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Rigenerare il patrimonio costruendo paesaggi | Gianluca d'Incà Levis | TEDxMestre

  • 0:24 - 0:28
    Da dieci anni circa, abbiamo avviato
    questa pratica nelle Dolomiti
  • 0:28 - 0:31
    che, sapete, dal 2009
    sono "Patrimonio dell'umanità",
  • 0:31 - 0:33
    bene UNESCO.
  • 0:33 - 0:37
    Quindi nel 2009, l'uomo ha stabilito
    il valore e lo status di questo bene
  • 0:38 - 0:42
    per l'eccezionale valore universale,
  • 0:43 - 0:45
    per la qualità estetica e paesaggistica.
  • 0:47 - 0:48
    Bene: su questo lavoriamo noi,
  • 0:48 - 0:52
    sulla definizione del concetto
    di patrimonio e di paesaggio.
  • 0:52 - 0:54
    Le Dolomiti sono "patrimonio",
  • 0:54 - 0:58
    abbiamo definito
    con questa parola il loro valore;
  • 0:59 - 1:01
    però noi viviamo nelle Dolomiti.
  • 1:01 - 1:03
    Alle mie spalle vedete andare le immagini
  • 1:03 - 1:06
    dei siti di cui ci occupiamo
    da dieci anni a questa parte.
  • 1:06 - 1:10
    Sono siti molto importanti,
    nella storia e nella costruzione
  • 1:10 - 1:13
    dell'identità dei territori
    e dei paesaggi.
  • 1:13 - 1:16
    I paesaggi, diciamo,
    non preesistono all'uomo;
  • 1:16 - 1:19
    l'uomo deve farli,
    deve contribuire a co-generarli.
  • 1:20 - 1:22
    Questi stabilimenti che vedete
  • 1:22 - 1:25
    sono ex fabbriche,
    stabilimenti produttivi,
  • 1:25 - 1:28
    o ex scuole, ex colonie alpine.
  • 1:28 - 1:32
    Tutti diciamo siti, ecco, introdotti
  • 1:32 - 1:36
    da questa particella dismissiva "ex",
    perché non sono più,
  • 1:36 - 1:40
    sono stati vettori,
    trattori del territorio.
  • 1:40 - 1:41
    Al loro interno si è lavorato,
  • 1:41 - 1:46
    si è costruito reddito,
    economia, socialità, cultura;
  • 1:46 - 1:48
    e poi si sono fermati.
  • 1:48 - 1:51
    Ora voi li vedete in una terza fase:
  • 1:51 - 1:52
    la prima fase è stata
  • 1:52 - 1:55
    quella della loro edificazione
    da parte dell'uomo
  • 1:55 - 1:59
    che li ha costruiti in seno al paesaggio
    e al flusso della storia.
  • 1:59 - 2:01
    La seconda fase è quella dismissiva:
  • 2:01 - 2:04
    fine della loro vita
    produttiva e propulsiva,
  • 2:04 - 2:07
    all'interno del paesaggio,
    per il territorio.
  • 2:07 - 2:11
    La terza fase è questa,
    perché vi dicevo, da dieci anni
  • 2:11 - 2:17
    affrontiamo questi nodi irrisolti,
    critici e problematici del paesaggio,
  • 2:17 - 2:19
    ovvero questi grandi siti
  • 2:19 - 2:22
    che hanno posseduto
    un valore molto rilevante
  • 2:22 - 2:24
    e poi l'hanno perso.
  • 2:24 - 2:26
    Hanno perso la propria
    primigenia identità.
  • 2:27 - 2:30
    La terza fase è quella del risveglio.
  • 2:30 - 2:35
    Bisogna capire se siamo in grado
    di ripensarne un uso funzionale,
  • 2:35 - 2:38
    se possono tornare
    ad essere utili al territorio,
  • 2:38 - 2:41
    oppure se non esistono più
    perché sono vestigia.
  • 2:42 - 2:46
    Sappiamo tutto di loro nel passato,
    sappiamo poco di loro nel presente,
  • 2:46 - 2:50
    perché tendenzialmente
    non si è più riusciti ad agirli,
  • 2:50 - 2:52
    e quindi non possiamo
    immaginare il loro futuro.
  • 2:52 - 2:54
    Cosa sono, quindi?
  • 2:54 - 3:00
    Dei cimiteri che noi contempliamo
    guardando al passato, retroversi?
  • 3:00 - 3:05
    Oppure sono effettivamente patrimonio,
    cioè bene, cioè potenziale rigenerabile?
  • 3:06 - 3:09
    Bene, questa è stata la nostra scommessa:
  • 3:09 - 3:12
    a due anni dal raggiungimento
    di quello status,
  • 3:12 - 3:16
    abbiamo iniziato a indagare
    questi siti, che sono molti.
  • 3:16 - 3:18
    Le Dolomiti sono sicuramente patrimonio:
  • 3:18 - 3:23
    ma sono anche un patrimonio
    di stereotipi, per certi aspetti,
  • 3:23 - 3:26
    di cliché, di idee piuttosto banali,
  • 3:26 - 3:29
    attraverso le quali si vede una montagna
  • 3:29 - 3:30
    che o non c'è più -
  • 3:30 - 3:33
    era quella del nonno
    con le braghe alla zuava -
  • 3:34 - 3:39
    oppure è sempre una montagna
    che fatica molto a guardare avanti,
  • 3:39 - 3:42
    a traguardare nuovi orizzonti,
    perché è già data.
  • 3:42 - 3:46
    Ma stiamo dicendo che i paesaggi
    vanno generati dall'uomo o rigenerati:
  • 3:46 - 3:50
    non sono dati per sempre,
    alle volte sono dati solo per un periodo.
  • 3:50 - 3:52
    Bene, nelle prime fabbriche,
  • 3:52 - 3:55
    nelle prime immagini che avete visto,
    che abbiamo affrontato nei primi due anni,
  • 3:55 - 3:57
    è accaduto questo:
  • 3:57 - 4:01
    giacevano, dopo aver funzionato
    per il territorio,
  • 4:02 - 4:04
    e poi qualcuno ha provato a muoverle:
  • 4:04 - 4:08
    sono arrivati degli enti
    tendenzialmente pubblici, o anche privati,
  • 4:08 - 4:09
    e cosa hanno fatto?
  • 4:09 - 4:10
    Un restauro.
  • 4:10 - 4:12
    E cosa è successo dopo il restauro?
  • 4:12 - 4:15
    Che sono rimasti fermi
    come prima del restauro.
  • 4:15 - 4:17
    Cosa vuol dire questo?
  • 4:17 - 4:22
    Che sono arrivate le risorse economiche,
    ma non sono arrivate le risorse vere!
  • 4:22 - 4:24
    In questo modo il patrimonio
    è stato tradito
  • 4:24 - 4:27
    perché era deficitario
    il corredo di risorse
  • 4:27 - 4:30
    che si tentava di applicare
    per risvegliare il bene.
  • 4:30 - 4:32
    E cosa mancava? Un'idea.
  • 4:32 - 4:37
    Perché se ti limiti a restaurare un bene,
    ma non hai l'idea di cosa ne vorrai fare,
  • 4:38 - 4:42
    lo tradirai, e farai un male,
    che tra l'altro è costato molto.
  • 4:42 - 4:46
    Bene, con un progetto culturale
    ma con una logica funzionale,
  • 4:46 - 4:48
    perché il test è
    anche quello di verificare
  • 4:48 - 4:55
    se la cultura sia un apparato didascalico,
    o diciamo, esornativo.
  • 4:55 - 4:58
    Oppure se possa essere
    un attivatore reale, concreto
  • 4:58 - 5:00
    e un driver,
  • 5:00 - 5:02
    una parte della coprogettazione
    dei paesaggi e dei territori,
  • 5:02 - 5:04
    abbiamo affrontato questi siti.
  • 5:04 - 5:08
    Avete capito, erano finiti
    ma non sfiniti a nostro giudizio.
  • 5:10 - 5:14
    Sicuramente c'era una
    grande potenzialità, in questi siti.
  • 5:14 - 5:16
    Cos'è questa potenzialità?
  • 5:16 - 5:18
    Considerate che, come state vedendo,
  • 5:18 - 5:21
    sono straordinari
    per valori estetici propri,
  • 5:23 - 5:25
    per il loro contesto;
  • 5:26 - 5:28
    poi sicuramente sono fermi,
  • 5:28 - 5:32
    e forse la cosa che importa di più
    è che devi selezionare quelli giusti:
  • 5:32 - 5:37
    non tutti i siti sono suscettibili
    di essere rigenerati e di tornare utili,
  • 5:37 - 5:42
    devono avere una consistenza logistica,
    per usare questa parola pratica,
  • 5:42 - 5:46
    e quindi ci deve essere un'idea funzionale
  • 5:46 - 5:49
    nell'approccio e nel tentativo
    di rigenerarli.
  • 5:49 - 5:52
    Cioè, alcuni siti
    è meglio non affrontarli,
  • 5:52 - 5:55
    diciamo che bisogna
    soppesarli correttamente;
  • 5:55 - 6:00
    altri, se valgono davvero molto in potenza
    e niente nella realtà,
  • 6:00 - 6:02
    è opportuno e necessario affrontarli.
  • 6:02 - 6:07
    È una questione di responsabilità,
    e poi anche di sostenibilità, vedremo.
  • 6:07 - 6:10
    Bene, i siti di cui ci occupiamo
    sono solo alcuni non tutti:
  • 6:10 - 6:16
    non è l'archeologia industriale,
    è una selezione ristretta ma ampia.
  • 6:16 - 6:21
    Abbiamo lavorato su una ventina
    di siti dal 2011 ad oggi:
  • 6:21 - 6:24
    siti, appunto, che valgono
    sicuramente moltissimo,
  • 6:24 - 6:25
    ma nulla nella realtà.
  • 6:25 - 6:28
    Quindi c'è una ampia misura da colmare.
  • 6:28 - 6:32
    Perché se di un sito diciamo tutti
    che vale molto, vale 100 -
  • 6:32 - 6:34
    qui siamo nell'ex villaggio Eni
    di Borca di Cadore
  • 6:34 - 6:37
    che fece il Signor Enrico Mattei
    negli anni Cinquanta,
  • 6:37 - 6:42
    con l'architetto Edoardo Gellner
    anche insieme a Carlo Scarpa in una parte,
  • 6:42 - 6:44
    se diciamo che vale molto
    ma non vale niente nella realtà,
  • 6:44 - 6:47
    vuol dire che noi
    non riusciamo mai a risvegliare
  • 6:47 - 6:48
    il potenziale di questo sito.
  • 6:48 - 6:51
    E a cosa serve il suo potenziale?
  • 6:51 - 6:52
    Al legittimo proprietario?
  • 6:53 - 6:56
    No, tutti i siti hanno
    un legittimo proprietario,
  • 6:56 - 6:59
    pubblico o privato;
  • 6:59 - 7:03
    ma come ora state vedendo
    il forte di Monte Ricco a Pieve di Cadore,
  • 7:04 - 7:07
    poi rivedrete il Vajont -
  • 7:07 - 7:13
    i siti che scegliamo sono talmente forti,
    formidabili ed eccezionali,
  • 7:13 - 7:18
    da essere o esemplificativi
    di temi più vasti di loro stessi
  • 7:19 - 7:21
    o veramente, diciamo,
  • 7:21 - 7:23
    bisogna essere ciechi
    per non vederne il potenziale.
  • 7:23 - 7:27
    Allora il loro valore di patrimonio
  • 7:27 - 7:31
    è di tutti, non solo dell'ente
    che ne possiede la fisicità.
  • 7:31 - 7:35
    E su questo lavoriamo noi:
    con un progetto di responsabilità e riuso,
  • 7:35 - 7:40
    lavoriamo per riprendere
    il valore patrimoniale,
  • 7:40 - 7:43
    in senso culturale,
    di questo bene, per tutti.
  • 7:43 - 7:45
    Cosa possono tornare
    a essere, questi siti?
  • 7:45 - 7:46
    Dipende.
  • 7:46 - 7:50
    Dai primi casi, delle fabbriche
    che avete visto nelle prime immagini,
  • 7:50 - 7:52
    sono tornati a essere fabbriche.
  • 7:52 - 7:54
    Cosa abbiamo fatto?
  • 7:54 - 7:55
    Li abbiamo approcciati.
  • 7:55 - 7:56
    Erano falliti.
  • 7:56 - 7:59
    Abbiamo costruito una serie di relazioni.
  • 7:59 - 8:01
    Abbiamo quasi 500 partner.
  • 8:01 - 8:02
    Chi sono questi partner?
  • 8:02 - 8:05
    Sono partner territoriali
    ed extra territoriali,
  • 8:05 - 8:11
    pubblici e privati, imprese, aziende,
    partner scientifici o della ricerca.
  • 8:11 - 8:15
    In sostanza si compie un grande momento
  • 8:15 - 8:19
    di attivazione di reti territoriali
    ed extra territoriali
  • 8:19 - 8:24
    e si cerca di far di nuovo vedere
    l'appeal e il potenziale dei siti.
  • 8:25 - 8:30
    È un po' come avere un gran cesto
    di frutta eccezionale in cucina,
  • 8:30 - 8:31
    ma la luce spenta.
  • 8:32 - 8:37
    Nessuno mangia la frutta che va a male,
    è sufficiente accendere la luce.
  • 8:37 - 8:42
    Non è facile "accendere la luce"
    in un sito che è fermo da anni o decenni,
  • 8:42 - 8:45
    dove, diciamo, la società particolare,
    in quel contesto peculiare,
  • 8:45 - 8:46
    ha perso speranza.
  • 8:46 - 8:48
    Tutti la perderebbero:
  • 8:48 - 8:51
    prima funzionava,
    poi non ha funzionato più,
  • 8:51 - 8:54
    poi l'abbiamo restaurato
    e ancora non è andato.
  • 8:54 - 8:56
    È un maledetto inghiottitoio?
  • 8:56 - 8:59
    No, è una risorsa
    che bisogna rimettere in rete.
  • 8:59 - 9:03
    Come fai a metterla in rete,
    se non accendendo le reti?
  • 9:03 - 9:07
    Prima si parlava di dopamina,
    ricordate stamattina?
  • 9:07 - 9:14
    C'è un saggio del '74, mi sembra,
    di un neuropsichiatra, Oliver Sacks.
  • 9:14 - 9:17
    S'intitola "Awakenings", "Risvegli".
  • 9:17 - 9:20
    Si parla di malattia, letargia, e di cura.
  • 9:21 - 9:22
    Io sono un curatore.
  • 9:22 - 9:24
    "Dolomiti Contemporanee" è un progetto
  • 9:24 - 9:28
    di cura e curatela
    del paesaggio, del patrimonio.
  • 9:28 - 9:31
    Serve la dopamina culturale,
    serve un'iniezione,
  • 9:31 - 9:34
    serve una neuro-trasmissione.
  • 9:34 - 9:38
    Serve insufflare la fiducia
    nei territori che l'hanno persa,
  • 9:38 - 9:40
    per riaccendere loro stessi.
  • 9:40 - 9:44
    Questi siti appartengono
    a questo territorio che li contiene:
  • 9:44 - 9:48
    ma poi sono talmente importanti,
    vedete il Vajont,
  • 9:48 - 9:52
    che superano ampiamente
    la propria collocazione geografica
  • 9:52 - 9:53
    in seno al territorio.
  • 9:53 - 9:56
    Il punto è che sono esclusi
    dal flusso della storia.
  • 9:56 - 10:00
    Sapete cosa è successo nel Vajont,
    il 9 ottobre del '63?
  • 10:00 - 10:02
    Non sono morte 2.000 persone,
  • 10:02 - 10:05
    sono morti un po'
    tutti gli uomini della Terra.
  • 10:05 - 10:07
    Quindi quel luogo è lì e non è lì.
  • 10:08 - 10:10
    È di tutti gli uomini della Terra.
  • 10:10 - 10:12
    È un luogo emblematico,
  • 10:12 - 10:17
    è al tempo stesso un luogo particolare,
    collocato in un punto dello spazio-tempo,
  • 10:17 - 10:18
    e un luogo universale.
  • 10:18 - 10:20
    Per cui riaccendere la scuola,
  • 10:20 - 10:24
    la vecchia scuola elementare
    chiusa dal Vajont
  • 10:24 - 10:26
    e farne un centro
    per la cultura contemporanea
  • 10:26 - 10:28
    della montagna e del paesaggio,
  • 10:28 - 10:32
    vuol dire affrontare un sito spento,
    terribilmente spento,
  • 10:32 - 10:36
    perché il Vajont per certi aspetti
    è la terra dei morti viventi:
  • 10:36 - 10:38
    è un luogo dove c'è una diga
  • 10:38 - 10:42
    che richiama ogni anno
    migliaia e migliaia e migliaia di persone,
  • 10:42 - 10:46
    che tendenzialmente vedono
    una lapide, un muro del pianto.
  • 10:46 - 10:50
    Affrontare questo paesaggio,
    non volendo ammettere il fatto
  • 10:50 - 10:53
    che esso possa coincidere
    con il paesaggio della tragedia,
  • 10:53 - 10:55
    questo vuol dire tradire gli uomini.
  • 10:55 - 10:59
    I paesaggi sono per i vivi
    che li devono costruire.
  • 10:59 - 11:05
    C'è una definizione di Edoardo Gellner,
    il realizzatore dell'ex Villaggio Eni,
  • 11:05 - 11:08
    cioè del programma sociale
    di welfare di Enrico Mattei
  • 11:08 - 11:10
    e di molte altre cose,
  • 11:10 - 11:11
    Gellner dice che
  • 11:11 - 11:15
    "Il paesaggio è la sommatoria
    di ambiente naturale e azione dell'uomo.
  • 11:15 - 11:16
    Buona azione, buon paesaggio;
  • 11:16 - 11:20
    cattiva azione, pessimo paesaggio,
    non un luogo per l'uomo".
  • 11:21 - 11:26
    Dunque il Vajont non può essere
    un paesaggio dimenticato, retroverso,
  • 11:26 - 11:29
    ostaggio di una tragedia
    che c'è stata e non c'è più,
  • 11:29 - 11:33
    o paralizzato nella memoria,
    che può essere anche un patogeno.
  • 11:33 - 11:36
    Perché non consente, se non la elabori,
  • 11:36 - 11:41
    di prefigurare il paesaggio,
    altro paesaggio, paesaggio proiettivo.
  • 11:41 - 11:45
    Nel Vajont è necessaria
    una situazione proiettiva,
  • 11:45 - 11:48
    per cui se venite a vedere cos'è
    il nuovo spazio di Casso
  • 11:48 - 11:54
    è un presidio culturale
    che si oppone alla predatoria egemonia
  • 11:54 - 11:58
    di una tragedia che non può essere
    l'identità dei vivi di oggi.
  • 11:59 - 12:02
    Non c'è dimenticarsi,
    non c'è assenza di memoria:
  • 12:02 - 12:07
    c'è una visione che vuole restituire
    questi siti agli uomini,
  • 12:07 - 12:10
    che sono coloro che li hanno fatti
    e poi li hanno persi.
  • 12:10 - 12:12
    Bene, tutto ciò si fa come vi sto dicendo:
  • 12:12 - 12:15
    in ogni sito si realizza una residenza,
  • 12:15 - 12:19
    vengono artisti, anche architetti,
    designer, paesaggisti,
  • 12:19 - 12:23
    economisti della cultura,
    scienziati, filosofi.
  • 12:23 - 12:24
    Viene Marc Augé,
  • 12:24 - 12:27
    che abbiamo portato nel Vajont,
    come a Borca di Cadore
  • 12:27 - 12:31
    a riflettere su questi luoghi,
    altro che non luoghi!
  • 12:31 - 12:34
    Ma siamo in grado
    di riproiettarli nel presente
  • 12:34 - 12:35
    in modo utile o no?
  • 12:36 - 12:40
    Sì, credo, nel momento in cui riusciamo
    non a suggestionare una platea,
  • 12:40 - 12:43
    ma convincere il territorio
    che quella è roba sua,
  • 12:43 - 12:45
    che può tornare ad essere utile.
  • 12:45 - 12:47
    Nel Vajont bisogna vivere,
  • 12:47 - 12:51
    l'ex villaggio Eni di Borca di Cadore
    può servire a molte cose,
  • 12:51 - 12:52
    non serve a se stesso.
  • 12:52 - 12:54
    Questi siti non bastano a loro stessi,
  • 12:54 - 12:57
    non centra quanto belli
    o importanti sono stati.
  • 12:57 - 12:58
    Non bastano.
  • 12:58 - 13:01
    Serve un'azione vigorosa dell'uomo.
  • 13:01 - 13:04
    È deliberata, l'azione:
    a noi nessuno ci ha obbligati.
  • 13:04 - 13:08
    Io lavoro con una trentina
    di ragazzi giovani, del territorio,
  • 13:08 - 13:11
    che vogliono fare qualcosa
    per il territorio,
  • 13:11 - 13:14
    e quindi affrontiamo i siti.
  • 13:14 - 13:19
    Attraverso le strategie delle reti
    attiviamo il territorio,
  • 13:19 - 13:21
    di cui siamo il reattore, diciamo.
  • 13:21 - 13:24
    Convinciamo il territorio
    a riprendere fiducia
  • 13:24 - 13:26
    in un'impresa del rilancio.
  • 13:26 - 13:30
    Per questo abbiamo 500 partner,
    dal territorio e da fuori il territorio,
  • 13:30 - 13:33
    ce ne sono molti di internazionali,
    molti di nazionali,
  • 13:33 - 13:36
    molti di locali, grandi e piccoli.
  • 13:36 - 13:39
    Tutti indispensabili, anche perché noi
    non abbiamo i soldi.
  • 13:39 - 13:41
    Vi ricordate prima?
  • 13:41 - 13:43
    Erano venuti i soldi senza le idee.
  • 13:43 - 13:45
    Non era patrimonio, non era risorsa.
  • 13:45 - 13:49
    Poi arriviamo noi, senza i soldi
    ma con un patrimonio di idee,
  • 13:49 - 13:50
    e i siti ripartono.
  • 13:50 - 13:52
    I primi siti sono ripartiti,
  • 13:53 - 13:55
    sono entrate attività
    commerciali e produttive
  • 13:55 - 14:00
    perché hanno riscoperto
    la logistica intelligente di quei siti,
  • 14:00 - 14:02
    non erano affatto morti.
  • 14:02 - 14:06
    Alcuni siti sono più importanti di altri
    perché "pesano" di più,
  • 14:06 - 14:12
    nel volume fisico, storico,
    nel valore estetico e così via,
  • 14:12 - 14:15
    come l'ex villaggio Eni,
    dove torniamo tra poco.
  • 14:15 - 14:18
    Lì si attivano
    piattaforme più strutturali,
  • 14:18 - 14:19
    come nel Vajont.
  • 14:19 - 14:21
    Non vai a riaprire
    una fabbrica nel Vajont,
  • 14:21 - 14:26
    abbiamo dovuto vivere due anni nel Vajont
    e farci capire dagli abitanti:
  • 14:26 - 14:30
    potevamo essere gli ultimi stupidi
    o cannibali, invece no.
  • 14:30 - 14:33
    Per quello che ho detto prima,
  • 14:33 - 14:37
    ragioniamo in una logica
    di funzionalità pubblica, non privata.
  • 14:37 - 14:41
    Non ci sono egoismi
    dei curatori o degli artisti:
  • 14:41 - 14:44
    tutti concorrono e fanno un pezzo
    del programma di rilancio.
  • 14:44 - 14:47
    E questo non tradisce l'arte,
    che è sempre se stessa.
  • 14:47 - 14:51
    Solo che l'artista è intelligente,
    sensibile, ingegnoso,
  • 14:51 - 14:54
    è un enzima, attiva processi,
  • 14:54 - 14:57
    non si accontenta
    di definizioni né di sentenze,
  • 14:57 - 15:02
    per cui per lui il sito non è morto:
    contribuisce a rigenerarlo.
  • 15:02 - 15:05
    I siti diventano cantieri
    della produzione artistica e culturale,
  • 15:05 - 15:07
    dove si innescano le reti,
  • 15:07 - 15:10
    anche perché portiamo le genti
    molto diverse tra loro.
  • 15:10 - 15:12
    Ci sono gli scienziati della foresta.
  • 15:13 - 15:15
    Sapete cos'è la tempesta Vaia?
  • 15:15 - 15:20
    Quattordici milioni di alberi
    portati giù dal vento, Ottobre del 2018.
  • 15:20 - 15:22
    Se venite nei siti che state vedendo,
  • 15:22 - 15:25
    in particolare a Casso,
    e al forte di Monte Ricco,
  • 15:25 - 15:28
    trovate delle mostre collettive
    di arte contemporanea
  • 15:28 - 15:31
    con 30 artisti che lavorano
    su temi di Vaia,
  • 15:31 - 15:37
    insieme a scienziati del clima,
    della foresta, biologi, chimici.
  • 15:37 - 15:43
    Quindi l'arte non fa una caprioletta,
    non è l'apparato esornativo,
  • 15:43 - 15:46
    è parte del meccanismo
    della strategia di rigenerazione.
  • 15:46 - 15:48
    I siti ripartono, dunque,
  • 15:48 - 15:50
    e li mettiamo anche
    nelle piattaforme a disposizione.
  • 15:50 - 15:53
    Tornando a Borca,
    sapete che da un po' di tempo
  • 15:53 - 15:58
    ci siamo guadagnati le Olimpiadi
    del 2026, Milano-Cortina.
  • 15:58 - 16:00
    Si dice che hanno da essere sostenibili.
  • 16:00 - 16:05
    Sono sostenibili se non costruisci
    dell'architettura nuova
  • 16:05 - 16:10
    e ti sai responsabilmente render conto
    di cosa c'è già a disposizione.
  • 16:10 - 16:13
    Il Villaggio Eni di Borca
    sono 100 mila metri quadri
  • 16:13 - 16:16
    costruiti molto bene
    perché c'erano Mattei e Gellner.
  • 16:16 - 16:20
    Non c'erano limiti di spesa
    ma soprattutto di ingegno.
  • 16:20 - 16:22
    Quello è uno spazio
  • 16:22 - 16:25
    su cui dobbiamo spendere
    considerazioni serie.
  • 16:25 - 16:26
    Lo riprendiamo o no?
  • 16:26 - 16:28
    È fatto talmente bene
    che non è un rudere.
  • 16:29 - 16:30
    È vicino a Cortina,
  • 16:30 - 16:34
    non è una logica antagonista:
    Borca o Cortina.
  • 16:34 - 16:38
    Le Olimpiadi, d'altro canto,
    non sono le gare di sci del 2026,
  • 16:38 - 16:41
    sono un'opportunità di sviluppo
    per il territorio da qui a lì.
  • 16:42 - 16:44
    E quindi occorre, ancora,
  • 16:44 - 16:48
    prendere il patrimonio
    e rinsavirlo, e ritrovarlo.
  • 16:48 - 16:52
    E anche, se diciamo sostenibilità
    e basso consumo di suolo,
  • 16:52 - 16:56
    veder quel che c'è,
    prima di fare del nuovo.
  • 16:56 - 16:57
    È semplice.
  • 16:57 - 16:59
    Diceva una cosa il signor Mattei,
  • 16:59 - 17:02
    diceva che "l'ingegno che accomuna
    gli scienziati e gli artisti,
  • 17:02 - 17:05
    è la capacità di vedere cose
    dove non le vedono gli altri".
  • 17:07 - 17:11
    Occorre essere orbi per non vedere
    il potenziale di questi siti, credo io.
  • 17:11 - 17:12
    Quindi non basta vederle -
  • 17:12 - 17:15
    e in effetti Mattei non si limitava
    a vedere: faceva molto.
  • 17:15 - 17:20
    Se questi siti valgono
    davvero molto in potenza, come diciamo,
  • 17:20 - 17:22
    vanno visti e poi vanno fatti.
  • 17:22 - 17:25
    Dobbiamo costruire i paesaggi
    della contemporaneità,
  • 17:25 - 17:27
    lo sguardo del contemporaneo è questo:
  • 17:27 - 17:30
    non è nostalgico,
    non è retroverso, vi dicevo.
  • 17:30 - 17:33
    Cerca di proiettare
    i propri potenziali avanti:
  • 17:33 - 17:37
    non immemore del dietro, avanti.
  • 17:38 - 17:39
    Questa è una cosa che va considerata,
  • 17:39 - 17:42
    dobbiamo capire se noi siamo
    effettivamente in grado
  • 17:42 - 17:44
    di risvegliare questo patrimonio,
  • 17:44 - 17:46
    o se ci accontentiamo di dire
  • 17:46 - 17:48
    che le Dolomiti sono
    patrimonio dell'umanità,
  • 17:48 - 17:51
    senza poi entrare
    all'interno del territorio
  • 17:51 - 17:54
    a vedere cosa possiamo davvero fare
    con le nostre armi -
  • 17:54 - 17:57
    la cultura, la sensibilità
    e l'intelligenza -
  • 17:57 - 17:59
    per riattivare questi siti
    a favore di tutti.
  • 18:01 - 18:05
    (Applausi)
Title:
Rigenerare il patrimonio costruendo paesaggi | Gianluca d'Incà Levis | TEDxMestre
Description:

Gianluca d’Inca Levis, ideatore e curatore di Dolomiti Contemporanee, a partire dal 2010 ha avviato una riflessione culturale sulla montagna, sviluppando una serie di pratiche sperimentali di rigenerazione del patrimonio, il rilancio di siti industriali o civili dismessi, l’arte contemporanea quale vettore trasformativo efficace. Siti altamente emblematici ormai abbandonati giacciono inerti nel Paesaggio, attendendo che l'uomo li affronti per risvegliarli, per rigenerare il loro grande potenziale latente, per rimetterlo in rete. Senza l'impegno responsabile degli uomini infatti, nessuna risorsa potrà essere mai ripresa e rilanciata: il Patrimonio non basta a sé stesso.

Questo intervento è stato presentato a un evento TEDx, che utilizza il format della conferenza TED ma è stato organizzato in maniera indipendente da una comunità locale.

Per maggiori informazioni, visita il sito http://ted.com/tedx Gianluca d’Inca Levis è ideatore e curatore di Dolomiti Contemporanee; laureato in architettura all’Università IUAV di Venezia, a partire dal 2010 ha avviato una riflessione culturale sulla montagna, sviluppando una serie di pratiche sperimentali di rigenerazione del patrimonio, il rilancio di siti industriali o civili dismessi, l’arte contemporanea quale vettore trasformativo efficace.
Nel 2013 ha avviato il Concorso Internazionale Two Calls for Vajont e nel 2014 ha avviato la piattaforma di rigenerazione Progettoborca. This talk was given at a TEDx event using the TED conference format but independently organized by a local community. Learn more at https://www.ted.com/tedx

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Video Language:
Italian
Team:
closed TED
Project:
TEDxTalks
Duration:
18:12

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