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Title:
Gabriel Vanegas della Biblioteca San Javier. Parte 2
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Description:
Gabriel Vanegas della Biblioteca San Javier. Parte 2
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(...)
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Una cosa di evoluzione...
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- Ciao Catalina.
- Ciao.
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- Bene, proseguiamo.
- C'è documentazione.
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Abbiamo iniziato in biblioteca,
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come un gruppo di utenti
inquieti, curiosi e problematici.
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Abbiamo continuato con esercizi di
memoria locale, più o meno fino al 2007.
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Nel 2007 quando arriva la proposta di
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Hiperbarrio abbiamo aderito ad essa,
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e l'abbiamo sviluppata dalla biblioteca,
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diventando non solamente un'unità
ma la colonna portante del progetto,
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perché avevamo
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il 98% dei facilitatori
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e la maggior parte delle persone
con un sogno,
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al quale noi continuiamo a credere
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ma davanti al quale
abbiamo dovuto distanziarci
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e oggi, dopo tre anni,
sappiamo quello che vogliamo.
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Perciò ti dico che oggi
abbiamo tre linee di lavoro molto chiare,
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e ci abbiamo messo tre anni per definirle.
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Più o meno nel 2009
abbiamo iniziato un processo
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di sistematizzazione dell'esperienza
di appropriazione sociale
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nell'ambito della scienza
e della tecnologia,
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a Colciencias e Maloka
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e che ci trasforma
in un modello di comunicazione virtuale.
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Ma non è questo il problema,
perché noi non ci siamo fermati lì
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ma ci siamo evoluti nel processo.
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Oggi una buona parte delle ragazze
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stanno terminando l'università,
si stanno laureando.
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Dodici anni dopo stanno prendendo
le decisioni che noi speravamo
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cioè studiare, lavorare, riprodursi...
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Prendere medicine,
imbracciare le armi,
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cioè tutte le decisioni
che definiscono un adulto
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e questo sta già succedendo
da un pezzo.
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La cosa interessante è
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che sono in diversi scenari,
quindi sono persone diverse.
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Non tutti pensano allo stesso modo
né hanno le stesse caratteristiche.
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Sono persone che hanno partecipato
a questi processi,
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ed è interessante vedere
come se la stanno cavando
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in diversi contesti.
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Oggi il nostro processo punta
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ad avere un 98% di donne,
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cioè è un progetto di ginecocrazia
come lo definiscono loro stesse,
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Di questo gruppo di persone
che partecipano al processo
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la maggior parte non sono stabili,
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cioè dato che hanno già altri impegni
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sappiamo che possiamo contare su di loro
anche se non sono sempre presenti.
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Questo è divertente perché significa
organizzarci in altro modo.
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All'inizio dovevamo chiamarle al telefono
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e ricordargli
che c'erano riunioni, il lavoro...
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Oggi abbiamo cambiato logica,
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e la nostra sfida più grande
è allargare la base del nostro progetto
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e continuare a lavorare.
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Oggi è un progetto autonomo,
all'interno di una biblioteca.
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È impossibile pensare
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che parta tutto da una sola voce,
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e come progetto
puntiamo a risolvere i problemi locali
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a continuare a lavorare
seguendo la storia, la memoria
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e il giornalismo
di comunità nel laboratorio.
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In definitiva vogliamo solo una cosa:
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deve essere divertente,
altrimenti non lo facciamo.
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Questo è il fulcro del nostro lavoro.
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Giocare con la conoscenza
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e costruire nuova conoscenza
richiede molto lavoro,
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ma noi portiamo avanti l'idea
di farlo con divertimento.
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Non vogliamo che sia
un progetto formale o istituzionale
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ma che sia qualcosa
che ci permetta di arrivare
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ad avere come obiettivo
la ricerca di ognuno di noi
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nel contesto di Vereda La Loma
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e in qualsiasi altro luogo.
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Alla fine ognuno è dove abita
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ed è già da molto che escono da casa.
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Io mi ricordo quando diceva:
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"Da casa all'università
e dall'università alla biblioteca."
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Ora in casa non la trovano,
in biblioteca è da tanto che non viene.
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Questo è positivo,
perché stanno crescendo,
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stanno lasciando spazio
ai loro progetti di vita.
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La cosa più importante
è contribuire alle nostre realtà locali
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perché stanno prendendo decisioni
rispetto al territorio
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e alle problematiche che ci sono.
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È un progetto che si basa
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sull'idea di giocarsi il tutto per tutto
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per costruire conoscenza.
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Ok, grazie Gabriel.
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A te.