La promessa di Apple: emissioni zero entro il 2030

Sotto la guida di Lisa Jackson, ex Amministratore dell’EPA e ora Vice Presidente di Apple responsabile delle iniziative per l’ambiente e per il sociale, la compagnia ha già raggiunto le zero emissioni al proprio interno e all’interno del proprio mercato. Entro il 2030, spera di estendere le zero emissioni alla propria filiera e ai propri consumatori. In una conversazione con l’urbanista e attivista per la giustizia spaziale Liz Ogbu, la Jackson condivide le proprie vedute su leadership, tecnologia, ambiente e sulla creazione di un’economia pulita.

Dunque, Lisa,

Apple ha come obiettivo
arrivare a carbonio zero

in tutta l'azienda
e nella filiera produttiva

entro il 2030.

Potrebbe spiegare
cosa significa esattamente?

Certamente.

Oggi Apple è a emissioni zero

nelle operazioni interne.

Funzioniamo al 100%
con energie rinnovabili

nei campus aziendali,

nei nostri negozi

e nei nostri centri dati,

perciò sappiamo già
come fare questo lavoro.

La sfida del 2030
è di trasformare la filiera,

e questo lavoro è già iniziato.

Abbiamo già 70 gestori elettrici

e oltre otto gigawatt
di energia che arriva in rete

nella nostra filiera,

e l'ultima parte riguarderà
la conversione dell'energia

usata dai clienti
per caricare i dispositivi

in energia pulita.

Quali sono i cambiamenti
più significativi

che Apple dovrà apportare
nelle operazioni aziendali

per riuscire a raggiungere tali obiettivi?

Immaginiamo che, al posto
di materiale da estrazione,

nei prodotti Apple

cominciassimo a usare materiali riciclati.

Non dovremmo tornare indietro

fino alla miniera realizzando fusione,

trasporto,

lavorazione,

ma si parlerebbe di riciclare

in parte quel materiale

e applicarlo ai prodotti,
molto importante,

insieme a minerali
di conflitto o terre rare.

Apple sta facendo questo lavoro
da parecchi anni,

e abbiamo promesso di voler realizzare

tutti i prodotti in materiali
riciclati o rinnovabili.

Quest'investimento
implica anche l'eliminazione

di tutte le emissioni
di carbonio associate

fino al materiale riciclato.

Mi colpisce la sua prospettiva,

che trovo davvero interessante.

Ora lei è in Apple

ed è immersa nel mondo di quest'azienda,

ma, in passato, lei è stata a capo

dell'Agenzia per la Protezione Ambientale
degli Stati Uniti

durante l'amministrazione Obama.

Ha visto anche il lato governativo.

Qual è il modo giusto di considerare

i rispettivi ruoli di stato e mercato

nella lotta alla crisi climatica?

Non credo che ci sia nulla
che l'economia possa fare

che sostituisca il ruolo
del governo e del direttivo.

Sì, sono stata a capo della EPA

ma ho lavorato lì per quasi 20 anni

prima di diventarne il presidente.

Lo vedi in prima persona.

Che solo il governo è davvero responsabile

della protezione dei cittadini.

Se pensiamo alla protezione
pensiamo all'esercito,

ma credo che la protezione

dell'Agenzia per la Protezione Ambientale,

o del Consiglio sulla Qualità
dell'Aria in California,

di un dipartimento di sanità locale,

siano tanto importanti
nella vita quotidiana delle persone

in quella giurisdizione,
quanto lo è tutto ciò

che possa fornire
l'altra protezione per la sicurezza.

L'economia è una cosa diversa,

credo che l'economia
rivesta un ruolo molto importante

alla guida, soprattutto in questo periodo.

Perciò, quando Apple
ha annunciato l'obiettivo del 2030,

ovviamente con l'ONU che diceva
zero carbonio entro il 2050,

abbiamo deciso di metterci alla prova

e muoverci il più veloce possibile

in modo tale che altre aziende
non abbiano scuse

per dire: "Mi occorre più tempo,

mi occorre molto più tempo".

È fantastico vedere questo momento

in cui improvvisamente
si realizza che le politiche

sui cambiamenti climatici
non possono venire imposte,

ma devono essere strutturate,

per dirla in parole povere.

Una non esclude l'altra,

c'è sempre stata la strana convinzione
che ci insegnano sin da piccoli

secondo cui o si ha successo

o si fa la cosa giusta.

Non ci sono differenze tra le due,
è una scelta inesatta.

Sebbene molti abbiano parlato
di giustizia per un certo periodo,

credo che solo recentemente
quest'idea di giustizia

relativa all'ambiente e al clima

compaia in un forum come questo.

Lei personalmente ha descritto
il razzismo sistemico

e i cambiamenti climatici
come problemi collegati,

e sarebbe bello saperne di più.

Credo siano la stessa cosa.

Non c'è giustizia climatica
senza giustizia reale,

non c'è rimedio ai cambiamenti climatici

che non coinvolga la giustizia.

E a volte, sempre più spesso,
inizio a pensare

che non dovremmo attaccare
i cambiamenti climatici,

ma giustizia e ingiustizia,

e i cambiamenti climatici
si risolverebbero da sé.

Secondo me si riduce tutto
al ricollocare le persone

al centro della discussione
delle soluzioni

e al ricollocare
la rappresentanza delle comunità

più colpite dai cambiamenti climatici

al tavolo delle soluzioni.

Bene, grazie.

Lo apprezzo molto.

È stato un vero piacere
parlare con lei oggi,

e non vedo l'ora di sapere
come procederanno

le sfide di cui ci ha parlato.

E grazie per la sua voce.

È estremamente importante
che la leadership sia come noi

ma abbia una voce come la sua.

Perciò, grazie.