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I terribili effetti dell'incontro con la morte

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    Era l'8 aprile 2003,
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    ero a Baghdad
    per seguire la guerra in Iraq.
  • 0:10 - 0:15
    In quel momento i carri armati americani
    stavano entrando a Baghdad,
  • 0:16 - 0:22
    io ero con altri giornalisti
    all'Hotel Palestine,
  • 0:22 - 0:27
    e le coincidenze della guerra
    hanno portato la guerra direttamente a noi,
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    sotto di noi,
    davanti alle nostre finestre.
  • 0:30 - 0:34
    Baghdad era piena di fumo nero,
    di petrolio,
  • 0:35 - 0:38
    puzzava, non si vedeva niente,
    ma vedevamo ciò che succedeva.
  • 0:38 - 0:40
    Io dovevo scrivere un articolo,
    logicamente,
  • 0:40 - 0:44
    è sempre così, quando succede qualcosa,
    devi scrivere un articolo.
  • 0:44 - 0:47
    Ero in camera mia al 16° piano,
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    stavo scrivendo, e ogni tanto
    andavo alla finestra
  • 0:50 - 0:52
    per vedere cosa stava succedendo.
  • 0:53 - 0:56
    A un certo punto ho sentito
    un colpo più forte.
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    Era da tre settimane
    che stavano bombardando
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    con missili e bombe
    da mezza tonnellata.
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    Ma quel colpo,
    l'ho proprio sentito dentro di me.
  • 1:07 - 1:11
    Mi sono detto:
    "È vicino! È troppo vicino!".
  • 1:11 - 1:14
    Sono sceso al piano sotto
    per vedere cosa stava succedendo.
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    Sono sceso al 15° piano per vedere,
  • 1:19 - 1:22
    e ho visto gente che urlava
    nei corridoi, dei giornalisti.
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    Sono entrato in una camera,
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    e ho capito che la camera
    era stata colpita da un proiettile.
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    C'erano dei feriti,
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    e vicino alla finestra c'era un uomo,
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    un cameraman
    che si chiamava Taras Protsuyuk,
  • 1:40 - 1:42
    era steso a terra sulla pancia.
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    Una volta lavoravo in ospedale,
    quindi sono corso a soccorrerlo.
  • 1:50 - 1:54
    L'ho girato;
    ma quando l'ho girato
  • 1:56 - 2:02
    era squarciato dallo sterno al pube,
    ma non ho visto assolutamente niente.
  • 2:02 - 2:09
    Vedevo solo una macchia bianca,
    luminosa che mi accecava,
  • 2:09 - 2:11
    e non capivo niente.
  • 2:11 - 2:15
    E poi la macchia si è dissolta,
    e ho visto la ferita, molto grave.
  • 2:15 - 2:18
    Con gli altri l'abbiamo messo
    su un lenzuolo,
  • 2:18 - 2:22
    siamo entrati in un ascensore,
    si fermava a ogni piano, 15 piani.
  • 2:22 - 2:25
    L'abbiamo caricato in un'auto
    che andava all'ospedale.
  • 2:25 - 2:29
    È morto lungo il tragitto per l'ospedale.
    E il cameraman spagnolo José Couso,
  • 2:29 - 2:32
    che si trovava al 14° piano,
    colpito anche lui,
  • 2:32 - 2:35
    perché la granata era entrata
    tra i due piani,
  • 2:35 - 2:38
    è morto sul tavolo operatorio.
    Quando sono tornato,
  • 2:38 - 2:42
    dopo che l'auto è partita,
    io dovevo scrivere un articolo.
  • 2:42 - 2:47
    Dunque mi sono presentato...
  • 2:48 - 2:52
    sono tornato nella hall dell'albergo,
    avevo le braccia tutte insanguinate,
  • 2:52 - 2:55
    in quel momento un poliziotto iracheno
    mi ha fermato,
  • 2:55 - 2:59
    per chiedermi di pagargli
    i 10 giorni di tasse in ritardo.
  • 2:59 - 3:01
    Allora l'ho mandato a quel paese.
    E mi sono detto:
  • 3:02 - 3:05
    "Lascia perdere quello che hai visto,
    dimenticatelo!
  • 3:07 - 3:09
    Se vuoi scrivere,
    devi lasciare stare!".
  • 3:09 - 3:12
    È quello che ho fatto.
    Sono salito, ho scritto l'articolo,
  • 3:12 - 3:14
    e l'ho inviato. Ma poi,
  • 3:15 - 3:19
    oltre all'affetto, al dolore
    di aver perso degli amici,
  • 3:20 - 3:22
    c'era qualcos'altro
    che mi disturbava.
  • 3:22 - 3:26
    Vedevo continuamente questa macchia,
    luminosa, biancastra,
  • 3:29 - 3:31
    e non capivo cosa volesse dire.
  • 3:31 - 3:34
    E poi, una volta terminata la guerra...
  • 3:36 - 3:38
    Poi, mi sono detto: "Non è possibile."
  • 3:39 - 3:42
    Non posso non sapere cosa sia successo.
  • 3:42 - 3:44
    Perché non era mica stata la prima volta.
  • 3:44 - 3:46
    Non ero solo io.
  • 3:46 - 3:49
    Avevo visto le stesse cose
    anche in altre persone,
  • 3:49 - 3:52
    in 20 o 35 anni di reportage.
  • 3:53 - 3:57
    Avevo visto delle cose
    che avevano colpito anche me, ad esempio
  • 3:57 - 4:00
    in Libano avevo conosciuto un uomo,
  • 4:00 - 4:02
    un veterano.
    Aveva 25 anni, cinque anni di guerra,
  • 4:02 - 4:04
    quindi era un veterano,
    lo seguivamo ovunque!
  • 4:04 - 4:07
    Affrontava la notte
    con una tale sicurezza,
  • 4:07 - 4:11
    era un grande militare,
    un vero soldato! Dunque lo seguivamo
  • 4:11 - 4:14
    perché sapevamo che con lui
    eravamo al sicuro.
  • 4:14 - 4:18
    Un giorno mi ha raccontato,
    l'ho rivisto,
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    che stava giocando a carte in caserma,
  • 4:20 - 4:26
    qualcuno è entrato e ha scaricato
    tutti i colpi della sua arma,
  • 4:26 - 4:31
    il colpo è partito e alla deflagrazione,
    al semplice colpo,
  • 4:31 - 4:35
    si è gettato sotto al tavolo,
    come un bambino!
  • 4:35 - 4:39
    Era andato nel panico, tremava!
    E da allora, non ha più potuto
  • 4:40 - 4:44
    rialzarsi e combattere.
    Ha chiuso, e l'ho ritrovato,
  • 4:44 - 4:47
    a lavorare come croupier al casinò
    di Beirut, perché non dormiva più.
  • 4:47 - 4:50
    Quindi era un lavoro assolutamente adatto.
  • 4:50 - 4:55
    Allora mi sono chiesto
    cosa possa essere questa cosa
  • 4:55 - 5:02
    che uccide senza ferite apparenti.
    Cosa succede?
  • 5:04 - 5:06
    Cos'è questa cosa sconosciuta?
  • 5:06 - 5:11
    Capitava troppo spesso
    perché fosse qualcosa
  • 5:11 - 5:13
    di accidentale.
    Mi sono messo a fare ricerche.
  • 5:13 - 5:17
    È l'unica cosa che so fare.
    Mi sono messo a fare domande,
  • 5:17 - 5:25
    a sfogliare libri, chiedere a psichiatri,
    a visitare musei, biblioteche ecc.
  • 5:26 - 5:30
    Ho scoperto allora che c'erano
    persone che sapevano,
  • 5:31 - 5:35
    spesso erano psichiatri militari,
    e che ci trovavamo di fronte
  • 5:35 - 5:38
    a qualcosa di...
    lo chiamano trauma.
  • 5:38 - 5:42
    Gli americani lo chiamano PTDS,
    trauma, nevrosi traumatica.
  • 5:42 - 5:49
    Qualcosa che esisteva
    ma di cui non si parlava mai.
  • 5:52 - 5:55
    E questo trauma, cos'era?
  • 5:55 - 5:58
    È un incontro con la morte.
  • 5:59 - 6:02
    Non so se abbiate mai visto
    la morte in faccia. Non dico cadaveri,
  • 6:02 - 6:07
    non parlo del nonno
    su un letto d'ospedale, no!
  • 6:07 - 6:11
    O di qualcuno
    che è stato travolto sulla strada.
  • 6:12 - 6:17
    Parlo dell'incontro
    con il nulla della morte.
  • 6:18 - 6:24
    Questo, non ci è concesso vederlo.
  • 6:24 - 6:29
    Gli antichi dicevano: "Né il sole, né la morte
    possono essere visti in faccia."
  • 6:29 - 6:34
    L'uomo non ha il diritto di guardare
    il nulla della morte in faccia.
  • 6:34 - 6:41
    E se succede, può passare inosservato
    per un po' di tempo.
  • 6:41 - 6:44
    Giorni, settimane, mesi, anni perfino.
  • 6:44 - 6:50
    E poi all'improvviso esplode,
    perché è qualcosa
  • 6:50 - 6:54
    che è entrato nel cervello.
    Una specie di finestra,
  • 6:54 - 6:59
    tra un'immagine e il cervello,
    che è entrata all'interno del cervello,
  • 6:59 - 7:04
    rimasta là e che invaderà
    tutto lo spazio del nostro cervello.
  • 7:05 - 7:08
    Improvvisamente ci sono
    uomini e donne
  • 7:09 - 7:11
    che non riescono più a dormire,
  • 7:12 - 7:15
    e soffrono di crisi di panico
    e d'angoscia terribili!
  • 7:15 - 7:17
    Panico! Non semplici paure.
  • 7:17 - 7:21
    Improvvisamente non vogliono più dormire,
    perché quando dormono,
  • 7:21 - 7:24
    fanno tutte le notti lo stesso incubo,
  • 7:24 - 7:28
    ogni notte la stessa immagine. E qual è
    questa immagine? Ad esempio
  • 7:28 - 7:29
    un combattente,
  • 7:29 - 7:31
    che entra in un edificio,
  • 7:31 - 7:34
    e che si trova di fronte
    a un altro combattente,
  • 7:34 - 7:36
    vede il cannone, la bocca del cannone.
  • 7:37 - 7:39
    E questo cannone diventa enorme,
    si deforma,
  • 7:40 - 7:44
    diventa una massa informe,
    ingoia tutto. E quindi si dice:...
  • 7:46 - 7:51
    "Ho visto la morte, mi sono visto morto,
    sono morto".
  • 7:51 - 7:54
    E da quel momento, lui sa di essere morto.
  • 7:55 - 8:00
    Non è una sensazione.
    È convinto di essere morto.
  • 8:00 - 8:03
    Quel cannone, in quel momento,
    arriva qualcuno, l'altro se ne va,
  • 8:03 - 8:07
    non spara, ma non importa,
    lui è morto, in quel momento.
  • 8:07 - 8:09
    Può essere anche l'odore del sangue.
  • 8:09 - 8:11
    Ne ho visto molto in Ruanda.
  • 8:11 - 8:14
    Può essere la voce di un amico che chiama,
  • 8:15 - 8:19
    che stanno trucidando, e per cui
    non possiamo fare niente.
  • 8:19 - 8:22
    La sentiamo, questa voce.
    Tutte le notti, per settimane,
  • 8:22 - 8:25
    per mesi. Quella persona
    continua a svegliarsi.
  • 8:26 - 8:29
    In trance, in panico,
    terrorizzato come un bambino.
  • 8:29 - 8:33
    Ho visto uomini piangere,
    come dei bambini,
  • 8:34 - 8:38
    vedendo la stessa immagine.
    E nel suo cervello,
  • 8:38 - 8:41
    quest'immagine di orrore,
  • 8:43 - 8:45
    quella del nulla della morte,
  • 8:45 - 8:47
    quella che chiamano l'analogo,
  • 8:47 - 8:49
    un'immagine
    che nasconde qualcos'altro,
  • 8:49 - 8:49
    occupa tutto.
  • 8:49 - 8:52
    Non può più fare niente.
    Assolutamente niente.
  • 8:52 - 8:54
    Non può più lavorare.
    Non può più amare.
  • 8:54 - 8:58
    Torna a casa e non riconosce
    più nessuno. Non si riconosce.
  • 9:00 - 9:06
    Si nasconde, rimane in casa,
    si rinchiude. Conosco una persona
  • 9:06 - 9:08
    che metteva fuori delle scatole di cibo,
  • 9:08 - 9:11
    con delle monete,
    se qualcuno fosse arrivato.
  • 9:11 - 9:13
    Improvvisamente ha voglia di morire.
    di uccidere,
  • 9:13 - 9:15
    ha voglia di nascondersi,
    di fuggire,
  • 9:15 - 9:18
    vuole essere amato,
    detesta le persone,
  • 9:18 - 9:24
    e qualcosa lo invade
    da mattina a sera.
  • 9:24 - 9:29
    E vive un calvario.
  • 9:29 - 9:31
    E gli altri non lo capiscono!
  • 9:31 - 9:33
    Gli altri dicono:
    "Non hai niente! Stai bene,
  • 9:33 - 9:36
    non sei ferito, sei stato in guerra,
    sei tornato."
  • 9:36 - 9:41
    Quelle persone soffrono il martirio,
    alcuni si suicidano.
  • 9:42 - 9:45
    D'altra parte, suicidarsi è solo
    un aggiornamento,
  • 9:45 - 9:46
    perché sono già morto.
  • 9:46 - 9:49
    Bene, mi suicido.
    E poi, il dolore scompare.
  • 9:49 - 9:50
    Alcuni si suicidano,
  • 9:50 - 9:51
    finiscono sotto ai ponti
  • 9:51 - 9:52
    o si mettono a bere...
  • 9:52 - 9:57
    Tutti vi ricordate della storia
    del nonno o di quello zio,
  • 9:57 - 9:59
    di quel vicino che beveva,
    che non parlava,
  • 9:59 - 10:01
    scontroso,
    che picchiava la moglie
  • 10:01 - 10:05
    e che è diventato
    o è morto alcolizzato.
  • 10:05 - 10:09
    Non ne parlano. Perché?
    Non se ne parla. Perché?
  • 10:09 - 10:13
    Perché è un tabù!
    Non se ne può parlare.
  • 10:13 - 10:16
    Non ci sono parole
    per parlare del nulla della morte.
  • 10:16 - 10:18
    E non si possono nemmeno ascoltare!
  • 10:18 - 10:19
    Tornato a casa,
  • 10:19 - 10:22
    la prima volta mi dicevano:
    "È tornato da un servizio!".
  • 10:22 - 10:23
    A cena, una tovaglia bianca,
  • 10:23 - 10:24
    candele, invitati.
  • 10:24 - 10:27
    "Dai, racconta!". Ho raccontato.
  • 10:27 - 10:30
    Nel giro di 20 minuti,
    tutti mi guardavano di traverso,
  • 10:30 - 10:32
    la padrona di casa si è addormentata.
  • 10:32 - 10:34
    Insomma, erano disgustati.
  • 10:34 - 10:35
    Avevo rovinato la serata.
  • 10:35 - 10:39
    Quindi ora non racconto più nulla,
    non siamo pronti ad ascoltare.
  • 10:39 - 10:40
    Diciamo: "Fermati!".
  • 10:40 - 10:45
    È capitato solo una volta?
    No, capita spesso!
  • 10:45 - 10:50
    Un terzo dei soldati morti in Iraq...
    scusate, morti, un lapsus.
  • 10:50 - 10:55
    Un terzo dei soldati americani in Iraq,
    soffrono di PTSD.
  • 10:55 - 10:59
    Nel 1939 c'erano ancora,
    negli ospedali psichiatrici inglesi,
  • 10:59 - 11:05
    200 000 soldati
    della Prima Guerra Mondiale.
  • 11:05 - 11:09
    In Vietnam ci sono stati
    54 000 morti americani.
  • 11:09 - 11:14
    Nel 1987 il governo americano ha recensito
    102 000 -- il doppio --
  • 11:14 - 11:17
    102 000 suicidi di veterani.
  • 11:17 - 11:19
    Il doppio dei più morti
    della guerra in Vietnam.
  • 11:19 - 11:23
    Capite quindi che è una cosa
    che copre tutto!
  • 11:23 - 11:25
    Non solo le guerre moderne,
    le guerre antiche,
  • 11:25 - 11:28
    la ritroviamo anche nei testi antichi!
    Lo si racconta.
  • 11:28 - 11:30
    Perché non se ne parla?
  • 11:30 - 11:34
    Perché non se ne parlava?
    Perché il problema è che,
  • 11:34 - 11:40
    se non se ne parla,
    succede una catastrofe.
  • 11:40 - 11:45
    L'unico modo di guarire,
  • 11:45 - 11:48
    perché la buona notizia
    è che si può guarire:
  • 11:49 - 11:52
    L'urlo di Munch, Goya, ecc.
    Sì, si guarisce!
  • 11:52 - 11:57
    L'unico modo di curare il trauma,
  • 11:57 - 12:02
    questo incontro con la morte,
    che vi gela, vi uccide,
  • 12:02 - 12:06
    è di riuscire a parlarne.
  • 12:06 - 12:08
    Gli antichi dicevano:
  • 12:08 - 12:12
    "Si comprende l'uomo
    solo attraverso il linguaggio."
  • 12:12 - 12:14
    Senza il linguaggio,
    non siamo più niente.
  • 12:14 - 12:17
    Siamo esseri umani solo grazie a quello.
  • 12:17 - 12:19
    E davanti a quest'immagine di orrore,
  • 12:19 - 12:21
    che non ha parole
    per essere descritta,
  • 12:21 - 12:25
    perché è l'immagine del nulla,
    che ci ossessiona,
  • 12:25 - 12:27
    il solo modo per uscirne,
  • 12:28 - 12:30
    è usare le parole dell'umano.
  • 12:30 - 12:34
    Queste persone si sentono escluse
    dall'umanità. Non vogliamo più vederle.
  • 12:34 - 12:36
    E loro non vogliono vedere più nessuno.
  • 12:36 - 12:38
    Si sentono soli, sudici,
    pieni di vergogna.
  • 12:38 - 12:40
    Alcuni dicevano:
    "Sapete dottore,
  • 12:40 - 12:42
    non entro più in metropolitana,
  • 12:42 - 12:44
    perché ho paura che la gente
    veda l'orrore
  • 12:44 - 12:45
    dentro i miei occhi."
  • 12:45 - 12:46
    Un altro diceva...
  • 12:46 - 12:50
    Aveva una malattia alla pelle terribile.
    Ha passato sei mesi in dermatologia.
  • 12:50 - 12:52
    Andava da un reparto
    all'altro. E un giorno gli si dice:
  • 12:53 - 12:54
    "Vada in psichiatria."
  • 12:54 - 12:56
    Alla seconda seduta
    ha detto allo psichiatra --
  • 12:56 - 12:58
    aveva una malattia
    alla pelle spaventosa --
  • 12:58 - 13:02
    lo psichiatra cli ha chiesto:
    "Perché è in questo stato?".
  • 13:02 - 13:05
    E l'uomo risponde: "Perché
    sono morto, mi decompongo."
  • 13:05 - 13:09
    Quindi capite che è qualcosa
    che tocca profondamente gli uomini.
  • 13:09 - 13:16
    Per guarire, bisogna parlarne.
    Bisogna indicare l'orrore con le parole.
  • 13:16 - 13:20
    Parole umane. Riuscire a placarsi,
    a parlarne ancora.
  • 13:20 - 13:24
    Bisogna guardare la morte in faccia.
  • 13:25 - 13:30
    E se riusciamo a farlo,
    parlando di queste cose,
  • 13:30 - 13:34
    in quel momento, poco a poco,
    con un lavoro sulle parole,
  • 13:34 - 13:37
    riusciamo a recuperare
    la nostra parte di umanità.
  • 13:37 - 13:41
    Ed è importante! Il silenzio ci uccide!
  • 13:41 - 13:45
    Cosa vuol dire?
    Vuol dire che se,
  • 13:45 - 13:49
    naturalmente abbiamo perso la nostra
    insostenibile leggerezza dell'essere,
  • 13:49 - 13:52
    abbiamo perso il senso dell'eternità,
    che ci fa essere qui,
  • 13:52 - 13:53
    se siete qui, è proprio perché
    siete convinti
  • 13:53 - 13:56
    di essere eterni!
    Ma non lo siete!
  • 13:56 - 13:59
    Sennò non vi sentireste vivi.
    Vi direste: "A cosa serve?".
  • 13:59 - 14:01
    Quelle persone hanno perso
    il senso di eternità.
  • 14:01 - 14:05
    Hanno perduto la loro leggerezza.
    Ma hanno trovato qualcos'altro!
  • 14:05 - 14:08
    Se si riesce a guardare
    la morte in faccia,
  • 14:09 - 14:14
    e ad affrontarla, piuttosto
    che a stare zitti e a nascondersi --
  • 14:15 - 14:18
    conosco uomini e donne,
    Michaël dal Ruanda,
  • 14:18 - 14:25
    Carole dall'Iraq, Philippe dal Congo,
    tutte queste persone che ho conosciuto,
  • 14:25 - 14:27
    Sorj Chalendon, che ora
    è un grande scrittore,
  • 14:27 - 14:29
    e ha lasciato il giornalismo
    dopo un trauma.
  • 14:29 - 14:31
    4 o 5 miei amici si sono suicidati,
  • 14:31 - 14:34
    non sono riusciti
    a sopravvivere al trauma.
  • 14:34 - 14:39
    Se si riesce
    ad affrontare la morte in faccia,
  • 14:39 - 14:42
    se noi umani mortali,
    i mortali umani
  • 14:42 - 14:46
    sappiamo dove siamo umani
    e mortali, mortali e umani.
  • 14:46 - 14:51
    Se riusciamo ad affrontare e a guardare
    dalla giusta prospettiva la cosa,
  • 14:51 - 14:54
    che è una terra
    a noi del tutto sconosciuta,
  • 14:54 - 14:57
    perché nessuno l'ha mai vista.
  • 14:58 - 15:00
    Se riusciamo a guardare
    le cose dal lato giusto,
  • 15:00 - 15:09
    sì, possiamo morire,
    sopravvivere e vivere di nuovo,
  • 15:09 - 15:14
    ma più forti, più forti di prima.
    Molto più forti.
  • 15:14 - 15:15
    Grazie.
  • 15:15 - 15:17
    (Applausi)
Title:
I terribili effetti dell'incontro con la morte
Speaker:
Jean-Paul Mari
Description:

Nell'aprile del 2003, nel momento dello spiegamento delle forze americane à Baghdad, una granata sfonda l'edificio dove alloggia lo scrittore e giornalista Jean-Paul Mari. In quel momento si ritrova faccia a faccia con la morte, venendo così a conoscenza del demone che perseguita tutti quelli che hanno rischiato la vita in guerra dalla notte dei tempi. "Che cos'è questa cosa che uccide senza lasciare alcuna cicatrice visibile?", si chiede Mari. Noi la conosciamo con il nome di "Sindrome da stress post traumatico", o, come la descrive Mari, l'incontro con il nulla della morte. In questo intervento, Mari cerca di dare delle risposte alla condizione umana, la mortalità, e alla psicosi più profonda causata dalla vista dell'orrore.

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Video Language:
French
Team:
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Project:
TEDTalks
Duration:
15:30
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