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Diventare genitore, e diventare papà,
è un'esperienza meravigliosa.
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Quando hai un figlio,
immediatamente pensi al suo futuro,
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a quello che potrai fare
per farlo crescere.
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Pensi anche ai dettagli,
allo sport che farà,
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alla scuola che farà,
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al lavoro che riuscirà a fare
quando diventerà grande
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e magari farà anche dei nipotini
e ti farà diventare nonno.
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Quando ti dicono
-tuo figlio ha solo due anni-
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e ti dicono che tuo figlio è autistico,
il futuro non lo immagini più così.
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Il futuro diventa nebuloso.
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Lo sport non lo immagini, non lo vedi.
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La scuola sai che sarà un problema.
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Il lavoro sai che non ci sarà,
come non ci saranno i nipotini.
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Negli Stati Uniti,
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nasce un bambino autistico
ogni 52 bambini,
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in Europa ci sono circa
sei milioni di persone con autismo,
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un piccolo Stato.
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In Italia?
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In Italia ci sono
600.000 persone con autismo.
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Provo a ripeterlo 600 mila:
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vuol dire un bambino, una persona
ogni 100 persone, ogni 100 italiani.
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E malgrado dei numeri così importanti
per i ragazzi con autismo,
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per le persone con autismo
si fa pochissimo.
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Pensate alle iniziative
più brillanti in Italia,
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e quando dico brillanti
intendo veramente luminose
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e non solo in Italia in tutto il mondo.
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Forse qualcuno riconosce
la Casa Bianca, in questa immagine.
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Il 2 aprile è la Giornata
Mondiale sull'Autismo,
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i palazzi delle istituzioni
si illuminano di blu.
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Qualcuno ha deciso che il blu
è il colore dell'autismo,
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i palazzi delle istituzioni
si illuminano di blu.
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Bellissimo.
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Utilissimo per sensibilizzare,
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assolutamente niente per far fronte
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a tutte le esigenze delle persone
e dei ragazzi con autismo.
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Il 3 aprile, passato il blu
di questi bellissimi palazzi,
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nelle scuole ancora non ci sono
gli insegnanti di sostegno,
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non ci sono il 5 di aprile,
non ci sono 6 di aprile
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non ci sono 7 di maggio
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e neanche a giugno,
quando la scuola è finita.
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E quei pochi insegnanti
di sostegno che ci sono,
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spessissimo non sono preparati.
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C'è bisogno di diagnosi precoce.
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Mio figlio è stato diagnosticato,
fortunatamente, a due anni.
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La diagnosi precoce è fondamentale:
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ma poi, ora che iniziano le terapie
fra quattro-cinque anni, fra sei anni.
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La diagnosi precoce diventa inutile
e in qualche modo è meglio che ci sia.
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Però deve essere precoce davvero.
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Le terapie sono a carico
completamente delle famiglie.
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Il Sistema Sanitario Nazionale
sull'Autismo passa poco e niente,
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e quel poco ce lo prendiamo tutti.
-
Ce lo prendiamo tutto.
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Io per esempio, con la mia famiglia,
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per mio figlio abbiamo fatto
la psicomotricità,
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la logopedia e poi l'ippoterapia
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e tutto quello che si può fare,
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tutto quello che le famiglie,
cercano di fare per i loro figli.
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Noi oltre a queste terapie classiche,
abbiamo incominciato a fare la pizza.
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Qualcuno ride.
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La pizza: mozzarella, pomodoro, basilico.
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Il cibo più mangiato dagli italiani,
e anche patrimonio mondiale dell'umanità.
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Perché abbiamo iniziato a fare la pizza?
-
Perché quando hai un bambino autistico,
-
come è successo a me,
come è successo alla mia famiglia,
-
tendi a chiuderti.
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Un po' ti chiudi
per proteggere tuo figlio,
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perché è difficile.
-
Quando il tuo bimbo incomincia
a sfarfallare in mezzo agli altri
-
rimanere sereno, perché è difficile.
-
Quando tuo figlio incomincia
a saltare senza un motivo,
-
e vedi gli altri che lo guardano,
-
rimanere sereno perché è difficile.
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Quando tuo figlio
parla al vento, con nessuno,
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usa delle parole a vanvera
-
e tu vedi gli altri che ti guardano,
-
tuo figlio urla
-
e le persone ti giudicano
come un pessimo genitore
-
perché tuo figlio è maleducato,
-
perché i ragazzi autistici
sono dei bei ragazzoni,
-
non si capisce vedendoli
che sono autistici.
-
Noi perché abbiamo iniziato
a fare la pizza?
-
Perché con questa scusa
abbiamo incominciato a invitare
-
tantissime persone a casa nostra,
-
con la scusa della pizza
gli amici venivano a trovarci
-
e io e mia moglie potevamo
finalmente stare con i nostri amici,
-
con degli adulti;
ma venivano anche gli altri bimbi,
-
venivano i compagni di classe
di mio figlio Leo,
-
venivano i figli dei nostri amici
-
e Leo poteva stare in un ambiente
che conosceva, casa sua,
-
e fare tutto quello che voleva.
-
Poteva saltare, poteva giocare,
poteva tirar fuori la sua spada laser, sch
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Leo usa la spada laser
come oggetto per fare amicizia
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con gli altri bambini,
se ne porta sempre in giro due.
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Una la dà alla persona sconosciuta,
e una se la tiene lui.
-
In questo modo giocano
e lui fa amicizia con le altre persone,
-
si porta l'amicizia da casa.
-
E oggi l'ha data a me.
-
Questa mattina me l'ha data,
-
io gli ho detto che andavo a parlare
con delle persone sconosciute,
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e ha detto: Papà, porta la spada laser.
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Quindi sono contento che Leo
mi abbia aiutato anche in questo incontro.
-
Diventa difficile, dicevamo;
-
ma Leo ha incominciato, un giorno,
a fare la pizza con la sua mamma,
-
a impastare la pizza.
-
Sembrava una cosa strana,
-
e parlandone anche
con delle persone esperte di autismo,
-
ci hanno detto che
effettivamente è strano,
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perché molti ragazzi non amano toccare
gli impasti, la farina, l'acqua,
-
tanto è vero che a un certo punto
noi ci siamo detti, con mia moglie:
-
ma se Leo, che è piccolino,
-
riesce per gioco a impastare
la pasta, la pizza,
-
forse anche i ragazzi
più grandi lo possono fare.
-
Ragazzi autistici più grandi:
e così abbiamo invitato a casa nostra
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Alessandro, Lorenzo, Gabriele, Lollo,
Matteo,il gigante buono,
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una serie di ragazzi in età da lavoro,
grandi, fra i 18 e i 24 anni,
-
e abbiamo parlato con i loro genitori.
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Quello che per noi era un giocol
l'abbiamo detto a questi genitoril
-
potrebbe diventare invece
un'opportunità di futuro.
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Quel futuro che non vediamo.
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Noi a volte diciamo
che si dice "spettro autistico"
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perché diventa un fantasma,
il futuro per noi è un fantasma.
-
Invece, con la pizza, abbiamo pensato
-
di potergli dare forma,
non solo quella tonda.
-
E allora abbiamo incominciato
-
a organizzare un corso
per fare i pizzaioli,
-
Anche qui ci dicevano:
ma i ragazzi non ce la faranno mai.
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Troppe variabili, per fare la pizza.
-
Ci sono troppe variabili.
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Effettivamente, è andata
come ci avevano detto.
-
Abbiamo iniziato con un gruppo
di dieci ragazzi,
-
i primi che hanno messo
le mani dell'impasto
-
hanno risposto nella maniera
che i libri ci dicevano corretta.
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Hanno messo le mani nell'impasto
e... brrr, che schifo.
-
Molti di loro, ma non tutti.
-
Molti di loro ma non tutti.
-
Per esempio, Alessandro
ha incominciato a fare delle pizze
-
in maniera meravigliosa.
-
Il suo insegnante, il suo maestro -
noi lo chiamiamo maestro -
-
gli ha insegnato
-
che le pizze vanno schiaffeggiate
dall'interno verso l'esterno,
-
perché in questo modo
l'ossigeno va nel cornicione.
-
E il cornicione rimane
più morbido, più buono.
-
E Alessandro lo fa
in maniera meravigliosa.
-
Lo stesso maestro, due settimane dopo,
ha spiegato - accidenti per noi,
-
dico - ha spiegato ad Alessandro
che l'impasto della pizza è una cosa viva.
-
Perché si fa con il lievito madre,
-
perché cresce, perché va fatto
riposare per 72 ore.
-
Bene, Alessandro ha smesso
di fare le pizze.
-
Adesso alcuni di voi hanno sorriso
perché hanno capito al volo;
-
noi ci abbiamo messo
due settimane, a capire.
-
Le cose vive non si schiaffeggiano!
-
Alessandro, autistico,
interpretazione letterale.
-
Le cose vive non si schiaffeggiano:
Alessandro ha smesso di fare le pizze.
-
Gli abbiamo dovuto dire
che deve coccolarle,
-
e lui ha iniziato a coccolare la pizza.
-
Noi siamo gli unici al mondo
che fanno la pizza coccolata.
-
Altro che etica:
rispetto anche per l'impasto!
-
Alessandro ha imparato a fare le pizze,
e con lui ha imparato a farle Matteo.
-
Matteo è il gigante buono,
è un ragazzo autistico di due metri.
-
È enorme, e ha una vocina bianca:
-
quando parla è uno spasso,
è una meraviglia a vedersi.
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Alessandro e Matteo
hanno imparato a fare le pizze,
-
e li abbiamo iscritti
al Campionato Mondiale della Pizza:
-
700 pizzaioli provenienti
da tutto il mondo:
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dal Giappone, dalla Groenlandia,
dall'America, dall'Africa.
-
700 pizzaioli.
-
Potevamo iscriverli
a una sezione speciale,
-
come si fa spesso con le persone disabili.
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Certo, avremmo vinto di sicuro:
erano gli unici due pizzaioli disabili!
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Uno primo e l'altro secondo.
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Abbiamo deciso di iscriverli
con tutti gli altri 700.
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Per noi era un gioco, non era una gara.
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Bene: in questo gioco,
-
i due pizzaioli autistici
sono arrivati entrambi nei primi 100.
-
La pizza coccolata
ha "spaccato", si direbbe.
-
Ma qual è la cosa importante?
-
Non è arrivare nei primi 100:
è aver dimostrato che si può fare.
-
Aver dimostrato che i ragazzi
possono imparare un mestiere,
-
anche uno di quelli che sui libri
ci viene raccontato che non possono fare
-
perché hanno un pessimo rapporto
con la farina, l'acqua,
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e queste cose che hanno
un'esperienza tattile strana.
-
Ma per fare un ristorante
servono anche i camerieri:
-
i pizzaioli non sono sufficienti.
-
Cosa abbiamo fatto?
-
I ragazzi che non riuscivano
a lavorare l'impasto,
-
li abbiamo messi a fare i camerieri.
-
Abbiamo fatto per loro
un corso di "mise en place".
-
Io non sapevo neanche cosa fosse,
la "mise en place",
-
non mi sono mai occupato di ristorazione
prima di "Pizza Aut",
-
che è il nome di questo ristorante.
-
Comunque gli abbiamo insegnato
a servire in maniera professionale,
-
a sparecchiare e apparecchiare
in maniera professionale.
-
Mentre lo facevamo,
ci siamo accorti di mille difficoltà.
-
Parliamo di ragazzi autistici:
-
molti di loro fanno fatica, enorme fatica
a relazionarsi con gli altri.
-
Molti di loro fanno fatica
a parlare, con gli altri.
-
Allora abbiamo chiesto
a una multinazionale,
-
di cui non faccio il nome
per non fare pubblicità,
-
se poteva costruire per noi una app,
-
una app visiva fatta tutta
in comunicazione aumentativa,
-
tutta per immagini.
-
In questo modo, attraverso le immagini
-
i ragazzi prendono le comande
in maniera incredibilmente corretta.
-
Vanno dalla persona seduta al tavolo,
-
e con le loro immagini
riconoscono le pizze
-
e riconoscono gli ingredienti.
-
E fanno i camerieri: ma lo fanno
come tutti gli altri camerieri.
-
Certo, la tecnologia li aiuta.
-
Lo stesso è successo con le pizze,
vi ho raccontato che i ragazzi
-
sono diventati straordinari
a fare le pizze:
-
ma quando prendono le pizze con la pala,
e le mettono in forno,
-
le dimenticano nel forno,
le bruciano tutte.
-
Perché l'autismo è una brutta bestia:
-
si girano, fanno le altre,
quella la dimenticano.
-
Ci siamo inventati - esiste già,
l'abbiamo solo fatto modificare -
-
un forno a tunnel.
-
C'è una ruota che gira sempre:
i ragazzi appoggiano
-
la loro pizza su questa ruota,
-
la ruota porta l'impasto dentro il forno;
-
il forno la cuoce;
-
la stessa ruota lo porta fuori,
-
e l'altro Cameriere autistico
lo prende e lo porta in sala.
-
Aprire la mente, aprire il cuore,
aprire i pensieri
-
ci fa trovare delle soluzioni creative
che costruiscono inclusione.
-
Pensate: il nove luglio,
-
proprio per lavorare pienamente
sull'inclusione a 360 gradi,
-
siamo andati al Senato della Repubblica
-
a fare le pizze.
-
È stata un'esperienza incredibile:
qui vedete la conferenza stampa,
-
a un certo punto Francesco si è alzato
-
e ne ha dette di tutti i colori
ai giornalisti.
-
Un'esperienza piacevolissima.
-
(Risate)
-
Ma che cosa è successo?
-
Che i Senatori della Repubblica
-
hanno capito profondamente
che cos'è l'autismo.
-
Che cos'è questo spettro,
-
che ha dimensioni e persone
completamente diverse una dall'altra.
-
Hanno capito che si possono fare
un sacco di cose.
-
E con loro stiamo lavorando a una legge
-
che faciliti l'accesso
nel mondo del lavoro
-
dei ragazzi autistici.
-
Una legge che speriamo
non sia solo italiana,
-
che diventi una legge
che si possa esportare in altri luoghi,
-
in cui le aziende possano pensare
di assumere delle persone con autismo
-
non per responsabilità sociale,
non perché sono buone,
-
ma perché i ragazzi sono,
a tutti gli effetti,
-
capaci di essere produttivi.
-
Quando i ragazzi lavorano, diventano
straordinariamente capaci, efficaci,
-
sale l'autostima e fanno
delle cose incredibili.
-
Pensate che noi abbiamo fatto
100 serate in giro per l'Italia
-
in 100 ristoranti diversi.
-
Dal Veneto alla Calabria,
la Sicilia, le Marche:
-
ci manca solo la Sardegna,
poi abbiamo girato tutta Italia.
-
100 serate, abbiamo sfornato 30.000 pizze
e servite 30.000 pizze.
-
E qualcuno ci diceva
che sarebbe stato impossibile.
-
In realtà si possono fare davvero
un sacco di cose aprendosi,
-
ascoltando quello che i ragazzi
sono in grado di fare
-
e costruendo le situazioni
per poterglielo far fare.
-
Dopo la visita al Senato,
e il lavoro per costruire il lavoro,
-
abbiamo pensato che i nostri ragazzi
-
potessero finalmente assumere
un ruolo diverso nella società:
-
non più degenti, pazienti,
disabili, handicappati,
-
ma lavoratori.
-
Guardate: in questo momento
voi tutti, in sala,
-
pagate la pensione di invalidità
ai miei ragazzi.
-
Dal momento che noi assumeremo i ragazzi,
loro pagheranno la vostra, di pensione.
-
È questa la vera rivoluzione,
è questa l'inclusione vera.
-
(Applausi)