Allora, è con molto piacere che in effetti rispondo anche in video a una serie di discussioni che si sono avviate dentro education 2.0 e anche in altri luoghi informali della rete, su Facebook, relativamente al... alla categoria dei nativi digitali che ho provato a delineare, le cui caratteristiche ho provato a delineare nel mio libro recente, appunto "Nativi digitali". Ehm, se dovessi accorpare un po' le... le questioni che sono nate, anche con qualche veemenza, relativamente a questa categoria, possiamo dire che si raggruppano attorno a tre... attorno a tre grandi direttrici. La prima è quella che dice che i Nativi non esistono cioè in realtà non c'è discontinuità, anzi, in qualche modo, esiste una continuità tra noi e loro, e non si possono etichettare come una generazione nuova. A questa obiezione in effetti... che deve avere delle altre ragioni rispetto al... al suo al suo verbale, rispondo in questo modo, cioè, effettivamente, ogni generazione è sempre stata diversa dalla precedente e evidentemente i padri della generazione del '68, probabilimente non si sentivano molto... molto simili ai figli che... affollavano le piazze di Berkeley e di Parigi. Ma, probabilmente, qui assistiamo a una cosa un po' più, anche più radicale, paradossalmente, nel senso che la generazione dei Nativi è nata, in un mondo, all'interno di un modo di comunicare completamente diverso, per cui è naturale che sia diversa, perché esiste un'interazione reciproca tra mondi e modi del rappresentare il pensiero e il pensiero stesso. E, quindi, trovo, appunto, abbastanza singolare, probabilmente sintomatica di altre paure, l'idea di negare completamente l'esistenza dei Nativi. Ehm... per altri versi, l'altra argomentazione, e questa è più più fondata, riprende le teorie di Jenkins, che ritiene che sia pericoloso, invece, identificare con questo termine la generazione dei Nativi, nel senso che etichettarli sotto questa categoria secondo Jenkins, appunto, metterebbe troppo poco in rilievo e farebbe vedere troppo poco le differenze interne che esistono tra i Nativi e i problemi relativi alla, soprattutto, quindi, all'accesso, alle disuguaglianze che esistono tra i nativi. Ehm... anche ovviamente la posizione di Jenkins è sensata però non è mai stato, come dire, non si mette in discussione che esistano delle differenze di accesso, tra paesi sviluppati, paesi meno sviluppati tuttavia è vero che se esiste un grande fattore di globalizzazione questo è Internet, quindi è vero che Internet non è diffusa egualmente in tutti i paesi, all'interno di tutti i paesi non è diffusa in maniera omogenea, è anche vero che i dati dei Pew Internet Project ci dicono che Internet tra i dodicenni, dodici-sedicenni americani è diffusa al 98%, quindi in qualche modo costituisce l'humus, il background comune che accomuna, appunto, questa generazione, che io continuo a chiamare di Nativi digitali. Ehm, esiste anche l'obiezione relativa al fatto che non ci siano dati fondati: questa obiezione probabilmente deriva dalla... dalla... dal fattochi ha introdotto questo termine, Marc Prensky, l'ha introdotta... è un pubblicista non è... non è un insegnante, non è... un... non è un universitario, ma anche a questa obiezione rispondo non tanto io, che sono un universitario ma posso anche contare quel che conto, ma rispondono le ricerche dell'MIT, di Berkeley, di Harvard, che ho riportato nel... nel poi pezzo che accompagna questa intervista, ehm... Tutti questi centri di ricerca internazionale la stessa OCSE, chiamandoli in maniera diversa, Millenial, Millenium Learner e quant'altro, ehm... si è fermato? Ah, no! Chiamandoli, chiamandoli in maniere diverse, ehm affermano l'esistenza di una nuova generazione che popola le scuole. Ehm, da questo punto di vista, e qui vengo all'ultimo... all'ultimo argomento, credo che forse ci sia un problema di esorcizzare in qualche modo il nuovo, di non, non prendere coscienza fino in fondo del fatto che, non solo la tecnologia, ma anche il mondo sociale, la globalizzazione in atto, mette profondamente in discussione le nostre pratiche come insegnanti e in fondo far finta che non esistano probabilmente, è più rassicurante ed è più, ed è più comodo, per certi versi. Ehm... l'ultimo argomento è un po' più, è un po' più polemico, ma in effetti, l'impressione che ho avuto io leggendo Jenkins, che parlava di Prensky, era in effetti che Jenkins fosse, in effetti, molto poco contento di non aver inventato lui questa metafora e quindi trovasse delle critiche... Criticasse... criticasse Jenkins... criticasse Prensky proprio perché la metafora è particolarmente efficace Ehm... l'idea dei Nativi e degli Immigranti digitali rende bene quello che tutti noi normalmente verifichiamo con i nostri figli, dentro le nostre classi, ehm... l'agilità e la fluency che hanno nel gestire le tecnologie è imbarazzantemente superiore, superiore alla nostra... e forse, appunto, alcuni studiosi, anche alcuni di quelli che hanno partecipato al dibattito avrebbero voluto inventare loro questa categoria. Fortunatamente non l'ho inventata io, ma l'ha inventata Prensky, per cui spero di non attirarmi ulteriormente gli strali di coloro i quali sono un po' contrari, ma sper... ma sono molto contento che sia, come dire, si sia sviluppato questo dibattito, perché forse dice, questo dibattito, molto più delle nostre paure, rispetto a una reale trasformazione attraverso le tecnologie della scuola, di quanto non dica relativamente alla... al dibattito specifico sulla categoria dei nativi digitali.