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L'internet della natura: come gli alberi comunicano e interagiscono in una foresta sana | Suzanne Simard | TEDxSeattle

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    Nella lingua Salish della Costa (Canada)
    si dice: "Siamo una cosa sola".
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    [nə́c̓aʔmat ct]
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    Hanno vissuto così per migliaia di anni.
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    Ma noi non vi abbiamo prestato attenzione.
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    La maggior parte di noi ha dimenticato
    che siamo connessi fra noi
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    e alla natura,
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    che siamo una cosa sola.
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    Ma la natura non è una cosa separata,
    bensì una parte intima di noi.
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    Ciò che facciamo su questa Terra
    si riflette nei nostri ecosistemi,
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    nella nostra rete di connessioni.
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    Ora i segni sono innegabili:
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    cambiamenti climatici,
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    specie che si estinguono,
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    sofferenze umane.
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    Abbiamo dimenticato.
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    Per la loro fede nell'idea che le persone
    siano connesse spiritualmente
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    a foreste, oceani, fiumi, orsi e salmoni,
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    i Salish della Costa sono stati ignorati.
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    In essenza, si tratta
    di una questione di fede,
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    di fiducia e rispetto per i rapporti
    che formano la complessità della natura.
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    Ma noi abbiamo detto
    che non era scientifico.
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    La scienza occidentale
    esige misure esatte,
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    prove visibili,
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    statistiche.
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    Ma credetemi,
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    i Salish della costa erano
    profondamente scientifici.
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    Altrimenti come avrebbero potuto vivere
    in una tale prosperità per 10.000 anni?
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    Di fatto erano più scientifici di noi.
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    Se avessimo approfondito la questione,
    ciò avrebbe ostacolato il progresso.
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    "Ci sono alberi in quelle foreste
    e i nostri edifici hanno bisogno di legno,
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    le nostre stampanti
    hanno bisogno di carta.
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    Dobbiamo abbattere le foreste
    e ripiantare quegli alberi".
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    Cosa c'entro io con tutto questo?
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    Vengo da una famiglia di taglialegna.
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    E mentre la mia famiglia era in montagna
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    a tagliare alberi, uno qui, uno lì,
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    io giocavo nella foresta sottostante,
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    nei posti visibili e invisibili,
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    negli alberi, nei tronchi e per terra.
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    Credevo che ci vivessero le fate.
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    Che il loro compito fosse vivere
    nella foresta e proteggerla, come me.
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    Ma le fate non poterono
    salvare quella foresta
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    e neanche io; in realtà,
    nessuno poté farlo.
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    Perché il proprietario dell'appezzamento
    doveva abbatterla per sfamare la famiglia.
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    Quel momento mi cambiò per sempre.
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    Mi motivò.
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    Così andai a un istituto
    a studiare silvicoltura.
  • 2:39 - 2:45
    Volevo capire perché le foreste
    mi davano un'impressione così potente.
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    Volevo salvare le foreste.
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    Ironia della sorte, il mio primo lavoro
    dopo l'istituto di silvicoltura
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    fu contrassegnare gli alberi vecchi
    per il disboscamento
  • 2:55 - 2:59
    per poi sostituire gli alberi rimossi
    con abeti e pini a crescita rapida
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    ed eliminare le specie indesiderate -
    gli ontani, le betulle, i pioppi.
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    E se volete saperlo
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    il motivo è che li vedevamo
    come concorrenti
  • 3:10 - 3:12
    che interferivano con i nostri profitti.
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    Diventai molto brava a creare
    queste nuove monocolture.
  • 3:17 - 3:20
    Ma le domande continuavano ad accumularsi.
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    Perché si diffondevano malattie
    attraverso queste piantagioni?
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    Perché tagliare le betulle
    faceva ammalare così gli abeti?
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    Ero anche preoccupata per il tasso
    crescente di disboscamento.
  • 3:35 - 3:38
    Durante gli studi avevo imparato
    che circa un secolo fa
  • 3:38 - 3:42
    in Canada, nella Columbia Britannica,
    avevano sviluppato questo progetto
  • 3:42 - 3:45
    per abbattere tutti
    gli alberi vecchi nella foresta.
  • 3:46 - 3:48
    Lo sapevo, l'avevo imparato
    nei miei studi.
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    Ma ci misi molto tempo a capire
    che l'abbattimento non sarebbe finito.
  • 3:53 - 3:58
    Né sarebbe finita l'idea di poter
    convertire queste vecchie foreste
  • 3:58 - 4:02
    in belle piantagioni
    ordinate e commerciabili.
  • 4:03 - 4:06
    Mi sembrò che le foreste fossero
    più di quello che sembravano.
  • 4:07 - 4:09
    Così tornai all'università
  • 4:10 - 4:13
    e rimasi affascinata dal sottosuolo,
  • 4:13 - 4:17
    volevo capire il perché della potenza
    di queste vecchie foreste.
  • 4:17 - 4:20
    Così guardai uno studio del Regno Unito
  • 4:20 - 4:24
    dove esaminavano piantine
    che crescevano in laboratorio
  • 4:24 - 4:28
    e le colonizzavano
    con un fungo micorrizico.
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    Il fungo collegava le piantine in una rete
  • 4:31 - 4:35
    e il carbonio veniva trasmesso
    da una piantina all'altra.
  • 4:37 - 4:40
    Una micorriza è letteralmente
    un fungo-radice.
  • 4:41 - 4:44
    In questa unione simbiotica
    il fungo cresce attraverso il suolo,
  • 4:44 - 4:48
    acquisisce nutrienti e acqua
    e li porta alla pianta
  • 4:48 - 4:50
    scambiandoli con carbonio fotosintetico.
  • 4:51 - 4:55
    Si tratta di un rapporto
    simbiotico e reciproco.
  • 4:55 - 4:57
    E, cosa più affascinante per me,
  • 4:57 - 5:01
    questi funghi potevano connettere
    le piante sottoterra.
  • 5:02 - 5:05
    Allora ripensai alla mia foresta
    di betulle e mi chiesi
  • 5:05 - 5:09
    se era possibile che i funghi
    che colonizzavano le betulle
  • 5:09 - 5:12
    fossero collegati agli abeti
    e li proteggessero.
  • 5:13 - 5:15
    Feci delle ricerche per scoprirlo.
  • 5:15 - 5:19
    La mia prima domanda si ricollegava
    a quella questione di fede.
  • 5:19 - 5:20
    Anche se non potevamo vederli,
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    era possibile che quei funghi micorrizici
    collegassero gli alberi sottoterra?
  • 5:26 - 5:29
    Risulta che nelle foreste vere
    questo è possibile.
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    Usando microsatelliti per il DNA
    abbiamo scoperto questa rete
  • 5:33 - 5:35
    nella vecchia foresta
    di betulle di Douglas.
  • 5:36 - 5:40
    In questa foto, i cerchi rappresentano
    le betulle di Douglas.
  • 5:40 - 5:44
    Più il cerchio è grande e scuro,
    più grande e vecchio è l'albero.
  • 5:44 - 5:47
    E quei cerchi piccoli e chiari nel mezzo
  • 5:47 - 5:50
    sono le piantine
    che crescono nel sottobosco.
  • 5:50 - 5:53
    Queste linee che collegano i cerchi
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    sono le strade di funghi micorrizici
    che si incrociano.
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    Noterete che i cerchi
    più grandi e più scuri,
  • 5:59 - 6:02
    gli alberi più grandi e più vecchi,
    hanno più connessioni.
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    Li chiamiamo "alberi centro"
  • 6:05 - 6:09
    e successivamente, con più affetto,
    cominciammo a chiamarli "alberi madre".
  • 6:10 - 6:12
    Perché questi alberi madre
  • 6:12 - 6:15
    nutrono le giovani piantine
    nel sottobosco.
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    Questa mappa rappresenta solo due
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    di quelle che crediamo essere
    100 specie di funghi nella foresta.
  • 6:23 - 6:28
    Immaginate se avessimo potuto
    rappresentare tutte le 100 specie.
  • 6:29 - 6:33
    Poi ho voluto sapere
    cosa scorreva lungo questa rete.
  • 6:34 - 6:38
    La risposta è: quello di cui le piante
    hanno bisogno per sopravvivere e crescere.
  • 6:38 - 6:43
    Cose come il carbonio, nutrienti ed acqua.
  • 6:43 - 6:46
    Abbiamo usato isotopi di carbonio,
    abbiamo etichettato le piante
  • 6:46 - 6:48
    ed abbiamo potuto vedere come il carbonio
  • 6:48 - 6:51
    veniva trasmesso avanti
    e indietro su questa rete,
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    come messaggi trasmessi tramite internet.
  • 6:55 - 6:59
    Quando una piantina è sotto sforzo,
    se è piccola o in ombra
  • 6:59 - 7:04
    o manca di nutrienti, o è in senescenza,
    le altre piante inviano più carbonio.
  • 7:04 - 7:09
    Abbiamo capito che segue
    un meccanismo chiamato sorgente-pozzo.
  • 7:09 - 7:13
    Da una pianta sorgente forte,
    come una betulla al sole,
  • 7:13 - 7:16
    ad una pianta pozzo bisognosa,
    come un abete di sottobosco,
  • 7:17 - 7:20
    il tutto senza danneggiare
    la pianta sorgente.
  • 7:21 - 7:23
    Quello che volevamo sapere dopo era:
  • 7:23 - 7:27
    le cose stanno così, ma cosa conta
    davvero nelle foreste?
  • 7:27 - 7:30
    Risulta che se mettete
    una delle piante all'ombra,
  • 7:30 - 7:33
    se l'abete di Douglas è
    all'ombra nel sottobosco,
  • 7:33 - 7:36
    la betulla manda il 10% del suo carbonio
  • 7:36 - 7:38
    ed è una grande quantità di carbonio.
  • 7:39 - 7:42
    Quanto basta all'abete Douglas
    per formare i semi.
  • 7:42 - 7:45
    Non abbiamo capito esattamente
    cosa significano le quantità,
  • 7:45 - 7:50
    ma sappiamo che questo trasferimento
    aumenta la loro sopravvivenza e crescita
  • 7:50 - 7:53
    così come la salute delle piantine
    che crescono nel sottobosco.
  • 7:55 - 7:58
    Ho pubblicato questo studio
    su alcune ottime riviste.
  • 7:59 - 8:03
    Questo articolo in particolare
    ha avuto risonanza.
  • 8:04 - 8:06
    Molti erano entusiasti.
  • 8:07 - 8:10
    Tanto che ci sono moltissime
    nuove ricerche in tutto il mondo
  • 8:10 - 8:12
    ispirate da questo articolo.
  • 8:13 - 8:17
    Ma ci furono anche critici che cercarono
    di screditare il mio lavoro.
  • 8:18 - 8:20
    Di fatto vennero scritti molti articoli,
  • 8:20 - 8:22
    ci furono discorsi,
  • 8:23 - 8:24
    comunicati stampa.
  • 8:24 - 8:26
    Nel mio paese
  • 8:26 - 8:30
    misero una nota di etica
    professionale nel mio dossier.
  • 8:30 - 8:33
    La mia opera venne definita
    "carta straccia".
  • 8:34 - 8:38
    Voi sapete che questo genere
    di intimidazione
  • 8:38 - 8:41
    non è così raro nel caso
    delle grandi innovazioni scientifiche,
  • 8:41 - 8:44
    specialmente quando sfidano lo status quo.
  • 8:46 - 8:49
    Pur sapendolo, non mi fermai.
  • 8:49 - 8:52
    Sapevo che la mia ricerca
    era solida e rigorosa,
  • 8:52 - 8:55
    sapevo che un giorno avrebbe potuto
    cambiare il modo di vedere l'ambiente.
  • 8:56 - 9:00
    Così, molto motivata,
    tornai alla domanda originale,
  • 9:00 - 9:03
    perché non avevo ancora
    una risposta precisa.
  • 9:03 - 9:07
    Mi chiesi se queste reti
  • 9:07 - 9:11
    potessero essere più di una via di scambio
    per carbonio e nutrienti
  • 9:11 - 9:12
    e acqua.
  • 9:12 - 9:15
    Un albero sotto stress e malato
  • 9:15 - 9:18
    può davvero beneficiare
    dalla salute dei suoi vicini?
  • 9:18 - 9:20
    La betulla può aiutare l'abete?
  • 9:20 - 9:24
    Così feci altri esperimenti
    e scoprii che era così.
  • 9:25 - 9:27
    Quando l'abete Douglas è
    sotto stress o malato,
  • 9:27 - 9:30
    manda segnali di avvertimento
    agli alberi vicini
  • 9:30 - 9:35
    i quali reagiscono aumentando
    la produzione degli enzimi di difesa
  • 9:35 - 9:37
    e diventano più resistenti alla malattia.
  • 9:38 - 9:40
    Se quel vicino è la betulla,
  • 9:40 - 9:44
    l'abete beneficia dei batteri
    che producono antibiotici
  • 9:44 - 9:46
    e che sono associati
    a questa rete condivisa.
  • 9:47 - 9:49
    È come un sistema
    di immunizzazione pubblica.
  • 9:50 - 9:53
    Mi chiesi se poteva muoversi
    altro a parte i segnali di difesa.
  • 9:53 - 9:57
    Scoprii che gli alberi
    sono in grado di riconoscere
  • 9:57 - 9:59
    e trasmettere messaggi ai loro "parenti".
  • 10:01 - 10:07
    Un albero madre sa riconoscere
    se le piantine nelle sue vicinanze
  • 10:07 - 10:09
    fanno parte della sua famiglia
    o sono sconosciute.
  • 10:09 - 10:13
    Manda più carbonio alle piantine
    della sua famiglia che alle sconosciute.
  • 10:14 - 10:16
    Se l'albero madre viene ferito,
  • 10:16 - 10:19
    manda ancora più carbonio
    alle piantine della sua famiglia.
  • 10:20 - 10:25
    Come se trasmettesse la sua energia,
    la sua eredità, alla prossima generazione.
  • 10:26 - 10:28
    Quando guardo tutto questo
    nel suo insieme,
  • 10:29 - 10:32
    è come se questi alberi condividessero
    i loro segreti più profondi.
  • 10:33 - 10:35
    Questa è una scoperta fondamentale.
  • 10:36 - 10:38
    È molto emozionante.
  • 10:38 - 10:42
    Allora vennero scritti molti articoli,
  • 10:42 - 10:44
    anche su Popular Science,
  • 10:44 - 10:46
    documentari,
  • 10:46 - 10:51
    si stava spargendo la voce
    ed ero molto emozionata.
  • 10:53 - 10:54
    Ma poi mi venne il cancro.
  • 10:58 - 10:59
    E fu davvero orribile.
  • 11:02 - 11:04
    Ma la cosa bella di tutto questo
  • 11:04 - 11:08
    è che mi riavvicinò ai miei cari.
  • 11:09 - 11:14
    I miei cari, i miei familiari,
    si presero cura di me.
  • 11:14 - 11:16
    Mi stringevano.
  • 11:17 - 11:18
    Mi aiutavano a salire le scale.
  • 11:18 - 11:20
    Cucinavano i miei pasti.
  • 11:21 - 11:23
    Badavano ai miei figli.
  • 11:23 - 11:24
    Mi salvarono.
  • 11:26 - 11:31
    Inoltre in ospedale strinsi
    ulteriori legami,
  • 11:31 - 11:33
    legami forti,
  • 11:33 - 11:36
    con altre donne che combattevano
    il cancro al seno.
  • 11:37 - 11:39
    Ed avevamo molta paura
  • 11:40 - 11:42
    e piangevamo.
  • 11:43 - 11:45
    Ma abbiamo anche riso.
  • 11:46 - 11:48
    Lo facciamo ancora, ogni giorno.
  • 11:49 - 11:52
    Siamo diventate così unite,
    siamo come un arazzo
  • 11:53 - 11:55
    unito da una trama fitta.
  • 11:55 - 12:00
    Quando una di noi inciampa o si piega,
    le altre sono lì per aiutarla a rialzarsi.
  • 12:03 - 12:05
    Ciò che ho imparato da tutto questo
  • 12:05 - 12:09
    è quello che le mie foreste
    hanno sempre cercato di dirmi -
  • 12:09 - 12:12
    che questi legami sono fondamentali
    per il nostro benessere.
  • 12:13 - 12:15
    Non è facile vederli
  • 12:15 - 12:16
    ma esistono.
  • 12:17 - 12:19
    E io ne sono la prova vivente.
  • 12:20 - 12:21
    Sono molto grata per questo.
  • 12:21 - 12:23
    (Applausi)
  • 12:30 - 12:32
    Grazie.
  • 12:32 - 12:36
    Ora che sono di nuovo forte e sana,
    sono tornata alla mia scienza
  • 12:37 - 12:39
    e pongo nuove domande.
  • 12:40 - 12:43
    La prima domanda, quella
    più importante per me, è:
  • 12:43 - 12:48
    Cosa possono insegnarci le nostre scoperte
    su come gestire la minaccia più grande?
  • 12:48 - 12:49
    Il cambiamento climatico.
  • 12:50 - 12:52
    Il cambiamento climatico
    non è uno scherzo.
  • 12:52 - 12:54
    Non possiamo prenderci in giro,
  • 12:54 - 12:58
    non esiste nessuna innovazione tecnica
    che possa salvarci da questo guaio.
  • 13:00 - 13:05
    Le mie scoperte mi hanno mostrato
    che la risposta, la soluzione,
  • 13:05 - 13:08
    è nel nostro rapporto con la natura.
  • 13:09 - 13:13
    Nel corso di questa ricerca,
    ho visitato il popolo aborigeno.
  • 13:13 - 13:15
    Conduco la mia ricerca
    con persone aborigene
  • 13:15 - 13:19
    le quali, come sapete,
    dipendono dal salmone
  • 13:19 - 13:22
    e hanno una lunga storia
    di gestione del salmone
  • 13:22 - 13:27
    che a sua volta contribuisce
    in modo decisivo alla loro sopravvivenza.
  • 13:27 - 13:30
    In autunno, quando i salmoni
    depongono le uova nei fiumi,
  • 13:31 - 13:33
    gli orsi scendono verso i fiumi,
  • 13:33 - 13:36
    anche i lupi, e mangiano i salmoni
    nei fiumi di riproduzione
  • 13:36 - 13:40
    e portano il salmone nella foresta.
  • 13:40 - 13:42
    E sotto ai grandi e vecchi alberi madre,
  • 13:42 - 13:45
    sotto alle corone protettive
    degli alberi madre,
  • 13:45 - 13:46
    si nutrono del salmone.
  • 13:46 - 13:51
    In autunno, gli avanzi si decompongono
    e penetrano nel terreno.
  • 13:51 - 13:53
    Pensiamo
  • 13:53 - 13:56
    che le grandi reti micorrize
    di quegli alberi madre
  • 13:56 - 13:57
    assorbano quel nitrogeno.
  • 13:57 - 14:01
    Gli scienziati hanno trovato tracce
    del nitrogeno del salmone
  • 14:01 - 14:04
    nei cerchi degli alberi,
    dove sono rimaste conservate per secoli.
  • 14:05 - 14:09
    Quello che faremo questa estate
    sarà tornare in queste foreste
  • 14:09 - 14:13
    e capire se - come pensiamo -
  • 14:13 - 14:15
    il nitrogeno si sposta
    dagli alberi madre a quelli vicini,
  • 14:15 - 14:19
    da albero ad albero ad albero,
    fino al cuore della foresta.
  • 14:19 - 14:22
    Crediamo che ciò sia legato
    alla salute della foresta,
  • 14:22 - 14:25
    che naturalmente è legata
    alla salute dei fiumi,
  • 14:25 - 14:30
    la quale a sua volta è legata al salmone
    e alla salute delle popolazioni di salmone
  • 14:30 - 14:35
    il che naturalmente si riversa sull'oceano
    per poi tornare da noi, le persone.
  • 14:36 - 14:38
    Questo cerchio della vita,
  • 14:39 - 14:43
    ciò che i nostri antenati aborigeni
    chiamavano "reciprocità",
  • 14:43 - 14:45
    è lo scambio di rispetto reciproco.
  • 14:47 - 14:51
    Questo è un ottimo esempio
    di quello che gli scienziati chiamano
  • 14:51 - 14:53
    "sistemi adattivi complessi".
  • 14:54 - 14:58
    I rapporti sono alla base delle foreste.
  • 14:59 - 15:03
    In una foresta sana,
    tutto è connesso e comunica.
  • 15:03 - 15:06
    Ecco, questi punti
    rappresentano le specie.
  • 15:07 - 15:09
    Sono costantemente in rapporto
    le une con le altre.
  • 15:09 - 15:14
    Ed è dalle loro interazioni che emergono
    quelli che gli scienziati chiamano
  • 15:14 - 15:16
    "comportamenti adattivi complessi"
  • 15:16 - 15:19
    o proprietà di sistema
    di livello superiore.
  • 15:19 - 15:21
    Cose come la resilienza e la salute,
  • 15:21 - 15:24
    il circolo dell'aria e dell'acqua pulita.
  • 15:25 - 15:29
    Ma nella società moderna, sentiamo
    un distacco da tutto questo,
  • 15:30 - 15:34
    ci sentiamo, in un certo senso, superiori
  • 15:34 - 15:38
    o quanto meno lo diamo per scontato.
  • 15:39 - 15:41
    Ma quando rimuoviamo elementi chiave,
  • 15:41 - 15:43
    come gli orsi grigi (grizzly),
  • 15:43 - 15:45
    e danneggiamo le popolazioni di salmone,
  • 15:45 - 15:48
    questi sistemi degenerano rapidamente
  • 15:48 - 15:51
    in quelli che chiamiamo
    "stati stabili maligni".
  • 15:51 - 15:54
    Non ci conviene arrivare a questo punto.
  • 15:54 - 15:57
    Gli stati stabili maligni
    sono imprevedibili,
  • 15:57 - 15:58
    sono contraddittori.
  • 15:58 - 16:02
    Quando cercate di risolvere un problema,
    ne sorge un altro altrove.
  • 16:03 - 16:05
    Visto come stanno andando le cose adesso,
  • 16:06 - 16:08
    con le foreste che muoiono
    per il cambiamento climatico,
  • 16:08 - 16:11
    aumentando ulteriormente
    il cambiamento climatico,
  • 16:11 - 16:13
    ciò sta succedendo molto in fretta.
  • 16:16 - 16:18
    Ma ecco la cosa bella:
  • 16:18 - 16:22
    è proprio perché questi sono
    sistemi adattivi complessi
  • 16:22 - 16:24
    pronti al cambiamento
  • 16:24 - 16:28
    che possiamo trasformare la traiettoria
    da negativa a positiva.
  • 16:29 - 16:30
    Ecco come possiamo farlo.
  • 16:31 - 16:38
    Per prima cosa, dobbiamo re-immaginarci
    come parte di questa rete.
  • 16:38 - 16:42
    Immaginate di ascoltare
    tutte le altre creature
  • 16:42 - 16:48
    Possiamo accedere alla rete sotterranea
    e partecipare alla conversazione.
  • 16:50 - 16:54
    Se lo avessimo fatto, non avremmo mai
    tagliato le betulle di quelle foreste
  • 16:54 - 16:55
    di abeti di Douglas,
  • 16:55 - 16:58
    perché avremmo capito che ciò indeboliva
    la resilienza della foresta.
  • 16:59 - 17:00
    Invece continuiamo a farlo.
  • 17:02 - 17:04
    Eppure sono ancora molto speranzosa
  • 17:04 - 17:07
    perché so che quando attingeremo
    a questo sistema adattivo complesso,
  • 17:07 - 17:09
    al nostro ruolo al suo interno,
  • 17:09 - 17:13
    potremo cambiare il nostro pensiero,
    il nostro comportamento.
  • 17:13 - 17:16
    Potremo diventare parte
    di questo grande sistema.
  • 17:17 - 17:21
    Ricordate quando la betulla
    mandava nutrienti all'abete
  • 17:22 - 17:24
    e l'abete a sua volta
    ne mandava alla betulla?
  • 17:25 - 17:29
    Questo dimostra che non esiste
    il pregiudizio negli ecosistemi,
  • 17:29 - 17:31
    c'è solo reciprocità,
  • 17:31 - 17:33
    solo rispetto reciproco.
  • 17:34 - 17:36
    Come nel mio gruppo di sostegno
    per malati di cancro.
  • 17:37 - 17:39
    Questo è ciò che pratichiamo.
  • 17:41 - 17:43
    Infine, in terzo luogo,
  • 17:43 - 17:45
    so che quando capiremo
  • 17:46 - 17:51
    che siamo profondamente
    legati alla natura,
  • 17:51 - 17:52
    una vera parte della natura,
  • 17:53 - 17:54
    non un'entità separata,
  • 17:55 - 17:59
    potremo far parte
    del grande rafforzamento,
  • 17:59 - 18:01
    di quella traiettoria positiva.
  • 18:01 - 18:06
    Dobbiamo smettere di trattare la natura
    come il nostro centro commerciale
  • 18:07 - 18:10
    e quando lo faremo, riusciremo
    a cambiare la parabola del futuro.
  • 18:13 - 18:17
    Una volta credevo che le fate
    unissero e proteggessero la foresta
  • 18:17 - 18:21
    e ora, grazie alla mia ricerca,
    so che non ero molto lontana dalla verità.
  • 18:21 - 18:23
    (Risate)
  • 18:26 - 18:32
    Usando la scienza, ho dimostrato
    l'esistenza di quei legami invisibili
  • 18:32 - 18:36
    dei quali i Salish della Costa
    ci hanno sempre parlato.
  • 18:37 - 18:40
    Loro e la scienza hanno dimostrato
    che tutto è collegato,
  • 18:40 - 18:41
    che tutto comunica,
  • 18:41 - 18:44
    il tutto con rispetto e reciprocità.
  • 18:44 - 18:48
    Da ciò deriva l'equilibrio delle nostre
    comunità e dei nostri ecosistemi.
  • 18:48 - 18:51
    E si basa su principi come la famiglia,
  • 18:51 - 18:53
    il rispetto per gli anziani,
  • 18:53 - 18:56
    e ciò dà origine alla complessità
    e all'adattabilità.
  • 18:56 - 19:00
    E da questo deriviamo
    naturalmente la resilienza.
  • 19:00 - 19:04
    La resilienza per gestire fenomeni
    come il cambiamento climatico.
  • 19:06 - 19:09
    Voglio lasciarvi con un ultimo
    messaggio di speranza.
  • 19:12 - 19:18
    So, in base alla mia esperienza
    e alle mie ricerche,
  • 19:18 - 19:20
    che anche voi potete riconoscere
  • 19:21 - 19:22
    che siamo una cosa sola.
  • 19:23 - 19:25
    Molte grazie.
  • 19:25 - 19:27
    (Applausi)
Title:
L'internet della natura: come gli alberi comunicano e interagiscono in una foresta sana | Suzanne Simard | TEDxSeattle
Description:

Questo intervento affascinante presenta la ricerca scientifica che dimostra l’interconnessione della vita nell'ecosistema della foresta. Ci trasporta nel sottosuolo della foresta, dove scopriamo come gli alberi comunicano e si scambiano risorse.
Supera la semplice visione di una foresta come risorsa da sfruttare, presentandoci la foresta come una complessa rete della vita. Questa analisi dei rapporti che costituiscono la complessità della natura presenta argomenti convincenti a favore dell'idea che "Siamo tutti una cosa sola".

Suzanne Simard studia la sorprendente e delicata complessità nella natura. Il fulcro della sua ricerca consiste nelle reti fungine sotterranee che collegano gli alberi e facilitano la comunicazione e le interazioni sotterranee fra gli alberi.
Le analisi della sua squadra rivelano che le reti fungine spostano acqua, carbonio e sostanze nutritive come il nitrogeno fra gli alberi e fra specie diverse. La ricerca ha dimostrato che queste reti complesse e simbiotiche nelle nostre foreste -- al centro delle quali si trovano quelli che lei chiama "alberi madre" -- imitano le nostre reti neurali e sociali. Questo studio pioneristico sulla comunicazione simbiotica delle piante implica conseguenze su vasta scala sia per il settore della silvicoltura che per quello agricolo, particolarmente per quanto riguarda la gestione sostenibile delle foreste e la resistenza delle piante ai patogeni.
Il lavoro di Suzanne Simard concerne principalmente le foreste, ma si estende anche a praterie, terreni paludosi, tundre ed ecosistemi alpini.

Questo intervento è stato presentato a un evento TEDx che utilizza il format della conferenza TED, ma è stato organizzato in maniera indipendente da una comunità locale. Per maggiori informazioni, visita il sito http://ted.com/tedx

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Video Language:
English
Team:
closed TED
Project:
TEDxTalks
Duration:
19:33

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