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Title:
3 domande che dovremo porci sulla cittadinanza americana
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Description:
A 16 anni, il giornalista e regista Jose Antonio Vargas scoprì di essere sul suolo americano illegalmente. Da quel momento in poi, ha iniziato a riflettere intensamente sull'immigrazione e su cosa significhi essere cittadino americano - se per nascita, legge, o per altre ragioni. In questo importante discorso, Vargas mette in luce la necessità di un cambiamento su come pensiamo alla cittadinanza, e ci incoraggia a riconsiderare le nostre storie personali rispondendo a tre domande: da dove veniamo? Come ci siamo arrivati? Chi ne ha fatto le spese?
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Speaker:
Jose Antonio Vargas
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Quattro anni dopo essere arrivato
negli Stati Uniti,
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come ogni altro ragazzino
di 16 anni,
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sono andato ad iscrivermi
per la patente di guida.
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Dopo aver mostrato all'addetta
i miei documenti, la mia green card,
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lei mi disse che erano falsi.
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"Non farti rivedere", mi disse.
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Ho scoperto così
di essere in America illegamente.
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E lo sono ancora.
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Sono un giornalista e regista.
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Vivo attraverso le storie.
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Ed ho imparato
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che ciò che molte persone
non comprendono dell'immigrazione
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è anche ciò che non comprendono
di loro stessi:
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le vecchie storie di immigrazione
della loro famiglia,
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e i processi per cui sono passati prima
che esistessero le green card e i muri,
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oppure ciò che ha dato forma
alla loro interpretazione di cittadinanza.
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Sono nato nelle Filippine.
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A 12 anni,
mia madre mi ha mandato a vivere
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con i suoi genitori, i miei nonni,
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o come li chiamiamo in Tagalog,
Lolo e Lola.
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Il nome del mio lolo era Teofilo.
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Quando è emigrato, legalmente,
in America,
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ed è diventato un cittadino naturalizzato,
ha cambiato il suo nome
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da Teofilo a Ted, da Ted Danson
dello show televisivo "Cheers".
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Non si può diventare
più americani di così.
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La sua canzone preferita era "My Way",
di Frank Sinatra,
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e quando ha dovuto capire
come portare me, il suo unico nipote,
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in America, ha deciso di farlo a modo suo.
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Secondo Lolo, non esisteva
un modo semplice di farmi arrivare,
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quindi mise da parte 4.500 dollari -
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un sacco di soldi
per una guardia di sicurezza
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che non guadagnava
più di 8 dollari all'ora -
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per pagare la mia falsa green card
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e un trafficante
che mi avrebbe portato in America.
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È così che sono finito qui.
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Un'infinità di volte
le persone mi hanno detto
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che i loro antenati sono venuti
in America nel modo "corretto",
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al che io rispondo
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che la definizione americana
di modo "corretto" è cambiata
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a partire da quando la prima barca
di colonizzatori ha calato l'ancora.
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L'America, per come la conosciamo, è più
di un pezzo di terra,
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soprattutto perché la terra che oggi
costituisce gli Stati Uniti d'America
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una volta apparteneva ad altre persone,
in altri stati.
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L'America, per come la conosciamo, è più
di una nazione di immigrati.
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Ci sono due gruppi di americani
che non sono immigranti:
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i nativi americani, gli indigeni
di queste terre,
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e che sono stati uccisi
in atti di genocidio;
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e gli afro-americani,
che sono stati sequestrati,
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commercializzati e ridotti in schiavitù
per costruire questa nazione.
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L'America è, prima di tutto, un'idea,
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per quanto imperfetta e incompleta
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che esiste solo perché
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i primi colonizzatori
arrivarono liberamente,
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senza preoccuparsi della cittadinanza.
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Quindi, da dove venite voi?
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Come siete arrivati qui?
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In tutta l'America,
di fronte a pubblici diversi --
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conservatori e progressisti,
studenti del liceo o anziani-
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io pongo queste tre domande.
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Come persona di colore,
mi chiedono sempre da dove vengo,
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nel senso,
"Qual è il tuo paese di origine?"
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Perciò anche io chiedo ai bianchi
da dove vengono.
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Dopo averlo chiesto
a uno studente dell'Università di Georgia
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mi ha risposto: "Sono americano".
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"Lo so", ho detto io, "ma da dove vieni?".
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"Sono bianco", ha risposto.
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"Bianco non è un paese", ho detto io.
"Da dove vengono i tuoi antenati?"
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Ha risposto facendo spallucce,
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allora gli ho detto:
"Beh, da dove vieni?
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Come sei arrivato qui?
Chi ha pagato?"
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Non ha saputo rispondermi.
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Non credo che possiamo parlare
dell'America in sé
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senza rispondere a queste
tre domande fondamentali.
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L'immigrazione è l'ancora di salvezza
degli Stati Uniti,
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il modo in cui questo paese
si è ricostruito per secoli,
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a partire da colonizzatori e rivoluzionari
che hanno popolato le 13 colonie
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fino ad arrivare ai milioni di immigrati,
soprattutto europei,
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che, senza sosta, hanno colonizzato
queste terre.
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Anche se i nativi americani erano già qui,
e avevano le loro identità tribali
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e le loro idee sulla cittadinanza,
non furono considerati cittadini americani
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fino alla Legge sulla cittadinanza indiana
del 1924.
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L'importante Legge sui diritti civili
del 1964,
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per cui i neri americani
hanno combattuto
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ha portato alla Legge sull'immigrazione
e sulla nazionalità del 1965
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che ha messo fine al sistema americano
di esclusione basato sulla razza
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che durava da 40 anni.
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Potrei continuare,
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ma ciò che voglio dire è questo:
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in che misura, ognuno di noi,
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che sia un immigrato del passato
o del presente, conosce
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queste parti cruciali
della storia americana?
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Quanta parte di questa storia
costituisce
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l'attuale test
per la cittadinanza americana?
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Lo avete mai letto?
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È soprattutto un esame orale,
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e gli ufficiali del governo pongono
ai candidati
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fino a 10 delle 100 domande.
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Per passare, i candidati
devono rispondere correttamente
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ad almeno sei domande.
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Recentemente ho dato un'occhiata al test,
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e sono rimasto esterrefatto
dalle domande
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da cosa costituisca
una risposta accettabile
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fino alle palesi omissioni.
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C'è una domanda sulla statua
della libertà, e su dove si trova.
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Non ci sono domande su Ellis Island,
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o sugli Stati Uniti
come nazione di immigrati
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e sulle numerose leggi anti-immigrazione
che sono state approvate.
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Non c'è nulla sulla storia
dei nativi americani.
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C'è una domanda su cosa ha fatto
Martin Luther King Jr.,
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ma per la maggior parte
si tratta di contesti inadeguati
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e irresponsabili
riguardo gli afroamericani.
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Vi faccio un esempio.
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La domanda numero 74,
che si trova nella sezione
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sulla storia americana,
chiede ai candidati
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di "nominare un problema
che ha portato alla Guerra Civile".
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Ci sono tre risposte adatte:
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la schiavitù,
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i diritti degli Stati,
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le ragioni economiche.
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I miei Lolo e Lola hanno risposto bene
a quella domanda?
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Se lo hanno fatto,
hanno compreso gli eventi storici
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su cui si basa quella domanda?
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E i miei zii e zie, e cugini,
e i milioni di altri immigrati
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che hanno dovuto sostenere il test
per poter diventare americani?
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Cosa sanno gli immigrati dell'America
che c'era prima del loro arrivo?
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Per che tipo di cittadinanza
stiamo facendo domanda?
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Ed è lo stesso tipo di cittadinanza
di cui vogliamo effettivamente far parte?
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Se ci pensiamo --
io ci ho riflettuto parecchio --
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a cosa assomiglia una cittadinanza
dignitosa?
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Come posso farne domanda io,
che sono arrivato solo 26 anni fa,
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quando afroamericani e nativi americani
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che sono qui da centinaia di anni
stanno ancora aspettando la loro?
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Uno delle mie scrittrici preferite
è Toni Morrison.
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Nel 1996, un anno prima di scoprire
di essere nel paese illegalmente,
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ci venne assegnata
la lettura di "L'occhio più azzurro",
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il primo libro di Morrison.
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Fin da subito il libro mi ha spinto
a fare domande difficili.
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Perché Pecola Breedlove,
questa giovane ragazza di colore
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che è la protagonista del libro,
voleva avere gli occhi azzurri?
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Chi le ha detto
che avrebbe dovuto volerli?
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Perché lei gli ha creduto?
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Morrisson disse di aver scritto il libro
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per mostrare ciò che accade
quando una persona cede
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a quella che lei chiamava
"la narrazione dominante".
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Secondo Morrison,
"Le definizioni appartengono
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a chi definisce,
non a chi viene definito".
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Quando ho capito
di essere nel paese illegalmente,
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mi sono convinto che se non ero
legalmente, un cittadino, per nascita
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o per legge, forse
un'altra cittadinanza era possibile.
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La cittadinanza di partecipazione:
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io partecipo.
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Interagisco con tutti i tipi di americani,
anche quelli che non mi vogliono qui.
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La cittadinanza per contribuzione:
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aiuto la comunità
in tutti i modi possibili.
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E come imprenditore senza documenti --
sì, esiste -
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ho assunto
molti cittadini americani.
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La cittadinanza come istruzione:
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non possiamo aspettare che siano gli altri
a istruirci sul nostro passato
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e su come siamo arrivati
a questo punto.
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Dobbiamo educare noi stessi
e i nostri circoli.
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La cittadinanza
come qualcosa di più grande di me:
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penso che tutti noi, individualmente
e collettivamente, stiamo riscrivendo
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la narrazione dominante americana.
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Coloro che una volta venivano definiti
ora stanno definendo.
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Stanno facendo domande
che devono essere poste.
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Una parte fondamentale
di questa ridefinizione
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è il modo in cui definiamo non solo
chi è americano
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ma anche cosa costituisce la cittadinanza.
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Il che, per me, è una responsabilità
che abbiamo l'uno verso l'altro.
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Quindi, considerando la vostra storia
personale, e fatevi queste domande:
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Come ci sono arrivato?
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Chi ne ha fatto le spese?