Così, a meno che Dio non includa Michael, non è infinito, quindi ogni cosa è inclusa in Dio, D.: anche l'ego? M.: anche l'ego, sì. In fatti l'ego è il punto di contatto più vicino a Dio, perchè l'ego è un miscuglio del puro 'io', che è Dio, e tutte le aggiunte. Quindi se vuoi trovare Dio, è solo dentro a questo ego che possiamo trovare Dio. Fino a quando guardiamo fuori, vediamo altro da noi stessi e non possiamo vedere Dio, perchè Dio non può essere altro da noi stessi. D.: Cosa ci dici della Grazia, se non possiamo fonderci nel sè senza la grazia comprende anche la grazia? M.: Dio vuole essere veramente gentile con noi, la cosa più gentile che ci possa fare, è di essere sempre con noi, essere sempre dentro di noi, di brillare sempre in noi come 'io', questa è la Grazia più grande, vero? D.: C'è in tutti? M.: C'è sempre, la Grazia è costante, è sempre disponibile. Il fatto è che noi siamo come persone in piedi in un fiume, che si lamentano per la sete, quando preghiamo per la grazia, perchè la grazia è abbondante e disponibile, ma noi ostruiamo il flusso della grazia sorgendo come 'ego', noi blocchiamo il flusso della grazia, per intenderci. Non possiamo mai ostruire completamente, ma sembra che ostruiamo volgendo l'attenzione al mondo esterno, interessandoci al mondo, poniamo resistenza alla grazia che ci attira verso l'interno. D.: Allora come hai trovato la grazia? Come ci indicheresti la strada? M.: La Grazia è il puro 'io' che brilla nel cuore di ognuno di noi ma noi tendiamo a ignorare 'io', perchè siamo troppo interessati al resto, quando nutriamo interesse per altre cose, stiamo ignorando la grazia, quando nutriamo interesse solo per 'io', solo allora apriamo il cuore alla grazia, D.: Hai detto che tra due pensieri c'è un gap, e questa cosa mi ha aiutato molto, perchè penso che sia una tecnica più facile perchè ho qualcosa su cui focalizzarmi, ma questo gap tra due pensieri la luce che da attenzione all'io'? M.: Bene, il gap tra due pensieri, quando diciamo che c'è un gap, esso è relativo ai due pensieri tra i quali accade, ma a noi interessa ciò che c'è in quel gap. Quando c'è un gap tra due pensieri, il pensiero viene meno e ciò che resta è la base, che è 'io', e può essere un indizio utile, ma dovremmo ricordare che è utile solo per, dovremmo cercare questo gap, dovremmo cercare 'io', e, più diamo attenzione a 'io', più i pensieri svaniranno e più noi saremo quel gap tra due pensieri, o saremo in quel gap tra due pensieri. D.:E' come 'vicara'? M.: E' 'vicara' sì, ma è molto facile oggettivizzare questa cosa. Se cerchiamo il'gap' come qualcosa altro da noi, dove tutti i pensieri svaniscono, cosa resta? 'io' Quindi, il 'gap' non è altro che 'io', ma questo 'io' c'è anche se ci sono i pensieri, i pensieri sono come nuvole che coprono il sole, il sole brilla sempre, qualche volta ci sono le nuvole, qualche volta c'è un 'gap' tra le nuvole, e il sole brilla luminoso. e' così. Ma ci interessa il 'gap', perchè possiamo vedere il sole attraverso il 'gap'. Così è il sole che ci interessa, e non il 'gap'. D.: Il 'gap' indica il silenzio? M.: Sì, è un' gap' tra due pensieri, cioè non ci sono pensieri lì, il pensiero è l'antitesi del silenzio, quindi dove i pensieri svaniscono completamente, quando parliamo di un gap tra i pensieri è in senso relativo, perchè fino a quando sorge un pensiero in una parte del gap, qualunque pensiero, la base di qualsiasi pensiero, è l'ego. Quindi l'ego esiste ancora lì, così quando sperimentiamo noi stessi come siamo realmente, non è nemmeno un gap tra due pensieri, perchè in quello stato nemmeno il primo pensiero esiste. Nemmeno il pensiero 'io' è presente lì. Quindi il 'gap' tra due pensieri è come una passaggio, voglio dire che è un indizio, e non dovremmo attaccarci troppo a questo indizio, dovremmo andare oltre l'indizio verso ciò che ci indica, fondamentalmente è 'io' che stiamo cercando, è 'io' che sperimentiamo in modo più chiaro, nella misura in cui i pensieri svaniscono, in questa misura sperimentiamo noi stessi chiaramente. Bene, ho risposto in modo soddisfacente alla tua domanda sulla grazia o forse dovrei essere più esauriente? D.: Sì e no, sì e no, perchè mi colpisce il modo in cui tu parli della grazia M.: Ok, ok, possiamo avvicinarci in modo diverso : la grazia è l'amore che Dio ha per noi, vero? D.: Sì, se lo dici, sì M.: Pensi che la grazia sia altro dall' amore di Dio, pensi che l'amore e la grazia siano due cose separate? D.: la grazia, scusa Dio è bhakti per te? M.: Sì, non è sempre bhakti per noi ? D.:Sì ma è una bhakti speciale, non abbiamo sempre accesso alla grazia, o almeno non io. M.: In realtà ce l'hai. Ma il fatto è che quando dirigiamo l'attenzione all'esterno per così dire, ostruiamo il flusso della grazia. Siamo in un fiume, ma invece che bere l'acqua, teniamo la testa fuori dall'acqua, così ci sembra di non essere grado di bere l'acqua, ma siamo noi che scegliamo di stare fuori dall'acqua invece che berla. E' solo la nostra volontà che si oppone alla volontà di Dio, la volontà di Dio è che dovremmo arrendere il nostro ego. Ma è la nostra volontà che sorge e si interessa al mondo. Quindi dobbiamo arrendere la volontà a Dio. Solo allora sperimenteremo la grazia nella sua pienezza. M.: Come definiresti l'arrendersi'? Cosa vuol dire 'arrendersi' M.: La resa di sè è arrendere se stessi a Dio. Noi stessi significa il nostro sè limitato, l'ego. Arrendere l'ego a Dio. D.: In altre parole è la nostra accettazione , e perseveranza M.: Sì, s', il non reagire alle cose, perchè, quello che reagisce è il nostro ego,più l'ego affonda, meno reagiremo alle cose, meno faremo resistenza alle cose. D.: così, accettazione dell'inaccettabile, per così dire. M.: Sì. si può dire questo. E' inaccettabile per l'ego, perchè Dio o la grazia, si sperimenta nella sua pienezza, dove l'ego sprofonda, e per l'ego la propria scomparsa, il proprio annientamento è inaccettabile D.: Grande! D.:ho queste due domande collegate, basate sulla tua esperienza e osservazione personale, certamente potremmo dire che l'idea di progresso o processo in sè potrebbe essere considerato un'illusione, cioè se stiamo progredendo verso, per dire nell' osservare 'io' o nell'introversione, è vero che a un certo punto c'è una forte spinta ad andare verso l'esterno, cioè, una resistenza più forte, così non è un processo lineare. In secondo luogo e in relazione a questo è la tua risposta su qual è il ruolo del guru come guida per chi cerca, non è un sentiero lineare M.:Penso che possiamo usare un'analogia per cercare di rispondere alla prima parte della tua domanda. Se hai una palla che è gonfiato e cerchi di spingerlo sotto acqua, più cerchi di spingerlo sotto più la resistenza lo fa uscire fuori. Ma se perseveri nel provare, provare, provare, lentamente, lentamente, l'aria uscirà dalla palla e allora diventerà sempre più facile spingerlo dentro. Una volta che l'aria sarà uscita del tutto, affonderà da solo. l'ego è un po' così, ora l'ego è una palla completamente gonfia siamo molto interessati a questo mondo, la vita nel mondo, le cose belle che possiamo sperimentare all'esterno, e poniamo molta resistenza quando proviamo a volgerci verso l'interno. E' come provare a spingere una palla gonfiata, ma se perseveriamo in questa pratica, come ci insegna Bhagavan, molto lentamente l'aria fuoriesce dalla palla ed essa diventa sempre più morbida, sempre più facile da spingere sotto, finchè alla fine una volta che i desideri e gli attaccamenti vengono spremuti fuori dall'ego, esso affonderà da solo senza sforzo, giù nel fondo del nostro cuore. D.: qualche volta le tendenze latenti M.: Sì, certamente, Bhagavan dice che è naturale, quando provi a dare attenzione a 'io', ma anche ai pensieri che sorgono è naturale e anche necessario, perchè solo se essi sorgono puoi estirparli alla radice, quindi perseverando sempre più, qualunque forza ci spinga a uscire di nuovo, dovremmo volgerci verso l'interno. Facendo questo, noi usciamo dalle tendenze della mente, cioè le visaya vasanas e rafforziamo le sat- vasana, che sono le vasana solo per essere, per sprofondare all'interno. E per quanto riguarda la parte del guru in questo, il guru come qualcuno di esterno da noi, il suo ruolo è quello di darci gli insegnamenti che sono la sua guida. Ora lo riproduciamo all'esterno, ma è sempre presente perchè è sempre dentro di noi come 'io', Così come il guru esterno ci spinge all' interno con le sue parole, Bhagavan nella forma di 'io' attira costantemente la la nostra mente all'interno. così dobbiamo arrenderci a Lui. D.: Posso fare una domanda? in che misura l'ego è karma? a un ego particolare, perchè per a causa del karma si ritorna in vita. M.: Chi aveva fatto quel karma? L'ego, sì D.: così l'ego è karma M.: E' l'agente del karma, e è alimentato karma.Ogni azione che facciamo, ogni azione comporta attenzione a qualcosa che è altro da 'io'. Se diamo attenzione solo a 'io' questo è lo stadio della quiete perfetta, il silenzio. Quando l'attenzione si muove verso l'esterno ad altre cose, questo è il punto in cui comincia il Karma. Ogni karma, qualsiasi cosa sentiamo che stiamo facendo, questo comporta il dare attenzione a altro da io. quindi questo alimenta l'ego, D.: quindi, il dare attenzione ad altro da 'io' ha come risultato il rafforzarsi dell'ego? M.:Sì, questo è ciò che dice Bhagavan, (cit. 'Ulladu Narpadu') afferrando la forma, alimentandosi di forme, l'ego si gonfia. Quindi il karma che facciamo alimenta l'ego. ecco perchè il karma non può mai essere un mezzo per annientare l'ego. L'ego può essere annientato solo nello stadio di calma perfetta. D.:Non avremmo karma se non avessimo ego? M.: no, ovviamente no. Perchè il karma è solo per l'ego. Bhagavan dice nel verso 38 di 'Ulladu Narpadu' : se siamo coloro che fanno l'azione, dovremo sperimentare i frutti che ne risultano. Ma quando conosciamo noi stessi investigando ' chi è colui che fa l'azione?' o 'chi sono io'? Il ' fare l'azione' sarà distrutto e con questo svaniranno i tre karma e quindi l'ego svanirà. Una cosa che Bhagavan dice spesso: Qualsiasi cosa pensiamo di noi stessi, quando pensiamo che siamo orgogliosi o pensiamo di essere umili, pensiamo di essere buoni o cattivi, è tutto ego, perchè 'io sono questo' o 'io sono quello' è ego, solo 'io sono' è la realtà. D.: Krishnamurti una volta disse: se guardi solo il mondo, lui disse: tutto è mente. M.: Sì, sì D.:Ecco da dove viene, D.: essere e niente altro? D.: Lui è il catalizzatore M.: Lui è il catalizzatore M.: Bene, penso che tutti abbiamo dell'oro tutti fuori in strada hanno dell'oro. che sia il denaro per una pizza, o centinaia di milioni di dollari, tutti abbiamo... anche la formichina ha la sua ricchezza nel pezzetto di zucchero che trasporta tornando al suo nido. quindi noi tutti abbiamo dell'oro, c'è qualcosa che ci spinge a avere il possesso di qualcosa. Ma il problema è che molti di noi hanno scelto l'oro sbagliato. Bhagavan ci ha detto: il nostro problema non cesserà, fino a che l'ego esiste ancora, fino a quando sperimentiamo noi stessi come ego avremo sempre problemi Qualunque cosa possiamo raggiungere nella vita, non saremo soddisfatti.Quindi se accettiamo ciò che Bhagavan ci insegna, l'oro che proviamo a cercare per noi stessi è il far sprofondare l'ego, annientare l'ego, D.:L'ego combatte per la propria distruzione? non usiamo l'ego per pensare, per volere o per fare, e nel nostro 'fare qualcosa, è l'ego che vuole che accada qualunque cosa? M:.Esatto, esatto. quindi qualunque cosa facciamo è solo alimentare l'ego. Ma se invece di fare qualcosa, ci limitiamo a osservare l'ego e cerchiamo di dare attenzione all'io', che cos'è 'io'? l'ego affonderà e tutto il 'fare' giungerà alla fine. D.: Penso di aver capito. M. Non direi che abbiamo capito perchè capiremo pienamente solo quando riusciremo in quello che stiamo facendo, provando. Ma capiamo un po' di teoria, ma la vera comprensione giunge solo quando l'ego è svanito e sperimentiamo ciò che rimane dopo nella assenza dell'ego, che è ciò che siamo realmente . E' quello che rimane ciò che siamo realmente. Non l'ego. D.: penso che ci siano dei problemi, problemi linguistici e semantici che compaiono spesso a causa di un uso eccessivo di questa parola 'ego' in effetti, voglio dire che anche se si considera la parola 'ego' essa significa solo 'io'. Ora, ho notato che perfino in questa stanza, questo pomeriggio, l'uso della parola 'ego' per indicare piccole cose, se per esempio consideriamo la parola 'sedia', quando dico 'sedia' intendo 'sedia', per qualcun altro in questa stanza 'sedia' significa 'finestra', qualcun'altro dice 'sedia' e intende 'luce'. Quando si parla di ego, voglio dire, non si fa sempre riferimento alla parte spiacevole di se stessi. non è necessariamente sgradevole. M.:Ok, questo è quello che ho detto nel mio piccolo discorso introduttivo. Ho detto: quando Bhagavan parla di ego, non parla solo di orgoglio o arroganza o delle qualsivoglia qualità che di solito associamo all'ego. Lui parla della radice di tutti questi problemi, che è 'io stesso'. voglio dire che 'ego' è una parola valida, perchè come dici tu, in latino significa 'io', ma nel senso in cui la parola è usata in lingua inglese, non significa 'puro io'; significa: cosa io credo di essere. La parola tamil che Bhagavan usa più spesso, qualche volta Lui usa la parola ' ahankara' ma 'ahankara' ha più un significato di 'ego' nel senso di 'orgoglio'; la parola che usava più spesso è ahandai , perchè in tamil il suono del termine sanscrito è un po' diverso. la parola originale in sanscrito è 'ahanta ta significa 'ità', quindi significa: 'io-ità', quindi, è il senso di 'essere io', la 'essere-ità' che attribuiamo a cose diverse dal puro 'io', in altre parole, al corpo ecc. Ecco di cosa si preoccupa l'ego. Ecco perchè dico: Bhagavan non si preoccupa dei sintomi, si preoccupa solo della malattia. Tutti abbiamo desideri, tutti abbiamo paura, abbiamo tante cose. Tutti i problemi che incontriamo, sono tutti sintomi, ma sono sintomi di cosa? Sono sintomi dell'ego dell'io ma l'io' limitato. quindi tutti i sintomi di cui dobbiamo eliminare la causa. Per liberarci della causa, l'unica via è investigarla, perchè non ha esistenza effettiva di per sè. Se la investighiamo, essa viene meno e scompare. Perchè essa sembra esistere fino a quando da attenzione a altro da sè. ma se prova a investigare se stesso, poichè non ha forma si unisce alla fonte senza forma. D.: quindi la causa sta tutta in questa identificazione dell'io con la mente e il corpo. M.: Sì, e come ci disidentifichiamo con essi? L'unico modo per disidentificarsi con questo, fino a quando diamo attenzione al corpo, alla mente o a qualsiasi altra cosa, sussiste l'identificazione, l'unico modo per rompere questa identificazione è di dare attenzione all'io stesso e allora ogni cosa cadrà e arriveremo al puro 'io'. Questo è ciò che viene chiamato 'il crollo dell'ego. D.: E questo sembra facile? M.: E' estremamente facile. Perchè sembra difficile? Perchè non lo vogliamo veramente. Siamo ancora.... tutto ciò che Bhagavan ci ha chiesto di fare è di sperimentare'io' solamente. Siamo pronti a sperimentare 'io' solamente? No, voglio ancora sperimentare questo o quello. Abbiamo così tanti interessi nella nostra vita in questo mondo, nelle cose esterne. Non siamo ancora pronti a essere interessati solo all'io. Se siamo interessati solo all'io, questa è la 'bhakti suprema' 'l'amore supremo'. D.:La sofferenza è importante, la la sofferenza ci sveglia M.: Sì, esattamente, esattamente, Bhagavan ha detto una volta : ringraziamo sempre Dio per le cose buone che ci accadono, e ci dimentichiamo di ringraziarlo per le cose cattive. le cose cattive sono più utili delle cose buone. D.: Uno può sperimentare il puro 'io'? M.: L'ego non può. l'ego non può sperimentare il puro 'io'. Quando dici: si può? Se vogliamo intendere l''ego', allora no, non può, perchè nel cercare di sperimentare il puro 'io', esso scompare. Solo il puro 'io' può sperimentare il puro 'io'. Per questo l'io' impuro deve farsi da parte. Cercando di sperimentare il puro 'io', cessiamo di essere l'io' impuro e rimaniamo come puro 'io' che sperimenta costantemente se stesso D.: Si può riuscire a sperimentare 'io' anche per un breve attimo? M.:Fino a quando parliamo di tempo, il tempo è io? Il tempo è altro da 'io'. Il tempo esiste solo per l'ego. In realtà abbiamo bisogno di un millesimo di secondo di chiara esperienza di sè, e tutto giunge alla fine, incluso il tempo. D.: Stai parlando dalla tua esperienza? M.: No......... conoscenza teorica. Se parlassi per esperienza, non parlerei. 'Coloro che hanno visto, non parlano, e coloro che parlano, non hanno visto. D.: Bhagavan conosceva il Tao? questa è una frase del 'tao te ching' M.: Può essere, sì. penso che la stessa saggezza tende a essere o a trovarsi in ogni cultura particolare o religione D.:Qualcuno ti ha detto che hai bisogno di sperimentare un infinitesimo attimo, ed è quello M.: Sì, questo lo dice Bhagavan. E' anche saggezza, Abbiamo solo bisogno di vedere per un attimo che il serpente è una corda e non lo vedremo più come serpente, Possiamo capire che : oh , ho scambiato la testa con la coda possiamo immaginare come lo abbiamo scambiato per un serpente, ma una volta che sappiamo che è una corda, non potremo rifare più lo stesso sbaglio. Così, se solo per un momento sperimentiamo noi stessi per quello che siamo realmente, non rifaremo mai più lo sbaglio di sperimentare noi stessi come altro. D.: Come dici, questa è una buon esempio o metafora, ma in un certo senso non è un buon esempio. La corda è qualcosa a cui possiamo aggrapparci. L'io non è M.: Nessuna analogia può essere perfetta, è utile allo scopo di spiegare, possiamo usarla per illustrare, cioè per illustrare gli obiettivi, è molto utile. Ogni analogia ha i suoi limiti. D.: Michael riesci a meditare alla mattina M.:Non penso che la routine, la mente non andrà all'io' seguendo l'orologio, Ci deve essere amore per poter dare attenzione a 'io'. Ma, quando il tempo lo permette, mi piace, quando mi sveglio al mattino, non saltare subito fuori dal letto, mi piace restare per un po', trovo che sia un buon momento per cercare di concentrarmi su 'io', ma , non dovremmo lasciare la pratica solo per il momento in cui meditiamo la cosiddetta 'meditazione', perchè 'io' è sempre con noi, anche nel mezzo di, anche quando stiamo viaggiando in autobus o camminiamo per la strada, o stiamo facendo moltissime cose. Se ci pensiamo, dal momento in cui ci svegliamo al mattino fino a quando andiamo a dormire la notte, pensiamo così tante cose. Quanti dei pensieri che facciamo durante il giorno sono veramente necessari Alcuni pensieri possono essere necessari, tanto per tenere il corpo e l'anima insieme, per così dire, alcuni pensieri sono necessari. ma penso che probabilmente almeno il 99% dei pensieri che abbiamo, sono totalmente non necessari Quindi tutto il tempo che passiamo a pensare pensieri non necessari se passassimo quel tempo dando attenzione a 'io', potremmo spendere una grande quantità di tempo durante il giorno nel dare attenzione a 'io'. Ma, per farlo, ci vuole un grande amore. Dobbiamo essere realmente molto, molto interessati nello sperimentare 'io' solamente. Solo allora questo è possibile. Per quanto riguarda me stesso, non ancora questo amore, quindi persevero nel cercare di praticare con la fiducia che attraverso la pratica, questo amore si genererà lentamente coltivandolo. Ma tornando alla tua domanda sulla quotidianità, alcuni trovano che sia utile disporre di una certa quantità di tempo per questo, ma in generale, io non trovo sia così utile. In riferimento al tempo, se ho una mezz'ora libera di mattina o alla sera, per sedermi in meditazione, in quel momento la mia mente comincia a pensare a tutt'altro, e non riesco proprio a fabbricare l'interesse a dare attenzione a 'io'. Quindi è meglio piuttosto distribuire la meditazione in tanti, tanti piccoli tentativi di volgersi all'io durante il giorno D.:Ti faccio il mio esempio. Se come altri faccio una meditazione regolare quando mi alzo alla mattina. Come dicevi Bhagavan disse : la prima cosa che hai bisogno di fare mentre ti svegli è di impadronirti del pensiero 'io'e mantenersi sul pensiero'io' per tutto il giorno se se puoi, e il più possibile. Io non ci riesco, non riesco mai a cogliere il pensiero 'io', non mi ricordo mai di farlo specialmente, diciamo, se si medita la notte prima, e mi sveglio per focalizzarmi sulla cosa giusta. e molto spesso non funziona bene Ma ciononostante se si persiste e si continua a provare a tornare su esso, personalmente, ho trovato molto utile M.: Ok, voglio dire, va bene, ognuno deve trovare quello che funziona per noi. D.: Pensi che nell'investigazione dell'io' l'uso di prana con la concentrazione è di aiuto? M.: L'uso di prana, significa che parte della nostra attenzione è sul prana, vero? D.: Non so se lo è. Voglio dire che si può prendere un respiro profondo e vedere poi quanto in profondità si va nell'io'. E di aiuto? con il prana? M.: Se lo trovi utile, sì, voglio dire, possiamo provare anche questo. E' una investigazione, è una sperimentazione, dobbiamo provare a trovare quello che funziona per noi. Ma, alcune cose che inizialmente possono sembrarci utili, possono diventare una distrazione. Una cosa che molti dicono di trovare utile, quando si siedono in meditazione, è di osservare il respiro per un po', perchè questo tranquillizza la mente, ma il problema è che l'abitudine di osservare il respiro, quando cerchiamo di dare attenzione all'io', la nostra attenzione devia facilimente, perchè il respiro diventa una distrazione per noi quindi la mia esperienza personale è che la cosa migliora è focalizzarsi sull'io' e non cercare cose in più che ci aiutano, perchè quegli aiuti diventano una distrazione. Questa è la mia esperienza, ma come dicevo, dobbiamo scoprire cosa, funziona per noi. Possiamo trovare qualcosa che funziona per una volta volta e che poi non funziona più e la dobbiamo lasciare. Dobbiamo ricordare che l'unico vero aiuto è dare attenzione a 'io'. se qualcosa ci aiuta, va bene, D.: Bhagavan diceva cose diverse a persone diverse, diceva a qualcuno che la meditazione è solo per principianti. M.: Sì, lui parla di meditazione nel senso del meditare su qualcosa diverso da 'io' D.: La mente non si annoia se ci focalizziamo sempre sull'io'? M.: Chi sarà annoiato? M.: Sì, ok, ecco perchè siamo interessati alle cose esterne ma, non può essere lo scopo della vita essere presi dal gioco, catturati da questo o quello perchè una cosa è sicura, la vita che viviamo in questo corpo, è solo per pochi anni, che viviamo in questo corpo, e questi anni passano molto, molto velocemente, quando siamo giovani, ci sembra che la nostra vita sarà lunghissima ma quando invecchiamo, realizziamo quanto velocemente è passata, quindi, la vita è breve. Non vogliamo uscirne come ci siamo entrati. Vogliamo aspirare almeno a qualcosa di più che solo venire e andare via. Quindi, possiamo cercare così tante cose in questo mondo, ma qualunque conoscenza possiamo acquisire in questo mondo, la perderemo quando moriremo. La perdiamo ogni notte quando andiamo a dormire, e ritorna la mattina dopo, una volta che il corpo muore, posso avere lauree in astrofisica, posso essere Hawking , lo scienziato, o qualsiasi altra cosa, ma un giorno la vita se ne andrà e allora, tutta la conoscenza se ne andrà con essa. Ma, c'è solo una cosa che possiamo cercare, che verrà con noi, e questa cosa è 'io'. Così se ricerchiamo questo 'io', è sicuramente la cosa più importante su cui fare ricerche. Può sembrare noioso all'inizio, ma solo perchè siamo interessati in altre cose. Più pratichiamo l'attenzione all'io', più ci alleniamo a fare ricerche su 'io', più interessante diventerà e alla fine troveremo noiose le altre cose e solo 'io' interessante. D.: Hai detto nella tua introduzione su Sadhu Om che è un vero 'jnani'. Cosa ti ha convinto a dirlo' M.: diciamo prima di tutto, che non è così importante se Lui è o non è. Lui stesso ha detto: indagare se questa o quella persona è jnani , è tutta distrazione, è solo 'anatma vicara', 'anatma vicara' significa investigare su ciò che non è 'io'. Quindi, quello a cui dovremmo veramente essere interessati, non è saper se 'x o y' è jnani, dovremmo essere interessati al fatto che 'io' sono jnani. Noi stessi siamo jnani. Se investighiamo noi stessi, scopriremo che c'è solo un jnani, ed è 'noi stessi'. Fino a quando siamo ignoranti, se dico che Sadhu Om è un jnani, chi è Sadhu Om? Sto parlando della persona, che visse per 63 anni, che ha avuto un corpo e ha avuto una vita e ha scritto libri ecc. ecc. Come può questa cosa finita, essere 'jnani'? 'Jnana' significa l'infinito'. Quindi è solo da una prospettiva ignorante che perfino di Bhagavan diciamo che è 'jnani' e indicando la forma, diciamo: questo è Bhagavan. Bhagavan è 'jnani', ma non è questa forma. D.: Sì, hai ancora detto.... M.: Sì, lo so, ma questo è parlare da una prospettiva relativa. D.: Sì, è solo da una prospettiva relativa ..... M.: Ok, bene, è impossibile provare che 'x o y' è 'jnani'. Non posso dire nulla, io ho questa convinzione, cioè voglio dire, lo suppongo , perchè qualsiasi cosa diciamo degli insegnamenti di Bhagavan, Lui era così chiaro, Lui, costantemente illuminava chiaramente i suoi insegnamenti e questo mi convince, ma se tu mi dici che non è 'jnani', non ha nessuna importanza per me, veramente non mi importa se fosse 'jnani' oppure no, perchè quello che lui mi ha insegnato ha il suo proprio valore. D.: Non ha importanza da dove venga, l' amore è la verità M.: Questo è l'importante. Alla fine, l'insegnamento è diretto verso l'interno, quindi alla fine da dove viene l'insegnamento è solo dall'interno. Quindi, chi da fuori ci indica o ci dirige a volgerci verso l'interno, no ha grande importanza. D.: Ti parlava in tamil? M.: il suo inglese, non era molto buono, si può dire che era inglese da insegnante, perchè aveva un talento naturale, nonostante i suoi limiti a spiegarsi molto bene. Era ok se parlava ma se provava a scrivere in inglese, era piuttosto sgrammaticato e goffo, qualche volta diceva cose, che sembravano in opposizione con ciò che intendeva dire con ciò che intendeva dire, ma si capiva quello che voleva dire. Ma il suo inglese era migliore del mio livello di tamil. Io posso tradurre dal tamil all'inglese, ma il mio tamil parlato è ancora veramente scarso. D.: il tuo sanscrito è buono? M.:Il mio sanscrito? Conosco un po' di sanscrito tramite il tamil M.: Sì, perchè è un verso con cui sono familiare, direi che la comprensione degli insegnamenti di Bhagavan è buona sia in tamil che in sanscrito, ma non ho una buona conoscenzadella grammatica sanscrita e la connessionegrammaticale, sono in grado di leggere e di capire un verso in sanscrito, e capisco il significato di ogni parola, ma non conosco come le parti del discorso si collegano esattamente tra loro. D.: Ti è stata utile la conoscenza del sanscrito? M.: Sì, voglio dire, è utile, ma molta della mia conoscenza del sanscrito deriva dall'apprendimento del tamil, perchè nella letteratura spirituale tamil sono usate molte parole in sanscrito. Non mi cimenteri nella traduzione di versi in sanscrito. Avrei molta confusione nelle connessioni grammaticali. Qualche volta devo indovinare il significato, ma Sadhu Om che conosceva il meglio di me mi indicava gli sbagli Anche i versi in Tamil sono molto difficili, ma almeno, il nucleo degli insegnamenti di Bhagavan, i versi principali, i versi originali ho molta familiarità con essi. Capisco il significato delle parole e la connessione grammaticale tra di essi. D.: L'jnani conosce tutto anche del mondo? quando fa domande alle persone, chiede loro il nome o qualcos'altro, finge o veramente non conosce nulla delle persone? M. No, completamente ignorante.Ma l'unica cosa che l'jnani' conosce è 'io sono', noi abbiamo una conoscenza infinita, perchè conosciamo tutte queste cose, ma l'jnani' conosce solo 'io sono'. Ecco perchè Bhagavan dice: non c'è nulla per noi da imparare, dobbiamo solo disimparare tutte le cose sbagliate che abbiamo imparato. D.: Ok, allora? M.: Sì, capisco quello che stai dicendo, perchè in effetti, quando diciamo jnani, l'jnani ha un nome, stiamo prendendo quella persona per 'jnani'. Quello che l'jnani sperimenta è 'io sono'. Bhagavan dice: questo corpo non è Bhagavan. M.:Perchè ci sembra una persona, e come persona con un corpo e una mente, la sua conoscenza è limitata come la nostra conoscenza.Ma Lui conosce l'unica cosa che è reale e che è 'io sono'. Quindi, in fatti, Lui conosce tutto. Ma quando diciamo che l'jnani' conosce tutto, pensiamo che conosca tutte queste cose, lui non conosce nessuna di queste cose. Conosce solo 'io sono', che è realmente tutto quello che c'è da conoscere e egli sperimenta : quello solo esiste. Quindi con la nostra mente non possiamo capire lo stato dell'jnani. Ecco perchè, in un certo senso, il mio guru, dire che Sadhu Om è 'jnani', veramente questo non ha significato reale. Lui stesso ha scritto 'chi è jnani' nel quale ridicolizzava cioè considerava una falsità dire: questa persona è 'jnani' o quella persona è 'jnani' Poichè le crediamo persone, non possono essere 'jnani'. Se sono 'jnani', non sono persone AJ.: dobbiamo chiudere, purtroppo, l'orologio è inclemente ti ringraziamo molto ti ringraziamo molto per essere venuto e grazie per tutto quello che ci hai dato. M.: Grazie, grazie mille per aver reso questa discussione interessante