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Il potenziale del “design thinking” per trasformare un museo in un luogo di esperienza | Paolo Rigamonti | TEDxMilano

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    A quest'ora del pomeriggio,
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    vi chiedo di fare uno sforzo piccolo
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    e cioè di provare, ognuno di voi,
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    ad associare nella vostra mente
    un'immagine alla parola museo,
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    in particolare se dico un museo
    di storia naturale, un museo scientifico.
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    Probabilmente, alla maggior parte di voi
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    verrà in mente un'immagine
    noiosa come questa,
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    cioè un luogo un po'
    polveroso, silenzioso,
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    un'atmosfera un po' rarefatta,
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    una moltitudine di oggetti
    disposti in teche di vetro,
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    disposti ortogonalmente
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    e in effetti è così.
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    Questa è l'eredità
    che ci arriva del museo,
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    dal museo illuminista.
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    Come dirà Karl Popper,
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    l'ingenuità anche delle idee illuministe,
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    l'illuminismo si inventa il museo
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    e eredita delle collezioni,
    le "wunderkammer",
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    le collezioni private
    che dal Medioevo fino al '600
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    i ricchi signori avevano collezionato
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    e le fa diventare pubbliche
    e inventa il museo.
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    Ma questo museo, per tanto tempo,
    funziona su un paradigma:
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    non toccare.
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    E "non toccare" funziona
    per un sacco di tempo.
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    Io faccio parte di una generazione,
    come molti di voi,
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    che è cresciuta con una cantilena:
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    guardare e non taccare
    è una cosa da imparare.
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    È una virtù sociale.
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    È la coltivazione
    di un aspetto comportamentale,
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    di una virtù: non toccare.
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    E dovremmo arrivare
    fino ai primi anni del '900
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    prima che qualcosa cambi,
    però, ad un certo punto,
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    accade un evento
    che cambia il punto di vista.
  • 1:59 - 2:05
    Nel 1851 a Londra
    c'è questo evento pazzesco,
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    il primo Expo della storia,
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    e si chiama la Grande
    Esposizione Universale.
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    Già la parola universale nel 1851
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    ci fa pensare che è
    un progetto molto ambizioso.
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    E infatti nasce con l'idea di celebrare
    la potenza coloniale britannica, no?
  • 2:26 - 2:28
    È un evento incredibile.
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    Giusto per capirci,
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    in sei mesi lo visitano
    sei milioni di persone,
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    praticamente un terzo della popolazione
    della Britannia di allora.
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    Ci sono 13.000 espositori
    da 45 paesi diversi.
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    In realtà, lì c'è il germe
    di quello che un secolo e mezzo
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    dopo avremmo cominciato a chiamare
    globalizzazione, no?
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    Per la prima volta, si vedono cose
    che non si erano mai viste.
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    All'interno c'è di tutto.
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    Eccellenze artigianali da tutto il mondo,
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    tessuti, ceramiche,
    trofei di animali esotici,
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    ma si va dall'esposizione del Koh-i-Noor,
  • 3:05 - 3:08
    che è il diamante più grande
    conosciuto all'epoca
  • 3:08 - 3:11
    fino all'esposizione
    di strumenti scientifici,
  • 3:11 - 3:15
    sperimentazioni scientifiche,
    strumenti di misurazione.
  • 3:18 - 3:22
    Ma la cosa più affascinante è questa,
    cioè che vengono esposte le macchine.
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    Macchine a vapore, processi industriali...
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    Si è parlato poco fa del telaio.
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    La presentazione
    del primo telaio Jacquard.
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    È la rivoluzione industriale
    su un palcoscenico.
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    È la vertigine della modernità.
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    C'è questa grande promessa
    di un futuro migliore,
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    la modernità finalmente
    emancipa l'uomo dalla natura.
  • 3:46 - 3:48
    È il dominio definitivo,
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    abbiamo dominato tutto ciò
    e tutti vivremo meglio.
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    Ma la cosa più affascinante,
  • 3:54 - 3:56
    quella che mi interessa
    mettere in rilievo,
  • 3:56 - 3:58
    è che si scopre, in questo evento,
  • 3:58 - 4:02
    la potenza spettacolare e straordinaria
    della scienza e della tecnologia.
  • 4:02 - 4:06
    Questo evento sarà visitato, appunto,
    abbiamo detto da sei milioni di persone.
  • 4:06 - 4:09
    I biglietti all'inizio
    costeranno più di £350,
  • 4:09 - 4:11
    dopo tre mesi si abbassa
    ad un prezzo di £3,
  • 4:11 - 4:13
    di modo che lo possano vedere tutti.
  • 4:13 - 4:16
    Lo vedono tutti, dalla famiglia reale
    fino alla working class.
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    E tutti rimangono profondamente sbalorditi
  • 4:18 - 4:22
    a vedere questa esposizione
    di scienza e di tecnica.
  • 4:24 - 4:28
    Questo evento va talmente bene
    dal punto di vista di questa scoperta
  • 4:28 - 4:31
    e di questa spettacolarità
    di scienza e tecnica
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    e va talmente bene
    da un punto di vista economico,
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    forse l'unico Expo
    della storia che guadagna,
  • 4:36 - 4:40
    al cambio di oggi hanno guadagnato
    18 milioni di Sterline,
  • 4:40 - 4:43
    che a Londra si decide
    di aprire tre musei:
  • 4:43 - 4:46
    il Victoria and Albert Museum,
    ça va sans dire,
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    il principe Alberto ha voluto l'evento,
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    il Natural History Museum
    e il Science Museum di Londra,
  • 4:53 - 4:55
    e proprio il Science Museum di Londra
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    è uno di quelli che ci interessa di più
    capire come funziona.
  • 4:59 - 5:01
    Dovrà passare ancora tanto tempo,
  • 5:01 - 5:06
    ma nel 1934 il Science Museum
    di Londra fa una cosa,
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    apre una Children's Gallery,
    cioè una galleria per bambini,
  • 5:10 - 5:13
    dove per la prima volta
    i bambini possono toccare.
  • 5:13 - 5:16
    Ci sono esperimenti di fisica
    che sono fatti con degli exhibit,
  • 5:16 - 5:19
    i cosiddetti "hands-on", cioè da toccare,
  • 5:19 - 5:23
    e comincia a cambiare,
    comincia ad innescarsi il mutamento.
  • 5:23 - 5:26
    È l'inizio di un modello
    esperienziale di museo:
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    è partecipativo, è interattivo,
    richiede una fruizione diretta.
  • 5:34 - 5:36
    Poi questo signore sbaraglierà le carte.
  • 5:36 - 5:38
    Questo signore si chiama
    Frank Oppenheimer,
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    è americano, è un fisico delle particelle,
  • 5:41 - 5:43
    è un professore
    all’Università del Colorado
  • 5:44 - 5:48
    ed è il fratello di un Oppenheimer
    più famoso, Robert Oppenheimer,
  • 5:48 - 5:50
    cioè quello che per capirci
  • 5:50 - 5:53
    con Enrico Fermi
    lavorerà al progetto Manhattan,
  • 5:53 - 5:56
    gli scopritori della bomba
    atomica, per capirci.
  • 5:57 - 6:00
    Ad un certo punto lui sta a Londra
    perché ha vinto un premio
  • 6:00 - 6:05
    e fa degli studi lì e rimane profondamente
    colpito dall'esperienza del Science Museum
  • 6:05 - 6:08
    e dei musei scientifici europei.
  • 6:09 - 6:12
    Torna a San Francisco,
    torna negli Stati Uniti,
  • 6:12 - 6:15
    e apre l'Exploratorium,
    e qui cambia tutto.
  • 6:15 - 6:19
    L'Exploratorium è un posto
    veramente straordinario, esiste ancora.
  • 6:19 - 6:21
    Se non ci siete mai stati
    cercate di andarci
  • 6:21 - 6:23
    perché è un posto veramente incredibile,
  • 6:23 - 6:27
    e ribalta tutto, perché oggettivamente
    non è un museo. E come si definisce?
  • 6:27 - 6:31
    Si definisce un
    "Public Learning Laboratory".
  • 6:31 - 6:35
    È un posto dove la scienza
    viene sperimentata
  • 6:35 - 6:39
    solo ed esclusivamente
    attraverso esperimenti interattivi.
  • 6:39 - 6:41
    I bambini devono partecipare.
  • 6:41 - 6:45
    Se volessimo invertire,
    per parafrasare il ritornello,
  • 6:45 - 6:48
    potremmo adesso dire
  • 6:48 - 6:53
    che guardare e non toccare
    non serve ad imparare.
  • 6:53 - 6:54
    Perché è il contrario,
  • 6:54 - 6:57
    se vuoi imparare
    devi necessariamente toccare.
  • 6:58 - 7:00
    È l'incarnazione
    dell'idea di "Edutainment",
  • 7:00 - 7:03
    cioè si veicola il contenuto,
  • 7:03 - 7:06
    in questo caso un contenuto scientifico,
    le leggi della fisica,
  • 7:06 - 7:09
    attraverso quello che si chiama
    la "Gamification",
  • 7:09 - 7:11
    attraverso un meccanismo di gioco.
  • 7:12 - 7:15
    La cosa interessante all'Exploratorium
  • 7:15 - 7:20
    è che si pone un obiettivo
    che è anche nel nome, Exploratorium.
  • 7:20 - 7:23
    Vuole costruire esploratori attivi,
  • 7:23 - 7:28
    e cioè nei valori dell'Exploratorium
    si legge questa cosa:
  • 7:28 - 7:32
    non vogliamo che i giovani vengano qui
    a trovare risposte,
  • 7:32 - 7:36
    ma vorremmo che venissero qui
    ad imparare a fare nuove domande.
  • 7:36 - 7:38
    E questo è un altro
    cambiamento fondamentale.
  • 7:40 - 7:42
    Poi, anche se questa foto
    sembra più vecchia,
  • 7:42 - 7:44
    è una foto degli anni '80.
  • 7:44 - 7:49
    Nel 1986, il Science Museum
    apre la prima Lauchpad Gallery,
  • 7:49 - 7:51
    che è una galleria totalmente interattiva,
  • 7:51 - 7:54
    anche qui dedicata
    a dimostrazioni scientifiche.
  • 7:54 - 7:56
    E qui c'è questo episodio divertente
  • 7:56 - 7:58
    che racconta il direttore
    del museo di allora,
  • 7:58 - 8:01
    di questo ragazzino di otto anni
    che per la prima volta,
  • 8:01 - 8:03
    uno dei primi ad entrare in questa sala,
  • 8:03 - 8:06
    che aperte le porte
    ha sgranato gli occhi e ha detto:
  • 8:06 - 8:08
    "Wow, it's toy heaven".
  • 8:08 - 8:10
    Cioè è il paradiso dei giocattoli.
  • 8:10 - 8:15
    Questa è stato l'inizio infatti
    di questa nuova trasformazione del museo,
  • 8:15 - 8:17
    cioè è iniziata la nuova era:
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    "Please, touch".
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    E qui cambia tutto.
  • 8:22 - 8:26
    Il museo comincia ad adottare linguaggi
    completamente diversi:
  • 8:26 - 8:31
    i linguaggi di scenografia, spettacolo,
    performance, interazione.
  • 8:31 - 8:36
    Ma quella che mi interessa è farvi capire
    il paradigma culturale come cambia, no?
  • 8:36 - 8:39
    Cioè, se il museo precedente
    ereditava una tradizione
  • 8:39 - 8:44
    che poteva avere, come dire,
    due punti fondamentali, no?
  • 8:44 - 8:49
    Il curatore e il fruitore
    che andava a contemplare.
  • 8:49 - 8:51
    Cambia totalmente il paradigma,
  • 8:51 - 8:55
    cioè l'idea è la realtà
    diventa più complessa,
  • 8:55 - 8:58
    le competenze della scienza
    e della fisica si ampliano,
  • 8:58 - 9:02
    ed è evidente che se tu
    non ti senti parte di questo universo,
  • 9:02 - 9:05
    se non lo sperimenti su di te,
    tu rimani esterno.
  • 9:05 - 9:08
    Quindi cambia la modalità
    in cui va raccontata la scienza.
  • 9:09 - 9:13
    E da lì in poi il museo
    cambia completamente.
  • 9:13 - 9:16
    Cambia completamente
    compreso dal "Non toccare"
  • 9:16 - 9:19
    fino a questo disgraziato,
    sulla destra, che ci sale sopra,
  • 9:19 - 9:21
    cioè è quello che a noi
    costringe a fare strutture
  • 9:21 - 9:24
    che reggano tre volte
    quello che dovrebbero fare,
  • 9:24 - 9:27
    perché dobbiamo prevedere
    che l'uso del tocco, a questo punto,
  • 9:27 - 9:29
    non è più così facilmente
    misurabile e prevedibile.
  • 9:31 - 9:37
    Nascono idee che diventano
    meccanismi installativi.
  • 9:37 - 9:40
    Questo sempre al Science Museum,
    per scendere dalle scale,
  • 9:40 - 9:43
    si possono fare gli scivoli
    che è un esperimento scientifico,
  • 9:43 - 9:45
    perché si prova l'attrito dei materiali.
  • 9:46 - 9:48
    Il museo del CERN di Ginevra,
  • 9:48 - 9:52
    in cui si entra in un paesaggio
    che è fatto di microparticelle.
  • 9:54 - 9:57
    Questa è una mostra che abbiamo fatto
    a Roma qualche anno fa sul DNA,
  • 9:57 - 9:59
    per cui per raccontare i cromosomi
  • 9:59 - 10:02
    abbiamo costruito il bosco
    dei cromosomi interattivi,
  • 10:02 - 10:03
    cioè, si diceva prima,
  • 10:03 - 10:06
    una scala non visibile
    la dobbiamo rendere visibile,
  • 10:06 - 10:09
    dobbiamo far capire
    come funziona quel sistema,
  • 10:09 - 10:11
    e quindi lo esasperiamo,
    diventa un'installazione,
  • 10:11 - 10:14
    diventa un oggetto
    in cui muoversi all'interno.
  • 10:16 - 10:19
    E poi ci sono casi come questo:
    questo è affascinantissimo.
  • 10:19 - 10:22
    Questo è... Chiamiamolo
    un "museo della cacca".
  • 10:22 - 10:24
    In realtà il bambino arriva,
  • 10:24 - 10:26
    gli viene messo
    un bel cappellino da cacca,
  • 10:27 - 10:30
    non so come questo influirà
    sull'autostima del bambino...
  • 10:30 - 10:31
    (Risate)
  • 10:31 - 10:34
    Viene fatto entrare in un WC,
  • 10:34 - 10:37
    scaricato e fa tutto il percorso
    all'interno delle fogne.
  • 10:37 - 10:39
    (Risate)
  • 10:40 - 10:43
    È a Tokio, esiste, è un'experience:
  • 10:44 - 10:46
    e non si chiama, come l'ho banalizzato io,
  • 10:46 - 10:47
    "Museo della Cacca",
  • 10:47 - 10:51
    ma si chiama "Toilet!?
    Human Waste and Earth's Future",
  • 10:51 - 10:55
    cioè, in effetti è l'Edutainment
    al massimo livello:
  • 10:55 - 10:57
    cerco di far capire ai piccoli
  • 10:57 - 11:00
    la complessità di un sistema
    strutturale urbano,
  • 11:00 - 11:02
    come è quello delle fognature,
  • 11:02 - 11:04
    e cerco di dare
    una consapevolezza ambientale.
  • 11:04 - 11:08
    Quindi è Edutainment
    a livelli altissimi, in effetti.
  • 11:10 - 11:11
    È cambiato veramente tutto,
  • 11:11 - 11:16
    quindi il museo diventa anche soggetto
  • 11:17 - 11:21
    che deve entrare nel mondo del marketing,
    deve cominciare a promuoversi,
  • 11:21 - 11:23
    deve comunicare a diventare competitivo.
  • 11:23 - 11:26
    Non è più solo quella cosa là,
    è un'altra cosa.
  • 11:28 - 11:29
    Ed è molto chiaro da questa frase.
  • 11:29 - 11:32
    Questa frase non la dice uno a caso,
  • 11:32 - 11:37
    questa frase la dice l'ex responsabile
    della parte digitale del MOMA di New York,
  • 11:37 - 11:39
    cioè uno dei musei più visitati al mondo.
  • 11:39 - 11:40
    E lui dice,
  • 11:40 - 11:43
    noi non siamo in competizione
    con gli altri musei,
  • 11:43 - 11:46
    noi siamo in competizione
    con Netflix e con Candy Crush.
  • 11:47 - 11:51
    Il nostro tema non è più competere
    con meccanismi di tipo culturale,
  • 11:51 - 11:55
    la cultura è diventata un add-on
    di un'esperienza
  • 11:55 - 11:58
    che compete con altre esperienze
    di entertainment.
  • 12:02 - 12:05
    E qui subentro io,
    cioè io faccio questo lavoro qui.
  • 12:05 - 12:09
    Io faccio, con altri nel mondo,
    questo lavoro qui,
  • 12:09 - 12:11
    cioè il tentativo di fare
    questo passaggio,
  • 12:11 - 12:14
    di trovare questa chiave di progettazione
  • 12:14 - 12:17
    di questa nuova entità
    che chiamiamo museo,
  • 12:17 - 12:21
    perché se no non ci capiamo,
    ma non è più museo, è un'altra cosa.
  • 12:21 - 12:22
    Non ha un nome, ma è un'altra cosa.
  • 12:24 - 12:27
    E quello che per me oggi diventa difficile
  • 12:27 - 12:31
    è che, rispetto al museo precedente
  • 12:31 - 12:35
    che poteva funzionare per almeno due
    o anche tre generazioni,
  • 12:37 - 12:39
    io ho questa situazione qua.
  • 12:39 - 12:40
    Io sono quella di sinistra.
  • 12:40 - 12:44
    Tra l'altro da piccolo avevo
    un maglione schifoso come quello lì.
  • 12:44 - 12:48
    Cioè faccio parte, come tanti qui dentro,
    di quella generazione lì,
  • 12:48 - 12:50
    cioè quella che di fatto
  • 12:50 - 12:54
    è cresciuta dove il medium
    con cui aveva la conoscenza
  • 12:54 - 12:56
    era il libro:
  • 12:56 - 12:59
    poi si è ampliato ad altre cose,
    ma di base c'era il libro.
  • 12:59 - 13:04
    E siamo diventati "information seekers",
    cioè cercatori di informazione.
  • 13:04 - 13:07
    Noi dovevamo, per ampliare
    la nostra conoscenza,
  • 13:07 - 13:09
    andare a cercare informazione.
  • 13:10 - 13:11
    Infatti, la foto...
  • 13:11 - 13:16
    Quella foto potrebbe essere strappata
    dall'album di famiglia di ognuno di noi.
  • 13:16 - 13:18
    Quando ho dovuto cercare una foto, invece,
  • 13:18 - 13:21
    per raccontare la generazione
    per cui io progetto,
  • 13:21 - 13:25
    ho trovato solo una foto da comunicazione
    che raccontasse quella roba lì.
  • 13:25 - 13:28
    Però quella è la generazione
    per cui adesso bisogna progettare,
  • 13:28 - 13:34
    cioè una generazione
    multi-tasking, digital natives,
  • 13:34 - 13:37
    che ha un problema inverso,
    non deve cercare l'informazione,
  • 13:37 - 13:41
    ma ha il problema di quello che oggi
    si chiama l'"information overload".
  • 13:41 - 13:44
    È una generazione
  • 13:44 - 13:49
    che ha bisogno di un lavoro di aiuto
  • 13:49 - 13:51
    per gestire tutte quelle informazioni.
  • 13:51 - 13:53
    Per capirci,
  • 13:53 - 13:56
    c'è uno studio dell'università
    della California del 2008...
  • 13:56 - 13:58
    Quindi del 2008, sono passati dieci anni,
  • 13:58 - 14:01
    e la situazione sarà
    ancora più importante oggi,
  • 14:01 - 14:02
    che ha stimato
  • 14:02 - 14:07
    che più o meno siamo soggetti
    a 34 gigabyte di dati al giorno,
  • 14:07 - 14:10
    solo guardando giornali, televisioni,
    le pubblicità per strada,
  • 14:10 - 14:11
    il telefonino e queste cose qui.
  • 14:11 - 14:15
    Per capirci, vuol dire
    circa 100.000 parole al giorno.
  • 14:15 - 14:17
    Per capirci, Guerra e Pace,
  • 14:17 - 14:20
    che è uno dei romanzi che ha più parole
    della storia della letteratura,
  • 14:20 - 14:22
    ne ha circa 544.000.
  • 14:23 - 14:25
    Quindi è veramente complicato.
  • 14:25 - 14:28
    La soglia di attenzione
    pare che si sia abbassata ad otto secondi,
  • 14:28 - 14:32
    quindi è davvero complesso
    capire come progettare ora.
  • 14:33 - 14:36
    E quindi quello che io
    racconto sempre ai miei studenti
  • 14:36 - 14:39
    è che alla fine noi
    siamo progettisti di filtri.
  • 14:40 - 14:44
    Quello che dobbiamo veramente imparare
    è a costruire dei filtri intelligenti.
  • 14:44 - 14:48
    Non il filtro contenutistico,
    quello lo fa il curatore.
  • 14:48 - 14:50
    Non è il nostro compito,
  • 14:50 - 14:55
    ma noi dobbiamo imparare a prendere
    tutta l'informazione che ci viene data
  • 14:55 - 14:58
    e cominciare a capire come distillarla
    in tanti piccoli pezzettini
  • 14:58 - 15:00
    da otto secondi di attenzione,
  • 15:00 - 15:04
    perché nell'insieme costruiscano
    una maglia interessante.
  • 15:04 - 15:06
    Oggi, con qualunque smartphone,
  • 15:06 - 15:09
    possiamo accedere alle fonti di conoscenza
  • 15:09 - 15:11
    su tantissimi aspetti della scienza,
  • 15:11 - 15:14
    quindi il museo non può più competere
    con quella cosa lì.
  • 15:14 - 15:17
    Il museo deve affascinare,
    deve coinvolgerci,
  • 15:17 - 15:21
    deve farci capire il quadro
    di insieme di un racconto
  • 15:21 - 15:22
    che diventa sempre più complesso
  • 15:22 - 15:25
    e poi deve mandare successivamente
    all'approfondimento,
  • 15:25 - 15:29
    perché non posso più staccarti
    da Netflix o da Candy Crush
  • 15:29 - 15:32
    se penso di farti la lezione al museo.
  • 15:34 - 15:36
    E la cosa interessante sapete qual è?
  • 15:36 - 15:38
    Che né io né nessun altro
  • 15:38 - 15:42
    che fa questo lavoro in questo momento
    al mondo è intitolato per farlo.
  • 15:42 - 15:45
    Cioè nessuno di noi ha studiato
    per fare questa cosa qui.
  • 15:45 - 15:46
    Abbiamo imparato da soli.
  • 15:46 - 15:49
    Io faccio l'architetto,
    il mio socio ha studiato musicologia,
  • 15:49 - 15:51
    quello con cui lavoravo precedentemente
  • 15:51 - 15:54
    faceva musica elettronica
    ed era un graphic designer.
  • 15:54 - 15:58
    Cioè, siamo tutta gente che è arrivata
    da esperienze totalmente diverse
  • 15:59 - 16:01
    e ha imparato a fare questa cosa.
  • 16:01 - 16:04
    Lavoriamo in team
    che sono composti da designer,
  • 16:04 - 16:08
    informatici, artisti, scenografi,
    tecnici dello spettacolo,
  • 16:08 - 16:12
    informatici, divulgatori scientifici,
    story teller, ingegneri.
  • 16:12 - 16:17
    Siamo il vero esempio
    della multidisciplinarietà,
  • 16:17 - 16:20
    ma non perché vogliamo riempirci
    la bocca con una parola moderna,
  • 16:20 - 16:23
    perché nessuno sa fare
    questa roba qua, veramente.
  • 16:23 - 16:27
    Tutti stiamo imparando
    a costruirla attraverso tante competenze.
  • 16:27 - 16:30
    La cosa forse positiva
    è che tutti insegniamo in università,
  • 16:30 - 16:34
    cioè stiamo tutti insegnando
    a qualche generazione più giovane
  • 16:34 - 16:38
    a farlo questo lavoro invece,
    a costruire un sistema, un metodo.
  • 16:38 - 16:41
    E ogni tanto ci capitano
    delle cose molto difficili.
  • 16:41 - 16:46
    Questo è un esempio di una cosa
    che abbiamo fatto recentemente.
  • 16:46 - 16:49
    Forse avete sentito parlare
    di questo museo M9
  • 16:49 - 16:52
    che ha aperto a Venezia,
    anzi, più precisamente a Mestre,
  • 16:52 - 16:53
    circa l'anno scorso.
  • 16:53 - 16:58
    È un museo molto grande
    che fa una scommessa molto particolare,
  • 16:58 - 17:01
    una scommessa sperimentale straordinaria,
  • 17:01 - 17:04
    come quella che stiamo facendo
    tutti i giorni, sperimentiamo.
  • 17:04 - 17:08
    E cioè un museo del '900
    che non contiene un solo oggetto fisico.
  • 17:08 - 17:12
    È basato unicamente
    su esperienze immersive e interattive,
  • 17:12 - 17:16
    e racconta il '900 attraverso
    questo modello di racconto
  • 17:16 - 17:20
    seguendo la logica anglosassone
    del racconto storico
  • 17:20 - 17:22
    che è quella della "Public history",
  • 17:22 - 17:26
    cioè invece che raccontare la storia
    dal punto di vista dei potenti,
  • 17:26 - 17:29
    la racconta attraverso il meccanismo
    dell'immedesimazione,
  • 17:29 - 17:32
    provi a metterti nei panni
    di qualcuno che era lì.
  • 17:32 - 17:34
    A noi, tra le varie cose
    che abbiamo progettato,
  • 17:34 - 17:39
    ci è stato chiesto
    di raccontare la fabbrica.
  • 17:39 - 17:43
    Quello che è stato
    nella memoria di molti di noi
  • 17:43 - 17:45
    un mondo del lavoro molto importante,
  • 17:45 - 17:48
    dovevamo raccontarlo
    a dei ragazzi molto giovani.
  • 17:49 - 17:51
    Non sapendo da che parte cominciare,
  • 17:51 - 17:54
    ad un certo punto abbiamo tentato
    un azzardo, una sperimentazione:
  • 17:54 - 17:55
    proviamo a fare così,
  • 17:55 - 18:01
    pensiamo che cos'hanno in comune
    la catena di montaggio e il videogioco.
  • 18:02 - 18:06
    Entrambi hanno una cosa in comune,
    lo stress ambientale,
  • 18:06 - 18:08
    il meccanismo di un punteggio,
  • 18:08 - 18:12
    le penalità in caso di errore,
    e quindi proviamo a lavorare su quello.
  • 18:12 - 18:15
    Ricostruiamo un meccanismo
    che attraverso la gamification,
  • 18:15 - 18:17
    quello che si chiama il "Serious game",
  • 18:17 - 18:20
    cioè un gioco che non dovrebbe divertire
    ma è un gioco serio,
  • 18:20 - 18:22
    ricostruiamo un meccanismo sulla fabbrica.
  • 18:22 - 18:26
    E questa è l'installazione finale,
    ci siamo anche inventati questa cosa:
  • 18:26 - 18:30
    che nonostante tutto
    sia digitale ed elettronico,
  • 18:30 - 18:31
    l'interfaccia è meccanica,
  • 18:31 - 18:35
    perché volevamo che qualcosa del '900
    rimanesse comunque.
  • 18:35 - 18:39
    Ci siamo riferiti
    all’Ansaldo degli anni '50
  • 18:39 - 18:41
    e abbiamo ricostruito
    una sorta di video game
  • 18:41 - 18:45
    che molto fedelmente
    ricostruisce tutti i pezzi di lavoro
  • 18:45 - 18:47
    di una catena di montaggio.
  • 18:48 - 18:51
    Ce lo chiediamo tutte le volte
    che finiamo un lavoro
  • 18:51 - 18:54
    se abbiamo fatto la cosa giusta
    o se abbiamo fatto la cosa sbagliata.
  • 18:54 - 18:58
    È un dramma perché non lo sai mai,
    perché c'è una sperimentazione,
  • 18:58 - 19:01
    non c'è una strada che puoi seguire.
  • 19:01 - 19:02
    [Mediatori Evanescenti]
  • 19:02 - 19:05
    E questo mi ha fatto sempre sentire
    molto vicino a questa definizione
  • 19:05 - 19:08
    che un filosofo che io
    apprezzo particolarmente,
  • 19:08 - 19:12
    vivente, di origine slovena
    che si chiama Slavoj Žižek.
  • 19:12 - 19:15
    Qualche anno fa,
    ha coniato questo termine,
  • 19:15 - 19:16
    "Mediatori evanescenti",
  • 19:16 - 19:19
    per definire chi, come noi,
  • 19:19 - 19:22
    sta tra un prima e un dopo
    ed è un mediatore,
  • 19:22 - 19:24
    perché fa una mediazione.
  • 19:24 - 19:27
    Noi stiamo facendo una mediazione
    fra ciò che c'era prima,
  • 19:27 - 19:31
    stiamo cercando di immaginare
    ciò che può venire dopo
  • 19:31 - 19:33
    e siamo evanescenti
    perché dureremo pochissimo,
  • 19:33 - 19:35
    perché, come ci è stato detto poco fa,
  • 19:35 - 19:37
    nei prossimi anni faremo passi da gigante
  • 19:37 - 19:40
    rispetto a quello
    che è stato fatto fino ad esso.
  • 19:41 - 19:43
    Io continuo a dire, 50 anni fa,
  • 19:43 - 19:46
    un figlio, un nonno e un padre
    facevano praticamente la stessa vita,
  • 19:46 - 19:48
    se n'è parlato poco fa.
  • 19:48 - 19:52
    Io vedo ragazzi che ogni 15 anni
    cambiano totalmente punto di vista.
  • 19:53 - 19:54
    E Žižek diceva,
  • 19:54 - 19:57
    per farvi capire che cosa intendeva
    per mediatore evanescente,
  • 19:57 - 20:02
    faceva l'esempio di Charlie Chaplin
    quando nel cinema è entrato il sonoro,
  • 20:02 - 20:05
    e Charlie Chaplin
    ha puntato un po' i piedi,
  • 20:05 - 20:07
    ha avuto un atteggiamento
    un po' conservatore,
  • 20:07 - 20:09
    perché cercava di capire
  • 20:09 - 20:12
    l'impatto traumatico
    che avrebbe avuto la voce
  • 20:12 - 20:15
    all'interno di quella forma espressiva,
  • 20:15 - 20:17
    perché era un intruso estraneo
  • 20:17 - 20:20
    e capiva che la sua poetica
    non avrebbe tratto alcun giovamento
  • 20:20 - 20:22
    da quella cosa in più.
  • 20:23 - 20:26
    E in questo io sento di dover fare,
  • 20:26 - 20:28
    e quelli che fanno il lavoro come me
  • 20:28 - 20:30
    credo che dovrebbero avere
    questo atteggiamento,
  • 20:30 - 20:32
    cioè capire questo ruolo di mediazione
  • 20:32 - 20:35
    e capire dove dobbiamo
    cedere di più e dove di meno,
  • 20:35 - 20:41
    perché alla fin fine
    ci è delegato il racconto della scienza,
  • 20:41 - 20:43
    della conoscenza,
  • 20:43 - 20:48
    e quindi c'è un ruolo importante
    che dobbiamo rivestire,
  • 20:48 - 20:50
    di cui dobbiamo essere consapevoli.
  • 20:51 - 20:53
    Sappiamo da dove veniamo,
    abbiamo una porta davanti,
  • 20:53 - 20:54
    che è quella successiva
  • 20:54 - 20:58
    ed è molto difficile capire
    qual è il passo vero che possiamo fare.
  • 20:58 - 21:00
    Ce lo domandiamo ad ogni progetto.
  • 21:00 - 21:02
    Ad ogni progetto
    cerchiamo di essere coerenti,
  • 21:02 - 21:04
    di essere attenti,
  • 21:04 - 21:06
    di studiare con attenzione gli argomenti
  • 21:06 - 21:09
    e di trovare i modi giusti
    per raccontarli.
  • 21:09 - 21:12
    Non sappiamo se questa è la strada giusta.
  • 21:12 - 21:14
    Domani mattina, con il prossimo progetto,
  • 21:14 - 21:16
    proveremo a ripensarci nuovamente.
  • 21:16 - 21:17
    Grazie.
  • 21:17 - 21:19
    (Applausi)
Title:
Il potenziale del “design thinking” per trasformare un museo in un luogo di esperienza | Paolo Rigamonti | TEDxMilano
Description:

I musei si trasformano sempre più in luoghi di mediazione fra conoscenza e intrattenimento. Spazi in cui prendono forma spettacolari esperienze interattive di carattere culturale, scientifico, storico, artistico. L’approccio del “Design Thinking” risulta strategico in questo percorso del museo verso la ricerca di una nuova identità e di una rinnovata consapevolezza del suo ruolo culturale e sociale.

Questo intervento è stato presentato a un evento TEDx, che utilizza il format della conferenza TED ma è stato organizzato in maniera indipendente da una comunità locale.

Per maggiori informazioni, visita il sito http://ted.com/tedx

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Video Language:
Italian
Team:
closed TED
Project:
TEDxTalks
Duration:
21:31

Italian subtitles

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