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La comunicazione generativa | Chiara Giaccardi | TEDxLakeComo | Chiara Giaccardi | TEDxLakeComo

  • 0:10 - 0:13
    Un paio d'anni fa, mentre viaggiavo
    in treno verso New York,
  • 0:13 - 0:17
    sono stata colpita da questo cartello,
    che ho fotografato:
  • 0:18 - 0:19
    "I tweet non sono la storia intera".
  • 0:19 - 0:21
    E ho pensato che vale
    non solo per i tweet,
  • 0:21 - 0:23
    ma vale per gli articoli di giornale,
  • 0:23 - 0:27
    per i post su Facebook,
    per le news dei telegiornali.
  • 0:28 - 0:31
    E mi ha fatto riflettere
    su che cosa è la verità
  • 0:31 - 0:35
    nell'era della comunicazione,
    e nell'era della cosiddetta post-verità,
  • 0:35 - 0:38
    dove pare che le emozioni
    contino più dei fatti,
  • 0:38 - 0:43
    e gli effetti che si raggiungono
    più della verità dei fatti stessi.
  • 0:43 - 0:48
    Allora ho pensato che questo intero
    nessuno può dire di possederlo.
  • 0:49 - 0:54
    Non solo, ma per ricostruirlo
    serve il contributo di tutti.
  • 0:54 - 0:56
    E quindi il dialogo
  • 0:56 - 1:00
    è una componente fondamentale
    della ricerca di questa verità,
  • 1:00 - 1:04
    nell'era così complessa
    che viene chiamata l'era dell'antropocene,
  • 1:04 - 1:08
    cioè dove l'ambiente naturale
    è ormai colonizzato
  • 1:08 - 1:11
    dalla tecnica e dai frutti
    dell'azione dell'uomo
  • 1:11 - 1:13
    e addirittura del criptocene,
  • 1:13 - 1:17
    cioè dove gli algoritmi
    costruiscono la realtà
  • 1:17 - 1:19
    e guidano i nostri comportamenti.
  • 1:19 - 1:25
    Allora la sfida è: è possibile pensare
    a una comunicazione umana,
  • 1:25 - 1:27
    in questo contesto?
  • 1:27 - 1:30
    Ci sono gli apocalittici e gli integrati,
    come diceva Umberto Eco:
  • 1:30 - 1:34
    i tecno-pessimisti e tecno-ottimisti.
  • 1:34 - 1:35
    I tecno-pessimisti dicono
  • 1:35 - 1:41
    che la comunicazione interumana
    è ostacolata dalla tecnica.
  • 1:42 - 1:45
    Bansky l'ha rappresentato così;
  • 1:45 - 1:49
    la famosa psicanalista
    e sociologa Sherry Turkle
  • 1:49 - 1:51
    dice che siamo "Soli insieme":
  • 1:51 - 1:55
    fisicamente contigui,
    ma disconnessi gli uni dagli altri.
  • 1:55 - 1:58
    E questo è un po' letto
  • 1:58 - 2:02
    come un effetto
    della comunicazione digitale.
  • 2:02 - 2:03
    Ma è davvero così?
  • 2:03 - 2:07
    Forse, anche nel passato
    i media tradizionali ci servivano
  • 2:07 - 2:10
    per isolarci dal contatto oculare,
  • 2:10 - 2:13
    che è sempre un invito alla comunicazione.
  • 2:13 - 2:16
    Allora forse dobbiamo riflettere
  • 2:16 - 2:20
    al di là di questi
    schemi semplicistici, causa-effetto.
  • 2:20 - 2:27
    La comunicazione digitale facilita,
    o impedisce, la comunicazione tra di noi,
  • 2:27 - 2:30
    anche perché se abbracciamo
    questa logica di causa-effetto,
  • 2:30 - 2:35
    dovremmo dire che noi abbiamo cambiato
    il modo di fare colazione
  • 2:35 - 2:37
    e mangiamo tost all'avocado
  • 2:37 - 2:41
    perché viene meglio su Instagram
    del pane con la marmellata.
  • 2:41 - 2:44
    E quindi la comunicazione
    digitale, e i social,
  • 2:44 - 2:47
    hanno stravolto i nostri modi di vivere.
  • 2:47 - 2:51
    Ma in realtà, se noi guardiamo
    un po' più indietro,
  • 2:51 - 2:54
    vediamo che anche nell'era televisiva
  • 2:54 - 2:57
    il pallone da calcio
    ha cambiato forma e colore
  • 2:57 - 3:01
    per essere più visibile
    agli spettatori durante le partite.
  • 3:01 - 3:05
    E quindi, la parola d'ordine
    non è manipolazione;
  • 3:05 - 3:08
    ma è accessibilità, è condivisione.
  • 3:09 - 3:14
    Personalmente, sono molto scettica
    rispetto alla logica causa-effetto,
  • 3:14 - 3:19
    alla logica di un determinismo:
    "La tecnica produce questi effetti".
  • 3:19 - 3:22
    Anche perché, se sposiamo
    la logica causa-effetto,
  • 3:23 - 3:26
    ci sono delle discrepanze
  • 3:26 - 3:31
    anche tra autori e studiosi
    molto importanti della comunicazione,
  • 3:31 - 3:32
    come vedete da questi due titoli:
  • 3:32 - 3:36
    quindi "la rete ci rende stupidi",
    "ci rende intelligenti".
  • 3:36 - 3:43
    Forse non ci rende, forse costituisce
    un ambiente che ci sfida, che ci provoca.
  • 3:43 - 3:46
    Ci sono molti luoghi comuni
    che dobbiamo cercare di smontare:
  • 3:47 - 3:51
    il dualismo è uno di questi;
    il determinismo,
  • 3:51 - 3:53
    il fatto che la comunicazione digitale
  • 3:53 - 3:56
    non ci sottrae possibilità
    di comunicare tra di noi.
  • 3:57 - 3:58
    Perché viviamo "on life"
  • 3:58 - 4:02
    cioè viviamo in un ambiente
    che ormai è misto,
  • 4:02 - 4:06
    dove ormai la dimensione fisica
    e quella digitale
  • 4:06 - 4:08
    sono strettamente intrecciate.
  • 4:08 - 4:11
    Questo vuol dire che i media
    non sono degli strumenti.
  • 4:11 - 4:12
    Lo strumento è un martello,
  • 4:12 - 4:17
    che sta in un cassetto, che tiro fuori
    quando devo piantare il chiodo,
  • 4:17 - 4:18
    e che poi rimetto via.
  • 4:18 - 4:22
    E non condiziona, non modifica
    il mio modo di vivere.
  • 4:22 - 4:25
    Ma questi media sono sempre attivi:
    noi viviamo, stiamo ora in un posto
  • 4:25 - 4:29
    dove ci sono luci artificiali,
    microfoni, collegamenti,
  • 4:29 - 4:33
    e questo è il nostro ambiente,
    tra virgolette, "naturale".
  • 4:33 - 4:35
    In questo ambiente on life
  • 4:35 - 4:39
    noi diventiamo chi siamo,
    noi prendiamo forma,
  • 4:39 - 4:42
    e prendendo forma
    diamo forma all'ambiente.
  • 4:42 - 4:45
    E forse questa è una nuova idea
    di "in-formazione",
  • 4:45 - 4:48
    prendere forma e dare forma.
  • 4:48 - 4:53
    Forse se avessimo questa questa idea
    di che cosa significa "in-formare",
  • 4:53 - 4:55
    prendere forma e dare forma,
  • 4:55 - 4:57
    avremmo un senso un po' più alto
    di responsabilità
  • 4:57 - 5:01
    nei confronti di quello
    che ci sta intorno.
  • 5:02 - 5:04
    Noi sogniamo, in realtà -
  • 5:04 - 5:07
    abbiamo un po' paura
    del contesto in cui viviamo.
  • 5:07 - 5:13
    Sogniamo una società a rischio zero,
    e anche una comunicazione a rischio zero.
  • 5:13 - 5:14
    Perché abbiamo in mente
  • 5:14 - 5:17
    che la comunicazione si deve modellare
    sul linguaggio scientifico,
  • 5:19 - 5:24
    che è un linguaggio
    dove i termini sono univoci,
  • 5:25 - 5:29
    sono etichette
    che aderiscono perfettamente
  • 5:29 - 5:33
    a quell'oggetto, o sostanza,
    e solo a quella.
  • 5:33 - 5:35
    Quindi, se io dico "H2O"
  • 5:35 - 5:39
    è una formula che non ha possibilità
    di essere fraintesa.
  • 5:41 - 5:45
    Però, un grandissimo filosofo
    del Novecento, Paul Ricoeur,
  • 5:45 - 5:50
    diceva che la comunicazione
    tra persone, tra esseri umani,
  • 5:50 - 5:52
    non è un fatto, ma un miracolo.
  • 5:53 - 5:57
    Non è un dato, ma un miracolo:
    un miracolo che qualche volta accade,
  • 5:57 - 6:01
    ma che, appunto, nasconde il fatto
  • 6:01 - 6:05
    che la normalità è il malinteso,
    è il fraintendimento,
  • 6:05 - 6:08
    o una comunicazione
    che cerca di manipolare.
  • 6:08 - 6:10
    Perché noi non usiamo solo termini:
  • 6:10 - 6:13
    la scienza usa solo termini,
    e va benissimo.
  • 6:13 - 6:18
    Ma non possiamo trasferire
    questo sogno di etichette senza resto
  • 6:18 - 6:20
    alla comunicazione umana,
  • 6:20 - 6:22
    perché la comunicazione umana
    è fatta di parole.
  • 6:22 - 6:24
    Allora, se io dico "acqua"
  • 6:25 - 6:28
    dico qualche cosa
    che ha mille significati,
  • 6:28 - 6:31
    diecimila significati simbolici:
  • 6:31 - 6:37
    vuol dire purezza, vuol dire vita,
    vuol dire lavarsi da ciò che è sporco,
  • 6:37 - 6:42
    vuol dire poter condividere
    una quotidianità semplice,
  • 6:42 - 6:44
    vuol dire tantissimo.
  • 6:44 - 6:47
    Allora la comunicazione umana
    è fatta di parole,
  • 6:47 - 6:48
    e non di termini.
  • 6:48 - 6:50
    E i termini sono etichette,
  • 6:50 - 6:52
    le parole sono finestre che aprono
  • 6:52 - 6:55
    su mondi di significato
    che sono inesauribili,
  • 6:55 - 7:00
    che sono sempre arricchiti
    da significati nuovi
  • 7:00 - 7:03
    che ci scambiamo
    nella nostra comunicazione.
  • 7:05 - 7:10
    Purtroppo, noi abbiamo in mente
    un'idea riduttiva di comunicazione
  • 7:10 - 7:13
    come "trasmissione di messaggi",
  • 7:14 - 7:17
    come "trasferimento di contenuti
    da un'emittente a un ricevente".
  • 7:18 - 7:23
    Non che questa accezione non esista:
    ma è molto, molto riduttiva;
  • 7:23 - 7:24
    e non è tipicamente umana,
  • 7:24 - 7:30
    perché è un modello comunicativo
    che accade anche tra macchine.
  • 7:31 - 7:34
    Una macchina emette un segnale,
    codificato in un linguaggio,
  • 7:34 - 7:36
    l'altra macchina lo decodifica.
  • 7:37 - 7:40
    Non è specifica della comunicazione umana.
  • 7:40 - 7:42
    Inoltre, è un modello rigido questo,
  • 7:42 - 7:45
    perché emittente, messaggio e ricevente
  • 7:45 - 7:48
    non si modificano
    nel corso dell'interazione.
  • 7:48 - 7:49
    Semplicemente,
  • 7:50 - 7:53
    c'è una specie di nastro trasportatore
  • 7:53 - 7:57
    che porta un contenuto
    da un punto A a un punto B:
  • 7:57 - 7:59
    il contenuto rimane lo stesso.
  • 7:59 - 8:01
    Anzi, in questo modello il rischio
  • 8:01 - 8:05
    è che in questo passaggio
    si perda informazione,
  • 8:05 - 8:07
    ci siano degli elementi di rumore
  • 8:07 - 8:11
    che impediscono una corretta
    decodifica del messaggio.
  • 8:13 - 8:17
    E in più è rigido,
    perché appunto questi tre elementi,
  • 8:17 - 8:19
    quattro, se ci mettiamo anche il codice,
  • 8:19 - 8:24
    restano tali e quali
    nel corso di questa trasformazione,
  • 8:24 - 8:26
    di questa interazione.
  • 8:26 - 8:29
    Non è questo il modello di comunicazione
  • 8:29 - 8:33
    che caratterizza noi esseri umani.
  • 8:34 - 8:35
    Perché non è questo?
  • 8:36 - 8:39
    Perché nella comunicazione dialogica,
  • 8:40 - 8:44
    dialogo vuol dire logos,
  • 8:44 - 8:47
    parola che unisce due distanze.
  • 8:47 - 8:51
    "Dia" come Diaspora, diagonale.
  • 8:51 - 8:56
    Nella comunicazione dialogica,
    che è la comunicazione interpersonale,
  • 8:56 - 8:57
    tutto è connesso:
  • 8:58 - 9:00
    siamo connessi noi che comunichiamo,
  • 9:00 - 9:02
    siamo connessi a un ambiente
  • 9:03 - 9:07
    che non è mai indifferente,
    che ci condiziona;
  • 9:07 - 9:11
    ma nello stesso tempo, che noi plasmiamo,
    a cui noi possiamo dare una forma.
  • 9:14 - 9:16
    E in questa reciprocità,
  • 9:16 - 9:20
    in questa dinamica
    di interazioni complesse,
  • 9:21 - 9:25
    non riducibili a rapporti
    di causa-effetto,
  • 9:25 - 9:30
    in questa dinamica noi prendiamo forma
    e diamo forma al mondo.
  • 9:30 - 9:33
    E guardate, questo accade
    nell'era digitale
  • 9:33 - 9:36
    anche per chi non usa i media digitali,
  • 9:37 - 9:40
    perché l'ambiente in cui noi viviamo
    è appunto un ambiente misto,
  • 9:40 - 9:42
    un ambiente on-life.
  • 9:42 - 9:44
    Come anche chi non ha la patente
  • 9:44 - 9:51
    subisce gli effetti di città costruite
    per viaggiare sulle automobili.
  • 9:51 - 9:53
    Quindi non possiamo tirarci fuori
  • 9:53 - 9:59
    da questa "on-life"
    mista a materiale digitale.
  • 9:59 - 10:02
    Possiamo decidere come abitarla,
  • 10:02 - 10:07
    possiamo decidere che cosa
    significa vivere questa reciprocità
  • 10:07 - 10:09
    dentro un ambiente misto.
  • 10:10 - 10:13
    Allora, forse, dovremmo cambiare
    un po' la nostra idea
  • 10:14 - 10:16
    di che cosa significa diventare persone.
  • 10:17 - 10:20
    Non è semplicemente tirare fuori
    ciò che già siamo,
  • 10:21 - 10:27
    ma costruirci in relazione
    a ciò che ci interpella, ci provoca,
  • 10:28 - 10:29
    ci mette in movimento.
  • 10:30 - 10:34
    È un dinamismo che caratterizza
    la comunicazione interpersonale.
  • 10:38 - 10:43
    Noi non siamo individui
    che costruiscono relazioni,
  • 10:43 - 10:47
    che affermano, che trasmettono contenuti;
  • 10:47 - 10:53
    ma noi siamo esseri che si individuano,
    che continuamente prendono forma,
  • 10:53 - 10:55
    che diventano chi sono, nel tempo,
  • 10:55 - 10:58
    in relazione con l'ambiente
    e con altre persone.
  • 10:59 - 11:04
    E comunicare non è, in questo contesto,
  • 11:06 - 11:08
    "dire qualcosa a qualcuno",
  • 11:08 - 11:10
    o "trasmettere un contenuto
  • 11:10 - 11:12
    che è già tutto presente
    nella nostra testa".
  • 11:13 - 11:15
    Comunicare è appunto partire
  • 11:15 - 11:19
    da una situazione di fraintendimento,
  • 11:19 - 11:22
    di distanza, di fatica a comprendersi,
  • 11:23 - 11:26
    e cercare di ridurre questa distanza.
  • 11:27 - 11:32
    Comunicare ha la radice communis,
    che vuol dire appunto "mettere in comune"
  • 11:32 - 11:35
    costruire un mondo comune
    da abitare insieme.
  • 11:36 - 11:40
    È una rivoluzione rispetto all'idea
    della trasmissione,
  • 11:41 - 11:45
    a un'idea rigida in cui
    "io ho la mia verità, e te la dico".
  • 11:46 - 11:50
    È una rivoluzione rispetto al mondo
    delle fake news che spaccano la comunità,
  • 11:50 - 11:54
    perché tu ti devi schierare
    da una parte o dall'altra.
  • 11:54 - 11:57
    Io penso che il significato autentico
    della comunicazione
  • 11:57 - 11:59
    sia esattamente il contrario,
  • 11:59 - 12:03
    cioè ridurre le distanze,
    ritessere legami,
  • 12:04 - 12:09
    ricucire il tessuto sociale
    con piccoli passi nel tempo,
  • 12:09 - 12:13
    e non nello schieramento spaziale
    che richiedono le fake news,
  • 12:13 - 12:16
    nel tempo ricucire queste distanze.
  • 12:17 - 12:19
    C'è un'ultima cosa che vorrei dire,
  • 12:19 - 12:22
    e la dico con l'opera di uno
    dei miei scultori preferiti,
  • 12:22 - 12:24
    che è Auguste Rodin.
  • 12:24 - 12:27
    Questa scultura,
    che ho visto personalmente,
  • 12:27 - 12:28
    si chiama "Il segreto"
  • 12:28 - 12:32
    ed è una bella immagine della nostra,
  • 12:32 - 12:36
    insieme, fatica e desiderio di comunicare.
  • 12:37 - 12:40
    Allora, queste due mani,
    una maschile e una femminile,
  • 12:40 - 12:41
    si toccano in un punto,
  • 12:41 - 12:44
    perché se non ci fosse
    nemmeno un punto di contatto
  • 12:44 - 12:48
    noi non potremmo scambiarci
    nessuna comunicazione,
  • 12:48 - 12:52
    non potremmo ridurre nessuna distanza.
  • 12:52 - 12:53
    Nello stesso tempo,
  • 12:53 - 12:56
    tra queste due mani
    c'è un corpo misterioso,
  • 12:56 - 12:59
    c'è un qualcosa di solido, di opaco.
  • 12:59 - 13:01
    Perché noi, comunicando,
  • 13:01 - 13:05
    non possiamo mai pretendere
    che l'altro ci sia trasparente,
  • 13:05 - 13:09
    pretendere di capire tutto,
    di spiegare ogni cosa;
  • 13:09 - 13:13
    e soprattutto, di farlo
    immediatamente, con un clic.
  • 13:13 - 13:16
    Ci vuole la pazienza
    di ridurre questo volume,
  • 13:16 - 13:19
    e di ridurre questa distanza sapendo:
  • 13:19 - 13:22
    da una parte, che non potrà mai
    essere cancellata del tutto;
  • 13:22 - 13:24
    e dall'altra parte,
    che non possiamo mai smettere
  • 13:24 - 13:27
    di desiderare di ridurla, questa distanza.
  • 13:27 - 13:29
    Allora, questo è il desiderio
  • 13:29 - 13:32
    che ci fa continuare
    a camminare verso gli altri.
  • 13:32 - 13:33
    Questo è il desiderio
  • 13:33 - 13:37
    che rende molto più alta
    la qualità della nostra comunicazione .
  • 13:37 - 13:43
    In questa tensione feconda
    tra nascondimento e svelamento,
  • 13:43 - 13:48
    tra presente dell'incompresione
    e futuro di una speranza di comprensione,
  • 13:48 - 13:53
    tra trasparenza e opacità, in tutto questo
    la comunicazione si arricchisce.
  • 13:54 - 13:56
    E se si arricchisce la comunicazione,
  • 13:57 - 14:00
    diventa anche molto più abitabile
    il mondo che abbiamo intorno.
  • 14:02 - 14:03
    (Applausi)
Title:
La comunicazione generativa | Chiara Giaccardi | TEDxLakeComo | Chiara Giaccardi | TEDxLakeComo
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Video Language:
Italian
Team:
closed TED
Project:
TEDxTalks
Duration:
14:15

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