Come le aziende tecnologiche possono aiutare a combattere la pandemia e riformare la sanità pubblica

Karen DeSalvo, direttore sanitario di Google, ci illustra la collaborazione tra i colossi della tecnologia e la sanità pubblica nel rallentare la diffusione del COVID-19, e ci parla di una nuova tecnologia per il tracciamento dei contatti recentemente presentata da Google e Apple, che mira ad alleggerire il lavoro degli operatori sanitari e a fornire agli scienziati il tempo necessario per creare un vaccino. (Questa conversazione virtuale, ospitata dalla curatrice per l’attualità Whitney Pennington Rodgers e dal direttore di TED Chris Anderson, è stata registrata il 27 maggio 2020.)

Whitney Pennington Rodgers:
Prima di parlare nello specifico

del lavoro di Google
nel campo del tracciamento dei contatti,

stabiliamo innanzitutto il rapporto
tra salute pubblica e tecnologia.

Forse molti, quando sentono "Google”,
pensano alla grande azienda informatica.

Pensano a un motore di ricerca.

E ci si potrebbe chiedere

come mai Google
abbia un direttore sanitario.

Potresti parlarci un po' del tuo lavoro

e del lavoro che fa la tua squadra?

Karen DeSalvo: Sì.

Forse incarno l'incontro
tra salute pubblica e tecnologia.

Riguardo la mia formazione, ho esercitato
la professione medica per 20 anni,

anche se una parte del mio lavoro
è sempre stata nella sanità pubblica.

Il mio primo impiego,
con cui mi pagai l'università,

fu un lavoro al laboratorio statale
del Massachusetts.

Come andrà per Joia [Mukherjee],
ci siamo riavvicinate,

un filo conduttore del Massachusetts.

E io, dall'esperienza del lavoro
che stavo facendo

per fornire ai miei pazienti
le informazioni e le cure giuste,

incontrandoli dove si trovavano da medico,

passai a lavorare a New Orleans
come Commissario per la Salute

e più tardi in altri ruoli
nella sanità pubblica,

dove si tratta davvero di pensare
alle persone e alla comunità

nel contesto in cui vivono,

a come fornire le migliori informazioni,
le migliori risorse,

i migliori servizi, culturalmente
e linguisticamente appropriati,

di incontrarli dove si trovano.

Quando emerse l'opportunità
di far parte del team di Google,

ero davvero entusiasta,

perché durante il mio percorso ho imparato

che avere le informazioni giuste
al momento giusto, può fare la differenza.

Può davvero salvare delle vite.

Ogni giorno, miliardi di persone
vengono su Google

chiedendo informazioni,

quindi è un'enorme opportunità
avere le giuste informazioni

e quelle risorse per le persone

in modo che possano fare buone scelte,

avere informazioni corrette,

essere partecipi della propria salute,

ma anche, nel contesto
di questa pandemia storica,

essere una parte della salute
dell'intera comunità,

che si tratti di appiattire la curva
o di mantenerla piatta, in futuro.

WPR: Quindi si direbbe
che ci sia questa connessione

tra salute pubblica
e il lavoro che Google svolge

nel pensare all’educazione del pubblico
e a fornire informazioni.

Potresti parlare un po' di quel legame

tra salute pubblica,
educazione pubblica e Google?

KD: Certamente.

I servizi sanitari pubblici essenziali
comprendono la comunicazione e i dati

e questi sono due ambiti
in cui la tecnologia in generale,

sicuramente Google,

ha l'opportunità di collaborare
con il sistema sanitario pubblico,

e con il pubblico,

per la loro salute più in generale.

Tornando ai primi giorni
di questa pandemia,

verso la fine di gennaio,

Google inizialmente si è fatto avanti
per iniziare a pubblicare informazioni

su come trovare risorse
nella propria comunità locale,

provenienti dal CDC
o da altre risorse autorevoli.

Sulla pagina iniziale,
abbiamo messo "pannelli informativi”,

è così che li chiamiamo,

e abbiamo sviluppato
un "avviso importante",

una cosa che abbiamo fatto
per altre crisi storiche,

e in questa particolare crisi storica

volevamo essere certi
che quando la gente andava a cercare,

ci fosse un'informazione autorevole,

sempre presente e ben visibile,

e volevamo farlo in collaborazione
con le autorità sanitarie pubbliche.

Così abbiamo iniziato il nostro viaggio
davvero in un modo molto informativo

perché la gente sapesse
come ottenere le informazioni giuste,

al momento giusto,

per salvare delle vite.

Credo che il nostro percorso
negli ultimi mesi

sia stato quello di continuare
ad essere determinati

su come forniamo informazioni

in collaborazione con le autorità
sanitarie pubbliche nelle aree locali,

indirizzando le persone
al dipartimento sanitario del loro stato,

aiutando le persone
a ottenere informazioni sui test.

Abbiamo anche voluto fornire
una suite di risorse

alla comunità sanitaria,

dedicata gli operatori sanitari
che non possono avere accesso al PPE,

per esempio,

abbiamo fatto un accordo
con la CDC Foundation.

Nonostante le dimensioni dell'azienda

e l'opportunità per noi
di collaborare con la sanità pubblica

aiutandola a capire

se le pesanti politiche
sul distanziamento sociale

per appiattire la curva

avessero davvero un impatto
sul comportamento nella comunità -

con i nostri report sulla mobilità -

siamo stati contattati da agenzie
di sanità pubblica di tutto il mondo,

compresi alcuni miei colleghi
qui negli Stati Uniti,

che chiedevano un aiuto per avere
un modo migliore basato su prove

di comprendere l'effetto
del distanziamento sociale e l'isolamento.

Cosa di cui parleremo meglio più tardi.

Oltre a questo, abbiamo anche lavorato
per sostenere la sanità pubblica

in questo lavoro, davvero essenziale,
di tracciamento dei contatti,

che richiede un impegno di risorse umane
molto grande, e molto complesso,

ma fondamentale
per mantenere la curva piatta,

prevenire futuri focolai,

e dare tempo e spazio alla sanità
e, soprattutto, alla scienza

per fare il lavoro necessario
a produrre cure e poi un vaccino.

Quindi quel lavoro di fornire
una ulteriore serie di strumenti digitali,

la notifica di esposizione
per il tracciamento dei contatti,

è una delle altre aree
in cui abbiamo aiutato la sanità pubblica.

Pensiamo, come nel caso
di questa pandemia,

che si debbano supportare gli utenti,
ossia il consumatore.

Abbiamo anche collaborato con un sistema
sanitario e una comunità scientifica.

E poi, naturalmente, la sanità pubblica.

Penso che questa sia davvero
una meravigliosa opportunità

per i colossi della tecnologia

di unirsi all'infrastruttura
della sanità pubblica.

La sanità pubblica,
come ha spiegato prima Joia,

è spesso un eroe non celebrato.

Ti salva la vita ogni giorno,
ma senza che tu lo sappia.

È anche una parte dell'infrastruttura
sanitaria che ha risorse insufficienti,

a livello globale,
ma soprattutto negli Stati Uniti.

È un aspetto su cui ho lavorato molto,
prima di arrivare in Google.

Così l'opportunità di collaborare

e fare tutto il possibile come azienda

e, in questo caso, con il tracciamento
dei contatti, insieme a Apple,

per creare un prodotto davvero
promotore della privacy, utile,

che sarà una componente
del tracciamento dei contatti,

è qualcosa di cui siamo davvero orgogliosi

e speriamo di continuare
a lavorare con la sanità pubblica.

Stamattina eravamo al telefono
con dei gruppi della sanità pubblica

provenienti da tutto il paese,

per ascoltare ancora
le loro utili domande.

E mentre pensiamo
di diffondere il sistema,

le cose negli ultimi mesi,
in Google, sono andate così.

e sto solo davvero...

Sono da poco arrivata in un posto -
ho appena iniziato a Google -

dove possiamo impattare globalmente
sul grado di consapevolezza della gente.

E vi dirò, come professionista
della salute pubblica e come medico,

questo è uno degli aspetti più critici.

Alle persone servono
le informazioni giuste

per orientarsi
nel loro percorso di salute,

soprattutto in questa pandemia,

perché questo salverà delle vite.

WPR: Fantastico, grazie.

Parliamo ancora di questo sistema
di tracciamento dei contatti

e dell'app di notifica dell'esposizione.

Abbiamo letto molto su questo.

Potresti descriverceli,
dirci un po' come funziona l'app,

cosa vedono esattamente gli utenti,

quali informazioni vengono raccolte.

È sufficiente che ci dica a grandi linee
cosa fa questa applicazione.

KD: Certo.

Permettetemi di iniziare spiegando cos’è.

In realtà non è nemmeno un'app,

è solo un'API.

Si tratta di un sistema che consente

a un'ente della sanità pubblica

di creare un'app,

ed è solo l'API, questo accesso
al sistema del telefono,

ad essere disponibile
per la sanità pubblica.

Quindi non è progettato per scopi diversi
dal supportare la sanità pubblica

e il lavoro che fa nel tracciamento
dei contatti per il COVID-19.

L'altro aspetto è
che volevamo costruire un sistema

che favorisse la privacy,

che mettesse davvero
l'utente al primo posto,

dandogli la possibilità
di entrare nel sistema

e uscirne, ogni volta che lo desideri,

in modo che abbia un certo controllo

sull'interazione e l'uso
del proprio telefono,

per contribuire a mantenere
la curva piatta in tutto il mondo.

Il sistema è stato sviluppato
in risposta alle domande

su come la tecnologia,
in particolare lo smartphone,

potesse essere utile
nel tracciamento dei contatti.

E dopo aver pensato
e parlato con esperti di salute pubblica,

studiosi ed esperti della privacy,

era abbastanza chiaro

che l'impresa di tracciare i contatti
è complessa e richiede risorse umane,

perché vanno fatte cose molto specifiche
durante le conversazioni con le persone

come parte del tracciamento dei contatti.

Dall'altra parte,

ci sono delle opportunità

per dare più informazioni
agli "investigatori" dei contatti

con cose come, in particolare,
un registro delle esposizioni.

Una cosa che fa chi traccia i contatti,
quanto ti chiama o ti visita,

è chiederti:

"Negli ultimi giorni" -

che nel caso del COVID significa

un paio di giorni prima
che compaiano i sintomi -

"raccontaci cosa hai fatto,

così possiamo iniziare a pensare
a dove potresti essere stato,

in drogheria, in chiesa o quant'altro,

e con chi potresti
essere stato in contatto".

Facciamo tutti qualche errore
quando dobbiamo ricordare,

dimentichiamo dove siamo stati;

e ci sono anche
i contatti con sconosciuti.

Quindi ci sono momenti
in cui siamo in giro,

su un autobus, in un negozio,

in cui potremmo avere contatti
ravvicinati e prolungati con qualcuno

senza sapere chi sia.

E così, il potenziamento fornito
dal sistema di notifiche di esposizione

è progettato per colmare queste lacune,

sia per accelerare la notifica
alla sanità pubblica

di chi ha un test positivo,

perché sarebbe la persona
a inviare la notifica,

attivano qualcosa
che informa la sanità pubblica,

sia per colmare alcune di queste lacune
nell'esposizione antecedente.

Non usa il GPS o la posizione
per tracciare le persone.

Il sistema utilizza qualcosa di diverso,

che si chiama Bluetooth Low Energy,

che preserva la privacy,

non scarica la batteria

e lo rende più interoperabile

tra entrambi i sistemi, Apple e Android.

Quindi è più utile,

non solo negli Stati Uniti,
ma a livello mondiale.

Abbiamo costruito questo sistema
per rispondere alla richiesta

di aumentare i sistemi
di tracciamento dei contatti.

Volevamo farlo in un modo
che fosse controllato dall'utente,

che preservasse la privacy

e che avesse caratteristiche tecnologiche

che permettessero alla sanità pubblica
di aumentare il registro delle esposizioni

per accelerare il lavoro necessario
a interrompere la trasmissione,

mantenere l'R0 minore di uno,

e in modo che ci permettesse anche
di collaborare con la sanità pubblica

nel pensare al punteggio di rischio.

Potremmo parlare più a lungo
di qualcuno di questi aspetti

ma forse, una delle cose
che mi preme di più dire

è quanto Apple e Google siano grati -

mi prendo un momento per parlare
per i miei colleghi di Apple -

per la grande collaborazione da parte
della sanità pubblica in tutto il mondo,

del mondo accademico e degli altri

che ci hanno aiutato a riflettere
su come potesse essere,

come integrare la notifica di esposizione

nell'ambito del tracciamento dei contatti,

in un modo che rispetti
e protegga realmente la privacy

e sia anche utile per la sanità pubblica.

Stiamo ancora facendo
questo viaggio con loro,

e sono davvero convinta
che saremo in grado di aiutare,

e spero di far parte del grande lavoro

che la sanità pubblica deve fare
in prima linea ogni giorno -

l'ha già fatto, per la verità -

e che deve poter intensificare.

WPR: Fantastico, e grazie
per questa spiegazione molto dettagliata.

Abbiamo Chris con delle domande
dalla nostra comunità,

quindi spostiamoci lì al volo.

Chris Anderson: Esatto.

Arrivano a valanghe, Karen.

Eccone una di Vishal Gurbuxani.

Uh ... Gurbu ...

L'ho pronunciato in modo orribile,
ma fatevene una ragione.

Vishal, ci collegheremo più tardi
e potrai dirmi come si pronuncia.

KD: Cognome favoloso, lo adoro.

Questa è una parola da Scarabeo.

CA: “Visto dove siamo oggi,

come dovrebbero pensare
i dipendenti di tornare al lavoro,

con così tanti messaggi contrastanti?"

KD: Questa è stata una parte importante
del mio lavoro degli ultimi mesi.

Sono entrata in Google a dicembre,
e subito è iniziato tutto questo.

La pandemia è iniziata a novembre,

ma è diventata molto grave
in molte parti del mondo

negli ultimi mesi,

e abbiamo pensato molto
a come proteggere gli utenti di Google

ma anche la comunità.

Ho parlato molto di quello
che abbiamo fatto esternamente.

Internamente,

Google ha deciso molto presto
di adottare il lavoro da casa.

Credevamo di poterlo fare.

Credevamo che ovunque fossero
i nostri uffici, nel mondo,

non potessimo più limitarci
a modellizzare la curva,

ma dovessimo contribuire ad appiattirla,

per essere dei buoni cittadini.

Così siamo stati abbastanza -

non so se la parola giusta a riguardo
sia "prudenti "o "risoluti",

perché volevamo davvero assicurarci
di fare tutto il possibile

perché la gente stesse a casa al sicuro
mantenendo il distanziamento sociale.

Molte altre aziende hanno fatto lo stesso,

e anche la gente farà le proprie scelte
basandosi su tutta una serie di fattori:

i tassi di trasmissione locali;

le aspettative del Governo;

la possibilità di lavorare da casa;

le caratteristiche individuali
dei lavoratori stessi,

quale e quanto grande sia
il rischio di portarlo in casa

se ci sono persone in famiglia
a maggior rischio di morbilità, mortalità,

che potrebbero ammalarsi
o morire per il COVID.

Queste sono considerazioni
individuali e locali.

Noi come azienda,
come abbiamo detto pubblicamente,

vogliamo continuare a contribuire
alla soluzione della sanità pubblica

sul distanziamento sociale,

e questo per noi significa
continuare a lavorare da casa

ed essere sul posto di lavoro
solo nel caso sia indispensabile.

E abbiamo detto pubblicamente
che lo faremo per molti mesi a venire.

Ora, vorrei dire una cosa:

lavorare da casa ha dei sicuri benefici,

non solo per la pandemia,

ma per alcune persone,
per i pendolari, ecc.

Stiamo già capendo
che ci sono alcuni aspetti negativi,

e ci sono aspetti negativi generali,

non solo nel lavoro da casa,
ma nella scuola da casa,

anche solo nello stare a casa:

l'isolamento sociale è qualcosa di reale.

Provoca depressione.

Ha un impatto fisico
sul corpo delle persone;

ci sono degli studi a riguardo.

Così, come si sta valutando nel mondo,

anche dopo la pandemia,

quando avremo raggiunto
l'immunità di gregge

perché saremo riusciti a vaccinare tutti

con un vaccino che funzioni
per sviluppare l'immunità,

credo che probabilmente,
in molti posti di lavoro,

si vorrà incoraggiare il lavoro da casa.

Ma vorrei che ci ricordassimo

che la socialità
è una componente dell'umanità,

e quindi dovremo pensare
a come equilibrare queste attività.

CA: E, naturalmente,
ci sono enormi porzioni dell'economia

che non possono lavorare da casa.

Siamo in pochi ad avere
la fortuna di poterlo fare.

A questo proposito,
ecco una domanda di Otho Kerr.

"Le comunità vulnerabili sembrano ricevere

una quantità sproporzionata
di disinformazione.

Cosa sta facendo Google

per assicurarsi che queste comunità
ricevano notizie accurate

piuttosto che notizie false?"

KD: Le comunità vulnerabili
si trovano dove ho trascorso

la maggior parte della mia carriera.

Penso che molte delle cose
che abbiamo imparato come società

in questa pandemia

fossero cose che, francamente,
avremmo dovuto sapere.

E prima di arrivare alle informazioni,
parlerò solo dell'accesso ai servizi,

vale a dire, con un po’ di vanto,
della mia città natale di New Orleans.

Una delle prime cose
che New Orleans ha imparato,

o ricordato o cose del genere,

è che fare i test dall'auto
funziona solo se ce l'hai un'auto.

Quindi devi fare i test a domicilio
a piedi, e nel quartiere.

Dobbiamo incontrare le persone dove sono,

ed è il tema del lavoro che abbiamo fatto
dopo l'uragano Katrina a New Orleans,

ossia costruire un'assistenza
e un'infrastruttura sanitaria pubblica

orientata alla comunità,

costruita con la comunità,
non per la comunità.

Una cosa, delle tante,
che spero resterà da questa pandemia,

è la nostra maggiore attenzione

nel costruire insieme alle comunità
particolarmente vulnerabili

e sviluppare politiche e processi
che siano il più inclusivi possibile.

Per quanto riguarda
le informazioni di Google,

iniziamo, per esempio,
sulla piattaforma di ricerca,

aggiungendo pannelli di informazioni

che ci assicuriamo siano linguisticamente
e culturalmente appropriati.

Di solito iniziamo a livello globale,

con gruppi mondiali autorevoli

come l'Organizzazione
Mondiale della Sanità

o il Servizio Sanitario Nazionale o il CDC

e poi cominciamo a inserire
giurisdizioni più mirate.

Su altre nostre piattaforme, come YouTube,

abbiamo sviluppato canali speciali.

Essendo una piattaforma
possiamo ospitare contenuti,

così abbiamo collaborato
con dei creativi -

credo si chiamino così,

questa è una cosa nuova per me
visto che sono un medico -

abbiamo collaborato
con creativi e influencer

la cui portata risuona
all’interno delle comunità.

C'è stata una programmazione particolare,

per gli anziani, gli afro-americani,

quindi le persone "vulnerabili"
sono molto importanti per noi

a livello globale e negli USA.

Il nostro lavoro non è finito,

ogni giorno pensiamo
a come possiamo fare di più

perché le informazioni siano accessibili,
accurate e anche interessanti,

in modo che la gente voglia leggerle.

CA: Certo.

Va bene, grazie Karen.

Tornerò tra poco con altre domande.

WPR: Grazie, Chris.

È davvero meraviglioso parlare
in modo più esteso

di dove stanno andando
la tecnologia e la sanità pubblica,

e in particolare, parlare
di queste comunità vulnerabili.

E anche al di là di Google,
penso che sarebbe interessante

sentire cosa ne pensi

riguardo a dove la tecnologia in generale
sarebbe più utile per la salute pubblica,

se ti vengono in mente degli spazi,

senza pensare a un'azienda
tecnologica in particolare,

dove unirsi e collaborare tutti
per servire meglio la comunità.

Hai qualche idea in merito?

KD: Potrei parlarvi di questo per ore,

ma inizierò dicendo

che sono arrivata alla tecnologia

dall'assistenza diretta ai pazienti

e dal servizio sanitario pubblico
nella comunità locale,

poi sono finita in un ruolo
nel governo federale

come coordinatore nazionale
per l'IT nella sanità.

Che dato il mio background,
ad essere onesta, mi è parso insolito.

Ho pensato: "Non sono proprio
una persona tecnologica",

ma la segretaria, all'epoca, disse:

"È per questo che ci servi tu,
perché dobbiamo applicarla la tecnologia".

Aveva avuto la sfortunata esperienza
di sentirmi parlare in modo appassionato

di come alla sanità pubblica
servissero dati tempestivi

per fare scelte migliori,
basate sulle evidenze,

per conto della comunità
e con la comunità.

Era frustrante per me,
quando ero nella sanità pubblica locale,

dover lavorare su dati
che a volte erano obsoleti

quando avevo bisogno di prendere decisioni

per interventi in merito
a malattie croniche, salute mentale

o problemi di violenza
da parte del partner

nella mia comunità.

Così il desiderio di rendere i dati
utili e accessibili

per sostenere le persone nelle comunità

è qualcosa che mi stava
da molto tempo a cuore,

e ho imparato, da quando sono
nella Silicon Valley,

che questa cosa
sta a cuore a molte persone

che lavorano in Google
e Apple e altre aziende,

ed è stato davvero meraviglioso vedere,

durante questo periodo,
orribile, della pandemia,

l'ingegneria e la programmazione
incredibilmente brillanti

e le menti, in un'azienda come Google,

concentrarsi su come collaborare
con i consumatori

e con la sanità pubblica
per fare la cosa giusta,

per portare le risorse necessarie.

E avrei molti esempi
sul lavoro che abbiamo fatto in Google,

ma mi limiterò a indicarne un paio.

Il primo è che da subito

abbiamo cercato un modo conciso

per aiutare le persone a capire cosa fare

per proteggersi
insieme alla loro comunità,

per appiattire la curva,
ottenere l’R0 minore di uno,

con questo lavoro
sulle “Cinque cose da fare”

a cui hanno lavorato i nostri team,
per lo più del marketing, e tanti altri.

Ha richiesto tantissimi talenti

per renderlo disponibile
sulla nostra pagina di destinazione,

durante la ricerca,

e poi aprirlo più in generale.

Lo abbiamo fatto
in collaborazione con l'OMS

poi con il CDC, e con i paesi
di tutto il mondo

per ottenere messaggi semplici
come stare a casa se possibile,

tossire nel gomito, lavarsi le mani.

Sono messaggi elementari
di salute pubblica

che la sanità pubblica,
anche nella stagione influenzale,

ha cercato di diffondere,

ma sono diventati -

le risorse di una società come Google,

che raggiunge miliardi di utenti,

è una piattaforma e un insieme di talenti

che non sono affatto
quelle cose tecniche, di computer vision

a cui pensi di solito.

Molte altre aziende della Silicon Valley
sono intervenute nello stesso modo.

Allo stesso modo, abbiamo riflettuto

su come usare strumenti come i rapporti
sulla mobilità della comunità.

Qualcosa come un parametro del commercio,
come quello che c'è per i ristoranti.

Gli ingegneri e gli scienziati
si sono chiesti

cosa succederebbe se lo applicassimo
ai negozi al dettaglio e di alimentari,

ai trasporti,

per ottenere un'istantanea della comunità

e sapere se le persone
stanno usando meno queste aree,

se si comportano secondo le aspettative
della sanità pubblica locale

e restano in casa al sicuro;

per dare tali informazioni
non solo alla sanità pubblica,

ma anche al pubblico

per aiutarli a fare di più
per la propria comunità

e per sé stessi.

Quello che sto cercando di dire,

è che penso che ci sia
un connubio naturale,

e il COVID abbia fornito
un caso d’uso accelerante

per dimostrare come può funzionare.

La mia speranza
è che le aziende come Google

che come noi hanno nel loro DNA
l’impegno per la salute,

vogliano continuare a lavorare
su questo, andare avanti,

perché non è solo la cosa giusta
da fare in questa pandemia,

ma la salute pubblica e la prevenzione

sono parte integrante

di come creiamo opportunità ed equità

in tutte le comunità in tutto il mondo.

Per questo mi appassiona
il lavoro della sanità pubblica

e molto anche la collaborazione.

Posso dire solo un'altra cosa?

WPR: Certamente.

KD: Una delle prime cose che ho fatto

prima dell'inizio della pandemia.

Avevo appena iniziato a dicembre,

e a gennaio ho fatto con i consumatori
una sessione di ascolto

su quello che volevano,

e hanno detto qualcosa di simile
a quello che hai detto tu,

che vorrei richiamare.

Volevano cioè collaborazione, trasparenza

e sentivano davvero che la tecnologia
potrebbe fare molto

per aiutarli nel loro percorso di salute.

Ma la loro richiesta era
che lo facessimo in modo trasparente

e lo abbiamo fatto collaborando con loro.

quindi, mentre usciamo dalla pandemia,
e pensiamo di più ai consumatori,

voglio portare anche
un po' di questo spirito

di prevenzione, disponibilità

e trasparenza

nel lavoro che continueremo a fare
ogni giorno per la gente.