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Perché il cittadino 2.0 ha bisogno del pensiero hacker | Gabriele Giacomini | TEDxUdine

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    Ci sono dei concetti
  • 0:27 - 0:32
    che vengono utilizzati soprattutto -
    un po’ per pigrizia, un po’ per moda.
  • 0:32 - 0:36
    Uno di questi concetti
    è quello di resilienza.
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    La resilienza è la proprietà di un metallo
  • 0:38 - 0:43
    di ritornare allo stato iniziale,
    dopo aver subito uno shock.
  • 0:43 - 0:44
    Ecco che, quindi,
  • 0:44 - 0:47
    dopo la crisi economica,
    soprattutto italiana,
  • 0:47 - 0:50
    tutti noi avevamo un sacco bisogno
    di essere resilienti:
  • 0:50 - 0:53
    si andava ai convegni
    degli imprenditori, delle associazioni,
  • 0:53 - 0:57
    e c'era appunto questa volontà
    di essere resilienti.
  • 0:57 - 0:58
    Era "pensiero desiderante",
  • 0:58 - 1:02
    si voleva tornare allo stato precedente
    a quello della crisi economica.
  • 1:02 - 1:07
    Il problema, però, è che gli individui
    e i gruppi di individui, le persone,
  • 1:07 - 1:09
    non sono mai resilienti.
  • 1:09 - 1:12
    Perché dopo uno shock, o dopo una crisi,
  • 1:12 - 1:15
    o involvono oppure evolvono.
  • 1:15 - 1:17
    Non sono mai resilienti, per definizione.
  • 1:18 - 1:22
    Un concetto simile è quello
    di "disintermediazione".
  • 1:22 - 1:24
    In realtà il concetto
    di disintermediazione
  • 1:24 - 1:27
    coglie degli aspetti
    di realtà molto importanti:
  • 1:27 - 1:30
    non prenoto più il viaggio
    in agenzia di viaggio,
  • 1:30 - 1:32
    ma lo faccio direttamente on line;
  • 1:32 - 1:36
    non vado più allo sportello della banca,
    ma uso l’home-banking;
  • 1:36 - 1:38
    non devo più andare
    ad un comizio di un politico,
  • 1:38 - 1:43
    ma posso sentirlo in diretta,
    ad esempio su Facebook.
  • 1:45 - 1:51
    Approfondiamo brevemente
    il caso dell'home banking:
  • 1:51 - 1:56
    fino a 10 o 20 anni fa andavamo in banca,
  • 1:56 - 1:58
    dove c'erano un sacco di sportellisti:
  • 1:58 - 2:01
    utilizzavamo i contanti,
    compilavano i moduli.
  • 2:01 - 2:03
    Ora, diciamo così,
  • 2:03 - 2:06
    la figura dello sportellista,
    per una quota parte,
  • 2:06 - 2:08
    è stata disintermediata:
  • 2:08 - 2:10
    andiamo sull’home banking
    e facciamo tutto lì.
  • 2:10 - 2:17
    Però l'home banking è un filtro:
    non è nulla, è qualcosa, "Medium":
  • 2:17 - 2:20
    qualcosa che sta in mezzo fra noi
    e quello che vogliamo fare,
  • 2:20 - 2:23
    quello di cui ci vogliamo informare.
  • 2:23 - 2:27
    E non è neutrale, lo sa benissimo
    chi costruisce i siti Internet:
  • 2:27 - 2:30
    l'architettura del sito Internet
    è fatta in maniera tale
  • 2:30 - 2:34
    da incentivare alcune decisioni,
    alcuni comportamenti, piuttosto che altri.
  • 2:35 - 2:38
    Ecco quindi che, sì,
    c'è una disintermediazione:
  • 2:38 - 2:41
    ma c'è anche una "neo-intermediazione":
  • 2:41 - 2:44
    un’intermediazione molto diversa
    da quella tradizionale,
  • 2:44 - 2:46
    ma non è che non esiste: c'è, è diversa.
  • 2:47 - 2:52
    Passiamo dall'esempio economico
    a quello politico: "Occupy Wall Street".
  • 2:52 - 2:55
    Ve lo ricorderete, un movimento
    di qualche anno fa di giovani
  • 2:55 - 2:57
    che protestava contro quelli
    che loro ritenevano essere
  • 2:57 - 3:01
    gli abusi e gli eccessi
    del capitalismo finanziario.
  • 3:01 - 3:03
    Erano giovani provenienti,
    molto spesso, da New York,
  • 3:03 - 3:05
    poi da tante città e contesti urbani.
  • 3:05 - 3:07
    Volevano far passare
    il loro messaggio politico:
  • 3:07 - 3:10
    twittavano, twittavano e twittavano.
  • 3:10 - 3:13
    Però non riuscivano a finire sui "trend".
  • 3:13 - 3:16
    I trend sono quella sezione
    del sito Twitter
  • 3:16 - 3:18
    in cui Twitter dice:
  • 3:18 - 3:23
    "Be', questi tweet, questi hashtag,
    sono interessanti, stanno bucando"
  • 3:24 - 3:27
    Quindi, se finisci sui trend
    il tuo messaggio ha ancora più forza.
  • 3:27 - 3:30
    Eppure loro twittavano e twittavano
    ma non riuscivano a passare,
  • 3:30 - 3:33
    tant'è vero che ad un certo punto
    si è diffusa una voce:
  • 3:33 - 3:34
    "magari ci censurano".
  • 3:35 - 3:38
    Diamo per scontato
    che questo non sia accaduto -
  • 3:38 - 3:40
    in realtà non lo possiamo verificare,
  • 3:40 - 3:43
    perché gli algoritmi
    delle aziende private sono privati.
  • 3:44 - 3:47
    Però il punto non è questo:
    il punto è che c'è una scelta editoriale.
  • 3:48 - 3:50
    E ci dice che probabilmente,
    in quel periodo,
  • 3:50 - 3:54
    Twitter preferiva degli hashtag
    molto diffusi sul territorio,
  • 3:54 - 3:56
    molto diffusi socialmente.
  • 3:57 - 4:02
    Questi erano tutti ragazzi appartenenti
    alla classe cosiddetta creativa,
  • 4:02 - 4:04
    erano tutti provenienti da contesti urbani
  • 4:04 - 4:07
    ed insomma non sono riusciti a passare
    come avrebbero voluto.
  • 4:08 - 4:10
    È la "neo-intermediazione":
  • 4:10 - 4:12
    sono nuovi centri di potere
  • 4:12 - 4:14
    che hanno un ruolo
    nel plasmare la sfera pubblica.
  • 4:15 - 4:17
    Quali sono gli effetti?
  • 4:17 - 4:21
    Uno degli effetti è quello che chiamano
    il "paradosso del pluralismo".
  • 4:21 - 4:25
    Ora, con Internet, le voci disponibili
    sono aumentate in maniera esponenziale.
  • 4:25 - 4:27
    Su questo non c'è alcun dubbio.
  • 4:27 - 4:31
    Ricorda un po' la stampa
    a caratteri mobili di Gutenberg:
  • 4:31 - 4:33
    un'innovazione che portò
    ad un sacco di libri,
  • 4:33 - 4:35
    un sacco di pamphlet, giornali e articoli
  • 4:35 - 4:36
    e che fu molto importante
  • 4:36 - 4:39
    perché costruì la sfera pubblica,
    e il dibattito pubblico,
  • 4:39 - 4:43
    su cui poi si sono basate
    le democrazie moderne e contemporanee.
  • 4:44 - 4:50
    Bene, questa sfera pubblica
    viene rinforzata da Internet.
  • 4:50 - 4:54
    Internet, dal punto di vista quantitativo,
    dà sempre maggiori informazioni.
  • 4:56 - 4:58
    Il pluralismo, però,
    non è un concetto facile;
  • 4:58 - 5:01
    e Giovanni Sartori,
    un grande politologo italiano,
  • 5:01 - 5:04
    dice che il pluralismo
    non è soltanto "quantitativo" -
  • 5:04 - 5:06
    il numero di fonti di informazione -
  • 5:06 - 5:09
    ma anche qualitativo,
    e lo spiega con un esempio:
  • 5:09 - 5:12
    la differenza fra le fazioni medievali
    e i partiti moderni.
  • 5:13 - 5:18
    Le fazioni medievali erano tantissime:
    guelfi bianchi, guelfi neri, ghibellini.
  • 5:18 - 5:22
    Il problema è che quando c'era
    la competizione elettorale
  • 5:22 - 5:23
    se le davano di santa ragione;
  • 5:23 - 5:26
    e molto spesso,
    chi perdeva finiva in esilio.
  • 5:26 - 5:30
    È successa una cosa simile
    anche a Dante Alighieri, il Poeta.
  • 5:31 - 5:34
    Anche i partiti moderni
    sono tanti, li conosciamo;
  • 5:34 - 5:36
    ma la differenza fondamentale
  • 5:36 - 5:39
    è che se perdi le elezioni
    non vieni cacciato:
  • 5:39 - 5:43
    hai il diritto di tribuna,
    hai il diritto di parola,
  • 5:43 - 5:45
    puoi continuare a confrontarti.
  • 5:46 - 5:50
    E questo è il pluralismo autentico:
    non è "tante fonti di informazione" -
  • 5:50 - 5:53
    sì, è anche questo; ma non è il cuore.
  • 5:53 - 5:55
    Il cuore è che ci sono tante voci,
  • 5:55 - 5:58
    ma tante voci che non sono
    delle monadi autoreferenziali,
  • 5:58 - 6:02
    ma che discutono, si confrontano
    fra di loro, almeno in parte.
  • 6:04 - 6:09
    C'è quindi un pluralismo paradossale,
    probabilmente, su Internet.
  • 6:09 - 6:11
    Perché su Internet
    la quantità aumenta molto.
  • 6:11 - 6:12
    Ma la qualità?
  • 6:13 - 6:14
    Be', della qualità hanno parlato
  • 6:14 - 6:18
    tanti ricercatori e studiosi
    americani e anche italiani.
  • 6:18 - 6:21
    Hanno parlato delle "eco chambers"
    ovvero le camere dell'eco:
  • 6:21 - 6:25
    quando sono su Internet, sui social,
    sulle piattaforme soprattutto,
  • 6:25 - 6:29
    la mia voce viene emessa
    e mi ritorna indietro ancora più forte,
  • 6:29 - 6:31
    come se fosse appunto in una stanza vuota.
  • 6:32 - 6:34
    E questo perché accade?
  • 6:35 - 6:37
    Beh, gli esseri umani
    tendono all’omeomofilia.
  • 6:37 - 6:38
    Cosa significa?
  • 6:38 - 6:42
    Che frequentiamo persone o idee
    che sono simili a noi,
  • 6:43 - 6:44
    e questo è naturale.
  • 6:44 - 6:48
    Ma su Internet c'è qualcosa di più,
    perché le piattaforme, innanzitutto,
  • 6:48 - 6:50
    hanno interesse a fare in modo
  • 6:50 - 6:54
    che gli utenti delle piattaforme
    stiano in questo contesto
  • 6:54 - 6:57
    perché significa più pubblicità,
  • 6:57 - 7:02
    più dati da poter vendere,
    magari aggregati, ad altre imprese.
  • 7:02 - 7:05
    Quindi l'obiettivo è che la gente
    deve restare lì, il più possibile.
  • 7:06 - 7:07
    Quindi cosa bisogna dargli?
  • 7:07 - 7:09
    Bisogna dargli quello che gli piace:
  • 7:10 - 7:12
    se ti piacciono i cani,
    ti do cani, non ti do gatti.
  • 7:14 - 7:20
    Ecco che quindi veniamo profilati,
    veniamo studiati, anche con i Big Data.
  • 7:21 - 7:26
    E l'offerta che ci viene data
    è un'offerta personalizzata:
  • 7:27 - 7:29
    una ricerca su Google
    che faccio io su una parola
  • 7:29 - 7:32
    è diversa da quella
    che farebbe un'altra persona.
  • 7:32 - 7:35
    Questo da un certo punto di vista
    è molto bello, molto comodo;
  • 7:35 - 7:39
    ma per quanto riguarda la sfera pubblica
    può creare dei problemi.
  • 7:39 - 7:40
    Qual è il problema?
  • 7:40 - 7:41
    Riduce l'incontro casuale:
  • 7:42 - 7:46
    badate bene, nella "realtà",
    tra virgolette, le cose sono ben diverse.
  • 7:46 - 7:50
    Perché se io sono un dipendente pubblico,
    e vado al lavoro la mattina,
  • 7:50 - 7:51
    trovo colleghi
  • 7:51 - 7:58
    che sono stati selezionati con un bando
    per le loro capacità amministrative
  • 7:59 - 8:02
    e quindi io posso essere
    di centro sinistra,
  • 8:02 - 8:05
    posso incontrare
    un collega del centrodestra
  • 8:05 - 8:06
    o un collega dei 5 Stelle.
  • 8:06 - 8:09
    Magari non ci vado a bere la birra,
    magari non li aggiungo su Facebook;
  • 8:09 - 8:11
    però intanto passo otto ore con loro.
  • 8:12 - 8:15
    Il pluralismo è anche
    in senso qualitativo;
  • 8:15 - 8:17
    su Internet la cosa è diversa.
  • 8:17 - 8:21
    Ecco che quindi neo-intermediazione,
    paradosso del pluralismo,
  • 8:21 - 8:24
    sono dei concetti che ci suggeriscono
  • 8:24 - 8:27
    che ci sono dei poteri
    con cui dobbiamo fare i conti
  • 8:27 - 8:30
    e che hanno delle conseguenze
    sul nostro essere cittadini.
  • 8:31 - 8:32
    Quindi cosa bisogna fare?
  • 8:32 - 8:34
    Secondo me, innanzitutto, come prima cosa
  • 8:34 - 8:38
    bisogna non dimenticare le lezioni
    della filosofia politica del passato.
  • 8:39 - 8:42
    La filosofia politica del passato
    dice una cosa molto semplice:
  • 8:42 - 8:44
    che il potere cambia, ma rimane;
  • 8:46 - 8:49
    che a spinte orizzontali
  • 8:50 - 8:54
    vengono contrapposte
    spinte centralizzate, verticistiche.
  • 8:55 - 8:59
    E fare finta che questo non ci sia
  • 8:59 - 9:00
    non significa automaticamente vivere
  • 9:00 - 9:03
    in un mondo più libero,
    più bello, più felice:
  • 9:03 - 9:05
    significa, semplicemente,
  • 9:05 - 9:09
    non avere le chiavi di lettura
    per leggere i nuovi flussi di potere.
  • 9:09 - 9:11
    I flussi di potere sono rilevanti:
  • 9:11 - 9:14
    sono privati, le piattaforme,
    le grandi aziende;
  • 9:14 - 9:15
    ma anche pubblici,
  • 9:15 - 9:18
    perché anche lo Stato ed i Governi
  • 9:18 - 9:22
    hanno degli strumenti di manipolazione
  • 9:22 - 9:26
    e anche di gestione
    delle masse, e degli individui,
  • 9:26 - 9:29
    sempre più forti e sempre più sofisticati.
  • 9:31 - 9:33
    Di nuovo, però,
    il passato può darci una mano,
  • 9:33 - 9:37
    può darci una chiave di lettura,
    un modo in cui approcciare il problema.
  • 9:39 - 9:44
    Quello che vi propongo oggi
    è il concetto di habeas corpus.
  • 9:45 - 9:52
    Parto da questo: l’habeas corpus
    è stato il cardine della nostra libertà
  • 9:52 - 9:53
    e dei nostri diritti come cittadini.
  • 9:55 - 9:58
    Il sovrano inglese, secoli fa,
  • 9:58 - 10:02
    tentava di imporre un potere assoluto,
  • 10:02 - 10:05
    un potere di vita e di morte
    sui suoi sudditi,
  • 10:05 - 10:08
    un potere arbitrario
    e slegato dalle leggi.
  • 10:08 - 10:13
    Ma a nobili e borghesi
    questa cosa non andava bene
  • 10:13 - 10:20
    e imposero al sovrano di concedere
    l’"Habeas corpus": "Abbi il tuo corpo".
  • 10:21 - 10:22
    L'"Habeas corpus"
  • 10:22 - 10:26
    significa che ognuno di noi
    è libero, può muoversi, è autonomo:
  • 10:29 - 10:34
    può essere bloccato solo in questioni
    giustificate e non arbitrarie.
  • 10:35 - 10:38
    Però secoli fa,
    quando è nato l’habeas corpus,
  • 10:38 - 10:40
    il potere era soprattutto fisico:
  • 10:40 - 10:42
    l'erario di una monarchia, in gran parte,
  • 10:42 - 10:44
    andava in esercito
    e strumenti di repressione.
  • 10:44 - 10:45
    Ora il potere,
  • 10:45 - 10:47
    soprattutto con le tecnologie digitali,
  • 10:47 - 10:48
    non è soltanto fisico:
  • 10:48 - 10:52
    è mentale, è simbolico,
    è linguistico, è culturale.
  • 10:53 - 10:55
    Ecco che quindi bisogna passare
  • 10:55 - 10:59
    da un "habeas corpus",
    che resta importante e fondamentale,
  • 10:59 - 11:02
    ad un "Habeas mentem":
    "Abbi la tua mente".
  • 11:02 - 11:04
    Bisogna cercare di capire
  • 11:04 - 11:09
    quali sono i meccanismi istituzionali,
    i pesi e i contrappesi, i diritti
  • 11:09 - 11:10
    che permettono ai cittadini
  • 11:10 - 11:12
    di essere il più possibile
    liberi e autonomi
  • 11:12 - 11:15
    nelle loro valutazioni
    e nelle loro decisioni.
  • 11:15 - 11:16
    C'è tanto da fare.
  • 11:17 - 11:18
    Fino a dieci anni fa,
  • 11:18 - 11:21
    il diritto fondamentale,
    quando si parlava di Internet,
  • 11:21 - 11:24
    era il diritto alla connessione,
    alla connettività.
  • 11:24 - 11:26
    Il digital divide, il divario digitale:
  • 11:26 - 11:28
    c'è chi è escluso
    e chi è incluso in Internet,
  • 11:28 - 11:30
    e quindi portiamo Internet a tutti.
  • 11:31 - 11:34
    Questa cosa è una cosa
    molto importante, valevole ancora oggi;
  • 11:34 - 11:37
    ma è un po’ superata,
    perché ormai con lo smartphone
  • 11:37 - 11:40
    ognuno di noi, con pochi soldi,
    ha una buona connessione.
  • 11:41 - 11:43
    La sfida, ora, dei diritti
    è diversa, è nuova,
  • 11:43 - 11:48
    e riguarda il diritto all'oblio,
    riguarda il diritto alla privacy,
  • 11:48 - 11:52
    riguarda il diritto all'identità digitale
    e alla portabilità dell'identità digitale,
  • 11:52 - 11:55
    riguarda diritti come quello
    alla crittografia,
  • 11:55 - 11:58
    che ricollega agli hacker:
  • 11:58 - 11:59
    una cosa un po’ oscura,
  • 11:59 - 12:03
    però alla fine gli hacker sono coloro
    che conoscono un sistema operativo,
  • 12:03 - 12:04
    sono consapevoli
  • 12:04 - 12:07
    e poi sanno dove mettere le mani,
    se è necessario mettere le mani.
  • 12:07 - 12:09
    La crittografia è interessante
  • 12:09 - 12:13
    perché di default, ora, la crittografia
    nelle nostre comunicazioni su Internet
  • 12:13 - 12:15
    non c'è, in molti sistemi;
  • 12:17 - 12:19
    ma questo crea nuove disuguaglianze,
  • 12:19 - 12:21
    non è più la disuguaglianza
    del digital divide.
  • 12:21 - 12:24
    È la nuova disuguaglianza basata sul fatto
  • 12:24 - 12:26
    che c’è chi ha potere,
    chi è una grande azienda
  • 12:26 - 12:28
    e ha consulenti che gli permettono
  • 12:28 - 12:31
    di avere delle connessioni,
    delle comunicazioni sicure;
  • 12:31 - 12:34
    e c’è chi è casalinga, operaio o studente
  • 12:34 - 12:40
    e magari clicca la spunta sul regolamento
    del social network, la prima volta,
  • 12:40 - 12:41
    e poi si dimentica.
  • 12:42 - 12:45
    E questo è un problema, è un problema.
  • 12:46 - 12:48
    E si potrebbe dire
  • 12:50 - 12:53
    che però non abbiamo,
    in fondo, nulla da nascondere.
  • 12:54 - 12:56
    Il che potrebbe essere vero,
  • 12:56 - 13:01
    ma ora sarebbe curioso fare un esperimento
    e chiamare la signora in prima fila,
  • 13:01 - 13:02
    farla venire qui
  • 13:02 - 13:05
    e mostrarci le sue ultime
    ricerche su Google.
  • 13:05 - 13:08
    Ecco, forse avrebbe qualcosa da ridire.
  • 13:08 - 13:10
    Ma porto il concetto all'estremo,
  • 13:10 - 13:14
    perché per afferrare un concetto
    bisogna portarlo all'estremo.
  • 13:16 - 13:18
    Gli ebrei, nei secoli precedenti,
  • 13:18 - 13:21
    frequentavano l'Europa,
    si spostavano di città in città
  • 13:21 - 13:24
    e lasciavano dati, informazioni
    quando si spostavano,
  • 13:24 - 13:26
    o quando facevano
    una donazione in sinagoga.
  • 13:28 - 13:30
    Tutto bene
  • 13:30 - 13:34
    Finché non arrivò il diavolo,
    veramente il diavolo,
  • 13:34 - 13:36
    con i baffetti, a passo dell'oca;
  • 13:38 - 13:41
    e vi lascio immaginare
    cosa cercavano gli ufficiali nazisti,
  • 13:41 - 13:43
    quando conquistavano una nuova città.
  • 13:44 - 13:47
    Ecco: questa cosa qui
    è portata all'estremo, ovviamente.
  • 13:48 - 13:51
    Però ci suggerisce un punto fondamentale,
  • 13:51 - 13:52
    il più importante:
  • 13:52 - 13:56
    che quando progettiamo le istituzioni,
    i diritti, i pesi e contrappesi
  • 13:56 - 13:59
    non li dobbiamo progettare
    pensando ad un potere buono,
  • 13:59 - 14:03
    sempre buono, sempre gentile
    e sempre generoso.
  • 14:03 - 14:06
    Perché se fosse sempre così,
    non ci sarebbe bisogno di norme.
  • 14:06 - 14:12
    Dobbiamo pensare le istituzioni,
    i pesi e contrappesi, i diritti
  • 14:12 - 14:16
    a quando il potere
    rischia di essere cattivo,
  • 14:17 - 14:22
    rischia di approfittare
    della sua posizione.
  • 14:23 - 14:25
    Io non dico, con questo discorso,
  • 14:25 - 14:28
    che dobbiamo essere favorevoli
    alla privacy e alla crittografia.
  • 14:28 - 14:30
    Non sto dicendo questo:
    dico che dobbiamo pensarci,
  • 14:31 - 14:33
    che è una cosa molto diversa
    e molto importante.
  • 14:36 - 14:42
    Io credo che la forma più alta di libertà,
  • 14:42 - 14:44
    e di consapevolezza e di autonomia,
  • 14:44 - 14:46
    sia avere la consapevolezza
  • 14:46 - 14:50
    della fragilità della propria libertà
    e della propria autonomia.
  • 14:51 - 14:53
    Non è un paradosso: è proprio così.
  • 14:54 - 14:57
    E quindi credo che dobbiamo
    ispirarci un po' al pensiero hacker:
  • 14:58 - 15:00
    essere consapevoli,
  • 15:00 - 15:03
    e sapere dove mettere le mani
    e metterle, se necessario.
  • 15:03 - 15:05
    Dobbiamo incominciare quindi
    questo percorso,
  • 15:05 - 15:07
    che è tutto da costruire.
  • 15:07 - 15:08
    Facciamo quindi in modo
  • 15:08 - 15:12
    che le grandi potenzialità
    delle tecnologie digitali
  • 15:12 - 15:17
    non siano soltanto un'involuzione,
    ma siano soprattutto un'evoluzione
  • 15:17 - 15:20
    e che siano per tutti noi
    un'occasione di progresso.
  • 15:20 - 15:22
    Grazie.
  • 15:22 - 15:24
    (Applausi)
Title:
Perché il cittadino 2.0 ha bisogno del pensiero hacker | Gabriele Giacomini | TEDxUdine
Description:

Le nuove tecnologie della comunicazione digitale stanno cambiando la sfera pubblica e la democrazia. Come dopo la scoperta della stampa a caratteri mobili si stanno aprendo inedite opportunità. Ma stanno emergendo anche grandi poteri - come quelli di Facebook o Google, ad esempio - che influenzano e condizionano con un sottile ma pervasivo “verticismo”. Sappiamo che gli algoritmi delle piattaforme, per scopi del tutto commerciali, fanno in modo che gli utenti siano esposti quasi esclusivamente alle notizie che gradiscono, sono le cosiddette echo chambers. Perché questa rivoluzione sia una evoluzione politica, e non una involuzione, i cittadini 2.0 devono diventare un po’ hacker, ovvero dei “dilettanti appassionati”: innanzitutto della propria libertà, e poi un po’ anche di informatica.

Questo intervento è stato presentato a un evento TEDx, che utilizza il format della conferenza TED ma è stato organizzato in maniera indipendente da una comunità locale.

Per maggiori informazioni, visita il sito http://ted.com/tedx

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Video Language:
Italian
Team:
closed TED
Project:
TEDxTalks
Duration:
15:32

Italian subtitles

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